captazione di glucosio + FFA

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Transcript della presentazione:

captazione di glucosio + FFA Contributo percentuale dei diversi substrati come fonte energetica durante esercizio fisico Glicogeno muscolare glicogeno 100 FFA ematici captazione di glucosio + FFA Glucosio ematico 75 50 25 ore 1 2 3 4  captazione glucosio  captazione FFA

Glucosio Lattato Corpi chetonici

8 12 16 20 24 180 100 ore ­ Glicemia (mg/dl) ¯ ¯ ¯ NORMALE

Principali ormoni coinvolti nell’omeostasi glicemica Glucagone Catecolamine Cortisolo GH Insulina iperglicemia ipoglicemia

insulinodipendenti (muscolo, grasso, fegato): REGOLAZIONE INSULINICA DELL'UTILIZZO DI GLUCOSIO - T essuti insulinodipendenti (muscolo, grasso, fegato): tessuti di deposito, possono utilizzare glucosio solo in presenza di insulina - T essuti non insulinodipendenti (sistema nervoso, globuli rossi): tessuti vitali, utilizzano glucosio anche in assenza di insulina

REGOLAZIONE ENDOCRINA DELL’OMEOSTASI GLUCIDICA Ormoni controinsulari Insulina _ + SANGUE MUSCOLO/ TESS. ADIP. Glucosio FEGATO SNC/GR INTESTINO

Principali risposte ormonali all’esercizio fisico Aumentano: Glucagone Catecolamine Cortisolo GH Si riduce: Insulina ipoglicemia iperglicemia

Ormoni controinsulari REGOLAZIONE ENDOCRINA DELL’OMEOSTASI GLUCIDICA DURANTE ESERCIZIO FISICO Ormoni controinsulari Insulina + _ + _ TESSUTI INSULINODIP. SANGUE FEGATO Glucosio MUSCOLO CHE LAVORA SNC/GR

FATTORI CHE AUMENTANO LA CAPTAZIONE MUSCOLARE DI GLUCOSIO DURANTE ESERCIZIO - Aumento del flusso sanguigno ai muscoli in attività - Apertura dei capillari con aumento del letto vascolare - Reclutamento di trasportatori del glucosio (GLUT-4)

EFFETTI DELLA CONTRAZIONE SUL TRASPORTO DEL GLUCOSIO NEL MUSCOLO Aumentato rapporto AMP/ATP Attivazione Kinasi AMP-dipendente Traslocazione GLUT4

Insulina e contrazione muscolare inducono la traslocazione alla superficie cellulare dei GLUT-4 con meccanismo diversi Insulin Exercise • • Glucose • paracrine • Plasma membrane IRS-1 Autocrine (no adenosine?) ? PI3-kinase • Rab4 • • • contraction • • • • • • MAPK/JNKp38 ? GLUT4 Vesicles Chronic adaptations? calcium Transverse tubule Sarcoplasmatic reticulum

Trasporto (nmol/g min) Effetti di insulina e/o contrazione muscolare sulle curve dose-risposta fra concentrazione di glucosio e trasporto del glucosio nel muscolo in vitro contrazioni+insulina 4 3 Trasporto (nmol/g min) riposo+insulina (10mU/ml) contrazioni (48/min) 2 1 riposo citocalasina B 1 2 3 glucosio (mmol/l) (da Nesher et al, 1985)

ESERCIZIO FISICO (Intenso) Catecolamine () Effetti metabolici RIDUZIONE INSULINEMIA • aumento produzione epatica di glucosio • aumento lipolisi • aumento rilascio tessutale aminoacidi • conservato effetto su utilizzazione del glucosio nel muscolo in attività

Ruolo degli ormoni controinsulari nell’adattamento all’esercizio fisico Effetti emodinamici aumento gettata cardiaca ridistribuzione del flusso sanguigno Effetti metabolici aumento glicogenolisi muscolare aumento produzione epatica di glucosio aumento lipolisi e chetogenesi riduzione utilizzazione del glucosio Effetti ventilatori broncodilatazione aumento frequenza respiratoria

Regolazione ormonale del flusso di glucosio durante esercizio fisico Glucagone Catecolamine  Adrenalina + -  Cervello + Captazione muscolare di glucosio Produzione epatica di glucosio Glicemia Insulina - + - Esercizio +

Effetti acuti dell’esercizio fisico sulla produzione e utilizzazione di glucosio Aumento utilizzazione muscolare di glucosio, malgrado la riduzione dei livelli di insulina (aumento sensibilità periferica all’insulina) Aumento produzione epatica di glucosio (glicogenolisi + neoglucogenesi), a bilanciare l’aumentato consumo e garantire l’apporto del substrato per muscolo e SNC Graduale sostituzione del glucosio con gli acidi grassi come substrato energetico muscolare Nell’esercizio protratto riduzione progressiva della glicemia

DIABETE MELLITO Tipo 1 : carenza assoluta di insulina Tipo 2 : - esordio in genere in età giovane - peso in genere normale Tipo 2 : carenza relativa + inefficacia dell’insulina (insulinoresistenza) - esordio in genere in età adulta/senile - spesso associato a obesità

5 volte oro olimpico nel canottaggio Steve Redgrave 5 volte oro olimpico nel canottaggio (1984,1988,1992,1996,2000) Diabete tipo 1

Il team per l’atleta affetto da diabete tipo 1 Atleta Allenatore Diabetologo Dietista

Quintili di attività fisica Mortalità a 7 anni in pazienti diabetici di tipo 1 (n=548) suddivisi in quintili di attività fisica 25 20 p=0.001 15 % 10 5 1 2 3 4 5 Quintili di attività fisica (Moy et al, 1993)

REGOLAZIONE ENDOCRINA DELL’OMEOSTASI GLUCIDICA Ormoni controinsulari Insulina esogena Insulina _ + SANGUE + _ MUSCOLO/ TESS. ADIP. Glucosio FEGATO SNC/GR

Fattori che influenzano la risposta glicemica all’esercizio nel diabete tipo 1 terapia insulinica tipo di insulina e dose distanza di tempo dalla somministrazione sito di iniezione (evitare arto esercitato) controllo metabolico del momento alimentazione prima e durante l’esercizio intensità e durata esercizio temperatura esterna

Effetti dell’esercizio fisico su insulinemia e glicemia nel diabete tipo 1 glicemia (mmol/l) insulina/colazione . . esercizio 12 9 riposo esercizio 6 3 4 8 120 160 minuti (Ronnemaa e Koivisto, 1988)

Andamento dell’insulinemia durante esercizio nel diabete insulino-trattato iperinsulinemia insulinemia normoinsulinemia (stabile) soggetto non diabetico ipoinsulinemia durata esercizio

Inconvenienti di un eccesso di insulina durante esercizio fisico aumento captazione di glucosio indotto dalla attività muscolare, con rischio di ipoglicemia (che persiste anche dopo l’esercizio) inibizione mobilizzazione acidi grassi, con ridotta disponibilità di substrati energetici alternativi al glucosio

 Cervello + - + Insulina  + - Glicemia + Regolazione ormonale del flusso di glucosio durante esercizio fisico in un soggetto diabetico tipo 1 con iperinsulinemia Glucagone Catecolamine   Adrenalina Cervello + - + Insulina  + -  Captazione muscolare di glucosio Produzione epatica di glucosio Glicemia + Esercizio

Inconvenienti di una mancanza di insulina durante esercizio fisico ridotta captazione di glucosio nel muscolo che lavora, con scadimento della performance mancato bilanciamento effetto iperglicemiz- zante degli ormoni controinsulari, con aumento della glicemia eccessiva mobilizzazione di acidi grassi, con aumentata sintesi chetoacidi e rischio acidosi

Cervello + - + Glicemia  - + + Insulina Chetonemia  Glucagone Regolazione ormonale del flusso di glucosio durante esercizio fisico in un soggetto diabetico tipo 1 con ipoinsulinemia Glucagone Catecolamine   Adrenalina Cervello + - + Captazione muscolare di glucosio Produzione epatica di glucosio Glicemia  Chetonemia  - + + Insulina Esercizio

Principali fattori determinanti il tipo di risposta della glicemia all’esercizio in pazienti con diabete tipo 1 Riduzione della glicemia - iperinsulinemia relativa - esercizio protratto (>30-60 min) o intenso - distanza dal pasto > 3h/mancanza di spuntini Glicemia stabile - esercizio di breve durata - insulinemia e alimentazione adeguate Aumento della glicemia - ipoinsulinemia - esercizio estenuante - eccesso di carboidrati prima/durante esercizio

Massimo carico di lavoro permesso nei diabetici Senza complicanze • Fino alla stanchezza • I parametri cardiovascolari e metabolici devono restare negli intervalli di normalità Con complicanze

Possibili alterazioni che possono ridurre la capacità di esercizio nei diabetici • attività neuromuscolare • neuropatia autonomica • attività cardiocircolatoria • cardiopatia diabetica • attività respiratoria •  capacità respiratoria • metabolismo • iper-ipoinsulinemia • risposta controregolatoria • alterazioni ormoni controregolatori

Esercizio fisico e diabete tipo 1 Principi fondamentali da seguire • Avere una buona conoscenza della malattia e degli effetti dell’esercizio • Intensificare l’autocontrollo in occasione dell’esercizio per prevenire effetti metabolici sfavorevoli e per saggiare la risposta individuale allo sforzo e ai provvedimenti adottati • Assumere supplementi di carboidrati nel corso dell’esercizio in caso di sforzo protratto o sintomi di ipoglicemia • Sottoporsi a controlli medici regolari • Rendere nota la malattia ad un compagno/allenatore • Evitare sport particolari (roccia, immersione subacquea)

Attività fisica nel diabete insulino-trattato - automonitoraggio - • controllare le urine prima (chetonuria) • controllare la glicemia prima (eventualmente durante) e dopo Attenzione all’ipoglicemia durante e dopo l’esercizio

Attività fisica e diabete tipo 1 Norme pratiche generali - controllare la glicemia e la chetonuria prima di iniziare l’esercizio fisico • con chetonuria: NO ESERCIZIO FISICO • con glicemia non elevata: INGERIRE CHO - al primo segno di malessere assumere bevande zuccherate o caramelle

Attività fisica e diabete Adattamento della terapia - Evitare le miscele di insulina (rapida + lenta) - Ridurre la dose di insulina (precedente ed eventualmente successiva all’esercizio fisico) con criteri vari a seconda dello schema di terapia e della glicemia - Se si somministra la dose abituale di insulina, durante l’esercizio fisico sostenuto la glicemia può diminuire di 2-4 mg/dl/min - Sperimentare le reazioni individuali all’esercizio fisico e verificare la risposta ai vari aggiustamenti adottati

Esercizio fisico programmato nel diabete insulino-trattato 1. Ridurre del 20-40% la dose di insulina pronta precedente 2. Iniziare l’attività fisica 1-2 ore dopo il pasto 3. Iniettare l’insulina in zone non interessate dall’attività fisica 4. Nelle ore successive assumere un supplemento di carboidrati, se necessario (misurare glicemia)

Esercizio fisico non programmato nel diabete insulino-trattato 1. Controllare chetonuria e glicemia 2. Se vi è chetonuria non effettuare l’esercizio 3. Se la glicemia è <140 mg/dl, ingerire 10-20 g di carboidrati (CHO) subito e quindi ogni 20-30 minuti 4. Se la glicemia e >140 mg/dl, iniziare l’esercizio e assumere CHO dopo 20-30 minuti 5. Se l’esercizio fisico è intenso e protratto, ridurre del 30% la dose insulinica successiva e/o aumentare l’apporto di CHO

Quantità di alimenti con un contenuto in carboidrati di circa 10 g Alimento Peso in grammi Cracker 12 Fette biscottate 12 Pane 15 Mela 100 Arancia 130 Latte 200

DIABETE MELLITO Tipo 1 : carenza assoluta di insulina Tipo 2 : - esordio in genere in età giovane - peso in genere normale Tipo 2 : carenza relativa + inefficacia dell’insulina (insulinoresistenza) - esordio in genere in età adulta/senile - spesso associato a obesità

Effetti di una singola seduta di esercizio sulla omeostasi glucidica • Aumento marcato dell’utilizzazione del glucosio • Aumentata sensibilità all’insulina per la captazione del glucosio Gli effetti possono persistere per diverse ore dopo la cessazione dell’esercizio

Modificazioni della glicemia e dell’insulinemia durante esercizio fisico prolungato in pazienti con diabete tipo 2 Glicemia (mmol/l) Insulinemia (mU/l) 3 4 5 6 7 8 5 10 15 20 25 diabetici diabetici controlli controlli -15 30 60 90 120 150 180 -15 60 120 180 minuti minuti (Devlin et al, 1987)

Effetti metabolici positivi a lungo termine dell’esercizio fisico aerobico Aumento della sensibilità insulinica aumento massa magra aumento capillarizzazione muscolare aumento trasportatori di glucosio nel muscolo aumento attività glicogeno-sintasi Modificazioni anti-aterogene del profilo lipidico aumento colesterolo HDL riduzione colesterolo LDL riduzione trigliceridi

Mitocondri e secrezione insulinica L’insulina viene stoccata come PROINSULINA in granuli secretori ed elaborata nella forma biologicamente attiva e secreta sotto lo stimolo del glucosio  ATP/ADP conseguente a ingresso e utilizzo glucosio determina la chiusura dei canali del K+ ATP-sensibili. depolarizzazione della membrana Apertura canali del Ca2+ voltaggio-dipendenti  [Ca2+] esocitosi granuli insulina L’ATP PRODOTTO DAI MITOCONDRI NELL’OSSIDAZIONE DEL GLUCOSIO MODULA LA SECREZIONE INSULINA

PREVALENZA DI DISORDINI METABOLICI NEL DIABETE TIPO 2 (Verona NIDDM Complications Study, n=1780) Sovrappeso e obesità Adiposità centrale Ipertensione arteriosa Dislipidemia 20 40 60 80 %

ATEROSCLEROSI E SINDROME METABOLICA diabete dislipidemia obesità ipertensione iperuricemia trombofilia

Probabilità di CHD in 8 anni (%) RISCHIO E FATTORI DI RISCHIO PER MALATTIE CARDIOVASCOLARI IN MASCHI DIABETICI DI ETA’ >40 anni (Framingham Study, 1979) Probabilità di CHD in 8 anni (%) 10 20 30 40 50 60 + 195 336 46 % 32 % non diabetici - 195 336 33 % 2% nei non-diabetici senza fattori di rischio - 195 185 8 % 3% Fumo - P.A. sistolica 135 Colesterolo 185

Perché consigliare l’attività fisica al soggetto diabetico? • Migliora il controllo glicemico • Migliora il profilo cardiovascolare • Riduce l’incidenza delle complicanze croniche • Migliora l’aspettativa di vita • Migliora il senso di benessere psico-fisico

Effetti del training sul metabolismo energetico • Aumento dell’ossidazione dei lipidi • Diminuzione relativa dell’utilizzazione del glucosio • Minore produzione di acido lattico

Riduzione mortalità cardiovascolare Effetti favorevoli dell’esercizio fisico sui fattori di rischio cardiovascolare nel diabete tipo 2 • Riduzione glicemia • Aumento sensibilità insulinica • Riduzione colesterolo LDL e trigliceridi • Aumento colesterolo HDL • Riduzione tessuto adiposo, specie viscerale • Riduzione fattori trombofilici • Controllo dell’ipertensione (lieve) Riduzione mortalità cardiovascolare

Peculiarità del diabete tipo 2 in relazione all’esercizio fisico • L’esercizio ha effetti benefici sui meccanismi patogenetici della malattia e sui fattori di rischio cardiovascolare associati al diabete: è uno strumento di cura. • Non vi è ipoinsulinemia assoluta: difficilmente l’esercizio può precipitare uno scompenso metabolico. • L’eventuale iperinsulinemia è in genere conseguenza dell’insulinoresistenza e si riduce con il miglioramento della sensibilità insulinica (non è così se farmaco-indotta)

Ruolo preventivo sul rischio CV dell’esercizio fisico • Aumentata sensibilità all’insulina (aumentata sintesi dei glucotrasportatori GLUT-4, aumentata glicogenosintesi, aumento della capillarizzazione muscolare ) • Modificazioni anti-aterogene del profilo lipidico (riduzione colesterolo totale e LDL, aumento HDL, riduzionei trigliceridi) • Riduzione del peso • Riduzione del tessuto adiposo, soprattutto viscerale • Controllo dell’ipertensione (lieve) • Riduzione del fibrinogeno • Migliore performance cardiorespiratoria

Attività fisica nella cura del diabete tipo 2 Norme generali L’attività fisica intensa non è necessaria; anche le passeggiate comportano vantaggi metabolici L’attività fisica va consigliata e valutata singolarmente

Malgrado una robusta evidenza scientifica che l’attività fisica è molto benefica per le persone con diabete tipo 2 è difficile trasferire questi principi nella pratica Pazienti in genere anziani e sedentari (abitudini inveterate, bassa potenza aerobica, complicanze, comorbidità) Scarsa cultura dell’esercizio in Italia (scarso valore percepito, nessuna formazione medica) Problemi logistici (struttura urbana, scarsità di strutture e di personale formato) Non incentivazione da parte del SSN (costo)

Exercise and Type 2 Diabetes ACSM & ADA Joint Position Statement Colberg et al, Diabetes Care, December 2010 Attività aerobica: almeno 3 ma meglio 5 giorni/settimana, per almeno 150 min/settimana (o 60-75 min se vigorosa) Se moderata, considerare intensificazione (>60% VO2 max) Attività di forza: da associare all’attività aerobica, almeno 2 ma meglio 3 giorni/settimana, per migliorare forza e az. insulinica Moderata (50% 1-RM) o vigorosa (75-80% 1-RM) Se autogestita può essere meno efficace per controllo metabolico, adeguata per massa muscolare e forza Lenta progressione fino a 1-4 serie di 8-10 ripetizioni di 5-10 esercizi, con uso di macchine di resistenza e pesi liberi, a carico dei principali muscoli di arti superiori, arti inferiori e tronco

Rischi connessi con l’esercizio fisico nel diabete tipo 2 Traumi muscolo-scheletrici Ipoglicemia (anche tardiva, interazione con insulina, sulfoniluree, glinidi) Evento cardiovascolare acuto • cardiopatia ischemica (silente!) • neuropatia autonomica Aggravamento complicanze croniche severe (retinopatia, piede diabetico)

Attività fisica nella cura del diabete tipo 2 Indagini preliminari Valutare la presenza e la gravità di: 1. Retinopatia 2. Nefropatia 3. Coronaropatia (forme silenti!) e macroangiopatia 4. Neuropatia somatica 5. Neuropatia autonomica

Esercizio fisico e diabete tipo 2 Precauzioni da adottare • Sottoporsi a visita medica preliminare Se non vi sono sufficienti elementi di giudizio relativi alle complicanze privilegiare attività di intensità moderata • Effettuare autocontrollo glicemico in caso di terapia farmacologica con insulina o farmaci che stimolano il rilascio di insulina

Il problema della neuropatia autonomica Altera il compenso emodinamico allo sforzo Si associa ad un aumentato rischio cardiovascolare e di lesioni al piede Interferisce con la possibilità di usare la frequenza cardiaca come indice di intensità dello sforzo Comporta una ridotta capacità di contrastare e percepire l’ipoglicemia Può provocare incoordinazione temporale fra effetto dei farmaci ipoglicemizzanti e assorbimento dei nutrienti Può comportare difficoltà nel controllo termico Necessario non far superare livelli di attività fisica percepiti come sforzo moderato

Interazione fra sulfoniluree ed esercizio sull’omeostasi glucidica nel diabete Dopo glibenclamide (S) Dopo 60’ di cicloergometro (E) Esercizio + glibenclamide (S+E) Glicemia (mmol/l) Insulina (pmol/l) -60 70 130 190 6 7 9 10 11 8 -60 70 130 190 30 40 60 80 20 50   S+E   S  E S E Glibenclamide Glibenclamide * * esercizio esercizio minuti minuti (Larsen et al, Diabetes Care 1999)

Concentrazioni plasmatiche di FFA in 8 pazienti studiati in 3 occasioni: dopo glibenclamide (S), dopo esercizio fisico (E) e dopo sulfonilurea combinata con esercizio fisico (S+E) -60 70 130 190 0.2 0.3 0.5 0.6 0.7 0.1 0.4 0.0  *  * * E * FFA (mmol/l) * * S+E *  S * Glibenclamide * esercizio minuti (Larsen et al, Diabetes Care 1999)

Rischio relativo di diabete tipo 2 in 5990 maschi in base all’attività fisica e al BMI 1 Rischio relativo 0,5 ≥26 24-25.9 BMI p<0.0001 <24 <500 500-1999 Attività fisica (Kcal/settimana) p=0.007 ≥2000 (Helmrich et al, NEJM 1991)

Cambiamenti nel peso e nell’attività fisica in 3234 soggetti con IGT assegnati a un programma intensivo di modifica dello stile di vita*, metformina o placebo peso (kg) Attività fisica (MET/h/settimana) 4 8 Stile di vita 2 Placebo 6 -2 4 Metformina -4 Metformina 2 Stile di vita -6 Placebo -8 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5 3.0 3.5 4.0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5 3.0 3.5 4.0 anni anni * dieta ipocalorica ipolipidica (obiettivo: calo ponderale ≥7%) + attività fisica moderata ≥150 min/settimana Diabetes Prevention Program, NEJM 2002

Effetto della modifica dello stile di vita o della terapia con metformina sulla comparsa di diabete tipo 2 in 3234 soggetti con IGT 40 Placebo Metformina p<0.001 30 Stile di vita (%) 20 10 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5 3.0 3.5 4.0 anni Diabetes Prevention Program, NEJM 2002

Lancet, November 2009 Stop RCT Frequenza cumulativa di diabete a 10 anni nel Diabetes Prevention Program -18% -34% -31% -58% anni

• Soggetti con ridotta tolleranza glucidica Chi può beneficiare maggiormente dell’esercizio fisico nella prevenzione del diabete tipo 2? • Soggetti con ridotta tolleranza glucidica • Soggetti con pregressa alterata tolleranza glucidica, attualmente normali • Gemelli omozigoti di diabetici tipo 2 • Fratelli, figli di diabetici tipo 2 • Soggetti obesi • Madri di figli con macrosomia • Soggetti di gruppi etnici con aumentata prevalenza di diabete tipo 2

Metanalisi degli studi randomizzati sugli effetti dell’attività fisica aerobica sui parametri metabolici (Soggetti sedentari sani/ipertesi; esercizio unico intervento; durata >4sett.) 72 trial; 3936 soggetti Col tot Col HDL Col LDL TG Glucosio HOMA 0.1 0.032 -0.04 -0.1 -0.078 mmol/l -0.11 -0.2 -0.15 -0.2 -0.3 -0.31 -0.4 -0.4 Cornelissen & Fagard, Hypertension 2005; 46: 667

Metanalisi degli studi randomizzati sugli effetti dell’attività fisica aerobica sui valori pressori Normotesi Preipertesi Ipertesi -1 -2 -1,6 -1,7 -1,7 -3 mmHg -2,4 -4 -5 -4,9 -6 -7 -6,9 -8 PAS PAD Cornelissen & Fagard, Hypertension 2005; 46: 667