Jack R. Goody (1919).

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Jack R. Goody (1919)

Claude Lévy-Strauss (1909-vivente)

Sir Jack Goody (1919-vivente)

Dall’Africa all’Italia Formatosi al prestigioso St. John College di Cambridge, il giovane Jack Goody, ufficiale dell’esercito britannico, combatte in Africa durante la Seconda Guerra mondiale. Catturato dai tedeschi viene internato in un campo di concentramento italiano (a Sulmona).

Da Cambridge alla ricerca sul campo in Africa occidentale Rientrato in Inghilterra con la fine della guerra, conclude gli studi a Cambridge e ispirato alla lettura de Il Ramo d'oro di James Frazer, decide di intraprendere gli studi in antropologia sociale con Meyer Fortes a Cambridge e si dedica alla sua prima ricerca sul campo, destinata alla tesi di dottorato, in un'area tra Costa d'Avorio Ghana e Burkina Faso (Alto Volta). A partire dalla seconda metà degli anni '50 si dedica allo studio delle culture africane ed in particolare lavora presso i Lodagaa, i Lowiili e i Gonja, pubblicando numerosi saggi.

Uno dei maestri dell’antropologia sociale britannica Dal 1973 al 1985 è professore di Antropologia sociale all'Università di Cambridge, in questi anni i suoi interessi si ampliano notevolmente, dalla famiglia, alla memoria, alla tradizione scritta e a quella orale, esaminando fenomeni e dinamiche assai diversi tra loro. Attualmente è professore emerito e membro del prestigioso St. John College di Cambridge Nel 2005 è stato insignito del titolo nobiliare di Baronetto dalla regina Elisabetta.

L’antropologia britannica del Novecento L' antropologia britannica si è sviluppata nella prima metà dell'900 grazie alla compresenza di tre fattori decisivi : l'arrivo di Radcliffe-Brown ad Oxford, l'esigenza di raccogliere dati etnografici attraverso la metodologia malinowskiana la presenza di un gruppo di giovani studenti, brillanti e capaci, tra cui si ricordano in particolare Edward E. Evans-Pritchard e Meyer Fortes.

Il superamento dell’evoluzionismo antropologico Le tesi dello struttural-funzionalismo (Radcliffe-Brown ) si pongono in contrasto rispetto a quelle sostenute dall'evoluzionismo, cercando di dimostrare la razionalità del sistema di pensiero "tribale": Viene introdotto il concetto di struttura sociale, intesa come trama complessa delle relazioni tra gli individui appartenenti ad una medesima comunità culturale, per individuare le funzioni dell'agire sociale e dell'organizzazione che gli individui danno alla società stessa.

Sistemi di parentela Gli antropologi inglesi si dedicano in particolare allo studio dei sistemi di parentela, anche se non mancarono affatto riferimenti ad altre sfere culturali, come la religione e i sistemi politici. Meyer Fortes in particolare sottolinea come la parentela costituisca una rete di rapporti e di tensioni che si amplificano nella dinamica sociale. Le alleanze tra gruppi, i rapporti di parentela e di discendenza e il sistema di classificazione dei ruoli sociali vengono concepiti come ambiti interdipendenti in cui grande importanza riveste il fattore tempo. Quest'aspetto sarà notevolmente preso in esame e ampliato da Jack Goody che avvalora la tesi di Fortes.

L’ordine simbolico Gli studi sulla parentela e sulla famiglia vengono affiancati a quelli sulla scrittura, sull' oralità e sul linguaggio in una prospettiva comparativa via via sempre più allargata, finalizzata alla individuazione delle variabili correlate ai diversi sistemi parentali e culturali delle società. Negli anni '60, dapprima in Francia, l'interesse si sposta verso i sistemi religiosi e cosmogonici, sulla scorta degli studi e delle esperienze sul campo di Marcel Griaule e Claude Lévi-Strauss. In Inghilterra Jack Goody, in prima linea, definisce il principio dell‘ ordine simbolico come un'invenzione a posteriori della stessa letteratura etnografica e tra le voci autorevoli del periodo emerge anche quella di un'altra antropologa britannica: Mary Douglas, che nel suo primo lavoro teorico esprime la tesi di fondo per cui queste definizioni simboliche, nella loro diversità formale e intrinseca, sono necessarie alle strutture sociali esistenti praticamente in ogni tipo di società.

La scrittura come "tecnologia dell'intelletto" Dopo essersi a lungo dedicato alla ricerca etnografica e all'analisi comparativa, la prospettiva di Goody diventa talmente ampia da abbracciare moltissimi ambiti culturali disparati, proponendo argomenti quanto mai variegati e urgenti per la situazione storica mondiale: il suo lavoro sulla scrittura assegna un ruolo specifico alla comunicazione scritta e alle sue rappresentazioni, in quanto strumento precipuo delle istituzioni culturali, sociali e politiche, praticamente in qualunque tipo di società umana. Goody definisce la scrittura come "tecnologia dell'intelletto", invenzione che permette la transizione dalla forma orale, pre-letteraria a quella della modernità. La ricchezza simbolica della cultura scritta è data dalle possibili applicazioni grafiche o alfabetiche, nonché dall'uso rappresentativo dell'immagine, del simbolo e dell'icona. Dal concetto di scrittura come tecnologia e dalle differenti forme di sviluppo dei segni aritmetici e logici, l'antropologo riflette sui comportamenti sociali, dimostrando l'influenza dei sistemi di pensiero nella vita quotidiana. Lo spazio e la funzione dei simboli acquistano una portata notevolmente differente rispetto alla scrittura alfanumerica. Le abilità psico-genetiche di base degli individui sono pressoché le stesse: l'esempio significativo è quello dell'automobile, che in teoria chiunque può imparare a guidare, indipendentemente dalla sua provenienza culturale, sociale o religiosa ma che certamente ha funzioni pratiche e valori simbolici differenti a seconda del contesto di riferimento.

Oriente/Occidente: un contrasto costruito La dicotomia Oriente/Occidente , nonché lo scontro dato per inevitabile tra Islam e l' Europa sono al centro della ricerca antropologica di Goody sin dai primi anni '90: Molto acutamente, l'autore nota come sicuramente le cose non siano sempre state a favore dell'Europa, pur ammettendo che, a partire dalla seconda metà del XVIII secolo, le regioni nordiche del vecchio continente abbiano effettivamente vissuto una serie di circostanze favorevoli che ne hanno incrementato l'attività e il benessere. L'argomentazione di fondo è la creazione, ad opera di studiosi ed intellettuali, di un contrasto che si è fortemente acutizzato dopo il 1989 e poi dopo l’ 11 settembre 2001 tra l'Occidente dell'individualismo e l'Oriente della collettivizzazione: la radicalizzazione di questo rapporto non ha consentito né di comprendere le dinamiche e gli sviluppi storici delle società orientali né tantomeno di approfondire le conoscenze relative al nostro passato e alla nostra contemporaneità.

Unicità dell’Occidente? “Il pensiero storico e sociologico, ma spesso anche quello antropologico, hanno attribuito all’occidente un ruolo di primo piano nel processo di modernizzazione messo in atto dalle rivoluzioni scientifiche, economiche e culturali”

Oriente / Occidente Una falsa contrapposizione “Occidente” : una falsa identità Come insegna anche lo storico inglese – e amico di Goody - Peter Burke non esistono civiltà che non siano “ibride” Noi italiani, ad esempio, siamo fra i popoli più “meticci” d’Europa.

Parole chiave Democrazia Libertà di commercio Libertà individuali Sviluppo delle scienze Capitalismo … sono alcune delle parole chiave che segnano l’identità occidentale e ne determinano l’unicità e la superiorità sulle altre civiltà del mondo…

La pretesa unicità dell’Occidente Jack Goody nega che si tratti di categorie fondate nell’occidente e dall’occidente, ma sostiene che si ritrovano (con caratteristiche diverse) anche in altre civiltà e in altre epoche, ma che il pensiero occidentale non le ha sapute o volute riconoscere

Il “furto della storia” (2006) “La supposta supremazia occidentale, in particolare, ha trovato i suoi cantori negli storici che hanno rubato la storia rendendo marginali i contributi di altre civiltà”.