Gian Michele Tortolone IL DIFETTO CARTESIANO Pascal lettore critico di Descartes Descartes rimane, in positivo e in negativo, il grande punto di riferimento.

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Transcript della presentazione:

Gian Michele Tortolone IL DIFETTO CARTESIANO Pascal lettore critico di Descartes Descartes rimane, in positivo e in negativo, il grande punto di riferimento per Pascal.

opposizione o continuità? Pascal inizia con metodo e argomentare cartesiano, poi se ne distacca fino a ribaltarlo.

Per Pascal il difetto di Cartesio non starebbe nell’argomentazione, ma nell’impianto complessivo Un difetto strutturale, che richiede il ribaltamento delle tesi cartesiane, per poter dar ragione dell’esistenza umana.

Passeremo in rassegna i temi del metodo, dell’io, del corpo del desiderio.

I il metodo

Il metodo che Pascal utilizza è il metodo della dimostrazione geometrica di matrice cartesiana Ma questo metodo, dimostrativo e analitico-deduttivo, è valido solo per le scienze esatte

la difficoltà di comprendere l’uomo nella sua totalità complessità, e non semplificazione (esprit de géometrie) occorre l’esprit de finesse le ragioni del coeur Si dovrà andare oltre il metodo, proprio per renderlo efficace.

un metodo «dialettico», con una specificità tutta pascaliana un argomentare differente da quello geometrico assiomatico un modello che viene definito del «pro e contro».

una dialettica aperta una dialettica del paradosso o dell’impossibile che dice la tensione senza risolverla una dialettica dell’inconciliabile

importanza della retorica ossia del metodo proprio dell’apologia La retorica autentica si collega al cuore e alle sue ragioni; parla direttamente all’uomo, e ne favorisce la conversione.

Dall’evidenza alla complessità l’uomo, che è sintesi anche corporea, non può pretendere di cogliere il semplice nella sua immediatezza

quattro punti sul metodo sentire più che vedere insuperabilità del corpo emergere del desiderio l’ostacolo del soggetto

1) al paradigma della visione subentra quello del sentire (esprit de finesse); alla deduzione l’intùito

Non la ragione, ma il cuore è garante delle verità ultime e prime La conoscenza autentica si sposta dunque dalla ragione, (solo res cogitans) alla totalità dell’uomo

la funzione originaria del cuore esprime la sintesi di anima e corpo

I «geometri» non vedono l’evidenza immediata del reale, che si rivela all’esprit de finesse La mente umana è incapace di cogliere i principi primi L’uomo non è in grado di vedere né l’evidente, né il semplice Li può «sentire»: ma appunto, in un altro ordine di realtà

il senso (esprit de finesse) si rivela acuto e complessivo, nel cogliere sia l’individualità che la globalità del dato l’intuizione (finesse) è alla base delle deduzioni anche nel modello matematico-razionale (géométrie)

2) insuperabilità del corpo, nelle dinamiche della conoscenza non meno che in quelle dell’esistenza nel linguaggio, la ragione si esprime necessariamente in termini corporei

3) desiderio: coscienza di una mancanza (limite) ma anche anticipo di qualcosa che si desidera qualcosa che viene indicato in forma analogica

4) presa d’atto dell’ostacolo del soggetto L’io di Pascal si mostra nella sua inconsistente contingenza e rivela l’illusione di onnipotenza dei filosofi

II sull’io cartesiano e la sua dissoluzione

l’ambiente intellettuale ed etico di Port-Royal (giansenista) identificando l’io e l’amor proprio, intimava la rinuncia all’uso stesso dei termini je e moi (io e me stesso)

L’io-je, di cartesiana memoria, indicava il soggetto come assoluto la critica pascaliana destruttura il soggetto, in forma di disordine, confusione, ambiguità

Il passaggio dall’io-je all’io-moi spiazza l’ego dalla sua identità l’io-je soggetto deve farsi moi l’io-moi è l’oggettivazione dell’io-je operata dallo sguardo

l’io-moi si scopre senza luogo i paradossi di un io, che si rivela vuoto pura e semplice tensione fra il nulla e l’infinito

l’io-moi non è da amare, bensì da odiare dall’amor proprio nasce l’odio per la verità solo negando l’amore egoistico per l’io-moi posso amarmi ed essere amato

« Bisogna non amare che Dio, e non odiare che se stessi » solo nell’amore di Dio posso recuperare valore all’amore umano

III sul corpo

Solo a prima vista un dualismo di stampo cartesiano il corpo per Pascal è un’entità anch’essa ambivalente una corporeità già strutturata secondo l’ordine della creaturalità

cosa significa « avere un corpo »? significa rapportarsi agli ambienti circostanti occorre appropriarsi del corpo, accettando limiti e contrarietà

IV il desiderio e la follia

«Tutti gli uomini cercano di essere felici «Tutti gli uomini cercano di essere felici. Senza eccezione, qualunque mezzo essi utilizzino. Tutti tendono a questo fine»

Il desiderio è la base dell’egoismo e dell’odio, che a loro volta generano tutte le altre passioni umane Ma anche l’amore per Dio è desiderio, ed è fonte di un piacere che supera tutti i piaceri terreni

il desiderio «è un tumulto che cerca invano di riempire il vuoto generato nel cuore umano dall’assenza di Dio» 

L’illusione del desiderio è la follia del mondo A questa si contrappone la follia della croce di Cristo Le due follie si inseguono e si intrecciano in tutto il pensiero di Pascal

la follia del mondo è vanitas (vuoto) e stultitia (stoltezza) ma anche perversitas (stravaganza) o absurdum (senza senso): tutte esprimono una dimensione della realtà umana

rovesciamento dei termini cartesiani: vi è contrasto fra fede e ragione, e l’accusa reciproca è di essere folle La fede è follia per la ragione, e la ragione con la sua ragionevolezza è invece del tutto folle per la fede

La follia dunque, non la ragione non l’ordine razionale, ma il disordine (apparente), la rottura, il salto nel vuoto, questo solo permette all’uomo di uscire dal vicolo cieco della propria impotenza

là dove Cartesio porta il mondo e Dio a misura d’uomo, Pascal sonda i paradossi dell’esistenza

per Pascal il senso dell’infinito è vuoto incolmabile, e non radice di pienezza o di onnipotenza

ma per l’uomo che vuole essere onnipotente, il modello doveva diventare Cartesio e non Pascal