“Introduzione alle voci”

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Transcript della presentazione:

“Introduzione alle voci” FORMAZIONE - SUPERVISIONE “Introduzione alle voci” Ass. “Sentire le voci” (09/06/2015) Dott.ssa Leni Semprini Psicologa-Psicoterapeuta Mediatrice Familiare

GLI OBIETTIVI 1) Chi è l’uditore di voci? 2) Gli approcci evidence-based 3) Come si può aiutare col gruppo AMA?

L’inizio… Romme & Escher, anni ‘80: gruppi di uditori: riconoscimento reciproco ma impotenza trasmissione televisiva (Olanda) telefonano 700 persone, di cui 450 uditori il 40% degli uditori non aveva mai richiesto cure il 34% degli uditori (150 persone) aveva una strategia 20 di questi uditori partecipano come relatori ad un Convegno (1987)

Il limite e l’ignoto… Se nessuno si perde, chi troverà nuove strade? Il merito del lavoro di Romme e Escher: Riconoscere il proprio limite Chiedere a chi ha esperienza Se nessuno si perde, chi troverà nuove strade?

La prima ricerca Le differenze fra i due gruppi: le voci sono tendenzialmente più positive l’uditore si sente più forte delle sue voci l’uditore mette in atto in misura maggiore strategie di controllo l’uditore comunica e condivide di più la propria esperienza l’uditore si sente più sostenuto dagli altri l’uditore dà più significato alla propria esperienza l’uditore sperimenta un’identità positiva

“Il problema non è tanto udire le voci quanto piuttosto fronteggiarle” Le conclusioni (1) “Il problema non è tanto udire le voci quanto piuttosto fronteggiarle” (M. Romme)

QUINDI, IL VERO PROBLEMA E’ LA RELAZIONE CON LE VOCI!!!

Altre ricerche Tien, 1991; Eaton, 1991; Bijl, 1998; Van Os, 2001; Johns & Van Os, 2001. Le persone che sentono voci sono fra il 4% e l‘8% della popolazione Esiste un’alta correlazione fra l’isolamento e il sentire voci I 2/3 degli uditori non presentano altri segni di malattia Solo 1 uditore su 6 rientra nei criteri diagnostici per la schizofrenia

SENTIRE VOCI NON E’ NECESSARIAMENTE SINTOMO DI MALATTIA MENTALE Le conclusioni (2) SENTIRE VOCI NON E’ NECESSARIAMENTE SINTOMO DI MALATTIA MENTALE

Altre ricerche Romme & Escher 1989, 1996, 2000, 2008; Escher, 2005; Ensink, 1992; Read, 2005 (studio trasversale su 180 studi pubblicati su riviste scientifiche). Il 70% degli uditori riconosce di avere avuto un trauma o un’esperienza emotivamente intensa prima dell’inizio delle voci (incidenti, abusi, divorzi, trasferimenti, separazioni, lutti, etc…). Le voci hanno una relazione con l’esperienza di vita dell’uditore.

ESISTE UNA RELAZIONE TRA VOCI E TRAUMA La dissociazione ESISTE UNA RELAZIONE TRA VOCI E TRAUMA

Le conclusioni (3) ESISTE UNA RELAZIONE TRA VOCI ED EMOZIONI!!!

TRA VOCI ED ESPERIENZE DI VITA DELLA PERSONA Il vissuto QUINDI… TRA VOCI ED ESPERIENZE DI VITA DELLA PERSONA

“Accettare” le voci “Se diciamo “no” alle voci, diciamo “no” a noi stessi, ai nostri desideri, alle emozioni, al passato, a ciò che è realmente accaduto, a tutto ciò che ci fa paura e che ci fa sentire impotenti. Se diciamo “sì’” dobbiamo accettare una quantità di realtà sgradevoli, sia dentro che intorno a noi, ma è questo processo che ci renderà capaci di continuare a crescere” (M. Romme e S. Escher) 14

Causa oppure effetto? “Vivi la tua vita, non quella delle tue voci!” LA MALATTIA: Causa o effetto delle voci? Diagnosi differenziale Trattamento Il primo passo per l’uditore è di la relazione con le voci per accettare imparare a gestirla… “Vivi la tua vita, non quella delle tue voci!” (R. Coleman)

Cosa possiamo fare? (1) IMPORTANZA della COLLABORAZIONE !!! ACCOGLIERE RISPETTARE RASSICURARE SOSTENERE RESPONSABILIZZARE Fare da ponte fra teoria e pratica, da spartiacque fra salute e malattia… IMPORTANZA della COLLABORAZIONE !!!

Chi è l’uditore? Tra le persone che sentono le voci c’è una grande varietà di esperienze soggettive…

Cosa possiamo fare? (2) Possiamo provare a CONOSCERE l’esperienza dell’uditore… Come le sente? In che modo gli parlano? Chi sono? Cosa dicono? Quando compaiono? Quali emozioni associate? Quali reazioni suscitano? Cosa pensa l’uditore di loro?

Le spiegazioni delle voci PSICOLOGICHE dentro NON PSICOLOGICHE fuori “La differenza più impressionante di tutte è quella tra la prospettiva che considera le voci come maestre di un percorso interiore e quella che le considera come un sintomo di malattia” (Escher). L’ETICHETTA DI “MALATO” TOGLIE SPERANZA

Uditori illustri…

La questione culturale In molte culture antiche (Egizi, Greci, etc…) era normale sentire le voci (dei morti, degli dei) e l’intera comunità si lasciva guidare da queste (si pensi agli oracoli). In molte “culture primitive” sentire le voci è una caratteristica di guaritori e sciamani, persone che hanno posizioni di riconoscimento e potere nella scala sociale.

Essere “uditore di voci” è forse solo un modo diverso di sentire Chi è l’uditore? In molti sono convinti di avere un angelo custode, altri riferiscono di avere parlato con una persona cara morta, alcuni dialogano con se stessi commentando in terza persona le cose che fanno, a tante persone è capitato di sentirsi chiamare per nome senza nessuno presente nella stanza, molti quando sbagliano sentono la voce della coscienza che li biasima…. Essere “uditore di voci” è forse solo un modo diverso di sentire il mondo attorno e sé…

Le voci sono “MESSAGGERI” Verso la “guarigione”… la ricerca di un SIGNIFICATO, di un SENSO, di un’ IDENTITA’! Sia che provengano dall’interno (voci “mentali”) sia che provengano dall’esterno (voci “spirituali”), le voci veicolano messaggi e significati (preziosi) che vanno compresi e decodificati.

Perché il gruppo AMA? 1) Condividere e comunicare: uscire dall’isolamento 2) No giudizio/stigma: riconoscimento dell’esperienza come “reale” 3) Sostegno: riduzione dell’ansia e “alleati” 4) Accettazione dell’esperienza: rispecchiamento, consapevolezza, esplorazione e conoscenza

Perché il gruppo AMA? 5) Ruolo attivo: reciprocità e simmetria, speranza e protagonismo 6) Responsabilità: scelta, inizio recovery 7) Ricerca e scambio: significati, strategie per la gestione ed il controllo delle voci 8) Sperimentazione: cambiamento personale 9) Identità positiva: appartenere per appartenersi!

Appartenere per appartenersi Gli elementi della “GUARIGIONE PERSONALE”: 1) LE PERSONE: le relazioni con altri “E’ la relazione che cura: l’isolamento non ha mai fatto bene a nessuno” 2) SE’ STESSI: fiducia, autostima, consapevolezza di sé, autoaccettazione “Il più grande ostacolo da affrontare nel nostro viaggio di guarigione è dato da noi stessi” 26

Appartenere per appartenersi 3) LA SCELTA: responsabilità della propria salute, autonomia decisionale e ruolo attivo “Dobbiamo imparare la differenza tra fare un errore e avere una ricaduta” 4) L’APPARTENERSI: appropriarsi della propria esperienza di disagio e di salute “E’ all’interno di noi stessi che troveremo mezzi, risorse e capacità per completare questo viaggio, perché è all’interno di noi stessi che esso ha luogo”. 27

L’Auto Mutuo Aiuto “Fare con l’altro e non fare per l’altro” GLI INGREDIENTI: Simmetria Sostegno Reciprocità Protagonismo “Fare con l’altro e non fare per l’altro” Dinamiche spontanee ma non spontaneistiche….  il nostro ruolo è delicato ed importante… noi siamo degli “esperti”!

GRAZIE PER L’ATTENZIONE... leni.semprini@gmail.com