INTERVISTE ALLE DOCENTI DI SOSTEGNO 1. Quali atteggiamenti lei pensa dovremmo adottare noi tutti per far si che non vi sia più un muro tra normalità e.

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INTERVISTE ALLE DOCENTI DI SOSTEGNO 1. Quali atteggiamenti lei pensa dovremmo adottare noi tutti per far si che non vi sia più un muro tra normalità e patologia? Annalisa Cinque: Normale è un aggettivo che non significa assolutamente nulla se riferito ad una persona. Siamo tutti un poanormali, ognuno di noi ha i propri punti di forza e punti deboli. Alcuni, poi, hanno problemi causati da specifiche patologie, es. la sindrome di Dawn, ma lerrore più grave che si possa fare è quello di identificare la persona con la patologia: quante volte sentiamo lespressione: il Dawn, il Williams, ecc.; ciò è assurdo! Nessuno si sognerebbe mai di dire: Oh guarda il cancro, il tumore, la leucemia… Identificare la persona con la patologia ha in sè un valore, un significato discriminatorio e di rigetto, basti ricordare il senso, traslato, di espressioni come lebbroso, tisico, ecc.. Il mio suggerimento è quello di non perdere mai di vista la persona: Mario, Lucia, Stefano, Sara…., ognuno diverso, ognuno unico, tutti, in modo diverso, in grado di dare e di ricevere sostegno. Maria Monfregola: Sicuramente dovreste adottare un atteggiamento più spontaneo e sensibile ma soprattutto senza pregiudizi. Marialisa Andreucci: Ritengo che gli alunni normodotati dovrebbero prestare maggiore attenzione nei confronti del disabile. Per lui, spesso, la scuola costituisce lunico momento in cui può venire a contatto con i propri coetanei e quindi sarebbe fondamentale parlargli, interessarsi alla sua vita, fargli domande, proprio come si fa tra compagni di scuola. I momenti di educazione fisica e delle uscite didattiche mi sembrerebbero particolarmente favorevoli per permettere un maggiore avvicinamento tra disabili e normodotati. ( Ad esempio, nel nostro istituto, sono state svolte in questi anni attività sportive come bowling, atletica e nuoto a cui hanno partecipato alunni diversamente abili e normali). FINE

2. In che modo pensa che il dettato costituzionale ( artt. 2,3,33,34,38) sia applicato realmente per quanto riguarda il problema dellintegrazione degli alunni disabili nella scuola? Annalisa Cinque: La Costituzione indica la strada da percorrere, lobiettivo da perseguire. Ad oggi molti passi in avanti sono stati fatti. Dalle scuole speciali, che isolavano e talvolta segregavano i c.d. diversi, chiamati di volta in volta minorati, handicappati ecc., siamo giunti ad una scuola che include, spesso con successo, tutti i ragazzi. Certo molto resta da fare, in particolare superare, abbandonare preconcetti e schemi mentali obsoleti e superati. Quello che temo di più, debbo essere sincera, è il cammino o sindrome del gambero che ad un passo fatto in avanti fa seguire due passi indietro! Maria Monfregola: Lintegrazione, a tutti gli effetti, non ha bisogno solo di norme giuridiche ma soprattutto di una diversa mentalità che si acquisisce solo quando si è aperti al confronto con gli altri. È importante, pertanto, lavorare per eliminare pregiudizi, purtroppo ancora presenti nel pensiero di molti. Marialisa Andreucci: Penso che non sempre il dettato costituzionale sia applicato in relazione allintegrazione degli alunni disabili. Spesso, infatti, essi rimangono isolati e ignorati nellambito della classe. Reale integrazione, invece, si realizza quando i docenti curricolari particolarmente sensibili ai problemi dellhandicap, assieme agli insegnanti di sostegno, lavorano in sinergia per programmare attività che coinvolgano lalunno disabile (ad esempio creare piccoli gruppi, quando è possibile, in cui lallievo disabile possa svolgere il proprio ruolo. Ciò gli consente di sentirsi in qualche modo alla pari con i compagni normodotati). FINE

3. Cosa ha insegnato a lei docente di sostegno lavorare con gli alunni diversamente abili? Annalisa Cinque: Tanto. Innanzitutto che siamo tutti diversamente abili. Poi che ogni docente dovrebbe periodicamente svolgere un periodo di servizio sul sostegno. Impari ad osservare la classe, le sue dinamiche, gli alunni da una prospettiva didatticamente diversa, direi privilegiata. Di ogni alunno impari a leggere la storia, a individuare le attitudini e rispetto a ciascuno avverti la necessità di ricercare il metodo, lespressione, la parola giusta. Quando ho intrapreso il percorso di specializzazione sul sostegno riconosco di avervi visto solo una opportunità di lavoro in più. Oggi sono felice di vivere questa esperienza che credo mi migliori e come docente e come persona. Maria Monfregola: Lesperienza lavorativa mi regala sempre nuovi stimoli ed emozioni e mi fa vedere la vita con occhi diversi, facendomi capire che ogni persona può dare e ricevere tanto aprendosi agli altri senza inibizioni Marialisa Andreucci: Lavorare con gli alunni disabili mi ha permesso di crescere interiormente, in quanto dedicarmi a loro con passione mi ha sensibilizzato verso le problematiche del disagio. Quando tali alunni si sentono seguiti con dedizione, ripagano linsegnante di sostegno in termini di grande affetto, attaccamento, confidenza e risultati scolastici sempre migliori. Mi sento, inoltre, il loro punto di riferimento. Debbo poi sottolineare, con mia grande soddisfazione, che con alcune alunne che hanno terminato il ciclo scolastico superiore vari anni fa sono ancora in contatto... FINE