RETE di ISTITUZIONI di PERSONE Sociale Fronteggiamento Aiuto Sviluppo

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Transcript della presentazione:

RETE di ISTITUZIONI di PERSONE Sociale Fronteggiamento Aiuto Sviluppo relazioni tra persone fisiche (in ruolo e non) relazioni formali tra Enti/strutture Sociale (struttura) Fronteggiamento (dinamica) relazioni tra le persone impegnate nella soluzione di un problema relazioni tra le persone significative dell’utente Aiuto (helping coping network) Sviluppo (developmental coping network) relazioni tra solutori a partire da disagi/crisi conclamati relazioni tra solutori a partire da una insoddisfazione e da un desiderio di maggior benessere

RETE SOCIALE diagramma di Todd Luca I principali componenti AMICI FAMIGLIA VICINI LAVORO SERVIZI amico di Carlo della madre amico della famiglia . cartolaio panettiere vicino di casa barista vicini della famiglia zia ……. zia madre padre Carlo altra zia cugino nonno paterno nonna materna parenti della mamma assistente sociale dott. Marchi medico di base educatore superiore collega datore di lavoro I principali componenti della rete SOCIALE di Luca Todd

Fronteggiamento (coping) Processo di gestione “alla buona”di situazioni di vita difficoltose in assenza di possibilità di risoluzione pianificate Sforzo di “sopravvivere” cavandosela in modo “sufficientemente buono” Attività indefinita nel tempo di soluzione di problemi interconnessi, con apprendimento continuo di cosa/come fare mentre lo si fa…

Unità agente Il soggetto che esprime l’azione (chi si prospetta la finalità e si attiva per perseguirla intenzionalmente) può essere: un individuo una diade (relazione duale) una rete (relazioni di relazioni)

Una rete di fronteggiamento è tale se … … i suoi nodi hanno relativa autonomia sono differenziati sono sullo stesso livello di status collaborano volontariamente

Schema della metodologia relazionale (lavoro di rete/counseling) Rete naturale Persona 3 Rete formale Persona n. Persona 2 Atti intenzionali Persona 1 Finalità Osservazione e guida relazionale Facilitatore tx t0

Rete (interpersonale) Insieme di persone interconnesse, con relativa libertà di azione (gli scambi sono aperti, non sono bloccati in schematismi comportamentali o azioni comandate) Le persone vanno concepite come dei ‘pari’ (peers) cioè su uno stesso livello di status ogni persona è un ‘nodo’ con pari capacità tendenziale di voce la rilevanza di ciò che viene espresso non è stabilita aprioristicamente in base al ruolo professionale ma alla sensatezza rispetto al fronteggiamento

Lavoro di rete (professionale) Accompagnamento/facilitazione/supporto alla riflessione condivisa, assicurati da un operatore ad una ‘rete di fronteggiamento’ preesistente (naturale) o da lui catalizzata (formale) Attività di un operatore che garantisce ‘osservazione e guida’ rispetto ad una rete orientata a compiti di ri-progettazione della vita (life planning) o finalità sociali indeterminate Relazione di un operatore con relazioni di fronteggiamento, fornendo aiuti (facilitazione, oltre ad eventuali interventi diretti) e ricevendone.

di rete in rete Fronteggiamento relazionale? si no lavorare fuori rete essere in rete fare lavoro di rete Partecipare al fronteggiamento riflessivo, essere disponibile alle interazioni di corto raggio, connettere le proprie prestazioni con altre attinenti (essere membro “relazionalmente attivo” della rete di fronteggiamento) . Essere collegati (nella rete sociale) ma non consapevoli del problema o disponibili a partecipare al fronteggiamento. (essere nel problema, non nella soluzione) Essere nella soluzione ma non nel fronteggiamento riflessivo (erogare prestazioni utili ma non cercare di connetterle o di elaborarle congiuntamente) Facilitare il fronteggiamento riflessivo nella sua Interezza (essere membro della rete e nel contempo suo osservatore esterno)

RUOLO DEL FACILITATORE RELAZIONALE Ricevere e dare feedback per: Identificare le persone coinvolte nel fronteggiamento (non nella genesi del problema) Valutare il grado di interazione tra le persone Valutare la capacità di azione complessiva rispetto al compito Monitorare la dinamica di azione congiunta e i risultati Osservazione Guida Aiutare la rete a tenere presenti le finalità o a darsi delle finalità e a percepire il moto di avvicinamento ad esse Aiutare la rete ad auto-percepirsi e aumentare l’auto-consapevolezza (senso di identità) Aiutare la rete a mantenere adeguato il livello di interazione interno Aiutare la rete a sviluppare riflessività e se necessario a percorrere i passi del problem solving (soprattutto il brainstorming e l’auto-valutazione)

La corda Un’assistente domiciliare segue un’anziana da qualche mese. Si accorge che è un po’depressa e ne parla nel coordinamento. L’assistente sociale la incoraggia a tenere d’occhio la situazione. Nota che l’anziana è spesso in soffitta, con una scusa la segue e si accorge che sta trafficando con una corda. Ne parla con alcuni colleghi informalmente e poi ancora con l’assistente sociale. Assieme decidono che è il caso di contattare la psichiatria. L’assistente domiciliare si incarica di telefonare ad un operatore del servizio psichiatrico suo amico, il quale ritiene che sia opportuno parlarne con lo psichiatra. Questi decide che è il caso di controllare. Una visita domiciliare conferma un certo rischio di suicidio. L’assistente sociale di base, l’assistente domiciliare, lo psichiatra, il suo collaboratore, si incontrano e discutono una strategia di controllo morbido ma continuativo. Decidono di contattare una parente e con lei studiano come procedere in questo senso……..

Approccio relazionale (esempio 2) Un gruppo di assistenti sociali hanno deciso di attivare, in supervisione, un gruppo di auto mutuo aiuto per famiglie c.d.multi problematiche. Due di esse si sono date da fare ed hanno organizzato il primo incontro, a cui ha partecipato un solo interessato. Sono andati tutti e tre direttamente al bar. Al tavolo hanno parlato di come coinvolgere altre persone. L’unico membro del gruppo si è detto disponibile a contattare altri conoscenti. Grazie al suo lavoro, nell’incontro successivo i membri del gruppo erano quattro. Per alcuni mesi il gruppo è rimasto stabile, senza nessun nuovo ingresso, nonostante l’impegno di tutti a reclutare. Nel frattempo una delle due assistenti sociali si è staccata e l’altra ha continuato da sola. L’assistente sociale, fin da subito aveva notato che tre dei quattro membri erano persone con problemi di separazione (il quarto era una mamma di un adolescente disabile). Dopo un po’ se ne accorse anche un membro del gruppo e lo sottopose a discussione. Hanno così deciso che sarebbero stati un gruppo di auto aiuto per ‘famiglie spezzate’. La mamma dello adolescente disabile dopo alcuni incontri ha abbandonato. Per contro un nuovo entusiasmo ha pervaso il gruppo. Hanno fatto circolare un volantino da cui sono arrivati una serie di nuove persone. Ben presto il gruppo ha dovuto dividersi, con molta fatica, costretto dall’assistente sociale (e dal supervisore). Rapidamente i gruppi sono diventati tre e si è sentita l’esigenza di creare una Associazione che li rappresentasse. Presidente è stato eletto il primo membro con cui le assistenti sociali si erano trovate al bar.