INTERVISTA A SERGIO NERI
Siano a un quarto di secolo dall’avvio dell’integrazione con un forte apparato di presenze nelle scuole ( 120.000 alunni handicappati e circa 59.000 insegnanti di sostegno. Ma qual è la qualità dell’integrazione? L’Osservatorio del Ministero fa il punto della situazione : Gli insegnanti loro formazione e criteri di assegnazione C’è una didattica integrativa? Qual è il ruolo dell’insegnante di sostegno nella classe? La scuola e il territorio Le Unità Sanitarie Locali e il rilascio delle diagnosi
La didattica C’è bisogno di una didattica diversa: spesso predomina il modello della lezione frontale (“l’insegnate spiega e se è gentile rispiega poi interroga….) Si assiste ad un “ intelligente interrogatorio” Le scuole che in questo senso funzionano meglio sono le materne e le elementari; più critica la situazione delle scuole medie e superiori Occorre quindi dare spazio ad altre modalità didattiche che presuppongano la valorizza= zione dell’errore,degli aiuti, la co-costruzione del sapere,il rispetto dei tempi distesi e flessibili. ( es. didattica dell’apprendimento cooperativo) Darsi il tempo per la riflessione senza eccessiva preoccupazione per il programma Prendere le distanze dal mito della libertà didattica di stampo gentiliano: la didattica non è solo creatività e capacità inventiva ma tecnica Bisogno di rigore e studio metodologico Mito della laurea come garanzia di un insegnamento di qualità
La didattica dell’integrazione Dagli istituti alla scuola di tutti: occorre vedere come( “ godere di un concerto anche se non ne capisco la musica”) C’è l’idea che basti aumentare il numero delle ore di sostegno ( la cosiddetta copertura oraria ) per migliorare la qualità dell’insegnamento Anche la riduzione del numero degli allievi in classe non è garanzia di una migliore qualità; c’è bisogno di costruire un progetto che preveda anche la presa in carico del ragazzo disabile da parte della classe Rapporto 1/138 per fermare la corsa alle ore di sostegno; si è posto un limite, un tetto massimo anche se il rapporto è inadeguato. La presenza dell’insegnate di sostegno non è semplicemente un’aggiunta ma il presupposto per organizzare interventi specialistici ed individualizzati all’interno della didattica di tutti. ( evitare il pericolo che si formi una diade stretta insegnante/bambino: l’insegnante diverrebbe così una barriera all’integrazione) Valorizzare la mediazione dei compagni di classe La gestione del bambino deve essere di tutto il team L’integrazione ha bisogno di flessibilità Questa riferita alla progettazione degli interventi, alle modalità, all’utilizzo dei diversi mediatori e strumenti ma anche alla possibilità di modificare e adeguare il monte ore di sostegno in base ai progressi/regressi registrati nel bambino. ( lo stesso numero di ore non è un diritto ) Il non-senso dell’aula dell’integrazione : in realtà è una modalità di separazione
Gli insegnanti:la loro formazione i criteri di assegnazione Istituzione dei corsi di Alta Qualificazione per inse= gnanti già di ruolo per creare una dotazione stabile, un contingente di insegnanti di sostegno all’interno di ogni Provincia. ( 80% organico di diritto) Bisogno di evitare l’emigrazione continua e il cambio ogni anno del personale per costruire una progettualità che si sviluppa nel tempo. Bisogno di una formazione specifica ( conoscenza delle tecniche e delle metodologie) Eliminazione dei corsi di specializzazione biennali Formazione universitaria per tutti gli insegnanti: esami per avere una preparazione di base e una sensibilità nei confronti dell’Handicap Bisogno di uscire dalla logica delle graduatorie che non tiene in considerazione il rapporto bisogni /risposte ma spesso procede con assegnazioni casuali che non considerano le competenze del docente
La scuola e il territorio Pericolosità della diade scuola/famiglia Il bambino che frequenta la scuola non può esaurire in quel contesto la relazione con gli altri Il Comune deve predisporre altri luoghi di integrazione Bisogno di creare un “tessuto più largo”, altri spazi per l’integrazione ( Polisportive, centri educativi…)
Le U.S.L. Abbiamo bisogno di tecnici capaci di leggere non ciò che manca ma di capire quali sono i punti “vivi” sui quali poter costruire un progetto. Bisogno di “diagnosi in avanti”; non serve un giudizio. Stanno impoverendosi le figure perché si sta investendo di più sugli ospedali più che sulla prevenzione. Bisogno di distinguere fra chi ha una disabilità certificabile e chi è disagiato: ci sono modalità diverse di intervento ( disagi sociali, stranieri, handicappati) Criteri più rigidi e ridimensionati per certificare: l’aumento delle certificazioni corrispondeva all’aumento degli insegnanti di sostegno.
“Non possiamo distinguere fra le scuole che fanno integrazione e quelle che fanno qualità, fra quelle che fanno il programma e sfornano i Vip da quelle che accettano gli handicappati” Si sta ricominciando a parlare di scolarizzabili e non scolarizzabili: si ritornerà a parlare di istituti?
Temi per il lavoro di gruppo La didattica integrativa e il ruolo dell’insegnante di sostegno Il problema della formazione e i criteri di assegnazione nelle classi e nelle scuole La scuola, il territorio e le USL
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