Philosophy for children

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Transcript della presentazione:

Philosophy for children ISTITUTO COMPRENSIVO “F. CIUSA” Via Meilogu 18 Cagliari Progetto curriculare per l'Allargamento dell'Offerta Formativa Philosophy for children Costruire Comunità di Ricerca a.s. 2011-2012

Philosophy for children Ordine Scolastico: Scuola Secondaria I° grado Ente promotore: Ufficio Scolastico Provinciale - Ufficio V Ambito Territoriale di Cagliari – Referente: prof.ssa Roberta Olivari Destinatari: alunni della Classe II A Insegnante-facilitatore: dott.ssa Jana Garau

Premessa La Philosophy for children, rappresenta una delle più significative esperienze pedagogiche contemporanee, che vede il suo fondatore in Matthew Lipman, filosofo di formazione deweyana profondamente interessato a problematiche pedagogiche. Lipman, partendo dalla constatazione che i giovani sempre meno frequentemente sono portati a porsi domande e a cercare risposte, ha elaborato una metodologia didattica che guarda a ogni gruppo di apprendimento (dalle classi di scuola materna ed elementare ai gruppi di formazione degli insegnanti) come a "comunità di ricerca" in cui tutti insieme si possa costruire conoscenza, condividendo una comune responsabilità euristica.

Finalità La finalità del laboratorio é di tipo prettamente metodologico e non mira a fornire contenuti; ha invece lo scopo di trasformare la classe in una "comunità di ricerca", che individui la Filosofia come pratica sociale. L'obiettivo principale dell'attività svolta nella nostra scuola è stato quello di educare alla democrazia, al rispetto dell’altro e della comunità attraverso l’utilizzo della logica non formale (che individua di volta in volta i suoi riferimenti logici in base alle “buone ragioni” che vengono espresse).

Il Percorso Il percorso è stato articolato in sessioni durante le quali il gruppo classe è stato diviso in due sottogruppi che si sono alternati all'interno del laboratorio. Infatti il curricolo della P4C è stato elaborato da M. Lipman secondo una successione di fasi ben definite che si realizzano in “comunità di ricerca”, con gruppi possibilmente non superiori ai 10 membri per la scuola dell’infanzia e non superiore ai 15 per le scuole di grado superiore o per comunità di ricerca costituite da adulti.

Il metodo Il metodo utilizzato durante gli incontri è stato quello della Philosophy, basato sul confronto dialogico e l'articolazione di procedure euristico-riflessive in riferimento a temi e a problemi individuati in seguito alla lettura di testi/stimolo appositamente predisposti da Lipman. Il ragazzo è stato stimolato attraverso l'uso di domande aperte, a interventi di chiarificazione, approfondimento, ricerca di criteri procedurali comuni e condivisibili.

I materiali Il curricolo della P4C prevede l'utilizzo di testi scritti da Lipman e dalla sua collaboratrice Ann Margaret Sharp, dai quali estrapolare dei brani che diano l’avvio alla sessione. Ogni racconto è pensato per una specifica fascia di età. Il prisma dei perché, il racconto in cui emerge l’indagine sul pensiero, è il testo utilizzati con la II A, in quanto è quello rivolto alla scuola media. In esso ogni personaggio incarna una modalità del pensiero: riflessivo, scientifico, creativo, conformista, ecc.

L'organizzazione dello spazio Lo spazio del laboratorio è stato organizzato in modo da rispondere all’istanza di democraticità della discussione: setting circolare ed equidistante (analogo al rapporto paritetico tra i membri della comunità di ricerca), confortevole e informale. La presenza di una lavagna a fogli ha consentito all'insegnante facilitatore di tenere traccia della discussione.

Il facilitatore La posizione del'insegnante/facilitatore all'interno del gruppo é stata paritetica, come previsto dalla Phylosophy, e tendente a valorizzare ogni membro del gruppo. Dopo avere condiviso le regole di ascolto e relative al turno di parola, le sessioni sono iniziate con la lettura di un testo/stimolo. La fase successiva è stata costituita dalla stesura dell’agenda. L'insegnante/facilitatore ha preso nota sulla lavagna delle domande stimolo. Dal piano di discussione si è passati poi alla discussione vera e propria, durante la quale l'insegnante/facilitatore ha avuto una funzione direzionale e non direttiva.

La valutazione In ogni sessione gli ultimi 10 minuti sono stati sempre dedicati all’autovalutazione. Nella prospettiva di autocorrezione che ispira il curricolo; questo momento all'interno della sessione acquista particolare rilevanza. La valutazione complessiva finale dell’esperienza é spettata all'insegnante-facilitatore, che insieme alla docente referente ha analizzato i risultati del monitoraggio effettuato in itinere e al termine degli incontri tramite schede di rilevazione dei risultati appositamente predisposte per il corso di phylosophy.

Fine