1° Workshop NUTRACEUTICI TRANSGENICI.

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1° Workshop NUTRACEUTICI TRANSGENICI

OGM di prima generazione, “creati” allo scopo di semplificare ed automatizzare la coltivazione agricola in pieno campo (resistenza agli insetti e resistenza ad uno specifico diserbante ad azione totale); OGM di seconda generazione, “creati” allo scopo di ottenere alimenti con particolari caratteristiche aggiuntive, non solo nutrizionali (con più vitamine, a maturazione ritardata, con più antiossidanti, ecc.) ALIMENTI FARMACO; OGM di terza generazione, “creati” allo scopo di far produrre alle piante vaccini e/o medicinali, che sarebbero altrimenti prodotti mediante sintesi chimica. FARMACO ALIMENTI

OGGETTO DELLA PRESENTE RELAZIONE   Le successive considerazioni saranno incentrate soprattutto sugli OGM di seconda generazione (ALIMENTI FARMACO), ovvero quelli con caratteristiche nutrizionali “potenziate” o “addizionali” rispetto a quelli naturali; quelli di terza generazione (FARMACO ALIMENTI) sono, a tutti gli effetti, dei farmaci e come tali dovranno essere trattati (il settore è specificamente regolamentato).

Gli “alimenti funzionali transgenici o nutraceutici” possono essere definiti come alimenti convenzionali quotidiani, che presentano una modificazione nel contenuto di taluni nutrienti, in grado di svolgere la funzione di integratori alimentari.

Trattasi di prodotti che esteriormente sono uguali a quelli convenzionali (non sono né una pillola, né una capsula), ma che presentano caratteristiche nutrizionali che possono essere anche decisamente diverse da quelle riscontrabili negli alimenti che oggigiorno abitualmente consumiamo (più vitamine, meno grassi, senza glutine, ecc.).

E’ fuor di dubbio che questi alimenti potrebbero contribuire a migliorare il benessere della nostra società, soprattutto per quella frangia della popolazione che presenta malattie croniche legate a fenomeni di allergia e/o di intolleranza alimentare o a carenza/eccesso di determinati fattori nutrizionali. Pensiamo, per esempio, a quella parte della popolazione che manifesta problemi di intolleranza al glutine. La loro dieta giornaliera, purtroppo, deve fare a meno di numerosi alimenti che presentano un contenuto anche minimo di glutine. La presenza sul mercato degli stessi alimenti privati del glutine potrebbe migliorare notevolmente la loro dieta e, conseguentemente, il loro benessere.

Data per scontata la loro utilità, occorre, però, considerare che i Nutraceutici si collocano a metà strada tra un “nutrimento classico” e un “farmaco”, e, pertanto, una prima considerazione che, crediamo, potrebbe essere da tutti condivisa, è relativa al fatto che il loro consumo dovrà essere decisamente consapevole (separazione fisica e specifica etichettatura), al fine di impedire utilizzazioni non desiderate o utilizzazioni che potrebbero essere influenzate da comunicazioni false, fuorvianti o ingannevoli, che potrebbero attribuire proprietà non possedute e/o miracolose a questi alimenti.

ALCUNI ESEMPI DI NUTRACEUTICI E DI FARMACO ALIMENTI riso arricchito di vitamina A e/o di ferro; patata maggiorata con più proteine o per produrre vaccini contro il colera; mais a cui sono state eliminate alcune sostanze che possono favorire fenomeni di allergia tra i consumatori; colza arricchita di Omega 3, ; pomodoro arricchito di vitamina A, con più licopene o in grado di sintetizzare un vaccino contro l’epatite B o, ancora, di sintetizzare sostanze in grado di combattere le gravi forme di diarrea provocate da specifici batteri o, ancora, in grado di produrre sostanze che possono essere utilizzate per contrastare l’insorgere dell’epatite B; banana per combattere l’epatite B; lattuga per vaccinare contro il colera, ecc.

Queste piante, ed i relativi prodotti, per il momento non sono disponibili per il consumo, sono difficili da ottenere, in quanto la “funzionalità” è determinata da più geni, con ogni probabilità i derivati alimentari avranno un mercato limitato e non è detto che saranno accettati incondizionatamente dal consumatore.

Occorrerà poi verificare se queste nuove piante riusciranno a mantenere le promesse. Alcuni ricercatori ci fanno notare che “… qualsiasi manipolazione ingegneristica……………volta a migliorare il contenuto nutrizionale degli alimenti, interferendo in modo profondo con importanti vie metaboliche, può dar luogo, come “effetti collaterali” a variazioni, anche rilevanti, della concentrazione di altri micronutrienti, così come delle tossine. Nel caso dei micronutrienti, la diminuzione di uno in favore di un altro può avvenire intenzionalmente, ma anche – ed è grave – in modo inconsapevole e indesiderato. Infatti, il metabolismo è costituito da una rete di percorsi tra loro strettamente interconnessi: alterare una via metabolica porta facilmente a provocare effetti negativi in altre, con danni da non sottostimare. ……. (continua)

Così potrebbero essere seriamente compromessi i livelli normali, presenti in vari alimenti, di sostanze utili come polifenoli, carotenoidi, antocianine, tannini, terpeni, alcaloidi, fitoestrogeni, ecc……….. Non si tratta di una semplice ipotesi, in quanto nel mais BT, con la sola introduzione di un gene batterico (Bacillus thuringiensis) che determina la sintesi di una tossina letale per certi insetti dannosi, è aumentato inaspettatamente il contenuto di lignina (fra il 33% e il 97% in più) rispetto alle cultivar convenzionali.” [Monastra, 2004]

Se è vero che la modificazione genetica introdotta determina una modificazione anche di altri nutrienti, allora “non è vero” che ci troviamo di fronte allo stesso alimento o ad un “alimento sostanzialmente equivalente”, in quanto è risaputo che la “naturale funzionalità” di un alimento viene esplicata sulla base di elementi diversi. Nel caso in cui non ci trovassimo di fronte allo stesso alimento, lo potremo comunque utilizzare con le stesse modalità dell’alimento convenzionale? Otterremo da questo alimento gli stessi apporti nutrizionali dell’alimento convenzionale? Il nutraceutico consentirà sicuramente una diminuzione della probabilità di contrarre una certa malattia, ma la possibilità di contrarre altre malattie rimarrà la stessa, diminuirà o aumenterà? La nostra dieta quotidiana potrà rimanere la stessa, oppure dovrà subire delle modificazioni in relazione alla presenza di un alimento funzionale che, oltre all’apporto/sottrazione di quel nutrimento, porta con sé altri effetti nutrizionali?

In definitiva, consapevoli del fatto che non esistono “alimenti buoni o cattivi”, ma solo “regimi alimentari buoni o cattivi”, quando il consumatore potrà utilizzare per l’alimentazione quotidiana un “alimento funzionale”, aumenterà o diminuirà la probabilità di dar luogo ad una dieta equilibrata nell’apporto dei fondamentali nutrienti? Aumenterà o diminuirà la probabilità che il suo stato di salute si mantenga ad un buon livello o, addirittura, migliori?

Rispondere alle precedenti domande ed a quelle che seguiranno significa potenziare la ricerca in questo settore, al fine di chiarire le incertezze legate al consumo di questi nuovi alimenti, incertezze che potrebbero anche portare ad un loro affrettato rifiuto da parte del consumatore.

Occorrerà chiarire gli aspetti relativi alle eventuali interazioni che vi potrebbero essere tra l’assunzione dell’alimento funzionale e l’assunzione di altri alimenti e/o di altri farmaci.

Occorrerà verificare la reale efficacia degli “alimenti funzionali transgenici”, in termini di prevenzione delle malattie, che dovrà essere uguale a quella ottenibile dagli integratori alimentari e/o dai farmaci che essi andranno a sostituire, in quanto, se così non fosse, da un punto di vista del consumatore, non vi sarebbe alcuna ragione di modificare la situazione esistente.

Le modalità di assunzione non dovranno presentare difficoltà, soprattutto in termini di praticità e di semplicità di assunzione in viaggio o nei luoghi di lavoro (pensiamo, per esempio, alla semplicità di ingerire una pastiglia, piuttosto che sbucciare un frutto o preparare un pomodoro).

Da rilevare a questo proposito che oggigiorno si assiste alla sostituzione degli alimenti convenzionali notoriamente apportatori di specifici nutrienti con pastiglie e/o capsule ottenute dalla concentrazione di questi stessi nutrienti (aglio, mirtillo, ananas, ecc.), che svolgono la funzione di integratori alimentari, e non tanto la sostituzione dei tradizionali formati farmaceutici (pillole o capsule) con “alimenti funzionali”.

Occorrerà verificare se l’”alimento funzionale” consentirà di acquisire con una certa facilità la dose giornaliera di principio attivo in grado di prevenire quella particolare patologia.

Occorrerà considerare che essi aumenteranno le incertezze nutrizionali dei consumatori. Tale affermazione è supportata dal fatto che essi esteriormente sono identici a quelli convenzionali, per cui potrebbe accadere che al consumatore possano essere venduti, illecitamente o a causa di errori distributivi, come “alimenti convenzionali” degli “alimenti funzionali transgenici” o, al contrario, come “alimenti funzionali transgenici” degli “alimenti convenzionali”.

Occorrerà valutare attentamente le eventuali interazioni negative che potranno sussistere tra un “alimento funzionale transgenico di un certo tipo” ed un “alimento funzionale transgenico di un altro tipo”.

Il problema di maggior interesse riguarderà la qualità dell’”alimento funzionale transgenico”. Chi deciderà la quantità di “principio attivo funzionale” presente nell’alimento? Colui che ha il brevetto della pianta transgenica potrà variare a suo piacimento la quantità di principio attivo presente nell’alimento funzionale, oppure no?

Sempre in merito alla qualità dell’alimento funzionale transgenico, un’altra domanda molto importante a cui occorre dare una risposta è la seguente: chi deciderà le altre caratteristiche nutrizionali dell’alimento?

Colui che ha il brevetto di quella pianta potrà variare a suo piacimento le caratteristiche nutrizionali di quella stessa pianta?

Un discorso a parte merita poi il prezzo dei nutraceutici Un discorso a parte merita poi il prezzo dei nutraceutici. E’ risaputo, infatti, che uno dei maggiori limiti al consumo di frutta e verdura, notoriamente apportatori di importanti fattori nutrizionali ad azione preventiva su un gran numero di malattie, è identificabile nel prezzo di acquisto, che, purtroppo, per talune frange della popolazione è ritenuto elevato.

Di fronte ad un probabile prezzo di acquisto superiore dei Nutraceutici, come si comporterà il consumatore? Preferirà i Nutraceutici o quelli convenzionali? E nel caso in cui preferisca i Nutraceutici, ne acquisterà la stessa quantità di consumo di quelli convenzionali, oppure diminuirà i quantitativi? La “mela al giorno che toglie il medico di torno” rimarrà tale o diverrà una “mezza mela”, perché più costosa e/o perché ritenuta più ricca di fattori nutrizionali? Nel caso in cui i consumi diminuiscano (la mezza mela al posto della mela intera), gli apporti degli altri fattori nutrizionali saranno sufficienti a garantire un’alimentazione equilibrata, oppure no?

Da rilevare poi che da un punto di vista nutrizionale essi non dovrebbero avere controindicazioni di alcun tipo, in quanto quello della “sicurezza alimentare del cibo” è un prerequisito del quale non si dovrebbe nemmeno discutere; il cibo, per sua natura e in quanto tale, non deve nuocere alla salute.

L’alimento funzionale dovrà svolgere la sua attività nell’ambito della normale dieta giornaliera e non dovrà essere oggetto di specifica somministrazione come nel caso dei farmaci. Esemplare a questo riguardo è il caso del sale iodato. L’azione preventiva viene svolta in modo inconsapevole, in quanto l’assunzione del sale iodato non modifica le abitudini alimentari del consumatore.

Da un punto di vista della produzione agricola, essi dovranno manifestare assoluta compatibilità ambientale ed assenza di fenomeni di “inquinamento genetico” nei confronti di altre piante parentali selvatiche.

In conclusione si ribadisce che i Nutraceutici possono contribuire all’incremento di benessere per la nostra società, ma occorrerà garantire a ciascun individuo di operare una scelta di consumo consapevole, mediante una separazione netta della filiera distributiva di questi “prodotti arricchiti” da quelli convenzionali (separazione fisica e specifica etichettatura).

Occorrerà evitare che si creino incertezze nel consumo di questi prodotti, al fine di scongiurare il pericolo che, chi ne ha bisogno acquisti come “alimenti arricchiti” alimenti che non lo sono o, al contrario, chi non ne ha bisogno acquisti come alimenti convenzionali quelli arricchiti.

Solo in questo modo saremo sicuri di avere introdotto una innovazione funzionale alle esigenze di coloro che ne hanno veramente bisogno, solo in questo modo saremo in grado di tutelare adeguatamente coloro che non li vogliono acquistare.