L’insegnante in relazione con i colleghi A cura di GIRARDI GAETANO

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Transcript della presentazione:

L’insegnante in relazione con i colleghi A cura di GIRARDI GAETANO NON SIAMO TUTTI UGUALI L’insegnante in relazione con i colleghi A cura di GIRARDI GAETANO

l’ anno scorso……. LA RELAZIONE La relazione è parte costitutiva di ogni essere umano. Possiamo dire che noi siamo sempre “esseri in relazione” La qualità delle nostre relazioni influisce in modo determinante su tutta la nostra vita La nostra stessa autocoscienza come soggetti presuppone e si definisce in rapporto ad un “tu” (vedi Buber e in genere il personalismo)

LA RELAZIONE La nostra personalità e la nostra stessa identità si costruisce, nel bene e nel male, attraverso le relazioni in cui siamo immersi, e questo processo dura tutta la vita In ogni attuale relazione noi portiamo tutta la nostra personalità e le tracce di tutta la nostra storia passata Lo stesso vale per tutte le persone che entrano in contatto con noi

LA RELAZIONE Ogni nostra relazione è “storica”, avviene qui e ora, quindi Nessuna relazione è mai uguale ad un’altra, sia perché le persone sono tutte diverse, sia perché noi e gli altri non siamo mai gli stessi nello scorrere del tempo Ogni relazione è aperta al futuro, non è mai predeterminata totalmente in partenza, c’è sempre la possibilità che “questa volta” sia diversa da tutte quelle precedenti (quanto può essere importante nella relazione educativa!)

LA RELAZIONE Le nostre relazioni sono fortemente condizionate dalla percezione che abbiamo degli altri e di noi stessi in rapporto a loro, e questa a sua volta è strutturata sulla base della nostra psiche. Noi tendiamo a percepire gli altri sulla base delle esperienze relazionali che abbiamo fatto nel passato e che hanno contribuito a formare la nostra personalità

LA RELAZIONE E’ molto importante essere consapevoli delle nostre “teorie implicite” nei riguardi degli altri, che tutti abbiamo, anche se spesso ce ne rendiamo conto solo in parte, perché queste teorie implicite orientano fin dall’inizio i nostri atteggiamenti nei loro confronti, ci portano a percepire degli altri ciò che più facilmente si adatta a queste teorie, perché le conferma e non c’è bisogno di cambiare.

LA RELAZIONE Attraverso la nostra esperienza e l’educazione noi impariamo a relazionarci con noi stessi e gli altri, acquisiamo quindi delle “capacità relazionali” più o meno spiccate, che dipendono sia dalla nostra struttura psicofisica innata che dall’educazione, come tutto il resto della nostra personalità

LA RELAZIONE Nella scuola ciascuno di noi è al centro di una serie molto complessa di relazioni, ognuna delle quali dipende da tutte le altre e si riverbera su tutte le altre Ogni cambiamento in una di queste relazioni, sia nel bene che nel male, ha riflessi su tutte le altre, perché

LE RELAZIONI NELLA SCUOLA INSEGNANTE - INSEGNANTE INSEGNANTE - ALLIEVO ALLIEVO - ALLIEVO

LE RELAZIONI NELLA SCUOLA Ogni sottogruppo è caratterizzato da: C = DIMENSIONE DEL “contenuto” CIO’ CHE VIENE PROPOSTO E GLI ATTEGGIAMENTI CHE LE COMPONENTI IN INTERAZIONE HANNO NEI CONFRONTI DI QUELLO CHE VIENE PROPOSTO/COMUNICATO R = DIMENSIONE DELLA “relazione” I REALI, CONCRETI RAPPORTI RECIPROCI, CON LE RELATIVE CARATTERISTICHE DI STATUS… O = DIMENSIONE DELL’ “organizzazione”  IL TIPO DI ORGANIZZAZIONE NELLA QUALE CI SI TROVA A LAVORARE ED INTERAGIRE, E IL SIGNIFICATO CHE ESSA RIVESTE PER I SOGGETTI IN INTERAZIONE  IL CLIMA CHE SI SVILUPPA IN UN SOTTOGRUPPO CONDIZIONA ED E’ CONDIZIONATO DAGLI ALTRI SOTTOGRUPPI.

FORMAZIONE DELL’IDENTITA’ DELL’INSEGNANTE Esperienze da alunno Percorso formativo Aspettative verso il ruolo Prima rappresentazione dell’identità Incontro con la realtà scolastica Ridefinizione dell’identità Contesto Relazioni (Katia Montalbetti Univ. Catt. Milano) Funzioni

PROFESSIONALITÀ DEL DOCENTE GLI ELEMENTI “COSTITUTIVI” DELLA PROFESSIONALITÀ DEL DOCENTE MATURITA’ PERSONALE Equilibrio psicologico Capacità Relazionale MATURITA’ CULTURALE E PROFESSIONALE Competenza MATURITA’ MOTIVAZIONALE Identificazione Investimento (Prof.ssa G.Zuccari)

PROFESSIONALITA’ DELL’IdR Nell’ambito degli elementi di professionalità evidenziati, l’IdR si caratterizza per alcune particolarità riguardanti. 1 – i requisiti di accesso e il percorso formativo 2 - la specificità della materia nell’attuale ordinamento ( orario, numero di classi, valutazione……)

DIFFERENZE DI PERCORSO FORMATIVO PER L’ACCESSO ALLA PROFESSIONE PER TUTTI GLI ALTRI DOCENTI: TITOLO DI STUDIO STATALE + ABILITAZIONE PER L’IDR: TITOLO DI STUDIO ECCLESIASTICO (eventualmente anche statale) + IDONEITA’ IDONEITA’ = regolata dal Codice di Diritto Canonico ( Can. 804 ) doppia appartenenza

§ 1 All’autorità della Chiesa è sottoposta l’istruzione e l’educazione religiosa cattolica, che viene impartita in qualunque scuola. Can. 804 §.2 L’Ordinario del luogo si dia premura che coloro i quali sono deputati come insegnanti della religione cattolica nelle scuole anche non cattoliche, siano: ECCELLENTI PER testimonianza di vita abilità pedagogica retta dottrina

DIFFERENZE DI REQUISITI PER L’ ACCESSO ALLA PROFESSIONE La “doppia appartenenza” dell’IdR come influisce su di me nel mio relazionarmi con i colleghi? Mi sento più/meno sicuro/a? Lo sento come un vincolo che limita la mia libertà o la mia personalità? Come viene percepita e considerata implicitamente o esplicitamente dai colleghi e dal dirigente?

DIFFERENZE DI REQUISITI Al docente di religione non si richiede solo competenza nella materia (RETTA DOTTRINA) e ABILITÀ PEDAGOGICA, ma anche COERENZA DI VITA Quanto conta nella relazione con i colleghi la “COERENZA DI VITA”? LA “RETTA DOTTRINA” entra nelle relazioni tra colleghi (se ne parla? è richiesta?)

DIFFERENZE DI MOTIVAZIONE? Le motivazioni che ci hanno portato ad insegnare religione sono le stesse dei colleghi di altre materie? Ad es. possono essere uguali l’interesse per un’attività a contatto con persone in età evolutiva, un lavoro con un notevole grado di autonomia, la ricerca di una posizione di autorità, maggiore possibilità di organizzare i tempi durante la giornata, la possibilità di esprimere la propria creatività, il poter conciliare più facilmente lavoro e famiglia, la stabilità una volta assunti a tempo indeterminato, la mancanza di alternative praticabili, la coerenza con gli studi fatti……

DIFFERENZE DI MOTIVAZIONE? Possono essere invece diverse motivazioni come: - vocazione personale ( suore o persone consacrate ) - mandato del vescovo ( sacerdoti e diaconi ) - percezione dell’insegnamento della religione come parte della propria missione cristiana di testimoniare la fede e di evangelizzare

DIFFERENZE DI ASPETTATIVE Le aspettative comuni potrebbero essere relative alla propria realizzazione personale, al trattamento economico, alle condizioni di lavoro, alla stabilità, al ruolo sociale e alla considerazione da parte delle famiglie, ai buoni rapporti con il colleghi, all’ambiente poco competitivo o meno competitivo di altri, ecc

DIFFERENZE DI ASPETTATIVE? I docenti si aspettano dall’IdR atteggiamenti e comportamenti diversi dagli altri? ( Es. maggior confidenza con gli alunni, maggiore disponibilità a comprenderli e giustificarli, maggiore “bontà”, minore severità, maggiore “moralità” o disponibilità a collaborare,…………………….) E l’autorità ecclesiastica, che cosa si aspetta dall’ IdR? (Quantità o qualità……) Con quali conseguenze? ( spostamenti, assegnazione a sedi più o meno gradite, più vulnerabile di fronte a dirigenti o altre persone “che contano” )

DIFFERENZE DI ASPETTATIVE? Accettazione e apprezzamento da parte di alunni e famiglie ( gli altri insegnanti non possono essere “rifiutati” da parte di alunni e/o famiglie, l’IdR sì ) Gli alunni si aspettano dall’IdR gli stessi atteggiamenti e comportamenti degli altri insegnanti? (verifiche sì/verifiche no; programma rigido/programma flessibile; capacità di dialogo maggiore o uguale?; più insegnante o più animatore? )

DIFFERENZE DI MODALITA’ RELAZIONALI? All’IdR si richiedono le stesse competenze relazionali necessarie in qualsiasi tipo di insegnamento o qualcosa di più e/o di diverso? Ad esempio il fatto che l’insegnamento sia opzionale esige che l’IdR non perda mai il contatto con gli allievi, sia capace di interessarli e di coinvolgerli, altrimenti rischia di perderli, non solo emotivamente o intellettualmente, ma proprio di non averli più l’anno successivo.

DIFFERENZE DI MODALITA’ RELAZIONALI? Come influisce questo nei rapporti con i colleghi ( Se ne parla/non se ne parla; viene capito/non viene capito; si contribuisce ad evitarlo/si favorisce…………….)

QUALE MATURITA’ PERSONALE PER L’IdR? Tenendo presenti le esigenze di competenza, i requisiti richiesti e le aspettative dei diversi soggetti con cui siamo in relazione, quale maturità è richiesta all’IdR? L'IdR è chiamato uomo della sintesi,……… innanzitutto sul piano della mediazione culturale,….. chiamato, dunque, a favorire la sintesi tra fede e cultura, tra Vangelo e storia, tra i bisogni degli alunni e le loro aspirazioni profonde ( Don Annichiarico)

IDR UOMO DELLA SINTESI UTOPIA O REALTA’? Pur sapendo che NESSUNA DEFINIZIONE PUÒ COMPRENDERE L’UOMO NELLA SUA TOTALITA’

Io che tipo di insegnante di religione voglio/posso essere Io che tipo di insegnante di religione voglio/posso essere? Dove/come mi colloco nella rete delle relazioni tra docenti? In definitiva: chi sono?