A cura di Francesco Antonelli Gli intellettuali nella società in Rete. Tra lavoro cognitivo, molecolarizzazione e nuovi ruoli pubblici (parte II) A cura di Francesco Antonelli
Obiettivi e contenuti della lezione La comparsa ed il consolidamento del ceto intellettuale tra XIX e XX secolo: aspetti sociologici. Intellettuali e Società: il primo dibattito sociologico sugli intellettuali (parte I).
La comparsa ed il consolidamento del ceto intellettuale tra XIX e XX secolo: aspetti sociologici
Gli intellettuali tra funzioni e consolidamento sociale Nel momento in cui si afferma l’uso sostantivato della parola “intellettuale” (XIX secolo: Russia, Polonia, Francia), esso si riferisce a tre referenti sociali: Intellettuali come élite politica che guida il popolo all’emancipazione (uso esplicito, riferito ad una funzione); Intellettuali come intellettuali pubblici, che scuotono le coscienze e denunciano le ingiustizie (uso esplicito riferito ad una funzione); Intellettuali come categoria sociale particolare composta da tutti coloro i quali svolgono un lavoro non-manuale (uso implicito sotteso agli altri due, riferito ad un “gruppo sociale” incorporato nella moderna divisione del lavoro tecnico e sociale).
Quali sono i processi che portano a questa articolazione? Ascesa del Capitalismo, dello Stato moderno e dell’idea di Società (forze sistemiche) con conseguente: Intellettualizzazione. Nazionalizzazione. Differenziazione.
Intellettualizzazione Ragione ed intelligenza applicata al reale. Politica come attività di trasformazione del reale (gnosticismo, messianesimo ecc.) Trasformazione della personalità moderna e delle relazioni sociali, in direzione della neutralità affettiva, della ragione calcolante, dell’astrazione. Ambivalenza sociale definita da: “agire senza emozionarsi” e “emozionarsi senza agire”. Presupposto culturale della mediatizzazione dell’esperienza.
Nazionalizzazione Nazione come creazione simbolica degli intellettuali. Incorporazione nelle strutture e nelle culture della Nazione e, dunque, dello Stato. La Nazione come spazio di azione, sostentamento ed interlocuzione dell’intellettuale; Sfera pubblica nazionalizzata.
Differenziazione Ascesa delle burocrazie statali ed economiche fondate sull’intellettualizzazione (o razionalizzazione). Aumento della divisione sociale e tecnica del lavoro con importanza crescente dell’intelligenza applicata allo sviluppo socioeconomico. Differenziazione dell’attività intellettuale “applicata” in: produttiva\innovativa di culture, conoscenze, saperi (ad esempio, scienziati); mediativa\riproduttiva delle culture, conoscenze, saperi (ad esempio, insegnanti); critica\performativa verso la società e le sue istituzioni.
Indentità e ruoli Intellettualizzazione e nazionalizzazione: definiscono l’identità della categoria sociale di intellettuale. Differenziazione: definisce i criteri di costruzione dei ruoli sociali in cui sono impiegati gli intellettuali. Identità e ruoli sono strettamente intrecciati, nella misura in cui si esplicano in un tipo di relazionalità radicata nell’ordine gerarchico della modernità, definito da: rapporti top\down (cioè di potere); dipendenza; impalpabilità; asimmetria.
Il “cosmo” degli intellettuali Intellettuali come “impolitici” ed inseriti nella società di massa Intellettuali e Società Intellettuali come élite politiche (avanguardia o aristocrazia) Intellettuali come intellettuali pubblici Intellettuali come categoria sociale particolare (= lavoro intellettuale) definita da: Utilizzo di un’intelligenza addestrata e particolare; Possesso di conoscenze e saperi legittimi; Trae il proprio sostentamento dal loro uso; Esplica la sua attività attraverso i mezzi tecnici di diffusione\produzione intellettuale disponibili. B A S E
Intellettuali e Società: il primo dibattito sociologico sugli intellettuali (parte I)
I temi Nel primo dibattito sociologico, il rapporto Intellettuali\Società è esplorato nelle seguenti dimensioni: Rapporto con la Politica, la Sfera pubblica, lo statuto del sapere scientifico; Rapporto con le strutture organizzative (politiche, amministrative ed economiche); Rapporto con le altre classi sociali e auto-coscienza di classe\ceto\gruppo.
Gli autori e l’articolazione tematica Dall’intreccio di questi interessi si snoda il discorso e le analisi dei seguenti studiosi (sociologi o che sviluppano una sensibilità sociologica) nel primo ‘900: Weber: specializzazione, professionalizzazione e questioni assiologiche nell’attività intellettuale. Mannheim, Benjamin, Benda: disancoramento e reincorporazione sociale ed ideologica degli intellettuali. Gramsci, Schumpeter: intellettuali, classi, movimenti, consenso e conflitto. NB= tutti si trovano di fronte alla “sfida” della società di massa.
Max Weber (1864-1920) Principali opere: Il metodo delle scienze storico-sociale (raccolta postuma di saggi pubblicati tra il 1904 ed il 1918); L’etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904-1905); Sociologia delle religioni (dal 1915-1917); Il lavoro intellettuale come professione (1918); Economia e Società (pubblicato postumo nel 1922)
Max Weber (1864-1920) Questioni rilevanti per il nostro discorso: Metodologia: l’atteggiamento che deve seguire il sociologo è quello dell’avalutatività (si parte da problemi orientati dal valore, non si danno giudizi di valore, la comprensione\spiegazione deve avvenire in modo controllabile, metodica, razionale). Per Weber, il “destino dell’Occidente” è segnato da un progressivo processo di disincanto e razionalizzazione del mondo, dell’economia e della società (burocratizzazione).
Sviluppa la sua analisi in rapporto alla questione Max Weber (1864-1920) Riconosce ed individua il processo di professionalizzazione di due figure “intellettuali”: I politici (“la politica come professione”); Gli scienziati (“la scienza come professione”). Sviluppa la sua analisi in rapporto alla questione dei valori (nella scienza e, dunque, della “politicità della scienza”) e della burocratizzazione (della politica). Scienziati e politici (come ruoli sociali e professionali) hanno due etiche distinte e inconciliabili.
Max Weber (1864-1920) La scienza come professione: “la cattedra non è per i profeti e i demagoghi. Al profeta e al demagogo è stato detto: ‘Esci per le strade e parla pubblicamente’. Parla, cioè, dov'è possibile la critica ” (Max Weber). L’intellettuale può e deve partecipare alla vita politica\pubblica; in quel caso, le sue opinioni e i suoi orientamenti non sono dotati di maggior valore rispetto a quelli dei “non-intellettuali”. Egli deve tener separata la sua attività e i suoi giudizi scientifici (che non hanno la capacità di avvallare questa o quella posizione politica – no ad una “politica scientifica”, utopia del positivismo e dei socialisti della cattedra) dalla sua attività pubblica.
Max Weber (1864-1920) La scienza come professione Compara il sistema universitario tedesco e quello statunitense; In Germania il reclutamento universitario avviene su base plutocratica mentre negli USA i grandi istituti di studio si connotano per essere imprese capitalistiche di Stato (separazione del lavoratore dai mezzi di produzione). Anche la Germania, però, si va “americanizzando”; La Scienza subisce un processo di intellettualizzazione al pari degli altri aspetti della vita sociale; La Scienza (comprese quello sociali), nel mondo moderno, è indispensabile a individuare i mezzi tecnicamente più idonei per raggiungere un fine dato.
Max Weber (1864-1920) La politica come professione: La politica è il dominio della forza e il campo di “scontro tra gli dei” (cioè i valori). Distingue tra etica dei principi ed etica della responsabilità come modalità d’azione del politico (non necessariamente anti-tetiche) Distingue tra “chi vive di politica” (funzionario politico) e “chi vive per la politica” (militante\credente). Il politico di professione vive per e di politica ed è necessario nell’epoca dei grandi partiti di massa (burocratizzati e complessi).