LAVORO E ATTIVITA’ ECONOMICA

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LAVORO E ATTIVITA’ ECONOMICA

Contenuti della lezione: Il lavoro come valore centrale della modernità (breve storia) Il lavoro come attività sociale organizzata ed il suo contenuto Il mercato del lavoro come istituzione sociale e le principali problematiche ad esso connesso

Parte I: il lavoro come valore centrale della modernità (breve storia)

Il LAVORO consiste nello svolgimento di compiti che richiedono uno sforzo fisico o mentale, con l’obiettivo di produrre beni o servizi destinati a soddisfare i bisogni umani. Generalmente, le culture delle società antiche e dell’epoca medievale, tendevano a svalutare il lavoro e in particolare le attività manuali (ad esempio, lavoro come “maledizione” in seguito alla caduta dal Paradiso terrestre; Negotium versus Otium). Ne derivava un ordine sociale in cui “i lavoratori” occupavano il più basso gradino della scala sociale. In Occidente, dopo l’anno Mille, con la rinascita delle città, la ripresa dei commerci e la connessa ascesa della borghesia, il Negotium (inteso come intrapresa e, grazie alle corporazioni, come artigianato) acquisisce un ruolo sempre più importante. Tuttavia: le attività connesse all’agricoltura continuano ad essere fortemente svalutate; il dinamismo della broghesia riassorbito nelle strutture tradizionali; permane al servitù della gleba.

Tra il XV ed il XVI secolo si verificano importanti cambiamenti: inizia l’epoca delle scoperte geografiche; lo Stato moderno in formazione ha bisogno di accrescere la sua ricchezza per perseguire una politica di potenza; con l’Umanesimo si afferma il modello dell’homo faber; la riforma protestante legittima, anche su un piano religioso, l’attività pratica ed il lavoro in genere, in alcune aree dell’Europa e poi delle Americhe. Nel XVIII secolo gli illuministi capovolgono definitivamente la gerarchia tradizionale Ottium\Negotium: tra il 1751 ed il 1772 vengono pubblicati, a cura di Diderot e D’alambert, i vari volumi de l’Éncyclopédies (Dizionario ragionato delle scienze, arti e mestieri).

Con la triplice rivoluzione (francese, americana ed industriale) e la nascita dell’economia politica, il XIX secolo si apre con la definitiva legittimazione dell’attività imprenditoriale ed acquisitiva. Nasce il mercato del lavoro inteso in senso moderno. Lo sviluppo dell’industria, del movimento operaio e dei processi di democratizzazione conducono, tra il XIX ed il XX secolo, ad un riconoscimento definitivo (anche sul piano dei diritti) del valore e dell’importanza del lavoro salariato. Attraverso un lungo percorso storico, che va dal 1848 al secondo dopoguerra, il lavoro inteso come diritto entra a far parte della maggior parte delle Costituzioni scritte. Dopo gli anni ’30 del XX secolo, la lotta alla disoccupazione e l’accrescimento del benessere delle masse lavoratrici, divengono obiettivi centrali della politica e contribuiscono allo sviluppo del Welfare State.

Sul piano strutturale, questi cambiamenti relativi allo status del lavoro, sono legati alle seguenti trasformazioni: sviluppo della divisione del lavoro (processi produttivi complessi e parcellizzati); separazione tra abitazione e lavoro; sostituzione della produzione artigianale con la produzione di massa; passaggio dall’autosufficienza all’interdipendenza economica. Possibili conseguenze di queste trasformazioni: - Marx  alienazione; - Durkheim  passaggio dalla solidarietà meccanica a quella organica e rischio anomia.

Parte II: il lavoro come attività sociale organizzata ed il suo “contenuto”

Il lavoro è la base dell’economia reale  insieme delle attività concernenti la produzione e la distribuzione di beni e servizi. Nella società contemporanea, il lavoro può essere: retribuito  occupazione: prestazione di lavoro regolarmente retribuita con un salario o uno stipendio (o lavoro formalmente libero); non retribuito  economia informale: attività esterne alla sfera dell’occupazione regolare (in Italia, si stima che quest’area corrisponda a circa il 20% del PIL)

Il “contenuto”, la qualità ed il tipo di lavoro retribuito che viene svolto, dipende dalle caratteristiche del sistema organizzativo nel quale è Inserito, dalla tecnologia impiegata e dal sistema istituzionale-politico esterno.

F.W. Taylor: organizzazione scientifica del lavoro  analisi rigorosa e oggettiva di ogni singolo compito del processo produttivo (operazioni elementari) per determinare l’'unico modo migliore’ di svolgerlo. Alcune caratteristiche del taylorismo: accurato monitoraggio dei dipendenti; scarsa autonomia d’azione; svolgimento delle mansioni secondo standard prefissati; salario legato alla produttività dell’operaio.

Con la trasformazione del taylorismo in un processo produttivo continuo e dinamico collegato ai mercati di massa si ha il passaggio al fordismo. La principale innovazione apportata dal fordismo è stata l’introduzione della catena di montaggio (operaio-massa).

Alcuni limiti del fordismo e del taylorismo: applicabilità circoscritta a settori che producono merci standardizzate per mercati di massa; impianti produttivi altamente costosi; elevata rigidità del sistema produttivo; sistema a basso affidamento  l’alta sorveglianza sui lavoratori produce demotivazione, insoddisfazione e assenteismo.

Produzione flessibile Negli ultimi decenni si è assistito a un costante declino dei mercati di massa e a uno sviluppo dei mercati di nicchia  beni innovativi e di alta qualità. Post-fordismo Multiskilling Produzione flessibile piccole squadre di lavoratori; Produzione di gruppo competenze multiple; motivazione dei lavoratori; responsabilizzazione; uso di tecnologie avanzate; capacità d’iniziativa; collaborazione dei gruppi di lavoro al processo produttivo  circoli di qualità. formazione sul lavoro. quantità ridotte di beni; soddisfazione della clientela.

Parte III: il mercato del lavoro come istituzione sociale e le principali problematiche ad esso connesso

Il MERCATO DEL LAVORO è quell’istituzione sociale regolativa, fondata sul concetto di lavoro formalmente libero o mercificazione del lavoro, tramite la quale chi è in cerca di occupazione (OFFERTA DI LAVORO) incontra e si confronta con chi ha necessità di impiegare lavoro, per svolgere un’attività sociale formale (DOMANDA DI LAVORO)

Forze Lavoro (popolazione attiva): è composta dagli occupati e dai disoccupati. Popolazione non attiva: è composta dagli individui che non sono più, per ragioni d’età, in condizione professionale e da tutti coloro i quali non lavorano e non sono in cerca di occupazione. I principali indici statistici utilizzati per misurare le grandezze relative al lavoro sono: - Il tasso di attività: rapporto tra le Forze lavoro e la popolazione di 15 anni e più (misura l’OFFERTA DI LAVORO) Il tasso di occupazione: rapporto tra le persone occupate e la popolazione di 15 anni e più (misura la DOMANDA DI LAVORO)

momentanea uscita dal mercato del lavoro La disoccupazione è l’assenza di lavoro retribuito e formalmente riconosciuto che si determina sul mercato del lavoro. frizionale strutturale momentanea uscita dal mercato del lavoro mancanza di lavoro dovuta dalle condizioni complessive del sistema economico e sociale I disoccupati sono individui senza lavoro, disposti a iniziare a lavorare entro due settimane e che hanno cercato lavoro nel mese precedente la rilevazione (definizione generale ILO).

Il tasso di disoccupazione: rapporto tra le persone in cerca di lavoro e le forze lavoro Il tasso di disoccupazione di lunga durata: rapporto tra le persone in cerca di lavoro da 12 mesi e più e le forze lavoro In Italia, i dati ufficiali su tutte le grandezze sinora viste vengono raccolti dall’ISTAT, tramite un’indagine trimestrale su un campione di 175.000 individui residenti in Italia

Nella prospettiva sociologica, il mercato del lavoro è un mercato sui generis rispetto agli altri mercati dove si scambiano beni e servizi: il mercato del lavoro rispecchia le disuguaglianze e le strutture di potere presenti nella società ed è influenzato da istituzioni quali la famiglia e il welfare state Gli attori sociali che esprimono la domanda e l’offerta di lavoro sono considerati come: soggetti radicati in strutture sociali che condizionano le loro preferenze e le loro azioni soggetti che fanno parte di gruppi solidali al loro interno che si contrappongono sul mercato per l’appropriazione dei vantaggi (materiali ed immateriali) messi a disposizione dalla moderna produzione

Le cause di questo mutamento sono: Nel mercato del lavoro dei paesi più sviluppati è in atto una trasformazione: il passaggio dalle mansioni industriali di tipo manuale alle occupazioni impiegatizie nel settore dei servizi. Le cause di questo mutamento sono: - continua introduzione di macchine che si sostituiscono alla manodopera; diffusione della tecnologia informatica nell’industria; sviluppo dell’industria manifatturiera nei paesi non occidentali (es. Cina). Economia della conoscenza Progettazione, sviluppo e commercializzazione di beni immateriali

Le principali problematiche connesse al mercato del lavoro contemporaneo sono: Disoccupazione Riproduzione delle disuguaglianze di genere Problemi di gestione del tempo e delle relazioni primarie (in particolar modo della famiglia) Precarietà

Disoccupazione

Le conseguenze della disoccupazione possono essere di tipo: pratico emozionale perdita del reddito; - depressione; - rassegnazione. difficoltà economiche. Studio di M. Jahoda (anni ’30): Chiusura di una fabbrica locale   disoccupazione diffusa di lungo periodo   degrado delle strutture sociali e delle reti di relazioni tra persone  fine della solidità della comunità.

Riproduzione delle disuguaglianze di genere e problemi di gestione del tempo

Donne e lavoro Il lavoro nelle società preindustriali era caratterizzato da: assenza di separazione fra attività produttive e domestiche; produzione (prevalentemente agricola) svolta in casa o nelle immediate vicinanze; partecipazione di tutti i membri della famiglia al lavoro agricolo o artigianale. Le donne: - avevano una discreta influenza nell’ambito familiare; - curavano l’amministrazione degli affari; - gestivano attività in proprio; - MA erano escluse dal monopolio maschile della politica e della guerra.

Le disuguaglianze di genere sono ancora presenti nel mondo del lavoro. Le principali forme di discriminazione sono: segregazione occupazionale di genere: uomini e donne si concentrano in lavori diversi  segregazione verticale (concentrazione delle donne in posizioni di scarso potere e con poche prospettive di carriera) e orizzontale (destinazione di uomini e donne in diverse categorie d’impiego); concentrazione in lavori part-time: migliore conciliazione con gli impegni familiari, ma retribuzione ridotta, insicurezza del posto e limitate opportunità di carriera; divario retributivo: retribuzione media delle donne occupate è inferiore a quella degli uomini.

Il lavoro domestico nasce con la separazione della casa dal luogo di lavoro  divisione fra il ‘vero’ lavoro e il lavoro domestico ‘invisibile’. Il lavoro domestico è: tipicamente femminile; (spesso) non remunerato; importante per l’economia  fornisce gratuitamente servizi; fonte di isolamento e insoddisfazione.

Il crescente ingresso delle donne nel mercato del lavoro sta modificando il loro ruolo nel lavoro domestico  gli uomini contribuiscono di più alle faccende domestiche. Ma questi cambiamenti: sono molto lenti (adattamento ritardato); la responsabilità principale del lavoro domestico continua a gravare sulle donne (secondo turno). Tali disuguaglianze sono meno accentuate fra: le coppie appartenenti alle classi superiori; le coppie più giovani.

La gestione del tempo è diventato uno dei principali problemi delle famiglie, poiché: il lavoro assorbe sempre più tempo; la donna spesso lavora. Il tempo da dedicare al rapporto con i figli e alla vita familiare si è enormemente ridotto. È necessario riconciliare le esigenze del lavoro con quelle della famiglia.

Il dissidio ‘famiglia-lavoro’ può essere gestito grazie a: Welfare adeguato flessibilità dell’orario: autonomia nella definizione dell’orario di lavoro; job sharing: condivisione di una posizione lavorativa fra due persone; telelavoro: possibilità di svolgere il lavoro da casa, grazie all’uso di un computer; congedi parentali: possibilità per entrambi i genitori di assentarsi dal lavoro per la cura dei figli.

Precarietà

R. Sennett analizza la “corrosione del carattere” che avviene nell’”uomo flessibile”. Le caratteristiche oggi richieste ai lavoratori sono: flessibilità, adattabilità, mobilità, disponibilità a rischiare. Questi requisiti contraddicono gli aspetti fondamentali della forza di carattere: lealtà, impegno per obiettivi a lunga scadenza, fiducia.

André Gorz - Il lavoro retribuito avrà un ruolo sempre meno importante. - La classe operaia è una minoranza in declino della forza lavoro  non c’è speranza di trasformare la natura del lavoro retribuito. - La disoccupazione e la flessibilizzazione rendono la maggior parte degli individui una “non-classe di non-lavoratori”. - Si sviluppa una società dualistica: nel primo settore produzione e governo sono organizzati in modo da massimizzare l’efficienza; nel secondo settore gli individui saranno sempre più impegnati in attività non lavorative per il proprio appagamento personale.