Il modello “standard” laplaciano

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Transcript della presentazione:

Il modello “standard” laplaciano Fabio Bevilacqua

Coulomb e il “modello standard” della scuola laplaciana “Intorno al 1770 elettricità, magnetismo e calore cominciarono a sottostare al tipo di analisi che aveva ordinato i movimenti dei pianeti. Questi risultati ispirarono ed esemplificarono il programma descritto da Laplace nel 1796 e portato quasi alla realizzazione (o così egli pensò) da Gay-Lussac nel 1809: perfezionare la fisica terrestre con le stesse tecniche che Newton aveva usato per perfezionare lo studio della meccanica celeste.”

Successi e limiti del “modello standard” La quantificazione delle scienze baconiane avviene all’interno di programmi di ricerca in competizione: la quantificazione di Coulomb è diversa da quella di Volta La matematizzazione delle scienze baconiane, attraverso l’applicazione della teoria matematica del potenziale, avviene a Parigi prevalentemente all’interno del modello standard della scuola laplaciana. Questo programma perde carica innovativa a partire dagli anni ‘30

Modello standard nel XVIII secolo John Heilbron: “La fisica del tardo XVIII secolo faceva ricorso a un complesso di materie di tipi qualitativamente diversi che facevano da portatori di forze, introdotte ognuna per la spiegazione di uno specifico ambito di fenomeni. Queste materie si dividevano in materie comuni o ponderabili e fluidi senza peso, in grado di agire sulla materia ponderabile e, in certi casi, uno sull'altro. La materia ordinaria porta e esercita su se stessa le forze di gravità, coesione, le forze derivanti da affinità chimiche e capillarità. Tra quelle imponderabili, le particelle di luce interagiscono con la materia ordinaria; i fluidi (o il fluido) elettrici agiscono sulla materia ordinaria e uno sull'altro; I fluidi magnetici si comportano in maniera simile e il fluido autorepulsivo del calore (calorico) si contrappone alle varie forze coesive che, senza il suo intervento, coagulerebbero tutta la materia terrestre ponderabile in un grumo compresso.

Modello standard nel XVIII secolo Prendendo in prestito un termine dalla fisica di oggi, possiamo chiamare questo insieme di materie il Modello Standard del tempo. Esso rappresenta tutti i fenomeni fisici conosciuti alla fine del XVIII secolo; esso aveva l'unità di una comune veste matematica, se non di una ontologia coerente ed era guardato come un modello, non come una diretta trascrizione del piano di Dio per la creazione. L'esempio del modello standard era la teoria della gravitazione e le allusioni alle sue estensioni ad altri fenomeni suggerite da Newton nelle Queries dell'Opticks. Per gran parte del XVIII secolo, tuttavia, l'accostamento tra calcolo e osservazione che fece la fama della teoria gravitazionale non poté essere replicato in ogni branca della fisica sperimentale.

Modello standard nel XVIII secolo Cominciando intorno al 1770, la situazione cambiò rapidamente e elettricità, magnetismo e calore cominciarono a sottostare al tipo di analisi che aveva ordinato i movimenti dei pianeti. Al passaggio tra il XVIII e il XIX secolo, i fenomeni di capillarità e il comportamento della luce rientrarono nello schema, sebbene in senso pickwickiano. Questi risultati ispirarono ed esemplificarono il programma descritto da Laplace nel 1796 e portato quasi alla realizzazione (o così egli pensò) da Gay-Lussac nel 1809: perfezionare la fisica terrestre con le stesse tecniche che Newton aveva usato per perfezionare lo studio della meccanica celeste.”

La scuola laplaciana Tale scuola, che vede il suo massimo splendore tra il 1805 ed il 1815 e cioé durante l'Impero napoleonico, era formata tra gli altri da Biot (il cui famoso Traité de physique experimentale é del 1816), Poisson, Gay Lussac, Thenard, Malus. Ma nonostante gli straordinari contributi di questi personaggi all'interno e all'esterno dell'Ecole Polytechnique si mostrano i segni di una rivolta antilaplaciana: con caratteri poi definiti positivisti (Comte fu allievo di Fourier all'Ecole) in Fourier (e poi in Lamé e Duhamel) e Ampere, e in direzioni teoriche diverse con Fresnel (e poi Navier e Cauchy) e Arago, Doulong e Petit. Isolata, seppur notevolissima la figura di Carnot.