LA PRIMA GUERRA MONDIALE L’Italia in guerra, gli intellettuali e la guerra
La situazione iniziale All'inizio della guerra il governo italiano guidato dal conservatore Antonio Salandra dichiarò che l'Italia non avrebbe preso parte al conflitto perché non si sentiva vincolato dall'alleanza e, pertanto, decise che sarebbe rimasto neutrale.
Il patto di Londra Il 26 aprile 1915 l’Italia firmò un patto segreto, detto Patto di Londra, nel quale si impegnava ad entrare in guerra entro un mese in cambio di alcune conquiste territoriali che avrebbe ottenuto dopo la guerra nel caso in cui avesse vinto: il Trentino, Trieste, Gorizia, l'Istria (a eccezione della città di Fiume), una parte della Dalmazia e una parte delle colonie tedesche in Africa. L'Italia in base al trattato avrebbe dovuto intervenire nel conflitto entro un mese dalla firma.
La situazione interna Nel corso del mese la situazione interna italiana vide un contrasto sulle piazze fra interventisti e neutralisti, mentre i primi volevano l'intervento, i secondi ritenevano che una politica di neutralità sarebbe stata più vantaggiosa per gli interessi dello stato. Molti intellettuali si schierarono con gli interventisti, per lo più nazionalisti e parte dei liberali.
Gli Interventisti I liberal-conservatori, che speravano in un rafforzamento delle istituzioni in senso autoritario. Gli irredentisti, che vedevano la guerra come una prosecuzione del Risorgimento, un'occasione per liberare le terre italiane irredente, rimaste in mano austriaca. I socialisti e i sindacalisti rivoluzionari, che speravano che la guerra avrebbe accelerato il compimento della rivoluzione socialista; essi vedevano nel conflitto un momento di rottura e crisi della società capitalistica borghese, da cui sarebbe potuto nascere un movimento rivoluzionario.
I nazionalisti, che esaltavano la guerra come strumento per dare potenza e prestigio alla Nazione. Gli industriali dell'industria pesante, che avrebbero fatto ingenti guadagni attraverso la produzione bellica. Gli intellettuali come D'Annunzio, Corradini, Marinetti e molti altri.
I Neutralisti I cattolici, sia perché ritenevano che la guerra era una inutile strage, sia per non andare contro la cattolicissima Austria. I socialisti, che vedevano la guerra come una inutile strage, e che volevano proteggere gli interessi sovranazionali della Seconda Internazionale Socialista. Giolitti e i giolittiani, che ritenevano di poter ottenere comunque dall'Austria le terre irredente in cambio della neutralità.
L’esito delle trattative Alla fine, il 26 aprile del 1915, al termine di un’ardua trattativa, venne firmato il Patto di Londra. Il 4 maggio l'Italia denunciò la sua uscita dalla Triplice Alleanza. Nei giorni seguenti Giolitti e il parlamento, in maggioranza neutralista, combatterono l'ultima battaglia per tenere l'Italia fuori dal conflitto, mentre i nazionalisti manifestavano in piazza per l'entrata in guerra.
Il 12 maggio il governo Salandra diede le dimissioni Il 12 maggio il governo Salandra diede le dimissioni. Giolitti, nel timore però rinunciò alla successione e si dimise. Il 24 maggio 1915, l'Italia dichiarò guerra all'Impero Austro-Ungarico.
Gli intellettuali e le loro opinioni sulla guerra Gran parte degli intellettuali di tutti i paesi si schierarono a favore dell'intervento: sottoscrissero appelli, partirono per il fronte, fecero il proprio mestiere, dai medici ai giornalisti, perché il proprio paese vincesse.
Gli Intellettuali Emilio Lussu, (1890-1975), Scrittore Benito Mussolini, (1883-1945) all'epoca direttore di giornale ed esponente socialista, poi soldato nei bersaglieri Gabriele D'Annunzio, (1863-1938), Poeta e Scrittore Giuseppe Ungaretti, (1888-1970), Soldato e Poeta Altri intellettuali
Emilio Lussu, (1890-1975) Nel periodo universitario Lussu si schierò con gli interventisti democratici (repubblicani) perché l'Italia entrasse nella Prima guerra mondiale contro gli Imperi centrali (Germania e Austria).
L’esperienza personale di Lussu Vi prese parte direttamente, come ufficiale di complemento nella Brigata Sassari, costituita su base regionale per la maggior parte da contadini e pastori sardi. Questa esperienza ispirò a Lussu il capolavoro per il quale è principalmente noto, Un anno sull'Altipiano, scritto nel 1938.
L’opera: “Un anno sull’altopiano” Si tratta di un prezioso documento, sulla vita dei soldati italiani in trincea che, per la prima volta nella letteratura italiana, descrive l'irrazionalità e il non-senso della guerra, della gerarchia e della esasperata disciplina militare in uso al tempo. L'autore poté lucidamente dimostrare nel suo scritto la profonda differenza fra ciò che davvero accadeva ai soldati e quanto invece ne conosceva l'opinione pubblica.
Descrisse in tutti i suoi drammatici aspetti quanto fosse inutilmente crudele la disciplina militare applicata a poveri contadini analfabeti e quanto infondato fosse il rispetto dovuto ai generali ed agli ufficiali superiori, i quali avevano ed applicavano eccesso di arbitrio. L'esperienza drammatica della guerra gli fece capire l'assurdità di questa grande carneficina e ne trasse una serie di insegnamenti che poi ispirarono molta parte delle sue successive scelte politiche.
Gabriele D'Annunzio, (1863-1938) Nel 1915 conduce fin da subito una intensa propaganda interventista. Il discorso celebrativo che D'Annuzio pronuncia a Quarto (4 maggio 1915) suscita entusiastiche manifestazioni interventiste.
L’esperienza personale di D’Annunzio D'Annunzio si arruola volontario, partecipa infatti ad azioni belliche e fa anche alcune azioni dimostrative navali ed aeree come il volo su Vienna. Nel 1919 guida una spedizione di "legionari" all'occupazione della città di Fiume, che le potenze alleate vincitrici non avevano assegnato all'Italia.
Al volgere della guerra, d'Annunzio si fa portatore di un vasto malcontento, insistendo sul tema della "vittoria mutilata" e chiedendo il rinnovamento della classe dirigente in Italia. Questo vasto malcontento, trovò ben presto il suo portavoce e capo carismatico in un volto nuovo della politica italiana: Benito Mussolini.
Benito Mussolini, (1883-1945) Negli anni precedenti la prima guerra mondiale fu un convinto anti-interventista, secondo lui, la partecipazione dell’Italia alla guerra non avrebbe giovato agli interessi dei proletari italiani bensì solo a quelli degli imprenditori.
Nel 1914 cambiò radicalmente opinione, dichiarandosi a favore dell'intervento in guerra. Il 2 settembre parte per il fronte con i bersaglieri.
Giuseppe Ungaretti, (1888-1970) Nel 1914 partecipò alla campagna interventista e quando scoppiò la Prima guerra mondiale si arruolò volontario come soldato semplice nel 19° reggimento di fanteria.
L’esperienza di Ungaretti Combatté sul Carso e in seguito a questa esperienza scrisse le poesie raccolte nell’opera “Il porto sepolto”. Ungaretti scrisse di essere divenuto poeta proprio in trincea. “Veglia” così come “San Martino del Carso” e “Fratelli” sono alcune delle poesie che esprimono al meglio la situazione e i sentimenti che Ungaretti provava durante il suo periodo al fronte.
Veglia (Cima Quattro il 23 dicembre 1915) Un'intera nottata / buttato vicino / a un compagno / massacrato / con la sua bocca/ digrignata / volta al plenilunio / con la congestione / delle sue mani / penetrata / nel mio silenzio / ho scritto /lettere piene d'amore Non sono mai stato / Tanto / attaccato alla vita
Fratelli Mariano il 15 luglio 1916 Di che reggimento siete / fratelli? Parola tremante / nella notte Foglia appena nata Nell'aria spasimante / involontaria rivolta / dell'uomo presente alla sua / fragilità Fratelli
San Martino del Carso Valloncello dell'Albero Isolato il 27 agosto 1916 Di queste case / non è rimasto / che qualche / brandello di muro / Di tanti / che mi corrispondevano / non è rimasto / neppure tanto Ma nel cuore / nessuna croce manca E' il mio cuore / il paese più straziato
Altri intellettuali Thomas Mann (1875-1955), scrittore e saggista tedesco interpretò la guerra come uno scontro fra la nuova civiltà tedesca, portatrice di valori autentici e profondi e la vecchia civiltà francese. Giovanni Papini nel 1913 celebrò la guerra come uno strumento liberatore capace di spazzare via dalla Terra l’umanità in eccesso. Filippo Tommaso Marinetti glorifica la guerra come "sola igiene del mondo". Le voci più importanti del pacifismo furono molto poche, tra queste ci furono quella di Albert Einstein, Rolland (scrittore francese) e Russell (scrittore inglese).
Presentazione di VALVASON KATIA CL.5AL