Amare è farsi amare Una scuola che ama avrà alunni che amano la scuola, il sapere e l’umanità Classe ….. Prof.ssa ……

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Amare è farsi amare Una scuola che ama avrà alunni che amano la scuola, il sapere e l’umanità Classe ….. Prof.ssa ……

Il disagio A scuola Lettera a una professoressa: La timidezza Il rifiuto dell’insegnante verso l’alunno La selezione tra signorini e montanari La valutazione sommativa che fa perdere milioni di alunni Mancanza del dialogo Lettera da una professoressa Il dovere Il rifiuto dell’alunno verso l’insegnante

Gli elementi di disagio in: lettera a una prof. La timidezza è intesa diversamente nei due libri. Nel libro “Lettera a una professoressa” la timidezza proviene dall’estrazione sociale degli alunni e coinvolge soprattutto i ragazzi figli di montanari che per timore di commettere errori o di essere derisi dai compagni o dagli insegnanti stessi preferiscono chiudersi in se stessi Nel libro “Lettera da una professoressa” la timidezza non proviene dall’estrazione sociale, ma dal non avere certezze, opinioni personali e si manifesta in atteggiamenti da bulli e da prepotenti, o nel rifiuto del dialogo. Nella scuola degli anni ’60 era presente il rifiuto dell’insegnante verso l’alunno. I professori invece di aiutare i ragazzi che provenivano da una situazione di difficoltà e svantaggio, spronavano i genitori a mandarli nei campi perchè “negati” e non adatti agli studi. La selezione tra montanari e signorini era uno degli elementi di disagio più grandi perchè i ragazzi provenienti da famiglie più povere e senza cultura invece di essere seguiti e aiutati a recuperare venivano emarginati dal resto della classe. La valutazione negli anni ’60 era una valutazione perlopiù sommativa. Le professoresse davano delle valutazione basate soltanto sulla conoscenza di nozioni e non tenevano conto né della situazione di partenza dell’alunno, né del suo impegno. In realtà le professoresse facevano “parti uguali tra elementi disuguali” in quanto valutavano allo stesso modo chi proveniva da una situazione di partenza positiva e chi invece, proveniva da una situazione di povertà ed ignoranza. Nella scuola degli anni ’60 non vi era dialogo. Questo accadeva perché gli insegnanti non erano disposti all’ascolto e molti degli alunni non erano capaci di esprimere i loro pensieri.

Elementi di disagio lettera da una prof. Il dovere rappresenta per molti un elemento di disagio, ma non deve essere sentito come un obbligo alla cui mancata esecuzione corrisponde una punizione; è un impegno morale con se stessi. L’alunno ha il diritto di pretendere che la scuola faccia di lui un essere pensante, un bravo cittadino e di imparare ad assolvere ai suoi doveri. Per potere assolvere ai propri doveri bisogna aver acquisito la disciplina e cioè l’arte dell’imparare. L’alunno di oggi spesso rifiuta l’insegnante. Pensa e afferma che la professoressa abbia sempre il coltello dalla parte del manico riferendosi i voti dei compiti e delle interrogazioni. Vede la scuola come una barricata e non capisce che è lui ad avere il coltello dalla parte del manico in quanto giudica continuamente l’insegnante trascrivendo voti nel registro della sua vita. Il ragazzo negli anni ’60 non veniva accolto dall’insegnante anzi era escluso dal resto della classe. L’insegnante infatti faceva una selezione degli alunni e abbandonava i montanari come se non fossero presenti tra gli alunni. A barbiana i ragazzi più svogliati o lenti venivano accolti come i preferiti e sembrava che la scuola fosse tutta per lui. Questo li faceva sentire sicuramente più sicuri di se e maggiormente spronati allo studio La valutazione è un importante elemento di disagio. Infatti molti insegnanti adoperano una valutazione sommativa mentre sarebbe opportuno utilizzare una valutazione formativa perché con questa valutazione si tiene conto si tiene conto anche dell’impegno messo dall’alunno e quindi è come una sorta di incoraggiamento nei confronti del ragazzo per spronarlo a continuare a lavorare per dimostrar che realmente può anche lui ottenere un buon voto. Quindi la valutazione che si da con il sistema formativo può anche essere un atto di fiducia e stimolo dell’ alunno. Il dialogo è un importante elemento all’interno della scuola. Alle basi di un dialogo vi è la capacità di sapere attendere il prossimo , non aggredire e inveire . Sono fondamentali studio e cultura per i presupposti di un dialogo e questi vengono forniti dalla scuola ma non accettandoli si perde la possibilità di avere pari opportunità degli altri. Si riesce a instaurare un dialogo quando si è in grado di spiegare le ragioni delle proprie scelte e si vogliono ascoltare quelle delle scelte altrui.

Come la scuola di oggi affronta i disagi degli alunni Accoglienza Valutazione formativa Dialogo

La scuola oggi accoglie gli alunni tenendo conto della persona ed è una scuola attenta ai bisogni e soprattutto una scuola capace di aspettare gli ultimi. Nella scuola di oggi viene privilegiata la valutazione formativa che tiene conto anche dell’impegno messo dall’alunno e quindi è come una sorta di incoraggiamento nei confronti del ragazzo per spronarlo a continuare a lavorare. Il dialogo è un importante elemento all’interno della scuola. Alle basi di un dialogo vi è la capacità di sapere ascoltare gli altri , non aggredire e inveire . Sono fondamentali studio e cultura per i presupposti di un dialogo e questi vengono forniti dalla scuola ma non accettandoli si perde la possibilità di avere pari opportunità degli altri. Si riesce a instaurare un dialogo quando si è in grado di spiegare le ragioni delle proprie scelte e si vogliono ascoltare quelle delle scelte altrui.

I diritti Lettera a una prof: Violati i diritti: Lettera da una prof: Allo studio All’accoglienza Lettera da una prof: Riconosciuto il diritto: Diritti ingiustamente pretesi: Di imparare alla bocciatura Diritto a restare ignoranti Diritto di essere giustificati Diritto ad avere tutto Diritto ad usare un linguaggio sporco

I diritti Lettera a una professoressa Nella scuola degli anni ’60 l’insegnante nega all’alunno il diritto allo studio perché lo esclude e lo emargina dalla classe , non lo aiuta lei che è pagata per aiutarlo e che a cuor leggero alla fine dell’anno lo boccierà inducendolo ad abbandonare la scuola per la sua mancata “ attitudine agli studi”. L’alunno sa invece che per uscire dalla situazione di difficoltà in cui è per poter entrare a fare parte della società può utilizzare lo strumento della cultura e del sapere. Gli viene negato il diritto ad essere accolto perchè viene emarginato. Lettera da una professoressa All’alunno della scuola moderna viene riconosciuto il diritto ad imparare, indispensabile per diventare uomini e veri “cittadini del mondo”. Soprattutto il diritto ad imparare la parola e le lingue, mezzo grazie al quale potrà in futuro essere protagonista nella società e rivendicare i propri diritti Anche la bocciatura viene intesa come un diritto al tempo d’oggi perché costituisce il diritto di ripetere un altro anno scolastico nel quale si potrà raggiungere livello di maturità che prima non era stato raggiunto. L’alunno invece vorrebbe riconosciuto il diritto a restare ignorante. Ma la professoressa non può riconoscerglielo perché è educatrice e come tale deve assolutamente educare il ragazzo secondo i sani valori e non secondo quelli che gli vengono proposti dalla società quali vizi , la violenza che poi sfociano in fenomeni come il bullismo. Vorrebbe riconosciuto il diritto a essere sempre giustificato per gli atti che commette senza che si assuma le responsabilità di ciò che fa Il diritto ad avere tutto presto e facilmente come gli è stato sempre insegnato dai genitori che gli forniscono tutto quello che desidera per accontentarlo Il diritto ad adoperare un linguaggio scurrile e poco educato durante le ore di lezione di fatto violando il diritto degli altri a non voler sentire queste parole

Valore dell’infelicità la società di oggi favorisce la convinzione che si possano raggiungere grandi obiettivi anche senza fare sacrifici. Questa è tutta un’illusione : “ non avrai nulla nella vita che non sia costato sacrificio. La gioia d ogni traguardo che conseguirai, sarà in proporzione del sacrificio fatto.”

La parola: il fine immediato Intendere e farsi intendere: questo è il fine immediato La parola dimostra ciò che si è Un linguaggio scurrile e il continuo intercalare di parolacce dimostra un vuoto di valori.

Il valore del sapere Sapere significa conoscere meglio se stessi e il mondo Non si studia per diventare ricchi, ma per diventare persone

Il valore del sapere Il sapere è un investimento su se stessi ma non ha scopo di lucro altrimenti converrebbe fare al posto del medico l’estetista oppure al posto dell’ingegnere il meccanico o l’idraulico. Il sapere deve essere acquisito non per lo scopo di diventare un uomo ricco e potente. I laureati che si laureano per il denaro sono analfabeti di ritorno: si sentono grandi solo perché sono ricchi ma non leggono e non pensano se non al loro tornaconto economico. È importante ricordare che il denaro non deve essere lo scopo della vita: il valore di un uomo si misura dalle poche cose che crea non da quello che accumula. Bisogna quindi che l’alunno riceva il sapere con una vera ambizione e cioè quella di voler essere migliore, di emergere rispetto a un contesto che ti mortifica.

Diventare uomini e dedicarsi al prossimo Il fine della scuola Fine ultimo: Diventare uomini e dedicarsi al prossimo