2. Fisica e cosmologia Il primo oggetto dell’indagine aristotelica è la natura (phýsis), cioè l’insieme dei corpi in divenire. Questi hanno in sé il principio.

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Transcript della presentazione:

2. Fisica e cosmologia Il primo oggetto dell’indagine aristotelica è la natura (phýsis), cioè l’insieme dei corpi in divenire. Questi hanno in sé il principio del proprio movimento, a differenza degli enti artificiali, i quali vengono all’essere a opera dell’uomo. Le cause degli enti naturali possono essere di quattro tipi: materiali (hýle), formali (éidos o morphé), motrici, finali (télos). Le cause materiali sono i quattro elementi mescolati in vario modo. Nel caso dei viventi, la forma è la loro anima (psyché), ossia il principio organizzativo che rende i corpi viventi capaci di vivere, stabilendo la disposizione e la funzionalità dei loro organi. Le cause finali sono, per gli enti inanimati, il loro “luogo naturale”, e per gli enti animati la realizzazione completa della loro forma, cioè la crescita fino all’età adulta e la generazione di un altro vivente.

Le cause motrici immediate dei corpi naturali sono diverse, a seconda del tipo di mutamento che esse promuovono: c’è il mutamento di luogo (o traslazione), di qualità (o alterazione), di quantità (o aumento e diminuzione), di sostanza (generazione e corruzione). Ogni mutamento presuppone un sostrato, cioè una materia soggiacente, che passa dalla mancanza di una certa forma (stato di “privazione”) al possesso di essa. La condizione in cui si trova il sostrato privo di forma, quando esistono le condizioni per cui esso possa acquistarla, è detto da A. “potenza” (dýnamis), mentre la condizione in cui esso si trova quando ha assunto la forma è detta “atto” (enérgheia o entelécheia).

Nel De caelo è descritta la struttura dell’universo, che è formato di cielo e Terra. La Terra è una sfera, collocata al centro dell’universo e immobile. Il cielo è a sua volta una sfera che comprende in sé la Terra, i pianeti e gli astri.

I corpi celesti sono costituiti da un elemento, l’etere, che li rende ingenerati e incorruttibili. Ogni corpo celeste ruota intorno alla Terra con la sfera nella quale è racchiuso. Il cielo comprende dunque molte sfere concentriche, di cui quella estrema, che contiene in sé l’intero universo, sarà poi chiamata sfera delle stelle fisse. Il movimento apparentemente irregolare dei pianeti (planétai significa infatti astri “erranti”) si spiega come la risultante dei moti di gruppi di sfere concentriche unite tra loro per i poli, ma con assi diversi. Ciascun moto rotatorio, in quanto eterno, richiede una causa motrice sempre in atto, e quindi immobile: esistono pertanto tanti motori immobili, cioè tante sostanze immateriali esterne alle stesse sfere celesti, quante sono queste ultime. Il motore immobile della sfera estrema è il primo motore immobile, il quale per mezzo della sfera delle stelle fisse muove l’intero universo.

Nel De generazione et corruptione A Nel De generazione et corruptione A. descrive la generazione e la corruzione dei corpi terrestri dovuta all’azione del sole. Questo, girando intorno alla Terra su un piano inclinato rispetto all’equatore, il cosiddetto “cerchio obliquo”, determina l’alternarsi delle stagioni e quindi la successione del caldo e del freddo nelle diverse zone della Terra. L’alternarsi delle stagioni determina a sua volta la generazione e la corruzione delle piante e degli animali. Anche gli elementi terrestri si trasformano l’uno nell’altro (evaporazione, condensazione, congelamento, combustione). Ciò significa che c’è una materia comune ai quattro elementi, che tuttavia non esiste mai separata da essi. La concezione complessiva che A. ha della natura può essere detta finalistica o teleologica (da télos), ma si tratta di un finalismo non dovuto all’azione di una intelligenza esterna e non implicante un fine unico ed esterno. Si tratta piuttosto di un principio inconscio ed interno ai corpi naturali, e si manifesta nella tendenza di ogni vivente a vivere e a riprodursi, assicurando in tal modo l’eternità della propria specie. E’ invece cosciente il finalismo che si esprime nell’arte (téchne), la quale è per A. una imitazione della natura o un aiuto alla natura.