La comunicazione non verbale
La comunicazione non verbale Comunicazione non-verbale o comunicazione extra linguistica: al suo interno è compreso un insieme alquanto eterogeneo di processi comunicativi che vanno dalle qualità paralinguistiche della voce, alla mimica facciale, ai gesti, allo sguardo alla prossemica, all’aptica alla cronemica, fino a giungere alla postura all’abbigliamento e al trucco. Secondo la psicologia ingenua: la CNV è ritenuta più spontanea e naturale della comunicazione verbale, più rivelatrice degli stati d’animo dell’individuo, in quanto rivelatrice delle sue intenzioni anche in contrasto con quanto sta dicendo. La CNV rappresenterebbe una specie di linguaggio del corpo universale
Le Diverse posizioni riguardo alla CNV Concezione innatista: prospettiva evoluzionistica, carattere di universalità, status di segnali di emozioni quali attacco difesa, ormai inutili abitudini. Teoria neuroculturale: si sviluppa dalla teoria differenziale delle emozioni secondo cui attraverso l’esecuzione di programmi nervosi innati, le emozioni produrrebbero la configurazione di determinate espressioni facciali e movimenti corporei. Tale programma nervoso specifico per ogni emozione assicurerebbe l’universalità delle espressioni facciali associate alle emozioni. Prospettiva culturalista: secondo cui “ciò che è mostrato dal volto è scritto dalla cultura”.
Interdipendenza fra natura e cultura: le strutture nervose e i processi neurofisiologici condivisi in modo universale a livello di specie, sono organizzati in configurazioni differenti secondo le culture di appartenenza. La CNV, pur essendo vincolata da meccanismi automatici di base, non esula dal controllo dell’attenzione e della coscienza ed è soggetta a forme più o meno consistenti di regolazione volontaria nelle sue espressioni. Le predisposizioni genetiche, sono declinate di volta in volta secondo linee e procedure distinte e differenziate che conducono a modelli comunicativi diversi e, talvolta, assai distinti fra loro
Rapporto tra comunicazione verbale e comunicazione non verbale Atto comunicativo: prodotto dal comunicatore e interpretato sulla base di una molteplicità di sistemi di significazione e segnalazione non verbali come: quello vocale, cinestesico, prossemico, e cronemico. Ognuno di questi diversi sistemi concorre alla generazione e all’elaborazione di almeno una porzione di significato dell’atto comunicativo. Questa condizione è stata interpretata secondo due impostazioni antitetiche: a) contrapposizione fra ciò che è linguistico e ciò che è extralinguistico b) integrazione e interdipendenza semantica fra i diversi sistemi di segnalazione, pur mantenendo ciascuno la propria autonomia.
Differenze tra verbale e non verbale analizzate in base a tre assi Ipotesi A Psicologia tradizionale: comunicazione considerata come la somma fra le componenti verbali e non verbali. Componenti non verbali: per alcuni fondamentali nella determinazione del significato. Per altri non essenziali nella determinazione del significato, solo coloritura del messaggio. Differenze tra verbale e non verbale analizzate in base a tre assi Funzione denotativa vs connotativa Arbitrario vs motivato Digitale vs analogico
Prospettiva integrata Oggi la prospettiva è quella dell’integrazione fra gli aspetti verbali e non verbali, entrambi infatti concorrerebbero alla definizione del significato di un atto comunicativo. L’efficacia comunicativa dipenderebbe: Dalla sintonia semantica dalla interdipendenza semantica Dalla focalizzazione comunicativa: Dalla calibrazione situazionale: messaggio giusto al momento giusto
Il sistema vocale La voce trasmette numerose componenti di significato oltre alle parole. Voce =sostanza fonica composta da una serie di fenomeni e processi vocali:riflessi, caratterizzatori vocali, vocalizzazioni Le Caratteristiche paralinguistiche, essenziali per comprendere la comunicazione non verbale sono determinate da diversi parametri: Tono, intensità e profilo di intonazione Accento enfatico, tempo, durata velocità dell’eloquio, velocità di articolazione, pause piene (ehm mmh) e pause vuote (SILENZIO) La Componente verbale vocale: pronuncia di una parola, lessico e semantica, accentazione, grammatica, profilo prosodico. Le Componenti vocali non verbali: qualità della voce che a volta dipende da fattori biologici, di personalità o psicologici transitori
la voce delle emozioni: Fase di encoding: pone in evidenza come ogni emozione sia caratterizzata da un preciso e distintivo profilo vocale Fase di decoding: riguarda la capacità di riconoscere e inferire lo stato emotivo del parlante prestando attenzione solo alle sue caratteristiche vocali. Il Silenzio:è un modo strategico di comunicare, il suo significato varia con le situazioni, con le relazioni e con la cultura di riferimento. Possibili funzioni del silenzio: Valutazione Rivelazione Attivazione per questa sua natura ambigua esistono le “regole del silenzio”
Il sistema cinestesico Come sistema di segnalazione e significazione comprende: i movimenti del corpo, del volto e degli occhi. Sono componenti cinestesiche: MIMICA FACCIALE SGUARDO SORRISO GESTI
Mimica facciale I movimenti del volto, costituiscono un sistema semiotico privilegiato. Tali movimenti servono per manifestare determinati stati mentali dell’individuo, le esperienze emotive, nonché gli atteggiamenti interpersonali. Quali sono i meccanismi sottesi alla produzione delle espressioni facciali? Ipotesi globale: secondo la quale le configurazioni espressive del volto per manifestare i diversi stati emotivi, sono Gestalt chiuse e universalmente condivise, sostanzialmente fisse di natura discreta specifiche per ogni emozione e controllate da definiti e distinti programmi neuromotori innati.
Secondo questa ipotesi, sottolineata soprattutto da Ekman, nello studio delle espressioni facciali, vanno individuati due livelli distinti di analisi: Livello molecolare: che concerne i movimenti minimi e distinti dei numerosi muscoli che consentono l’elevata mobilità ed espressività del volto. Livello molare: riguarda la configurazione finale risultante e che si manifesta nell’assumere una determinata espressione facciale come corrispondente a una data esperienza emotiva. Ekman e Friesen (1978) Facial Action Coding System: sistema di osservazione e classificazione di tutti i movimenti facciali visibili La teoria neuroculturale ha poi combinato insieme il livello molecolare e il livello molare, attribuendo al primo l’azione del programma nervoso motorio e affidando al secondo le regole di esibizione e modificazione dell’espressione emotiva.
Ipotesi dinamica: elaborata per illustrare la genesi delle espressioni facciali, prevede un processo sequenziale e cumulativo in ogni espressione facciale, in quanto è il risultato della progressiva accumulazione e della integrazione dinamica degli esiti delle singole fasi di valutazione della situazione interattiva ed emotiva. Evidenze in favore di questa ipotesi vengono dalle ricerche elettromiografiche sui muscoli facciali che hanno messo in evidenza un flusso continuo di informazioni nervose in condizioni emotivamente e cognitivamente attivate.
Valore emotivo vs comunicativo Prospettiva emotiva: le espressioni facciali avrebbero soprattutto se non esclusivamente un valore emotivo, in quanto so no l’emergenza immediata, spontanea e involontaria (non richiesta) delle emozioni e sono governate da programmi neuromotori specifici e definiti. Tale punto di vista è stato ripreso da Wierzbicka in termini di semantica delle espressioni facciali in quanto le espressioni facciali, manifestano un significato oggettivo, indipendente dal contesto e universalmente intelligibile Verifica dell’ipotesi su soggetti appartenenti a culture diverse. Supporti all’ipotesi. Tuttavia critiche livello metodologico
Prospettiva comunicativa delle espressioni facciali: valore eminentemente comunicativo perché manifestano agli altri le intenzioni del soggetto. In funzione del contesto, si hanno manifestazioni facciali qualitativamente differenti: uno può sorridere perché è contento oppure incerto e ansioso Le espressioni facciali hanno un valore sociale: consentono di comunicare i propri obiettivi. Espressioni facciali prodotte anche quando si è soli, spiegato con il costrutto della socialità implicita Dissociazione fra interno ed esterno: favorisce l’aumento dei gradi di libertà all’interno della comunicazione. Presi in assoluto, i movimenti facciali sono dei semplici movimenti che possono rappresentare condizioni cognitive emotive o sociali fra loro molto diverse
Sorriso È uno dei segnali fondamentali della specie umana. A livello filogenetico ritroviamo un omologia con l’espressione facciale delle scimmie consistente nel “mostare i denti in silenzio”come atto di difesa o sottomissione. In ambito umano il sorriso non è un segnale uniforme e univoco: sorriso spontaneo o di Duchenne: coinvolgimento di tutto il volto sorriso simulato o sorriso miserabile Non sempre legato alle emozioni ma spesso connesso con l’interazione sociale e come promotore dell’affinità relazionale Regolatore dei rapporti sociali.
Sguardo Rappresenta un potente segnale comunicativo. Contatto oculare: alto valore di sopravvivenza e per l’avvio di qualsiasi rapporto interpersonale e poi come feedback sulla situazione relazionale in atto. Sguardo e conversazione: segnale efficace per la regolazione dei turni e come segnale di appello (comunicazione all’altro della propria disponibilità a iniziare un’interazione). Sguardo e gestione dell’immagine personale e per regolare i rapporti di distanza e vicinanza favorisce la cooperazione facilitando la comunicazione di intenti positivi di condivisione la fissazione oculare: può assumere valore di pericolo o minaccia
Gesti Def: azioni motorie coordinate e circoscritte volte a generare un significato e indirizzate ad un interlocutore, al fine di raggiungere uno scopo. Tipologia dei gesti insieme assai eterogeneo e differenziato idoneo a svolgere funzioni anche molto diverse fra loro Gesti iconici o lessicali: gesti illustratori Pantomima: rappresentazione motoria e imitativa di scene o situazioni Emblemi: chiamati anche gesti semiotici o simbolici es ok Gesti deittici: gesti di indicazione Gesti motori: movimenti ritmici linguaggio dei segni: linguaggio vero e proprio
Gesti e parole: Kendon (1972) per primo ha considerato i gesti come parte integrante del discorso. Essi costituiscono infatti un modo spaziale di rappresentazione simbolica e integrano il significato attivato dal linguaggio. Possono altresì aggiungere importante porzioni di significato alle parole hanno un valore pragmatico nel senso che costituiscono dei marcatori dell’atteggiamento del parlante nei confronti di ciò che sta dicendo e nello stesso tempo, manifestano le sue aspettative nei confronti di come il destinatario deve intendere le sue parole Gesti e culture: più che le parole i gesti sono sottoposti a variazioni culturali.
SISTEMA PROSSEMICO E APTICO Sono sistemi di contatto. Prossemica: concerne la percezione, l’organizzazione e uso dello spazio della distanza e del territorio nei confronti degli altri. La distanza del territorio personale, concerne anche la regolazione della distanza spaziale: zona intima (0-0,5), zona personale (0,5-1m) zona sociale, zona pubblica. La Regolazione dello spazio pertanto assume importanti significati a livello comunicativo Variazioni culturali: culture della distanza e culture della vicinanza Aptica: insieme di azioni di contatto corporeo con un altro. Il toccare un altro è un atto comunicativo non verbale primario che influenza la natura e la qualità della relazione e che esprime diversi atteggiamenti interpersonali
SISTEMA CRONEMICO La cronemica, concerne il modo con cui gli individui percepiscono e usano il tempo per organizzare le loro attività e per scandire la propria esperienza. La Cronemica fa parte della cronobiologia ed è influenzata dai ritmi circadiani che riguardano i ritmi fisiologici e psicologici del soggetto culture lente vs culture veloci Ogni soggetto è portatore di uno specifico ritmo personale. La comunicazione con soggetti che hanno ritmi biologici e psicologici diversi può portare a sfasamenti distonie e disagio. Pertanto l’efficacia comunicativa dipende anche dalla sincronia comunicativa ossia la capacità di ottenere un flusso comunicativo regolare e fluido.
Funzioni della comunicazione non verbale Contribuisce alla generazione ed elaborazione del significato fornisce una rappresentazione spaziale e motoria della realtà non una rappresentazione proposizionale. Pertanto non trasmette conoscenze né di tipo concettuale né qualitativo. Grado limitato di convenzionalizzazione: in nessuna cultura si osserva un insegnamento sistematico dei sistemi non verbali di significazione e segnalazione Alla CNV è affidata in maniera predominante la componente relazionale della comunicazione ossia in “Come” qualcosa viene comunicato. Dalla CNV dipende l’efficacia relazionale Nella comunicazione e attraverso la comunicazione noi creiamo e giochiamo le nostre relazioni con gli altri
La CNV interviene in molti ambiti psicologici: nella manifestazione delle emozioni e dell’intimità, nella creazione dell’immagine di sé nonché nella gestione della conversazione. Manifestazione delle emozioni e dell’intimità Relazioni di dominanza e persuasione: concorrono la postura, l’apparenza fisica, l’abbigliamento.