La scuola dell’ 800 dopo l’unità d’Italia
: 1861 proclamazione del Regno d’Italia Raggiunta l’unità e l’indipendenza Bisognava costruire un nuovo stato, affrontare e risolvere una serie di gravi problemi organizzativi: scuola, tribunali, vie di comunicazione, pubblici uffici, tasse e altro. Unità territoriale e non spirituale. Ecco perché D’Azeglio affermava : “Abbiamo fatto l’Italia ora dobbiamo fare gli Italiani” cioè dare loro uno spirito civico e una coscienza nazionale.
La scuola italiana è nata prima che nascesse lo Stato italiano La scuola italiana è nata prima che nascesse lo Stato italiano. E’ sorta infatti nel 1859 per iniziativa del Regno di Sardegna e fu estesa prima al Piemonte e alla Lombardia, poi a tutto il Regno d’Italia. Fu il Conte Gabrio Casati ad elaborare la legge istitutiva, approvata dal Parlamento Piemontese senza alcun coinvolgimento dell’opinione pubblica. La legge Casati stabiliva il carattere gratuito dell’istruzione elementare, ma questa doveva essere assicurata dai comuni solo per due anni (quattro nei comuni maggiori) e l’obbligo di mandare i bambini a scuola era affermato solo in modo generico. Inoltre non tutti i comuni erano in grado di pagare le spese, e scarseggiavano i maestri (nei primi anni la maggioranza era rappresentata dai sacerdoti).
Meriti legge Casati Omogeneizzazione dei programmi e livello di apprendimento uguale per tutti Obbligatorietà dell’insegnamento primario (2 anni) in una nazione che contava ancora il 75% di analfabeti nel 1861
Solo nel 1877 fu approvata la Legge Coppino che rendeva effettivo l’obbligo dell’istruzione primaria estendendolo a tutto il territorio nazionale. Nel 1911 poco più della metà degli italiani sapeva leggere e scrivere.
Ricordiamo che questa è l’età di “Pinocchio” di Collodi e di “Cuore” di De Amicis, testi questi che formarono varie generazioni di Italiani attorno a valori civili come il patriottismo, la dedizione alla famiglia e al lavoro, il rispetto dell’autorità, il coraggio personale, la solidarietà e la collaborazione tra le diverse classi sociali, riassumibili nell’aspirazione a una vita onesta e operosa.
All’esigenza di una cultura nazionale e popolare si legava anche il tema della lingua. Infatti si avvertiva in modo drammatico l’assenza di un tessuto linguistico comune alla nazione: se la lingua scritta era di fatto il toscano letterario, usato dagli intellettuali di tutta Italia, le popolazioni delle diverse regioni parlavano i dialetti locali ognuno diverso dall’altro
Occorreva formare le nuove classi “medie”, che avrebbero dovuto costituire il corpo della nuova organizzazione dello Stato unitario: la burocrazia, l’amministrazione, l’organizzazione militare ecc.
Ad incidere sul mancato assolvimento dell’obbligo scolastico fu sicuramente la situazione del lavoro infantile e minorile e la condizione di vita e di lavoro dei lavoratori. Si lavorava 12 ore al giorno ed il vitto era pane e cipolla. In questa situazione la scuola rimaneva un miraggio molto lontano. Essa diventa quindi un osservatorio della drammatica condizione sociale dei minori in Italia. La sua utilità non consisteva solo nell’insegnare a leggere e scrivere, ma anche nello spargere nelle nostre popolazioni certe idee e nel far nascere certe abitudini: l’obbedienza, la costanza, l’amor dell’ordine e del lavoro, l’abitudine del risparmio, la fiducia in sé, il sentimento della propria dignità e il rispetto del dovere.
Scuola elementare Scuola media Ginnasio (liceo) Università
Quindi … ci tocca andare a squola ! ! ! Kevin Montalti Classe 3^A Prof. R. Lombini