ECOLOGIA DELLO SVILUPPO UMANO: BRONFENBRENNER (1978)

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ECOLOGIA DELLO SVILUPPO UMANO: BRONFENBRENNER (1978) Amplia concetto di ambiente ecologico (critica impostazione di Barker che ritiene riduttiva per lo studio del comportamento umano) Serie ordinata di strutture concentriche incluse l’una nell’altra: 1. Microsistema: relazioni tra la persona e l’ambiente di cui la persona ha esperienza diretta 2. Mesosistema: due o più contesti ambientali a cui l’individuo partecipa attivamente 3. Esosistema: una o più situazioni ambientali a cui il soggetto non partecipa direttamente, ma dove si verificano eventi che influenzano l’ambiente con cui la persona ha contatto 4. Macrosistema: contesto sovrastrutturale che condiziona i sistemi di livello più basso, legato a culture e organizzazioni sociali più ampie

TEORIA DELLA CRISI. MODELLO DI STRESS PSICOSOCIALE di B TEORIA DELLA CRISI. MODELLO DI STRESS PSICOSOCIALE di B. DOHRENWEND (1978) Modello che: 1) può essere integrato con la prospettiva ecologica; 2) Si basa sul concetto di stress psicosociale che include una dimensione temporale. 3) Nell’analisi dei comportamenti e della salute mentale permette di focalizzare le tematiche centrate sulla persona e quelle centrate sull’ambiente FOCUS: Le modalità impiegate da un individuo per rispondere ad una situazione di crisi dipendono dai sistemi di sostegno sociale e dai mediatori psicologici disponibili Attenzione rivolta a: circostanze della vita e risorse disponibili all’individuo per affrontare le richieste poste dalla situazione

Eventi di vita stressanti Reazioni transitorie allo stress Nessun cambiam. psicologico stabile Crescita psicologica Psicopatologia Situazione dell’ambiente Caratteristiche della persona nella situazione Mediatori psicologici: aspirazioni, valori, capacità di coping Intervento sulla crisi Terapie Training individuale sulle abilità Istruzione e socializzazione Azione politica

PROFILO di COMUNITA’ OBIETTIVO: fare un’analisi dei bisogni non secondo il modello della diagnosi clinica (ruoli del medico e del paziente sono chiari e definiti), ma per: aumentare la consapevolezza della comunità stessa, affinché possa progettare il cambiamento QUINDI: attivare un processo in cui sono i membri della comunità che diventano protagonisti attivi e prendono coscienza delle loro condizioni, delle necessità, dei limiti e delle risorse

Indicazioni operative e metodologiche per leggere una comunità: Profilo territoriale Profilo demografico Profilo occupazionale Profilo dei servizi Profilo psicosociale Profilo istituzionale Profilo antropologico/culturale

PROSPETTIVA PSICOLOGICA Azione presume che vi sia un individuo in grado di: 1) rappresentarsi e prefigurarsi il futuro 2) scegliere 3) decidere in modo consapevole 4) proporsi degli obiettivi e tradurli in progetti che cerca di attuare controllando i mezzi, le risorse e lo svolgimento dell’attività QUINDI:

AZIONE COME PROCESSO SOCIO-COGNITIVO È: processo che collega attivamente la dimensione soggettiva e quella oggettiva dell’universo umano è avviata e controllata in modo parziale da fattori psicologici, ma per realizzarsi ha bisogno di fattori oggettivi parzialmente controllabili dai soggetti: abilità e risorse non si realizza mai indipendentemente da fattori non cognitivi di cui necessita ha sempre un effetto sull’esterno del soggetto  produrre o impedire un cambiamento può comporsi di diverse sotto-azioni integrate in un sistema feedback tra attività mentale e attività pratica Esclusa ogni forma di meccanicismo e determinismo. In primo piano problema dell’intenzionalità

Intenzionalità Nozione che acquisisce una consistenza psicologica e sociale nella misura in cui è vista in stretta connessione con il processo gerarchico-sequenziale dell’azione Comporta flussi di informazione di tipo top-down e bottom-up Implica una serie di rappresentazioni, valutazioni, decisioni, collegamenti mezzi-scopi che si realizzano attraverso successive fasi di pianificazione, esecuzione,\ controllo dell’esecuzione

PERCORSO RETROATTIVO DELL’AZIONE MODELLO TOTE (Test Operate Test Exit) Miller, Galanter e Pribram (1960): analisi dei processi psicologici coinvolti nella pianificazione ed esecuzione dell’azione MODELLO TOTE (Test Operate Test Exit) MA: Più vicino all’esperienza comune è lo schema del Livello di Aspirazione (Lewin et al., 1944)

Schema del Livello di Aspirazione Consente di: Verificare il livello di realtà cui un soggetto si colloca Verificare le possibilità che un individuo ha di proiettarsi su una realtà possibile producibile con l’azione Cogliere degli aspetti delle dinamiche tra volontà soggettiva e riferimenti oggettivi

INTENZIONE (I) Momento in cui nell’attore prende consistenza l’idea di una qualsiasi forma di impegno nell’azione insieme al proposito di metterla in atto Operazioni di scelta e stabilizzazione dell’intenzione sono regolate da: a) valenza della meta b) distanza psicologica della meta c) valutazione del sé d) valutazione delle risorse disponibili

INTENZIONE (II) Ha un effetto guida nel mantenere l’azione: la meta persiste al di là delle vicissitudini delle prove, suo senso psicologico soggettivo va oltre gli effetti di retroazione dei risultati. E’ una relazione tra il soggetto e l’oggetto determinata dalla volontà. E’ un vero e proprio processo di regolazione e controllo dell’azione

Mediatore volizionale KUHL (1985) Persona che agisce è sollecitata da molte istanze motivazionali, quindi deve esistere un processo che è in grado di tutelare l’alternativa di azione scelta e di controllare il corso dell’azione finché la meta non è raggiunta Mediatore volizionale Nell’azione sono distinguibili due momenti distinti

1) Costituito dalla tendenza motivazionale (rimanda alla scelta di un certo corso di azioni) 2) Costituito dall’intenzione come espressione diretta dell’atto di volontà Quando è attivata una particolare intenzione entrano in gioco 6 strategie: Attenzione selettiva Controllo dell’encoding Controllo emotivo Controllo motivazionale Controllo ambientale Riduzione dell’elaborazione di informazioni

“Non c’è nulla di più pratico di una buona teoria” RICERCA AZIONE “Non c’è nulla di più pratico di una buona teoria” (Lewin, 1951) Introdurre nella sperimentazione psicosociale delle esperienze organizzate nell’ambito della vita reale

METODO SPERIMENTALE CLASSICO sistema variabile ricerca azione ambiente

ricerca scientifica problemi pratici teoria Problemi pratici come spinta per l’indagine psicologica

analisi scientifica dei processi che producono RICERCA AZIONE Metodo adatto a produrre cambiamenti nei contesti della vita reale dei gruppi analisi scientifica dei processi che producono il cambiamento risoluzione di problemi legati alla pratica

ALCUNI CONCETTI-CHIAVE AZIONE: elemento attivo della costruzione di persona e ambiente. Processo circolare attraverso cui il soggetto attivo modifica la situazione in senso: sociale e/o materiale psicologico BISOGNO: elemento dinamico di coordinazione tra valenze, forze, tensioni, ecc. GRUPPO: totalità dinamica che la psicologia sociale può assumere come unità di analisi CAMBIAMENTO: mutamento nella struttura del campo di forze caratterizzanti una data situazione

un processo di cambiamento ben riuscito consta di la resistenza al cambiamento si vince diminuendo le forze che vi si oppongono coinvolgimento del gruppo e partecipazione attiva al processo un processo di cambiamento ben riuscito consta di 3 tappe: una di rottura, una di spostamento, una di ricostruzione

FASI DELLA R-A pianificazione esecuzione ricognizione

CICLO DELLA R-A identificazione di un problema in un contesto specifico raccolta dei dati ritenuti pertinenti (gruppo di ricerca) analisi dei dati da parte del gruppo di ricerca generazione di ipotesi sulle soluzioni possibili messa in atto di azioni che producono cambiamenti raccolta dei dati ritenuti pertinenti

LA RICERCA-AZIONE OGGI Ambiti di intervento: lavoro sociale promozione della salute sviluppo risorse umane ed educazione degli adulti ricerca e intervento sul rapporto tra problemi umani e organizzazione industriale (politiche nazionali e locali, organizzazioni specifiche)

Strumento di lettura della realtà psicologico-sociale RETI SOCIALI Insieme delle persone che fanno parte della storia, della cultura di una persona, anche se queste non si incontrano nello stesso momento e nello stesso luogo. Concetto di rete sociale: modo per definire la realtà di una persona, il significato che essa attribuisce alle relazioni e al contesto in cui vive e, contemporaneamente, il significato che gli altri, le relazioni e il contesto attribuiscono alla persona stessa. Strumento di lettura della realtà psicologico-sociale

Rete a-centrata: non c’è un centro, non gerarchica (es.: internet) Rete ego-centrata: costruita e descritta collocando al centro una persona dalla quale si diramano le sue relazioni  rete sociale = insieme delle persone che intrattengono una relazione con ego Soggetto inserito all’interno di un insieme di relazioni che possono essere specificate a diversi livelli Soggetto attivo R.S. costituita solo parzialmente da relazioni in cui si trova dalla nascita, per il resto è costruita e non statica

The intimate social network grado di intimità e importanza della relazione per EGO, quantità di tempo EGO amici operatori sociali e professionali famiglia/parenti vicini di casa settori elemento centrale colleghi di lavoro/scuola The intimate social network

ELEMENTI DESCRITTIVI DI UNA RETE SOCIALE 1.) Aspetti strutturali: descrivono la forma e la struttura del reticolo. Traducibili graficamente 2.) Aspetti interazionali: riguardano il funzionamento del reticolo e i legami tra i componenti  Plessità: a) Uniplex b) Multiplex Reciprocità: dà l’indice tra rete sociale pensata e rete sociale reale

ASPETTI RELAZIONALI DELLA RETE RECIPROCITÀ o simmetria: bidirezionalità della relazione NEXUS: riferimento alle relazioni relativamente continuative DENSITÀ: misura del rapporto tra relazioni esistenti e possibili RANGE: numero di persone che l’individuo raggiunge con la sua rete CLUSTER: gruppo/i di persone particolarmente ricchi di reciproche connessioni entro una rete PLESSITÀ: area di contenuto della relazione uniplex multiplex