Cose di cosa nostra di Giovanni Falcone e Marcelle Padovani

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Transcript della presentazione:

Cose di cosa nostra di Giovanni Falcone e Marcelle Padovani di Luigi Gaudio

Falcone Quando pensiamo alla Mafia, immediatamente ci viene in mente la figura esemplare di Giovanni Falcone, ucciso per gli straordinari risultati ottenuti nella lotta al crimine con le confessioni dei pentiti Buscetta, Contorno, Francesco Marino Mannoia, ecc…

Cose di cosa nostra Eppure, spesso, ci fermiamo ad una commemorazione generica e non approfondiamo la sua eredità, il suo fantastico contributo alla conoscenza del fenomeno criminale, che mantiene intatto il suo valore sostanziale, pur essendo trascorsi ormai parecchi anni, ed essendosi quindi evoluta sia la Mafia stessa, sia i metodi investigativi.

Il metodo Falcone Il contenuto di questo libro sono proprio le parole che Falcone ha consegnato ad una giornalista francese pochi mesi prima di essere ammazzato, e impoverirebbe anche gli investigatori, oltre che noi semplici cittadini attivi, dimenticare l’essenza del metodo Falcone.

Il metodo Falcone Sta di fatto che, ancora oggi, il mezzo migliore per giungere alla verità sul crimine consiste in un rapporto umano, tra investigatore e pentito, che è l’unica cosa in grado di rompere la crosta di omertà e di complicità che occulta l’organizzazione mafiosa.

Guardare negli occhi Infatti, a pag, 9, Falcone ci consegna subito il cuore del suo metodo: l’importanza dello sguardo.

La storia della Mafia Le origini affondano negli scorsi secoli (pag. 16) e nel novecento essa è stata combattuta ora con più decisione, durante il fascismo, (pag. 17) ora con metodi estemporanei e talvolta incostanti come nel secondo dopoguerra (ma ne riparleremo)

Tecniche di omicidio Prevalgono lo strangolamento, gli omicidi “esemplari”, quando le intimidazioni non si sono rivelate sufficienti, e ogni membro dell’organizzazione deve essere disposto ad uccidere, se glielo ordinano, senza tentennamenti, anche i propri familiari (leggi pag. 24,25 e 27).

Falsi luoghi comuni Sono la crudeltà gratuita e la gerarchia delle punizioni: un mafioso uccide e basta, possibilmente strangolando. Non gli verrebbe nemmeno in mente di torturare o seviziare la vittima prima di ucciderla per punirla in base a quello che ha commesso. (leggi pag. 29)

Tommaso Buscetta La svolta nella carriera di Giovanni Falcone avviene quando il magistrato ottiene informazioni preziosissime dal pentito dei pentiti. (leggi pag. 43)

Il rispetto dell’accusato Il procedimento attraverso il quale Falcone riesce ad ottenere risultati così eccezionali è quello della sua profonda correttezza e professionalità, che ha come presupposti imprescindibili il rispetto del pentito (leggi pag. 46, 58, 59e 60A), e il senso dello Stato. (leggi pag. 60B e 61).

Doppia morale Una cosa che ha caratterizzato l’anima siciliana nel corso dei secoli è stata quella della “doppia morale”. I siciliani, costretti a sottostare nei secoli a molti invasori stranieri, hanno adottato nei loro confronti un atteggiamento spesso dissimulatore.

Doppia morale Quindi si sono comportati in modo inattendibile, inaffidabile, con gli altri, ma estremamente fedele con quelli che facevano parte di quelle organizzazioni clandestine, che proliferavano, talvolta anche giustamente, per opporsi a dominatori estranei alla propria cultura. (leggi pag. 78 e 79)

Le donne della Mafia Ci sono state sia donne che hanno aiutato i loro uomini a uscire dall’organizzazione, magari sostenendone il pentimento, sia, purtroppo, molte donne che hanno assecondato i progetti criminali dei mariti. (leggi pag. 81)

Mentalità siciliana Alcuni aspetti tipici della gente siciliana si riscontrano anche negli affiliati alle cosche, e chi deve combattere l’organizzazione deve conoscerli bene. (leggi pag. 82)

La cupola La Mafia siciliana si distingue rispetto alla ‘Ndrangheta calabrese e alla Camorra napoletana perché, almeno ai tempi di Buscetta, era molto più strutturata e ordinata (in senso verticale) rispetto alle altre organizzazioni criminali, regolate in modo più disorganico e in senso orizzontale. (leggi pag. 101)

Gli sviluppi dell’organizzazione criminale “Non ci sono più i mafiosi di una volta”, potremmo dire con un’ espressione che forse è anch’essa un “luogo comune”. È vero comunque che la Mafia siciliana oggi è più indipendente e autonoma rispetto a quella americana rispetto ad una volta, ed è più violenta (i Corleonesi rappresentano una svolta in senso violento, simile a quella avvenuta nella Camorra con i Casalesi)

La profezia Falcone sapeva bene di essere oggetto di tentativi di assassinio da parte della Mafia, e già nel 1989 era sfuggito ad un attentato. (leggi pag. 109)

Profitti e perdite A differenza appunto della Mafia americana, quella siciliana si provvede di entrate non tramite prostituzione o gioco d’azzardo, (ritenute attività disonorevoli dai siciliani) ma con droga, racket delle estorsioni e appalti pubblici.

Il pizzo e le costruzioni Il 29 agosto 1991 è stato ucciso Libero Grassi, che da quel momento è diventato il simbolo dei commercianti e degli imprenditori che non si abbassano a pagare la tangente.

Il pizzo e le costruzioni Purtroppo, però non tutti si comportano come Libero Grassi. La famiglia di costruttori Costanzo, rappresentano la fetta di società collusa con la Mafia, che con il loro atteggiamento danno sostegno alla criminalità, con la scusa che altrimenti non riuscirebbero a lavorare.

L’evoluzione del mercato e il riciclaggio Nel corso degli anni successivi, i mafiosi hanno iniziato non solo a “proteggere” i costruttori e gli imprenditori disposti a pagare il pizzo, ma sono diventati essi stessi impresari, si infiltrano nel mercato (leggi pag. 127), soprattutto in quelli (ricchi) della droga (leggi pag. 130) e degli appalti pubblici (leggi pag. 132-133)

Contratto sociale L’unica alternativa alla tendenza perversa alla corruzione degli appalti pubblici è quella di uno Stato forte, di una riproposizione di quello che diceva Rousseau: una convivenza fondata sulla legalità. (leggi pag. 133-134)

Potere e poteri In questo scenario la politica ha agito in modo non sistematico e programmatico, favorendo così la debolezza e la mancanza di credibilità delle istituzioni. (Leggi pag. 144 e 147).

Professionalità dei magistrati Ci sono delle cose che un investigatore, un magistrato non dovrebbe mai fare, come: abusare e concedersi inutili “soddisfazioni” con gli investigati, (leggi pag. 148) ed evitare le trappole, perché è dovere degli inquirenti anche difendere la propria incolumità (leggi pag. 150)

Strategie vincenti La vittoria nella lotta contro la malavita si ottiene con il coordinamento, poiché la Mafia si combatte ( e si sconfigge) in gruppo, non da soli. (leggi pag. 152).

Strategie vincenti La storia di quello che è successo dopo la sua morte, e che, in parte, è successo anche grazie alla sua morte, ha dimostrato che questo è vero. (Leggi pag. 158)

Mafia e politica Per Falcone è la Mafia che impone le sue condizioni ai politici, e non viceversa. Quindi non esistono politici (il cosiddetto “terzo livello”), che si servono della Mafia per togliere di mezzo avversari scomodi, ma sono i mafiosi a servirsi dei politici, e li fanno fuori se danno fastidio all’organizzazione. (Leggi pag. 155, 156 e 157)