L'ARCHITETTURA DEL QUATTROCENTO Riprende gli ordini architettonici classici per sostituire l'irrazionalità, l'irregolarità, il fantastico che vi erano nel Gotico, con criteri compositivi basati su razionalità e regole matematiche. L'architettura rinascimentale si ricollega così a quella greco-romana, riproponendo elementi architettonci (colonne, archi, finestre, ecc.) uniformi, proporzionati tra loro e in perfetto equilibrio compositivo. Nei primi anni del Quattrocento, con Brunelleschi inizia anche un nuovo metodo di lavoro che porta a una figura di architetto nuova rispetto alla tradizione medievale. Infatti da questo momento non c'è più solamente il sovrintendente o il capocantiere a dirigere e organizzare l'avanzamento quotidiano del lavoro, ma c'è anche un intellettuale, uno scienziato che prepara prima il progetto di ciò che si dovrà costruire. Il progetto diventa quindi la guida rigorosa del lavoro di tutte le maestranze. In questo modo l'architettura cambia significato: acquista un fondamento teorico e un'importanza culturale che la differenziano dal lavoro artigianale e la rendono simile alle arti liberali e alla letteratura. Il ruolo sociale dell’architetto si innalza così da quello di capomastro a quello di uomo di scienza.
La cupola di Santa Maria del Fiore “Struttura sì grande ed erta sopra e’ cieli, ampla da coprire con la sua ombra tutti e’ popoli toscani”. Leon Battista Alberti
In rosso il progetto di Arnolfo; In azzurro il progetto di Francesco Talenti
Cronologia di costruzione della cupola di Santa Maria del Fiore 1418 viene indetto il concorso per la costruzione della cupola; 1420 iniziano i lavori, vengono incaricati Brunelleschi e Ghiberti (che lascia nel 1425); 1446 morte di Brunelleschi dopo aver vinto il concorso per l’edificazione della lanterna; 1468 viene terminata la lanterna.
Problemi costruttivi della cupola di Santa Maria del Fiore Coprire una superficie dal diametro di oltre quaranta metri (46); Limitare le spinte verso laterali sul tamburo; Fare a meno di armature lignee fisse; Far avanzare con regolarità la costruzione delle varie sezioni della cupola a partire da una tamburo ottagonale.
Altezza della cupola: 91 m, 114 con la lanterna. Diametro: 45,5 m Quindi il rapporto tra il diametro e la sua altezza da terra fino all’imposta della lanterna è ad quadratum Mentre il rapporto tra il suo diametro e l’altezza dal tamburo all’imposta della lamterna è di circa 1:1 La cupola si erge su un tamburo ottagonale forato da otto grandi finestre circolari (òculi) che danno luce all'interno. Vista dall'esterno essa appare come una rossa collina segnata da otto bianche nervature marmoree che convergono verso un ripiano ottagonale. Su questo poggia una leggera lanterna cuspidata stretta da otto contrafforti a volute.
La grande struttura è costituita da due calotte distinte, una interna (di grande spessore) e l'altra esterna (più sottile) Filippo Brunelleschi la volle così «per conservalla1 dallo umido e perché la torni più magnifica e gonfiata». Tra l’una e l'altra calotta esiste, quindi» un’ìntercapedine, cioè uno spazio che rende possibile la presenza di scale e corridoi percorrendo i quali si giunge sino al piano su cui si imposta la lanterna. Le due calotte ogivali sono collegate da otto grandi costoloni d'angolo, i soli che si vedono anche dall'esterno perché rivestiti di creste di marmo bianco, e da sedici costole intermedie disposte lungo le facce delle vele. Costoloni e costole intermedie sono anch'essi uniti per mezzo di 9 anelli in muratura. Contrariamente a quanto avviene per le volte gotiche, che prevedono che i costoloni (struttura portante) siano costruiti per primi e poi si proceda con le vele (elementi di semplice tamponamento, perciò portati), la cupola fiorentina è costruita tirando su contemporaneamente e con omogeneità costruttiva tutte le parti, strettamente connesse le une alle altre e tutte portanti.
La cupola è autoportante cioè capace di sostenersi (reggersi) da sé durante la costruzione, senza richiedere l'aiuto delle armature di legno (la loro realizzazione, peraltro, sarebbe stata improponibile per l'altezza dell'imposta della cupola di circa 50 m da terra, per la quantità di materiale necessario e per l'incapacità di una qualunque armatura lignea a sostenere il grande peso della struttura durante l'esecuzione)
Come risolve i problemi? Costruendo una cupola autoportante; Creando una struttura con due calotte, una interna e una esterna Impiegando la muratura a spina pesce Costruendo una cupola di rotazione.
Il linguaggio brunelleschiano si caratterizza per la ripresa della sintassi classica romana che si basa: - sugli ordini architettonici; - sull'arco a tutto sesto. La loro fusione, che può dar luogo all'arco inquadrato dall'ordine o all'arco sovrapposto all’ordine, genera le membrature architettoniche che qualificano e definiscono gli spazi brunelleschianL
Filippo Brunelleschi, Portico dell’Ospedale degli Innocenti, 1418
Esso si innalza su un ripiano - quasi come sullo stilobate di un antico tempio - a cui si sale per mezzo di nove gradini. Nove sono anche le arcate del porticato e altrettante sono le campate coperte da volte a vela. E nove, infine, sono le finestre di forma classica del primo piano sormontate da un timpano
AB = diametro di base del fusto della colonna che è il modulo di base; BC = altezza del fusto della colonna (7 AB); CC1 = interasse delle colonne (10,5 AB); EF = altezza dell’arco (14 AB).
La volta
Le paraste (o le lesene) sono sempre scanalate e le scanalature sono sei: ciò perché, evidentemente, Filippo immagina la parasta come la quarta parte di un pilastro, a sua volta una sorta di "colonna quadrangolare" che, per essere corinzia, è dotata di 24 scanalature. Paraste Trabeazione Archi tutto in pietra serena
scarsella Modulo di base
Cappella dei Pazzi
Filippo Brunelleschi, Interno della basilica di San Lorenzo, 1420 ca. Nella pianta è facile riconoscere il modulo base quadrato, che permette di capire immediatamente le proporzioni dell’edificio. Il disegno del pavimento e del soffitto, le linee orizzontali delle trabeazioni sui muri e delle cornici creano un fascio di linee parallele che convergono visivamente verso un unico punto di fuga prospettico che dipende dalla posizione dell’osservatore. Filippo Brunelleschi, Interno della basilica di San Lorenzo, 1420 ca.
Filippo farà ricorso all'abaco sormontato da un segmento di trabeazione (chiamato «dado brunelleschiano»). Questo risulterà a sua volta diviso in architrave tripartito, fregio liscio o ornato, cornice. Su tale porzione di trabeazione, infine, egli fa poggiare gli archi dall' archivolto modanato.
Santo Spirito, Firenze