ROMANTICISMO GENIO E SREGOLATEZZA

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Transcript della presentazione:

ROMANTICISMO GENIO E SREGOLATEZZA “Geni si nasce e non si diventa” affermano i romantici, affermando l’inutilità dell’esperienza scolastica. Il genio si sente simile a Dio nel momento delle creazione. Questo può portare a giustificare ogni comportamento del genio che, in quanto tale, può permettersi tutto.

Il Romanticismo Complesso movimento politico filosofico artistico e culturale diffusosi in Europa tra la fine del Settecento e la prima metà dell'Ottocento. Esso assume caratteri molto diversi in relazione ai vari contesti nazionali dando origine a orientamenti estremamente disomogenei -quando non addirittura contrapposti - anche fra gli intellettuali e gli artisti d'uno stesso Paese. Concetti fondamentali Esso si contrappone alla razionalità illuminista e ai canoni del classicismo settecentesco e afferma la libera espressione dell’immaginario dell’individuo: la fantasia, l’irrazionalità, l’intimo legame con la natura. Gli artisti romantici criticano le accademie, e alle regole, che vedono come una limitazione alla loro creatività, privilegiano la dimensione individuale e intimistica. Piuttosto che nei modelli antichi, già riferimento della cultura neoclassica, si rivolgono agli esempi dell’arte medioevale o del Rinascimento. L’esaltazione della creatività artistica, svincolata da modelli codificati, si incarna nella figura dell’artista genio che riconosce solo in se stesso il valore della sua grandezza. La Natura è vista come organismo vivente, o come manifestazione dell’Assoluto o come specchio della sensibilità individuale.

Si afferma la concezione del Sublime che riguarda tutto ciò che è grandioso, minaccioso, oscuro: la notte, i paesaggi tempestosi, i fantasmi del sogno, il senso di orrore. È quel misterioso e affascinante insieme di sensazioni che è possibile provare solo di fronte a certi spettacoli naturali, quando le sensazioni che ne derivano “tendono a colmare l’animo di un orrore dilettevole” (Edmond Burke).

Il Sublime (dal latino sublimis, composto di sub- ‘sotto’ e limus ‘obliquo’; quindi propriamente ‘che sale obliquamente’, ovvero di sub- 'sotto' e limen- 'soglia', propriamente 'che giunge fin sotto la soglia più alta') è una categoria estetica che risale all'antichità classica. il sublime si pone dunque all'estremo limite superiore della percezione del bello. Dove perfezione grazia e armonia confinano con lo smarrimento della nostra mente, incapace di percepire razionalmente sensazioni cosi intense e assolute là si affaccia il sublime, che è nel contempo piacere e dolore. «Il pinnacolo della beatitudine», si affermava in un saggio di estetica del 1785 «è confinante con l’orrore, la deformità» la follia: un culmine che fa smarrir la mente di chi non sa guardar oltre». Secondo Kant il sublime nasce dal conflitto tra sensibilità e ragione e dal sentimento di sgomento, di fragilità che prova l'uomo di fronte allo spettacolo dei grandi sconvolgimenti e fenomeni naturali.

Riassumendo Nasce prima in Germania (Sturm und drang) e poi di diffonde in Francia, Inghilterra e Italia Si contrappone ma è anche fortemente connesso al Neoclassicismo Al razionalismo illuminista si contrappongono i sentimenti e le passioni Si abbandonano i soggetti religiosi e l’esaltazione dei potenti L’arte esce dalle accademie Si ritorna alla fede, al sentimento e all’irrazionalità Si valorizzano l’immaginazione, i sentimenti, il fantastico e il misterioso più che la perfezione delle forme classiche. Si esalta l’idea di nazione, intesa come un insieme di individui legati tra loro da vincoli indissolubili di lingua, religione, cultura e religione Si prediligono le personalità singole (il genio) Gli artisti romantici pongono in stretta relazione natura e sentimento Il paesaggio è considerato uno sfondo su cui rappresentare emozioni, passioni, sogni (romanticismo anglosassone) In comune con il Neoclassicismo il Romanticismo ha l’insoddisfazione rispetto al presente (entrambi si rifugiano nel passato)

Neoclassicismo e Romanticismo a confronto Temporalmente sovrapponibili Opposizione tra razionalità da una parte e sentimento dall’altra: mentre il Neoclassicismo si fa promotore del ritorno all'ordine, alla regolarità e alla disciplina, ispirandosi ai modelli classici, il Romanticismo esalta la fantasia, la sensibilità personale e la malinconia esasperando il sentimento e rifiutando tutto ciò che si poteva in qualche modo ricollegare al Razionalismo illuminista che del Neoclassicismo aveva costituito la base teorica. - Entrambi rifiutano il presente

Théodore Géricault 1791 - 1824

Scheda di lettura e analisi di un’opera scultorea A - Dati preliminari Autore: Théodore Géricault Committente: esposta al Salon del 1819 Datazione: 1818 - 1819 Collocazione: Museo del Louvre a Parigi Materiali e tecniche: olio su tela Dimensioni: cm 491 x 716

Il Salon fu un'esposizione periodica di pittura e scultura, che si svolse al Louvre di Parigi, con cadenza biennale fino al 1863 ed annuale in seguito (decreto imperiale del 13 novembre 1863), dal XVII al XIX secolo. Il Salon nasce nel 1667 con la prima esposizione organizzata dall’Accademia reale, riservata solamente ai membri dell'Accademia stessa. Dopo questa data, le seguenti esposizioni avranno cadenza biennale sino al 1675, quando, a causa dell'elevato costo, si svolsero solo nel 1699, nel 1704 e nel 1706. Fino al 1791 tutte le esposizioni furono inaugurate il giorno di san Luigi, onomastico del re. Allestite prima nella galleria del Palais-Royal e nel cortile dell’hôtel Richelieu, quelle del 1699 e del 1704 si svolsero nella Grande Galerie del Louvre e dal 1725 presero definitivamente posto nel Salon Carré, da cui il nome Salon, occupando talvolta anche la galleria detta dell'Apollo. Dal 1737 al 1748, ad eccezione del 1744, la mostra ebbe cadenza annuale, poi nuovamente biennale dal 1748 al 1791. Nel 1748 venne istituita una commissione incaricata di salvaguardare la tradizione della “grande pittura” ed esercitare un controllo sulla moralità delle opere proposte. Con la Rivoluzione vennero apportate una serie di modifiche radicali al regolamento del Salon: nel 1791 l’esposizione divenne libera e accessibile a tutti e dal 1798 venne istituita una giuria di ammissione eletta a suffragio universale. Soppressa nel 1848, ma reintrodotta l’anno seguente, la giuria mostrò un indirizzo sempre più rigido rifiutando molti candidati e qualsiasi opera non conforme ai gusti accademici.

[a] Il dipinto mostra i pochi scampati al naufragio della fregata francese Medusa nel momento in cui avvistano in lontananza la nave che li porterà in salvo.

[b] Un personaggio sventola un panno bianco e rosso.

[c] Gli sguardi degli uomini e le loro braccia sollevate in un gesto di aiuto e di soccorso sono rivolti verso il puntino che, all’orizzonte, indica la nave della salvezza.

[d] In basso a destra, un cadavere riverso è coperto da un drappo che richiama alla mente il lenzuolo funebre degli antichi.

[e] A sinistra, un giovane morto, quasi del tutto nudo, è sorretto e trattenuto da un vecchio ammantato di rosso.

B – Descrizione iconografica, denotazione e connotazione 1. soggetto: Il soggetto s’ispira a un tragico fatto di cronaca contemporanea: il naufragio della Medusa avvenuto il 2 luglio 1816, al largo dell’Africa occidentale. Di 150 persone che salirono su una zattera e per diversi giorni andarono alla deriva tra un crescendo di orrori, tra cui episodi di cannibalismo, se ne salvarono quindici che furono raccolti dalla nave Argus. 2. Descrizione degli elementi raffigurati (denotazione e iconografia): L’artista sceglie il momento più carico di tensione drammatica: l’avvistamento dell’Argus. Infatti ci sono varie persone su una zattera alla deriva che si dividono in due gruppi: uno che soccorre i naufraghi e l’altro che cerca di farsi notare dalla nave per farsi soccorrere. 3. Significato degli elementi raffigurati: il soggetto rappresenta la disperazione; rappresenta un dramma universale, senza tempo.

C – Descrizione formale, secondo gli elementi del linguaggio visuale Uso e funzione di segno, punto, linea: la disposizione dei corpi è disordinata, disposta lungo linee di tensione. La scena è impostata su una serie di diagonali che dalla base della zattera convergono verso diversi apici (l’albero e la camicia agitata dal marinaio sul barile). Vi sono poi due spinte contrarie: l’onda dei naufraghi protesi con le mani tese parallelamente verso la salvezza e la marea che respinge il relitto con il vento che gonfia la vela nella direzione opposta. Superficie e texture: La superficie è quella della tela ruvida e opaca. Colore: il colore è steso con pennellate ampie e irregolari. Prevalgono i colori scuri. Luci e ombre: il pittore torna agli effetti di luci e ombre, con un’illuminazione diffusa e interna data dai riflessi rossastri del sole che tramonta. Volume e spazio: Lo spazio è suggerito dalla struttura a piramide del gruppo dei naufraghi e dai corpi morti che quasi fuoriescono dal dipinto. Composizione: è sintattica e paratattica insieme in quanto alcune figure sono in contatto e si sovrappongono tra di loro, mentre altre sono distanti (es. i due gruppi dei naufraghi); non è equilibrata, è instabile e scossa da due impulsi contrari: la speranza e la disperazione, la vita e la morte.

Quando La zattera della Medusa fu esposta, non ancora del tutto finita al Salon del 1819 provocò un vero scandalo per il ripugnante realismo dei particolari. Il soggetto s’ispira a un tragico fatto di cronaca contemporanea: il naufragio della Medusa avvenuto il 2 luglio 1816, al largo dell’Africa occidentale. Di 150 persone che salirono su una zattera e per diversi giorni andarono alla deriva tra un crescendo di orrori, tra cui episodi di cannibalismo, se ne salvarono quindici. Rappresentando un fatto di cronaca nel modo monumentale, tipico della grande pittura di storia, la vicenda assume valore universale di riflessione sulla condizione dell’uomo di fronte alle forze scatenate della natura. La composizione fa sì che lo spettatore si senta quasi risucchiato dal quadro e costretto a partecipare all’azione, a provare gli stessi sentimenti dei naufraghi; la disposizione delle figure su due diagonali divergenti acuisce la tensione drammatica. L’artista dipinse tutti i personaggi utilizzando modelli dal vero ed eseguì numerosi studi di teste mozzate e di membra di cadaveri essiccati. La Zattera della Medusa opera una sintesi tra le due grandi tendenze dell’arte di Géricault, tra un naturalismo intransigente e l’ambizione di ricollegarsi con la più alta tradizione della pittura occidentale, tra la verità dei fatti e il loro carattere emblematico.

Concetti fondamentali Théodore Géricault, La zattera della Medusa, 1818-1819, Parigi, Museo del Louvre. Concetti fondamentali Opera ispirata ad un drammatico fatto di cronaca; Composizione che sottolinea la grande tensione emotiva basata su diagonali e spinte contrarie; Studio dal vero di alcune figure, con particolari macabri filtrate attraverso classiche e imponenti, simili ai modelli statuarie delle accademie dell’epoca; Uso inedito di uno stile epico per raccontare le sofferenza di gente comune; Allegoria della disperazione; dramma universale, senza tempo.

Eugène Delacroix (1798 – 1863) Uno dei primi ad incarnare la poetica romantica e contemporaneamente pittore colorista e anticipatore dell’impressionismo. Del romanticismo incarna la malinconia, il desiderio di cambiamento, l’avversione per l’accademismo,

“La barca di Dante”. Soggetto tratto dall'ottavo canto dell’Inferno: il passaggio dello Stige, in cui gli iracondi (che si percuotono e si mordono a vicenda) attaccano la barca guidata da Flegias

Durante la traversata il Poeta incontra l'anima di Filippo Argenti, un iroso e arrogante fiorentino che intende anche rovesciare la barca. Delacroix ha immerso tutti i personaggi in un ambiente tenebroso dal cui fondo emergono fuoco e nuvole di fumo dai riflessi rossastri che si sprigionano oltre le mura possenti della città di Dite. Ogni corpo, tuttavia, ha bagliori di luce che lo modellano: da Flegias visto da dietro e intento a remare a Dante che, impaurito, allarga le braccia e cerca riparo presso l'ammantato Virgilio, che lo prende per mano, fino ai dannati atteggiati in varie pose. Fra di loro c'è chi morde con rabbia la barca, chi a essa si avvicina, chi lotta furiosamente per salirci anche contro una donna chi, incurante di quanto accade, continua irosamente a battersi con un condannato alla sua stessa pena.

Il gruppo compatto dei personaggi in piedi disegna una piramide, mentre le braccia allargate di Dante definiscono la diagonale principale della tela, secondo la quale si sviluppano le azioni più forti del dipinto. L'insieme dei movimenti dei dannati che assediano la barca dà luogo a forme concave che, moltiplicando e riproponendo il moto ondoso, suggeriscono l'instabilità e la precarietà dell'equilibrio dell'imbarcazione stessa

Giustapposizione di colori puri: rosso, giallo, verde e tocchi di bianco, posati direttamente sulla tela, anziché fondendo più colori insieme sulla tavolozza.

Eugène Delacroix, La Libertà che guida il popolo, 1830, Parigi, Museo del Louvre.

Ispirato alle tre giornate di Luglio che abbatterono Carlo X e portarono ad affidare la reggenza a Luigi Filippo d’Orleans, il quadro La Libertà che guida il popolo fu esposto al Salon del 1830. La tela sconcertò il pubblico che ritenne l’opera “brutta, ignobile, plebea”. Al pittore si rimproverava soprattutto di aver scelto come figura simbolo della Libertà un modello volgare, una donna “vera”, di cui si vedono persino i peli sotto l’ascella, e di trattare i cadaveri in maniera indecorosa, nudi e travolti dalla moltitudine in rivolta. In realtà, sia per la Libertà che per il caduto di sinistra, sono stati riconosciuti dei modelli classici che nel caso della donna deriverebbe dalla Nike di Samotracia, mentre nella figura dell’uomo Delacroix s’ispirerebbe alle immagini, assai diffuse, di Ettore trascinato da Achille vincitore. Nonostante il soggetto la composizione è piuttosto serrata, organizzata su uno schema triangolare costituito alla base dai due cadaveri. Gli altri due lati sono dati dal fucile dell’uomo con il cilindro allineato all’asta della bandiera e dal braccio del bambino che si prolunga verso la spalla della Libertà. Ad unificare ulteriormente la scena l’insistenza in primo piano del blu, del bianco e del rosso, colori appartenenti al tricolore repubblicano del 1789 abolito dalla monarchia.

[a] Alla lotta comune partecipa il popolano (raffigurato con il particolare realistico del calzino sfilato)…

[b] il militare…

Alla perfezione anatomica di Gericault qui si sostituisce la massa indistinta del popolo. Ci sono però rappresentate tutte le classi sociali: il popolano, il militare, il borghese.

Concetti fondamentali Eugène Delacroix, La Libertà che guida il popolo, 1830, Parigi, Museo del Louvre. Concetti fondamentali Il dipinto è legato all’insurrezione di Parigi che portò al rovesciamento di Carlo X e al potere Luigi Filippo sostenuto dalla borghesia; Delacroix vuole sottolineare il sostegno popolare che ha permesso ai borghesi di accedere al potere; Immagine politica della pittura moderna; Opera scandalo (mancanza di decoro nel trattare i morti, mancata idealizzazione della figura della Libertà; Uso libero del colore.

Giacobbe lotta con l’angelo La grande novità di questa tela sta soprattutto nel co­lore. In essa i tre colori primari blu rosso e giallo» risultano accostati. Per Delacroix ogni colore contiene sempre i tre primari. Infine il massimo della luminosità è raggiunto con l'opposizione dei complementari arancio e verde colori che determinano la struttura cromatica dell'intero dipinto Giacobbe lotta con l’angelo

[a] In una verde vallata stretta fra scoscese pareti rocciose due alberi maestosi e contorti dominano la scena.

[b] A sinistra, in primo piano, su un rilievo nei pressi di un piccolo corso d’acqua, l’angelo e Giacobbe lottano avvinghiati.

[c] Sulla destra, sono raggruppati degli abiti da viaggiatore e delle armi.

[d] All’estrema destra i servi di Giacobbe e le greggi sono già in movimento verso l’estremità della valle.

[e] L’inizio della carovana degli uomini di Giacobbe è in prossimità di una svolta della valle, segnalata dall’incrocio della parete rocciosa di destra (in ombra) e di quella di sinistra (in pieno sole).