Didattica laboratoriale

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Transcript della presentazione:

Didattica laboratoriale Dario Nicoli

Definizione La didattica laboratoriale consiste in un metodo, adottato nell’intero arco del curricolo ed in momenti definiti, che chiede di passare dall’informazione alla formazione, incoraggiando un atteggiamento attivo degli allievi nei confronti della conoscenza sulla base della curiosità e della sfida piuttosto che un atteggiamento passivo tramite il ricorso alla mera autorità. Tale metodo richiede agli insegnanti di reperire nella realtà, in modo selettivo, il materiale su cui svolgere l’opera dell’educazione (situazioni di apprendimento).

Lezione, osservazione e laboratorio Lezione: il sapere viene acquisito dagli studenti tramite ascolto, studio personale ed esercizi e lo riproducono nelle verifiche (imparare a ripetere) Osservazione: il sapere viene proposto dall’insegnante tramite esercitazioni reali; gli studenti lo acquisiscono osservando, investigando, utilizzando la stessa logica della disciplina (imparare a pensare) Laboratorio: il sapere viene conquistato dagli studenti sulla base di compiti e problemi finalizzati a prodotti significativi ed utili, la cui realizzazione richiede scoperta e conquista, rinforzata dalla simpatia e dall’apprezzamento (imparare ad agire)

sollecitare all’azione, per Acquisire un sapere personale Il discente è posto nella condizione di fare un’esperienza culturale che ne mobilita le capacità e ne sollecita le potenzialità buone. Il sapere si mostra ad egli come un oggetto sensibile, una realtà ad un tempo simbolica, affettiva, pratica ed esplicativa. Ciò comporta la scelta di occasioni e di compiti che sollecitano lo studente a fare la scoperta personale del sapere, di rapportarsi ad esso con uno spirito amichevole e curioso, di condividere con gli altri questa esperienza (reciprocità sociale), di acquisire un sapere effettivamente personale.

Equilibrio tra lezione, osservazione e laboratorio Gli studenti imparano meglio se vengono sollecitati per mezzo di tutte le diverse possibilità di apprendimento; ciò richiede un piano formativo razionale che procede secondo un cammino di conquista progressiva del sapere dove si alternano lezioni, osservazioni re laboratori (anche esterni). Il laboratorio occupa indicativamente un terzo del tempo scuola; occorre collocarlo strategicamente all’inizio dei percorsi, nei punti decisivi dell’acquisizione delle competenze, in corrispondenza delle esperienze forti che connotano il curricolo (visite, scambi, progetti, eventi…)

Il principio formativo implicito Ogni branca del sapere possiede un suo principio formativo implicito che va messo in azione tramite la didattica laboratoriale. Non basta l’operatività, occorre una conquista “consistente” del sapere. La didattica disciplinare si è spesso involuta riducendosi ad una didattica unica e tendenzialmente inerte. Da qui la necessità di evitare il rischio di un metodo unico, puntando ad una varietà di metodi laboratoriali in base alla struttura formativa del sapere trattato.

sette regole della didattica laboratoriale Non premettere le lezioni, ma fornire compiti ragionevolmente più alti dei livelli di partenza Finalizzare il lavoro a prodotti reali riferiti a destinatari concreti che li possano apprezzare Definire un piano di lavoro incalzante che non lasci tempi vuoti Alternare il lavoro di gruppo al lavoro individuale Inserirsi per incoraggiare, indirizzare e rispondere a specifiche domande Rispondere alle richieste di sapere, fornire lezioni puntuali, ordinare e sedimentare il materiale mobilitato per mezzo delle discipline Valutare tramite prodotti, processi e linguaggi

La gestione pratica del laboratorio: l’UdA Individuare un nucleo centrale del sapere Coinvolgere i colleghi che condividono lo stesso nucleo del sapere Definire un compito il più vicino possibile alla realtà, che abbia dentro di sé un problema non scontato, specificando i prodotti da realizzare, dotati di valore e riferiti ad un interlocutore che non sia il docente, distinti tra prodotto proprio (una ricerca, una presentazione, un progetto), glossario e relazione individuale Identificare le competenze mirate, prevalenti e concorrenti, e l’insieme delle risorse mobilitate (conoscenze e abilità) definire la sequenza di fasi di lavoro prevedendo un’alternanza tra lavoro di gruppo e lavoro individuale, oltre ad esperienze o apporti esterni, se significativi Elaborare una consegna ridondante tramite testi Indicare i criteri di valutazione ed il valore dell’UdA.

Dalla pratica all’astrazione tramite il linguaggio La didattica laboratoriale non deve portare al’eccesso opposto rispetto a quella frontale, ovvero fermarsi solo sull’operatività facendo così coincidere la “qualità competente” della persona con i prodotti che è in grado di realizzare (performativismo). Per correggere tale pericolo, va data la giusta rilevanza al linguaggio in quanto facoltà umana che consente di passare dal livello dell’operatività a quello dell’astrazione In questo lavoro di astrazione si rivela l’importanza delle discipline in quanto ordinatrici del sapere

La gestione del gruppo Il gruppo che opera tramite la didattica laboratoriale è solitamente del tipo “di lavoro”, quindi va valutato unitariamente in base ai risultati raggiunti Il punteggio è uguale per tutti, ma deve essere ben inferiore alla metà del punteggio totale Nel gruppo si prevedono quattro ruoli: coordinatore, segretario, custode dei tempi e custode della partecipazione

Il “trucco” del laboratorio Il laboratorio è un atto di fiducia nelle capacità degli studenti: essi avvertono che l’insegnante crede in loro e pertanto si dispongono volentieri ad assumere le responsabilità Il laboratorio è una sfida: non è una riproduzione di qualcosa di già fatto ed il suo esito non è scontato, gli studenti non sono né replicanti né osservatori Il laboratorio mira a sollecitare il coinvolgimento degli studenti, così che mostrino la loro reale intelligenza. Esso rompe il gioco della negoziazione al ribasso e svela ciò che lo studente vale davvero Il laboratorio introduce novità, interrompendo la routine scolastica, e si apre all’imprevisto che consente al cambiamento della vita

L'indifferenza L’indifferenza è inferno senza fiamme, ricordalo scegliendo fra mille tinte il tuo fatale grigio. Se il mondo è senza senso tua solo è la colpa: aspetta la tua impronta questa palla di cera. (Maria Luisa Spaziani)

L’area linguistica La comunicazione è centrata sul testo e sulla sua gestione Non vanno separate lettura, scrittura e presa di parola, ma sono da collegare entro compiti integrati La comunicazione è essenzialmente relazione e non solo forma semantica La responsabilità circa l’acquisizione delle competenze linguistiche è di tutti gli insegnanti La didattica della lingua straniera mostra in modo convincente la necessità di procedere dalle facoltà di comunicazione alle dimensioni strutturali del linguaggio fino alla cultura linguistica.

L’area letteraria Il punto centrale dell’apprendimento del sapere letterario sta nell’incontro dell’allievo, tramite i testi, con l’autore, il suo messaggio, e poi la forma del testo Successivamente si possono introdurre gli elementi della critica letteraria, ma senza mai soffocare il valore vitale del testo Spingere gli allievi ad appropriarsi del testo – anche con laboratori di declamazione - come occasione di incontro, arricchimento personale e visione Evitare il “solipsismo del lettore”: ogni conquista è un dono.

L’area storico-sociale Puntare sul dominio della “linea del tempo” e su una giusta mediazione tra storia degli avvenimenti (prospettiva breve) e storia strutturale (prospettiva lunga). Puntare alla significatività per il nostro presente degli elementi storici proposti: la vicinanza o la lontananza nel tempo non sono in tal senso elementi discriminanti (es.: origine greca del concetto di democrazia; fondazione romana del concetto di diritto) Organizzare ogni anno un laboratorio storico- didattico, inserito in un quadro storico di riferimento coerente

L’area scientifica L’attività laboratoriale e la ricerca rappresentano la dimensione costitutiva e irrinunciabile del sapere scientifico, sia in relazione all’obiettivo di mantenere alta la motivazione ad apprendere sia in relazione allo sviluppo di specifiche abilità e attitudini connesse all’attività sperimentale Stimolare gli studenti con domande e sollecitare risposte Guidare lo studente nella lettura del mondo naturale e di quello delle attività umane attraverso le procedure e i metodi tipici delle scienze della natura L’elaborazione dei dati sperimentali, l’individuazione di relazioni tra le variabili, la verifica delle ipotesi, dovranno essere sempre compito degli studenti e presentate in documenti scritti.

L’area matematica Superare la riduzione della matematica a “scienza dei numeri” (aritmetica, algebra), preferendo una prospettiva centrata sul ragionamento e quindi sulla logica Evitare l’estrema formalizzazione propria della matematica pura, trovando una via di comunicazione con gli ambiti che consentono un utilizzo reale della matematica (geometria, statistica, fisica, calcolo delle probabilità, progettazione, amministrazione…).

L’area tecnica Gestire i laboratori tecnici secondo un quadruplice codice: La conquista di una maestria professionale La conquista di un linguaggio tecnico appropriato e corretto La conquista del sapere teorico sottostante le attività La conquista della responsabilità etica circa l’impatto della tecnica sull’uomo e la società.

L’area dell’educazione motoria e sportiva Il focus formativo di quest’area consiste nel legame tra mente e corpo; occorre educare i giovani a conoscere ed accettare il proprio corpo come parte della propria identità Il tema della sana alimentazione e di una vita ordinata va affrontato in accordo con l’asse scientifico La pratica sportiva presenta scopi di vita buona, prima che di competizione Proporre l’organizzazione di incontri o eventi sportivi che prevedano l’elaborazione di un piano d’azione e la sua pubblicizzazione, l’allestimento di spazi e l’organizzazione di compiti di altre persone, utilizzando strumenti informatici

L’area dell’educazione religiosa La religione rappresenta una prospettiva propria della civiltà e quindi della cultura, connessa al senso dell’esistenza, della comunità e del cosmo, al legame con gli altri e con il cosmo. Per tale motivo, essa non ha un confine disciplinare L’idea che la religione sia un’opzione privata dell’individuo, ininfluente sul piano pubblico, è solo un punto di vista della cultura attuale, che non può essere proposto come l’unico Occorre evitare di ridurre la prospettiva religiosa ad un punto di vista etico-morale: il rapporto con Dio parte dalla considerazione del limite ovvero dell’impossibilità dell’essere umano di produrre da sé la propria felicità (autorealizzazione), e quindi richiede l’adesione ad una Buona novella che “viene incontro” all’uomo e ne sollecita la conversione alla vita nuova

I saperi non funzionali Non va enfatizzato sempre il principio di utilità inteso in senso eccessivamente ristretto ovvero come strumento per perseguire qualcos’altro Esistono anche saperi non funzionali di grande valore formativo, come la comprensione di un testo in greco antico, la lettura di una poesia, l’ascolto di un’opera musicale, la contemplazione del creato Ogni conquista umana, ovvero ogni esperienza che arricchisce la vita personale, richiede di essere comunicata così da essere fattore di condivisione

La valutazione: voti e padronanza Per ogni macro-competenza si individuano le dimensioni dell’intelligenza mobilitate (cognitiva, affettivo- relazionale, pratica, sociale, metacompetenza) e gli indicatori di padronanza di prodotti, processi e linguaggi Data una griglia unitaria, comprendente tutte le competenze, le dimensioni dell’intelligenza e gli indicatori possibili), per ogni specifica UdA vanno selezionati i fattori appropriati alla stessa. La valutazione circa la padronanza va espressa da tutto il consiglio di classe sulla base di una griglia a due livelli negativi (assente, parziale) e tre positivi (base, intermedio, elevato) Per le prestazioni “oggettivabili serve il metodo analitico, per quelle più “fini” il metodo analogico e per le prestazioni di natura professionale il metodo “per giudici”.

Aspetti organizzativi Definire le esperienze fondamentali che connotano il curricolo e coinvolgono tutti i docenti e inserirle nel Pof (UdA strategiche) Organizzare piani formativi a ritroso in cui gli assi culturali trovano nelle aree di indirizzo buona parte dei materiali su cui operare Sollecitare i dipartimenti a produrre esperienze di laboratorio sotto forma di UdA da inserire razionalmente nei percorsi formativi Creare comunità professionali che condividono uno stile, elaborano e realizzano esperienze, si confrontano a partire dalle pratiche, le migliorano e così si formano per esperienza Prevedere un evento pubblico gestito dagli studenti dove essi possano presentare i prodotti di cui vanno orgogliosi

L’importante è imparare a sperare «Dove non si può fare nulla di nuovo non è possibile nulla, la vita si ferma» Ernst Bloch, Il principio Speranza, Premessa