I limiti dello sviluppo e il degrado ambientale

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Transcript della presentazione:

I limiti dello sviluppo e il degrado ambientale Lezioni d'Autore

La crescita della popolazione mondiale è una minaccia per l’ambiente? Come si può conciliare lo sviluppo delle attività produttive umane con la tutela delle risorse naturali? Quali limiti pone un pianeta dalle risorse finite alla crescita della popolazione, dell’economia, dei consumi? I problemi ambientali possono essere risolti?

The Limits to Growth (I limiti dello sviluppo), libro-evento del 1972, realizza, per la prima volta, l’incontro tra scienza e società civile: le sue tesi di fondo diventano l’asse portante del movimento ambientalista e cambiano la coscienza collettiva sui temi ambientali.

The Limits to Growth è uno studio commissionato dal Club di Roma sull’avvenire dell’intero pianeta, in particolare sulle cause e le conseguenze a lungo termine della crescita incontrollata della popolazione e dell’economia globale. È pubblicato quando ormai la straordinaria crescita economica dell’“età dell’oro” (1945-1973) sta volgendo al termine, da un gruppo di ricercatori del MIT: Donella e Dennis Meadows, Jorgen Randers e William W. Behrens III.

I limiti della crescita La ricerca è centrata sull’esistenza di limiti fisici invalicabili, imposti alla crescita globale dalla Terra. I limiti riguardano il tasso al quale l’umanità può continuare a: crescere, estrarre risorse produrre scarti, scorie, scarichi e rifiuti.

Gli scenari futuri Nel libro gli autori delineano 12 possibili scenari futuri, generati con simulazione al computer World3 (modello del sistema socio-economico mondiale, secondo la dinamica dei sistemi) tenendo conto delle variazioni, nell’intervallo dal 1900 a un ipotetico anno 2100, di cinque importanti grandezze fisiche: popolazione mondiale, industrializzazione, inquinamento, produzione alimentare, consumo di risorse non rinnovabili.

Le conclusioni La situazione globale è considerata molto grave, vicina ai limiti ecologici del pianeta, e tale da influenzarne il futuro. Secondo gli autori, il perdurare del trend di crescita della popolazione e dell’economia, in un pianeta dalle risorse non infinite, destina l’umanità a raggiungere i limiti naturali dello sviluppo entro il XXI secolo, col risultato più probabile di un incontrollabile declino della popolazione e della capacità industriale e di un parallelo estendersi di diseguaglianze, malattie, epidemie, fame, guerre e conflitti.

Nuovi modelli di sviluppo Per evitare il collasso, gli autori ritengono necessario interrompere in maniera programmata la crescita, o meglio perseguire un modello di sviluppo senza crescita della popolazione e della produzione, in equilibrio con l’ambiente.

L’altra faccia dell’espansione economica Nel presentare i pericolosi e non desiderabili effetti sull’ambiente della grande espansione economica del Novecento, il libro mette in discussione il mito ottimistico del progresso continuo e senza fine delle società in età contemporanea. Il libro è un grande successo editoriale. Da allora, l’espressione “limiti della crescita” entra largamente nell’uso.

Il Novecento: processi su scala planetaria Le trasformazioni ambientali hanno accompagnato tutta la storia dell’umanità, ma dal XIX secolo, con l’industrializzazione, guasti ambientali e sfruttamento di risorse hanno conosciuto una straordinaria crescita. Nel XX secolo poi, i problemi di inquinamento sono diventati più acuti e la pressione sulle risorse naturali si è ingigantita. I processi in atto, sia in termini di risorse sia di inquinamento, sono per la prima volta a scala planetaria.

Nasce la coscienza collettiva ambientalista Negli anni Settanta del Novecento l’ecologia, da ambito scientifico, diventa sensibilità culturale diffusa. All’interno di molti Stati nascono o si rafforzano movimenti ambientalisti e partiti ‘verdi’ e viene creato il ministero dell’Ambiente. Nel 1970, le Nazioni Unite lanciano a livello mondiale la ‘Giornata della Terra’ e nel 1972 convocano la prima Conferenza mondiale sull’ambiente, un riconoscimento ufficiale del fatto che i problemi ambientali, per essere risolti, richiedono una forma di governo mondiale, oltre che iniziative a livello nazionale. Nel 1971 nasce Greenpeace.

Lo shock petrolifero del 1973-74 Nel 1973, la guerra arabo-israeliana e la conseguente crisi petrolifera mettono l’opinione pubblica delle società industrializzate di fronte alla prospettiva della finitezza delle risorse energetiche. A porre al centro della politica e dell’opinione pubblica l’allarme ecologico sono gli sviluppi stessi della civiltà dei consumi ovvero le molteplici crisi locali, che rivelano il crescente degrado ambientale, e i fenomeni che non conoscono frontiere (piogge acide, effetto serra, buco dell’ozono, desertificazione...).

Le critiche e il dibattito The Limits to Growth, fin dal suo apparire, scatena un ampio e vivace dibattito. Gli economisti ne contestano i metodi e le conclusioni. Le sinistre vi leggono un tentativo di giustificare le diseguaglianze di classe. Le destre temono una minaccia al libero mercato e alla crescita economica. Molti intellettuali, soprattutto dei paesi poveri, vi scorgono un tentativo di ostacolare la crescita dei paesi in via di sviluppo. In anni recenti l’interesse per World3 si è riacceso: vi è chi legge nell’odierna situazione internazionale l’inizio del manifestarsi del declino prefigurato in tutti gli scenari.

Gli aggiornamenti alla ricerca 1992, anno del vertice mondiale di Rio de Janeiro su ambiente e sviluppo, un primo aggiornamento, Beyond the Limits, analizza gli sviluppi globali tra il 1970-1990 e conclude che i limiti della capacità di sostentamento della Terra sono già stati superati. Nel 2004, un ulteriore aggiornamento, Limits to Growth: The 30-Year Update integra la versione originale con dati che riguardano il cambiamento climatico e della superficie planetaria, spostando l’accento dall’esaurimento delle risorse alla degradazione dell’ambiente.

Una rivoluzione sostenibile Per invertire le tendenze attuali, gli autori invocano cambiamenti profondi nei valori individuali e nella politica pubblica e prospettano l’urgenza di una rivoluzione sostenibile, di lunga durata, come quelle delle due grandi rivoluzioni della storia umana, la rivoluzione agricola del Neolitico e quella industriale, che hanno cambiato, in forme prima inimmaginabili, “la faccia della Terra e le fondamenta delle identità, delle istituzioni e delle culture umane.”

FINE Lezioni d'Autore