Il Decentramento dopo l’unità d’Italia

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ORDINAMENTO DELLA REPUBBLICA
Transcript della presentazione:

Il Decentramento dopo l’unità d’Italia Buongiorno a tutti, siamo Andrea Gallegati e Amedeo Rizzo del Liceo Kennedy. Il nostro lavoro parla della questione del decentramento dello Stato già proposto appena l‘Italia venne unificata sotto i Savoia. Liceo Scientifico Statale JOHN FITZGERALD KENNEDY Andrea Gallegati Amedeo Rizzo

264 a.C. Magra/Rubicone – Stretto di Messina L’Italia peninsulare venne unificata per la prima volta dai Romani, prima delle guerre puniche. Massima espansione (Traiano 117 d.C.)

Regioni dell’Italia augustea (7 d.C.) Regio I Latium et Campania Regio II Apulia et Calabria Regio III Lucania et Bruttii Regio IV Samnium Regio V Picenum Regio VI Umbria (et ager Gallicus) Regio VII Etruria Regio VIII Aemilia Regio IX Liguria Regio X Venetia et Histria Regio XI Transpadana Sotto augusto venne anche divisa in 11 regioni (seguendo criteri etnici, linguistici e geografici), che sono molto simili a quelle attuali. Lazio e Campania erano ad esempio unite sotto un'unica regione non essendoci rilievi che separavano le due zone. Vennero così stabiliti i confini naturali dell’Italia, corrispondenti alla cerchia alpina. Queste regioni ebbero vita brevissima come ci dice Plinio il vecchio, nella sua “Naturalis historia” e probabilmente servivano per il nuovo quadro dei censimenti e per il sistema fiscale.

… fino al 1859 Dal crollo dell‘Impero romano l‘Italia è continuamente stata divisa in vari Regni e Ducati e controllata da potenze straniere.

1860 - 61 Unificazione dell’Italia 11 Luglio ’59 – Armistizio di Villafranca, acquisizione della Lombardia Gennaio ’60 – Cessione di Nizza e Savoia Marzo ’60 – Annessioni di Emilia, Romagna e Toscana SPEDIZIONE DEI MILLE 5/6 MAGGIO ’60 Ottobre ’60 – Annessioni di Sicilia e Province Meridionali Novembre ’60 – Annessioni di Marche e Umbria 17 MARZO 1861 PROCLAMAZIONE DI VITTORIO EMANUELE II RE D’ITALIA 3 Ottobre ’66 – Pace di Vienna, conquista del Veneto 20 Settembre ’70 – Breccia di Porta Pia, annessione di Roma e Lazio Fino al biennio in cui si concretizzò l'unificazione dell'italia, dopo un decennio di preparazione politica (Internazionalizzazione della questione italiana) di cui Cavour fu uno dei protagonisti. Ci fu la partecipazione del Regno di Sardegna alla guerra in Crimea, poi i trattati di Plombiers. Così si acquisì la Lombardia, cedendo Nizza e Savoia. Seguirono nel marzo ‘60 le annessioni, secondo l'usanza napoleonica del plebiscito, di Emilia, Romagna e Toscana. Con la spedizione dei mille si ebbero le annessioni della Sicilia e delle province meridionali. Infine nel novembre le annessioni di Marche e Umbria. Il 17 marzo 1861 venne proclamato Vittorio Emanuele II Re d‘Italia. Solo più tardi , nel 66 e nel 70, si avrà la conquista del Veneto e, finalmente del Lazio e di Roma con la breccia di Porta Pia.

1859 1860 Ecco come nel biennio’59-’61 il Regno di Sardegna ha unificato sotto di sé tutta la penisola italiana. 1861

Marzo 1861 proclamazione del Regno d’Italia Come doveva essere governato? Governi deboli e di breve durata 6 Giugno morte di Cavour Molti problemi da risolvere Al momento della creazione del Regno d‘Italia sorse una questione riguardo l’organizzazione e la struttura dello Stato, per mezzo del quale si sarebbe governata la neonata Italia. Infatti oltre alla morte di Cavour, a cui seguirono governi deboli e di breve durata, c'erano molti problemi da risolvere in quanto occorreva unificare 8 diversi sistemi: giuridici, economici e addirittura di pesi e misure, oltre alla questione della nazionalizzazione delle masse di cui abbiamo parlato nella conferenza precedente. Giuridici Economici/Monetari Pesi/Misure Unificare otto sistemi

Accentramento/Decentramento Modello francese: Stretto controllo del potere centrale sugli organi di governo locale Fitta rete di funzionari PREFETTI Modello inglese: Self-government Modello americano: Repubblica federale Bisognava scegliere tra un accentramento o un decentramento del potere statale. Il modello francese era un esempio di potere accentrato, grazie a una fitta rete di funzionari (prefetti) effettuava un controllo diretto sugli organi locali. Il governo inglese, del self government, era invece un esempio di decentramento come il modello americano, una repubblica federale. “Tra questi due estremi (come disse il ministro degli interni Minghetti) l'intervallo è grandissimo”. Ci sono vari altri sistemi.

Marco Minghetti Ministro per l’Interno (Governo Cavour) 13 Marzo 1861 Quattro schemi di legge per l’ordinamento del nuovo Stato: Ripartizione regno/Autorità governative Amministrazione comunale/provinciale Consorzi Amministrazione regionale Quello che propose lui come ministro dell'interno, il 13 marzo 1861 sotto il governo cavour, consisteva in 4 schemi di legge per l'ordinamento del nuovo stato a proposito: della ripartizione del regno e delle autorità governative, sulle amministrazioni comunali e provinciali, sulla formazione di Consorzi e di amministrazioni regionali. Marco Minghetti Presidente del Consiglio: I Mandato 1863 – 64 II Mandato 1873 - 76

Decentramento Amministrativo: PROVINCIA (Associazione naturale) amministrazione indipendente: PREFETTO REGIONE (Consorzio permanente di Province): vigilanza sulle Province MINISTERI: alleggerimento di alcune competenze Ministero dell’Interno – sanità, teatri, opere pie, boschi, agricoltura Ministero dell’Istruzione Pubblica – inferiore (comuni), secondaria (province), superiore (regioni) Ministero dei Lavori Pubblici – acque e strade Questa era una proposta di decentramento amministrativo, che pur mantenendo la provincia ,tipica dell'assetto napoleonico (con il prefetto), introduceva il concetto di regione allora nuovo, come consorzio permanente delle province, che avesse il compito di vigilare su di esse. Inoltre alleggerì i ministeri di alcune competenze affidandole a queste autorità locali, come il ministero dell'interno, quello dell'istruzione pubblica e dei lavori pubblici.

Amministrazione Statale Ministero dell’Interno – Uffici governativi, sicurezza pubblica Ordini Giudiziari – Nuovo Codice unico per tutta la penisola Sistema delle Finanze – Funzionamento del sistema delle imposte Indirizzo Politico – Affari esteri, della guerra, della marina Sotto l'amministrazione dello Stato centrale rimanevano altre competenze. Sempre del ministero dell'interno rimaneva la sicurezza pubblica, fondamentale per sostenere l'unità ancora fragile del Regno d‘Italia. Rimaneva unico per tutta la penisola l'ordine giudiziario. Minghetti non si preoccupava molto del problema di unificare in tutta Italia il codice, come si evince dalle sue parole del discorso al parlamento: “Le leggi, o signori, tendono ad assimilarsi in tutta Europa, ed in Italia sono sostanzialmente più unificate che non paia, perché quasi tutte le legislazioni vigenti prendono inizio dal Codice Napoleone, il quale è un’emanazione esso medesimo dell’antica legislazione romana. Io concedo che dalle leggi vigenti in Italia sorgerà un Codice nuovo che sarà diverso da quelle e ne riunirà il meglio; ma, qual che esso si sia, sarà uno per tutta la penisola. ” Il sistema delle finanze che doveva appunto creare un nuovo sistema delle imposte destinate però allo stato centrale. Infine l'indirizzo politico come gli affari esteri guerra, marina, che non potevano essere divisi. Qui un “qualunque discentramento sarebbe funesto”.

Stato accentrato proposta di Minghetti respinta dal parlamento 9 Maggio Controllo capillare (MODELLO NAPOLEONICO) Giugno ’59-Gennaio ’60 (governo La Marmora) 1865 (governo Ricasoli) Legge Rattazzi: ordinamento comunale/provinciale (per le nuove annessioni) La proposta di minghetti venne respinta e si optò per uno stato accentrato con un controllo capillare del territorio, sempre secondo il modello napoleonico. Ad esempio con l'estensione (tra il ‘59 e il ‘60) di leggi piemontesi alle province annesse per mano del presidente del consiglio La Marmora (grazie ai suoi poteri straordinari), come la legge Rattazzi sull'ordinamento comunale provinciale, che prevedeva per i comuni sindaci di nomina regia e per le province i prefetti. Infine con il ‘65 durante il governo Ricasoli con la legge di unificazione amministrativa si estese la legge Rattazzi a tutta l‘Italia. Legge di unificazione amministarriva. (per tutto il Regno)

…data la situazione del Mezzogiorno Piemontesizzazione: Aumento Tassazione Coscrizione obbligatoria Estenzione Statuto albertino(‘48) a tutto il Regno Diretta/indiretta Tolse braccia ai campi Data la situazione del mezzogiorno, dove il malcontento per l'arretratezza socio-economica e la permanenza di tale situazione anche dopo l’unificazione diede vita al fenomeno del brigantaggio, la soluzione del potere accentrato sembrava quella più efficace. Questa soluzione contribuì ad alimentare il malcontento, accresciuto dall’aumento della tassazione (fino alla famosa imposta sul macinato, la più diretta sulla popolazione) e dalla coscrizione obbligatoria che toglieva braccia ai campi. Tra l’altro metà dell’esercito piemontese che si veniva così a formare veniva impegnato proprio nella lotta al brigantaggio.

Regioni, Costituzione e referendum costituzionale del 2001 Art. 114 della Costituzione italiana (versione del 1948): “La Repubblica si riparte in Regioni, Province e Comuni. ” Sono passati 150 anni dalla nascita dell’Italia, e da allora ad oggi sono stati fatti molti passi avanti in vari ambiti. Molte importanti questioni rimangono attuali, come la questione del Meridione o il decentramento amministrativo dello Stato, due problemi che poi sono strettamente legati tra loro. Al momento della nascita della Repubblica italiana nel 1948, la costituzione ripartiva il territorio italiano in venti regioni (quelle attuali). Cinque di queste Regioni (Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Sicilia) sono a statuto speciale, il che gli garantisce un’ampia autonomia, soprattutto finanziaria. Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia-Romagna Friuli-Venezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino-Alto Adige Umbria Valle d'Aosta Veneto

Modifica del 2001 Art. 114 della Costituzione italiana : “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i princìpi fissati dalla Costituzione. […]” Oggi, in seguito al referendum del 2001 lo stesso articolo della costituzione italiana ci parla di Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni, enti autonomi con un proprio statuto, poteri e funzioni, ovviamente secondo i principi della Costituzione. Cosa sono poi queste città metropolitane? Sono delle aree metropolitane istituibili intorno a dieci comuni già stabiliti. Città metropolitane: Possono essere istituite nelle aree metropolitane intorno ai comuni di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria

Art. 119 Versione corrente 2001: Versione del 1948: “Le Regioni hanno autonomia finanziaria nelle forme e nei limiti stabiliti da leggi della Repubblica, che la coordinano con la finanza dello Stato delle Province e dei Comuni. […] Per provvedere a scopi determinati, e particolarmente per valorizzare il Mezzogiorno e le Isole, lo Stato assegna per legge a singole Regioni contributi speciali. La Regione ha un proprio demanio e patrimonio, […] ” Versione corrente 2001: “I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa, risorse autonome, tributi ed entrate propri, in armonia con la Costituzione, compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio, un fondo perequativo, hanno un proprio patrimonio, possono ricorrere all’indebitamento solo per finanziare spese di investimento ” Fondamentale poi per comprendere il Federalismo fiscale ora proposto dalla Lega Nord, è l’art. 119 della Costituzione italiana e la sua modifica del 2001. Viene estesa l’autonomia già precedentemente prevista per le Regioni, ora anche a Comuni, Province e Città metropolitane. Poi viene anche aumentata questa autonomia fiscale nel suo complesso.

Lega Nord e Federalismo Fiscale Attuazione dell’articolo 119 della Costituzione Italiana (del 2001) attraverso Sostituzione del criterio di spesa storica con costi standard Territorialità dei tributi locali e regionali Cessazione trasferimenti statali con mantenimento di fondi perequativi Riduzione dell’imposizione fiscale statale Premialità di enti virtuosi / sanzionamento enti inadempienti Trasparenza dei bilanci regionali/locali (sanzioni per i ritardi) Vediamo quindi come oggi il problema sia tornato attuale. La lega nord propone infatti una riforma di decentramento fiscale, che è appunto il Federalismo fiscale che consiste nell'attuazione dell'articolo 119 della costituzione italiana, modificato nel 2001 con un referendum costituzionale. I punti fondamentali di questa riforma propongono il passaggio da una finanza derivata (trasferimenti statali) a un federalismo fiscale, abbandonando il criterio della spesa storica per quello dei costi standard. La spesa storica è un criterio su cui si basa lo Stato per finanziare le regioni, tenendo conto dei fondi spesi dalla stessa nell’anno precedente per così prevedere le spese per l’anno nuovo. Quindi non si fa più riferimento alla spesa dell'ultimo anno. Fondamentale è la territorialità dei tributi locali e regionali. Con la cessazione dei trasferimenti statali pur mantenendo i fondi perequativi( fondi presi dalle tasse e messi in comune per aiutare le regioni in difficoltà). La premialità di enti virtuosi sanzionando là dove risultino sprechi e inadempienze. Infine la trasparenza dei bilanci regionali con sanzione per le regioni che tardano nel presentarli. Tutte queste proposte sembrano delle buone idee e dovremmo vederle messe in pratica prima di sapere se siano o no una soluzione accettabile. (nota: comparsa del puzzle) Certo prima di fare una riforma di tale portata (così drastica) bisogna valutare se l’Italia è nelle condizioni migliori per funzionare bene anche con un tale sistema, o se questa riforma rischia di minacciare l’unità del nostro paese non ancora pronto a questa svolta.