Kris Martin 100 years (2004). The legend of mir 3 > MMORPG.

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Kris Martin 100 years (2004)

The legend of mir 3 > MMORPG

Il primo divorzio passato alle cronache dopo un tradimento virtuale. Gli inglesi Amy Taylor e David Pollar, che si erano conosciuti in una chat nel 2003 ed avevano replicato la loro cerimonia in SL nel luglio del 2005, si sono separati. La donna ha “reclutato” un detective virtuale per scoprire gli adulteri del marito in SL.

Ailin Quin (1978). Occupazione: imprenditrice su Second Life. Il suo avatar Anshe Chung ha creato una società di landscaping con un fatturato di un milione di dollari reali. “Il mio avatar non è l’estensione della mia personalità nel mondo reale. È il mio volto pubblico.”

Jason Rowe (1975), vive a Crosny, in Texas. Gioco scelto: Star Wars Galaxies. Goco 80 ore alla settimana “La differenza tra me e il mio personaggio virtuale è ovvia. Ho molti handicap nella vita reale, ma in Star Wars Galaxies posso cavalcare una moto imperiale, combattere i mostri, parlare con gli amici al bar. Lo schermo del PC è la mia finestra sul mondo”. Leon Battista Alberti (1404 – 1472) definiva il quadro come “una finestra aperta sul mondo”

Estetica degli schermi. Un «touch» tra noi e la realtà (Anna Li Vigni, Il Sole 24 Ore – domenica 3 agosto 2014) Quasi ogni azione della nostra vita è oggi mediata da uno schermo, al punto che si può dire che la straordinaria diffusione dell’uso degli schermi sia parte di una più ampia rivoluzione antropologica in atto in questa particolare epoca storica caratterizzata dal digitale. La forma rettangolare dello schermo è frutto di un costrutto culturale risalente all’idea che l’uomo rinascimentale aveva del proprio modo di rappresentare il mondo, la prospettiva. L’idea potentissima della visione prospettica non ci ha ancora abbandonato, al punto che praticamente tutti gli schermi digitali con cui interagiamo hanno una forma quadrangolare fissa. Masaccio (1401 – 1428). “Trinità”( ). Firenze, Santa Maria Novella

Leonardo da Vinci, ”Ultima cena” ( ). Milano, Chiesa di Santa Maria delle Grazie (refettorio). “Era come se un’altra sala fosse stata aggiunta alla loro [dei frati] e che, in essa, l’Ultima Cena avesse assunto forma tangibile” (Gombrich)

ANALISI GRAFICA Leonardo da Vinci.”Ultima cena” ( ). Milano, Chiesa di Santa Maria delle Grazie (refettorio).

Christian Marclay. The Clock, 2011

Si è delineata la figura di un artista meno legato all’opera come segno personale, per cui l’esecuzione è quasi sempre affidata ad altri e l’opera diventa un’azione fondata su un progetto, su uno spartito che deve essere eseguito con rigore […]. In risposta ad attitudini così varie, lo spettatore deve scegliere ogni volta con quale sguardo partecipare all’opera.

Studio Azzurro (1982), Il nuotatore (1984) Venezia, Palazzo Fortuny 12 programmi video sincronizzati, 24 monitor, 1 orologio elettronico La trasformazione spaziale indotta dal teleschermo, prima di tutto presenza fisica che altera lo spazio sensoriale di un ambiente, diventa, nelle mani degli artisti di Studio Azzurro, un nuovo materiale modellabile. Alcuni artisti sentono fortemente la necessità di uscire dai luoghi deputati: ad esempio, in Italia Studio Azzurro.

Jannis Kounellis (1936), Dodici cavalli (1969) – Galleria L’Attico, Roma I dodici animali vivi sono legati alle pareti a distanze regolari, pulsanti di energia, ingombranti per la loro presenza fisica e il loro odore, simboli per antonomasia della potenza.

ARTE POVERA Germano Celant «’L’Arte Povera’ nasce nel Le opere escono dai confini tradizionali del fare artistico (pittura e scultura) perché utilizzano materiai di tutti i tipi come acqua, carbone, animali vivi, fuoco, tutta una serie di elementi che si possono trovare per strada, nella natura. Quindi una serie di entità che sono povere nel senso che non costano. Chiunque può farle: i materiali si possono reperire ovunque. Quindi, all’interno della storia dell’arte contemporanea è un grande strappo perché permette la realizzazione di opere effimere che si arrampicano in qualsiasi tipo di spazio. Non hanno bisogno di un contenitore tradizionale, fondamentalmente sono fluide, si muovono nello spazio liberamente, lo attivano, lo caricano di energia. C’è un modo di lavorare libero e aperto a tutte le situazioni».

Giovanni Anselmo (1934), Senza titolo, 1968 I lavori di Giovanni Anselmo rendono direttamente percepibili delle situazioni attive di energia. Una lattuga fresca funge da zeppa tra un piccolo blocco di granito e un parallelepipedo più grande, collegati da un filo di rame: la «vita» di questa «struttura che mangia» esige un continuo ricambio del vegetale, che disidratandosi provocherebbe la caduta del blocco più piccolo.

Nella seconda metà del secolo, l’esaltazione della biografia dell’artista ha raggiunto un suo apice con l’arte che si basa sull’idea del corpo come materia prima e plasmabile – da qui la definizione di Body Art. Man Ray, Marcel Duchamp in «Rrose Sélavy», 1921 Salvator Dalì

Questo vasto insieme di esperienze ha portato, a partire dagli anni Sessanta, a opere che hanno come oggetto l’individuo e il suo comportamento, considerato nei suoi limiti estremi. Chris Burden, Shoot, 1971

Bas Jan Ader, «In Search of the Miraculous» 1975 Una traversata nell’Oceano Atlantico All’inizio della pratica performativa, negli anni Sessanta, nessun artista pensava di vendere le proprie opere e, anzi, si agiva in un’ottica contraria alla mercificazione.