L’esempio delle due donne che sono al centro della Parola di Dio, due vedove semplici e povere, parla di amore autentico e di fede sincera. Esse insegnano.

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Transcript della presentazione:

L’esempio delle due donne che sono al centro della Parola di Dio, due vedove semplici e povere, parla di amore autentico e di fede sincera. Esse insegnano che la povertà può essere uno spazio di libertà, per cui non si difende ciò che si ha, ma lo si dona. E come avviene con Gesù, il dono autentico di sé può esporre anche al rischio della morte, ma poiché è dono di sé, genera vita.

Col capitolo 11 si era entrati a Gerusalemme e nell’ultima settimana di Gesù. Gesù penetra fino al centro della Città santa e nello stesso recinto del Tempio. Questo dà luogo a 5 controversie: L’autorità di Gesù Il tributo a Cesare Sulla risurrezione Il primo dei comandamenti Il messia è figlio di Davide? Il brano liturgico si colloca dopo quest’ultimo intervento di Gesù. Si tratta quindi di un nuovo insegnamento di Gesù, sempre alle folle e sempre all’interno del Tempio.

Il brano si divide in due parti: La prima è un’invettiva contro gli scribi e il loro comportamento ‘teatrale’. La seconda, riguarda l’episodio dell’offerta dei ricchi e della povera vedova, con il conseguente commento di Gesù.

“Guardatevi dagli scribi…” Nel vangelo di Marco gli scribi sono gli avversari principali di Gesù. Sono quelli che, dalla Galilea fino ai piedi della croce, non mancheranno mai. Le prime tre/quattro critiche riguardano la ricerca della stima e della precedenza nella vita sociale. Gli scribi, interpreti esperti della Legge, giuristi professionisti religiosi, nel loro incedere calamitavano l’attenzione della folla, per la ieraticità del look, costituito da lunghe vesti. Ciò che si indossava sotto il mantello poteva essere effettivamente lungo e riccamente ornato, persino lussuoso, tale da non poter passare inosservato.

Essi dunque vengono fotografati nel loro ambire il consenso pubblico, l’ossequio alla loro autorevolezza e la reverenziale primazia nei luoghi conviviali. Essi dunque vengono fotografati nel loro ambire il consenso pubblico, l’ossequio alla loro autorevolezza e la reverenziale primazia nei luoghi conviviali. Il loro orizzonte è ateo, dipinto da Matteo 23 come “teatrale”. Il loro orizzonte è ateo, dipinto da Matteo 23 come “teatrale”. Per loro è decisivo lo sguardo degli uomini, non quello di Dio. Per loro è decisivo lo sguardo degli uomini, non quello di Dio.

“Divorano le case delle vedove…” La frase si spiega per il fatto che fungevano da amministratori fiduciari dei pochi beni delle vedove, cui spillavano cinicamente denaro. Ma il dato scandaloso deriva dall’unione delle due frasi: Divorano le case delle vedove e fingono di pregare a lungo. Cioè, voracità verso i beni delle vedove e pratica di una religiosità puramente esteriore. Ricordando l’insegnamento dispensato poco sopra sul primo comandamento, al quale si collega quello dell’amore del prossimo, si scopre che qui tutto contraddice ciò che Gesù considera più importante. Non c’è né amore incondizionato a Dio né amore al prossimo!

“Seduto di fronte al tesoro…” La posizione di Gesù sorprende un po’, ma Marco vuole sottolineare che l’episodio diventerà un insegnamento di Gesù ai suoi discepoli. Allo stesso tempo, Marco pone il lettore sulla stessa visuale di Gesù: Anche lui osserva insieme a Gesù quello che succede ora. Ci troviamo nei pressi del “Tesoro” che si trovava nel cortile delle donne. Era formato da varie camere, nelle quali si potevano i propri doni, anche in natura. Secondo gli scritti rabbinici, nel Tempio vi erano 13 cassette per la raccolta delle offerte destinate ai sacrifici offerti da tutto il popolo. Di prassi un sacerdote riceveva le offerte e prima di gettarli nelle cassette, proclamava a voce alta l’entità della somma…

“Molti ricchi ne gettavano molte…” Il greco è eloquente e intraducibile: Kài pollòi plùsioi èballon pollà… Una frase molto espressiva e deve contrastare con il quadro seguente: “e venne una sola vedova povera che gettò due monetine…” La frase assume improvvisamente tutt’altro ritmo e suoni ben diversi, nonostante lo stesso verbo: Kài elthùsa mìa chèra ptochè èbalen leptà dùo… L’imperfetto per esprimere il gesto dei ricchi evoca un’azione ripetuta, compiuta da varie persone. Lei è vedova, è sola, è povera: Le tre caratteristiche che la contrappongono ai molti ricchi. Lei getta una sola volta, loro tante volte. Loro danno molto, lei due volte nulla: Leptà indica la moneta più sottile, più piccola in circolazione all’epoca…

“Allora, chiamati a sé i suoi discepoli…” Marco introduce piuttosto solennemente quello che Gesù dirà. È l’ultima parola di Gesù all’interno del tempio. Gesù riprende ciò che è stato raccontato e lo rilegge. La povera vedova ha messo più di tutti. Il greco fa nuovamente risuonare una bella serie di b, di p e di l, molto espressive: Ptochè plèion pànton èbalen tòn ballònton… Come si può donare più di tutti, quando è evidente che ciò che si è donato è stato il meno di tutti e che è quasi impossibile donare meno di così? La chiave del ragionamento suppone uno sguardo penetrante sull’atto di donare.