Non abbiate paura della tenerezza

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Capitolo 8 1 Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. 2 Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi,
V DOMENICA DI QUARESIMA ANNO a Gv 11, b-45.
Transcript della presentazione:

Non abbiate paura della tenerezza PARROCCHIA MARIA SS. ADDOLORATA OPERA DON GUANELLA – BARI Non abbiate paura della tenerezza La relazionalità del “Mi ami tu?” nel giovane cristiano Anno Pastorale 2015-2016  

Negli Orientamenti Pastorali per il decennio del 2010 – 2020, Educare alla vita buona del Vangelo, i Vescovi italiani hanno voluto offrire alcune linee di fondo per una crescita concorde delle Chiese in Italia nell’arte delicata e sublime dell’educazione, scrivendo quanto segue: «L’amore è il compimento della relazione, il fine di tutto il cammino. Il rapporto tra maestro e discepolo non ha niente a che vedere con la dipendenza servile: si esprime nella libertà del dono. Tre sono le sue caratteristiche: l’estrema dedizione («Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici»: 15,13); la familiarità confidente («tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi»: 15,15); la scelta libera e gratuita («Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi»: 15,16). Il frutto di questa esperienza è la missione che Gesù affida ai suoi discepoli: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (13,35; cfr. 15,12-17)».

C’è una pagina evangelica del Vangelo di Giovanni che ritengo adatta a cogliere questa dimensione vissuta dal giovane cristiano.

«Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepo­li sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo. Natamele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono sul­la barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba. Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?”. Gli risposero: “No”. Allora egli disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e tro­verete”. La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!”. Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli in­vece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pe­sci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri» (Gv 21,1-8).

«Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Si­mone, figlio di Giovanni, mi ami tu più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signore, tu sai cheti voglio bene”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. Gli disse di nuovo, per la seconda volta: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami?”. Gli rispo­se: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pascola le mie pecore”. Gli disse per la terza volta: “Si­mone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?”. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: “Mi vuoi bene?” e gli disse: “Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecore. In ve­rità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio ten­derai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi”. Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: “Seguimi”» (Gv, 21,15-19).

È una pagina dove si intrecciano diversi spunti di riflessione È una pagina dove si intrecciano diversi spunti di riflessione. Prima di tutto c’è l’interessante contrappo­sizione tra Pietro e Giovanni. Ambedue vedono lo sco­nosciuto sulla riva, però è Giovanni che riconosce per primo il Signore. Ma chi prende l’iniziativa di andare a pescare, chi corre per primo a incontrare il Signore, chi trae a riva la rete piena di 153 grossi pesci, è Pietro.

Sembra proprio che l’evangelista Giovanni esalti – da punti di vista differenti - ora l’uno ora l’altro: il disce­polo prediletto per la chiaroveggenza e per l’intuito del cuore nel riconoscere il Signore, Pietro per la prontezza e la generosità nel servizio.

In un gruppo di giovani ci sono tanti temperamenti: c’è chi è più intuitivo e chi è più irruente, chi riflette prima di agire e chi invece si butta di slancio. Ciò che importa è che ciascuno si misuri con il Signore, ciò che contano sono l’intuito nell’amore e la generosità nel servizio: due caratteristiche del discepolo di Gesù.

Come vivo l’intuizione e il servizio generoso nella mia vita di giovane cristiano? Il secondo spunto di riflessione è dato dal fatto che i discepoli, pur essendo esperti nel loro mestiere di pe­scatori, quella notte non prendono nulla. Quasi a voler­ci dire che, senza Gesù le nostre preoccupazioni, i nostri affanni, le nostre relazioni e la vita affettiva sono vani. Con chiarezza Gesù ci dice: «Senza di me non potete fare nulla».

Noi, nonostante le delusioni e le difficoltà che incon­triamo nelle relazioni, nella nostra vita affettiva, siamo chiamati alla speranza di essere amati dal Signore, fondando quella stessa non tanto sul nostro saper fare e organizzare, ma sulla certezza che Dio Padre «è al di sopra di tutti, agi­sce per mezzo di tutti ed è presente in tutti», come ci dice l’apostolo Paolo nella Lettera agli Efesini (Ef 4,6).

È presente nella nostra sofferenza e nella nostra vita affettiva, nonostante i nostri scoraggiamenti e le no­stre delusioni.

È Lui a guidare la nostra vita affettiva e la nostra vita relazionale.

È Lui a reggerci quando i nostri orizzonti sembra che si eclissino e la nostra vita affettiva sembra che non abbia gli effetti desiderati.

È Lui a rendersi presente quando i nostri cuori e i nostri passi battono la fiacca e vorremmo quasi lasciar perdere tutto abbandonando ogni esperienza della nostra vita.

È Lui che alita dentro di noi, ci invita ad avere fiducia in Lui e soltanto in Lui, ci spinge ad abbandonarci nel­le sue mani tenere, compassionevoli e misericordiose, andando a curare le ferite e a riscaldare il cuore delle persone, come ci ha invitato a fare papa Francesco:

«Serve una Chiesa capace di riscoprire le viscere materne della misericordia. Senza la misericordia, c’è poco da fare oggi per inserirsi in un mondo di “feriti”, che hanno biso­gno di comprensione, di perdono, di amore»1. 1. Papa Francesco in occasione dell’incontro con l’episcopato brasiliano de1 27 luglio 2013.

E ancora, «Dio cammina accanto a noi, in nessun momento ci abban­dona! Non perdiamo mai la speranza! Non spegniamola mai nel nostro cuore! Il drago, il male, c’è nella nostra sto­ria, ma non è lui il più forte. Il più forte è Dio, e Dio è la nostra speranza! [ ..] Fidiamoci di Dio! Lontano da Lui il vino della gioia, il vino della speranza, si esaurisce. Se ci avviciniamo a Lui, se rimaniamo con Lui, ciò che sembra acqua fredda, ciò che è difficoltà, ciò che è peccato si trasfor­ma in vino nuovo di amicizia con Lui»2. 2. Papa Francesco in occasione della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù (24 luglio 2013).

La nostra vita affettiva e la nostra vita cristiana deve ispirarsi a Lui, deve essere un’azione che focalizza l’attenzione su di Lui e sulla sua Parola.

Senza Gesù la nostra vita diventa scialba, vuota, senza slancio e senza entusiasmo.

Senza Gesù la nostra vita perde sapore e si oscura il significato di ciò che viviamo e facciamo.

Senza Gesù gli orizzonti della nostra esistenza si eclis­sano e tutto diventa monotono, pesante e senza senso.

Senza Gesù assaporiamo l’accidia, la cosiddetta atonia dell’anima, cioè siamo in un posto e vorremmo essere in un altro, facciamo una cosa e ne vorremmo fare un’al­tra, detestiamo tutto ciò che abbiamo e desideriamo tut­to ciò che non abbiamo.

Senza Gesù l’essenziale diviene invisibile ai nostri oc­chi e restiamo protesi a guardare solo ciò che ci soddisfa e ci fa comodo.

Invece quando i discepoli sono invitati da Gesù a gettare le reti altrove, questi trovano un’abbondanza tale di pesci tanto da stentare a tirare le reti. Quasi a vo­lerci dire che con Gesù tutto cambia, tutto riluce, tutto acquista sapore.

Con Gesù il nostro sguardo è purificato e il nostro cuore è pacificato.