LA VALUTAZIONE nella Didattica digitale

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LA VALUTAZIONE nella Didattica digitale Luca Piergiovanni luca.piergiovanni@libero.it @chocolat3b http://it.linkedin.com/in/lucapiergiovanni http://chocolat3b.podomatic.com/ Questa presentazione è sotto Licenza CC. Clicca sull’immagine per scoprire come puoi riutilizzare questo materiale. Grazie!

PREMESSA La valutazione è un processo molto complesso ed estremamente delicato. Una valutazione poco accurata e superficiale, può generare un tale scoraggiamento e delusione nel discente da incidere nel suo rendimento futuro e nel rapporto di stima e rispetto reciproco su cui si deve fondare l’atto dell’insegnare. Talvolta può sortire lo stesso effetto anche una valutazione obiettiva e meditata, perché non coincidente con le aspettative e la valutazione che il soggetto che apprende assegna al suo agire e al suo impegno. Le variabili in gioco sono dunque innumerevoli, ed anche il background di ogni docente, costituito dal suo bagaglio culturale ed esperienziale, dall’educazione ricevuta, dalle proprie credenze e convinzioni, dal contesto sociale in cui opera, dai suoi pregiudizi e persino insicurezza e timore a sbagliare, esercita in maniera decisiva un’influenza, dando spesso origine a “distorsioni nella valutazione”, definite dalla psicologica cognitiva BIAS valutativi.

Tra i più comuni, ricordiamo il bias di genere, che si basa sul pregiudizio diffuso che le ragazze siano più portate per le materie umanistiche, mentre i ragazzi per quelle tecnico-scientifiche, generando inconsciamente situazioni che andranno a sopravvalutare ora l’uno ora l’altro discente. Il bias dell’errore per somiglianza o per contrasto, che vede un insegnante dal forte carisma e autostima, o al contrario con poca fiducia in se stesso, premiare quegli studenti che sente a lui più affini, perché molto sicuri di sé o al contrario con bassa autostima. Il bias dello status-quo, tipico di quei docenti restii al cambiamento e quindi molto poco propensi ad apportare innovazioni al proprio metodo d’insegnamento, finendo per dare vita a situazioni valutative molto simili fra loro e ripetute. Per approfondire il concetto di Bias, potete cliccare qui, ma anche soltanto questi accenni ci hanno fatto capire bene quante variabili agiscano nel nostro valutare uno studente.

Le valutazioni in attività di didattica digitale, strutturate secondo una progettazione formativa, risultano forse essere ancora più complesse in quanto rompono gli schemi tradizionali, facendo nascere nel docente la sensazione di “perdere il controllo della situazione”, poiché egli si ritrova a valutare prestazioni complesse in un intreccio di valutazioni e autovalutazioni che vanno ad esaminare gli effetti dell’attività sui diversi attori, sulla qualità del prodotto e sulla qualità dell’intero processo. E così gli studenti sono impegnati a valutare la propria interiorizzazione dei contenuti proposti, il prodotto realizzato, la capacità di gestirsi all’interno di lavori in cooperative learning, mentre il docente è portato ad una riflessione profonda sul cambiamento avvenuto nella propria modalità di insegnamento, sulle competenze relazionali, sulla qualità del percorso didattico scelto rispetto ai risultati ottenuti dagli studenti e all’offerta formativa della scuola. Con attività di didattica digitale, come ad esempio i percorsi di FlipClass visti assieme, si ricorre per le fasi di valutazione alla Tassonomia di Bloom. Vediamo in cosa consiste!

TASSONOMIA DI BLOOM Una delle tassonomie in campo didattico più conosciute, è quella dello psicologo e pedagogista statunitense Benjamin S. Bloom, famoso per le sue ricerche sui problemi della valutazione scolastica, con particolare attenzione alla comparazione del profitto in diverse situazioni ambientali. La Tassonomia che andò elaborando nel 1956, utilizzata per definire le fasi dell’apprendimento e centrata su obiettivi inerenti l’area cognitiva, quella affettiva e quella psicomotoria, venne rivista nel 2001 da due suoi allievi, Lorin Anderson e David Krathwohl, che la modificarono partendo dal principio che la maggior parte delle abilità possono essere acquisite e impiegate simultaneamente o senza un ordine preciso.

Secondo questi due studiosi, il loro schema tassonomico era diverso da quello di Bloom. Quest’ultimo affermava infatti “che non si può applicare se non si è compreso, o che si deve capire prima di poter analizzare”. Mentre Anderson e Krathwohl puntualizzarono che “in molti casi, questi processi possono essere appresi simultaneamente, o anche in ordine inverso”. Con queste premesse, l’attenzione si sposta chiaramente dai prodotti dell’apprendimento di Bloom, ai processi di pensiero. Per questo motivo il prodotto “conoscenza” diventa il processo “ricordare”, da “comprensione” si passa a “comprendere”, e così via. Il passaggio inoltre dai nomi ai verbi, non fa altro che sottolineare la natura attiva dei processi di pensiero. E così la categoria “comprehension” si trasforma in “understanding” e poiché la categoria “knowledge” non rappresenta di fatto un processo di pensiero, viene sostituita dalla categoria “remembering”. Di seguito uno schema che rappresenta bene questi cambiamenti.

Alcuni strumenti e ambienti di Rete, utili allo sviluppo nello studente di quei livelli di Bloom rivisti da Anderson e Krathwohl.

Med Kharbach, insegnante all’università canadese Mount Saint Vincent e fondatore di Educational Technology and Mobile Learning, ha aggiunto alla Tassonomia di Bloom le competenze digitali del nostro secolo, come mostra il diagramma seguente.

COMPETENZE DIGITALI DEL XXI SECOLO La competenza digitale è la quarta competenza chiave indicata dalla Comunità Europea. Di definizioni ne sono state date tante, ma quella che a mio avviso si avvicina di più al mondo in cui stiamo vivendo, recita che la digital literacy, più che un insieme di abilità tecnico-informatiche, è quella varietà di complesse abilità cognitive, motorie, sociali ed emozionali. Pertanto, l’emarginato digitale è chi non sa vivere in maniera saggia e responsabile la Rete, ancor prima di chi non sa utilizzare il Pc. L’insegnante del 21° secolo, deve essere quindi un insegnante-social, capace di informarsi e aggiornarsi tramite il Web, di produrre contenuti digitali da condividere con i colleghi, di utilizzare i Social nella didattica, di saper selezionare le informazioni della Rete, insomma, un insegnante che abbia acquisito le 33 competenze digitali descritte qui. E lo studente?

Ai giovani di oggi, per inserirsi nel mondo del lavoro con soddisfazione, è richiesto tra l’altro di saper comunicare e saper fare squadra, lavorando con successo in gruppo; dimostrare originalità e creatività nelle attività; di saper risolvere problemi e avere spirito critico; sapersi adattare a ruoli e responsabilità diversificati; mostrare spirito di iniziativa; saper gestire il carico di lavoro; ricorrere all’intelligenza collettiva dei gruppi; dimostrare un’etica lavorativa che giovi all’interesse della comunità; mostrare capacità di leadership. Riguardo alle Competenze digitali, allo studente del 21° secolo è richiesto, ad esempio, di saper vivere la Rete in maniera positiva e responsabile, conoscendone rischi e opportunità; di saper gestire le informazioni del Web, e così via.

Per entrare più nello specifico, queste competenze possono essere declinate nelle seguenti abilità: - interazione: sperimentare l’ambiente-web con un approccio di problem-solving; - simulazione: interpretare e costruire in Rete modelli dinamici di fenomeni reali; - appropriazione: sintetizzare e re-mediare contenuti multimediali; - multitasking: scansionare il proprio ambiente mantenendo poi fuochi di attenzione; - cognizione distribuita: interagire in modo significativo con gli strumenti di Rete; - intelligenza distribuita: mettere a confronto i vari punti di vista dell’informazione; - giudizio: valutare affidabilità e attendibilità delle fonti di informazione in Rete; - navigazione crossmediale: seguire il flusso informativo di svariati canali; - networking: fare rete per sintetizzare e disseminare informazione; - negoziazione: confrontarsi con modalità di comunicazione diverse, rispettando il punto di vista altrui.

STRUMENTI PER VALUTARE Considerata la Tassonomia di Bloom e le Competenze digitali del 21° secolo, alcuni strumenti utili per la valutazione di studenti impegnati in attività di didattica digitale, sono i cosiddetti diari di bordo, i test con domande a scelta multipla, le relazioni, le check list (griglie che permettono di ottenere risultati quantitativi circa comportamenti visibili dei soggetti osservati), le mappe, i resoconti individuali o di gruppo.   Risulta tuttavia ottimale per la valutazione di prestazioni complesse, la cosiddetta RUBRÌC (ne dà un quadro esauriente lo studioso Enzo Zecchi qui). Mentre qui è raccolta una serie di tools, utili per la creazione di queste griglie di valutazione. In piattaforma, inoltre, troverete alcune Rubrìcs che vi forniranno un modello per creare quelle più adatte alle vostre attività in classe.

SECONDA INVERSIONE: problem solving, cooperative learning BIBLIO-SITOGRAFIA L. Guasti, Competenze e valutazione metodologica. Indicazioni e applicazioni pratiche per il curricolo, Erickson 2013; P. Weeden, J. Winter, P. Broadfoot, Valutazione per l'apprendimento nella scuola. Strategie per incrementare la qualità dell’offerta formativa, Erickson 2009; I Bias valutativi; La Tassonomia di Bloom; Strumenti per valutare attività di didattica digitale: le Rubrìc. Questa presentazione è sotto Licenza CC. Clicca sull’immagine per scoprire come puoi riutilizzare questo materiale. Grazie!