La SCAPIGLIATURA a cura della prof.ssa Maria Isaura Piredda
Al letterato di fine Ottocento veniva richiesto di: promuovere la vita civile e il sentimento unitario della giovane nazione italiana divulgare i valori dominanti (amore per la patria, senso del dovere e del lavoro, fedeltà alla famiglia)
Chi accettava questo ruolo otteneva un alto riconoscimento, come Carducci, D’Annunzio e Pascoli (celebrati come “vati” della nuova Italia) A chi non accettava questo ruolo rimaneva la via dell’emarginazione sociale e di un’arte alternativa nelle forme e nei messaggi (polemici nei confronti delle mode e delle opinioni correnti)
Gli Scapigliati erano un gruppo di scrittori milanesi attivi a partire dagli anni sessanta Essi prendevano a modello i poeti maledetti francesi (Baudelaire, Verlaine) Rifiutavano l’integrazione in un ordinato sistema culturale Si sentivano i rappresentanti di una superiore libertà d’arte e di vita
Scapigliato equivale al termine francese bohème (usato per designare l’esistenza disordinata e misera di quegli artisti che manifestavano la loro protesta ai margini della società parigina)
Il primo a parlare di “Scapigliatura” fu il narratore Cletto Arrighi nel 1858 nel romanzo La Scapigliatura e il 6 febbraio Egli dice che a Milano ci sono “individui fra i venti e i trentacinque anni, indipendenti, un po’ folli, simbolo del disordine e dell’opposizione verso gli ordini stabiliti”
GLI AUTORI SCAPIGLIATI
EMILIO PRAGA GIUSEPPE ROVANI ARRIGO BOITO CARLO DOSSI CLETTO ARRIGHI IGINIO UGO TARCHETTI EMILIO PRAGA CLETTO ARRIGHI GIUSEPPE ROVANI ARRIGO BOITO CARLO DOSSI