Il tempo dell’Avvento è segnato da modelli concreti di attesa. Oggi la liturgia concentra l’attenzione sulla figura di Giovanni Battista. Egli annuncia.

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Transcript della presentazione:

Il tempo dell’Avvento è segnato da modelli concreti di attesa. Oggi la liturgia concentra l’attenzione sulla figura di Giovanni Battista. Egli annuncia un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. È un annuncio che proviene dall’alto, un’iniziativa che ha la sua origine in Dio, di cui i il profeta si rende portavoce. Se la conversione chiama in causa la libertà dell’uomo, la sua risposta all’iniziativa di Dio, il perdono dice anche che Dio, nella sua libertà, viene incontro all’uomo per rinnovare in continuazione la sua alleanza.

L’inizio del cap. 3 del vangelo di Luca è un piccolo capolavoro. In soli 6 versetti, dal voluto stile ridondante e piuttosto solenne, Luca condensa tutto il suo pensiero teologico.

“Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio…” Tiberio era succeduto a Ottaviano Augusto nell’agosto del 14 d.C. Luca quindi inizia citando il massimo rappresentante del potere politico. Non solo politico, tuttavia. Sappiamo bene che l’imperatore veniva considerato figlio di Dio, pontefice massimo, ponte cioè tra il mondo umano e quello divino.

“Mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea…” Passiamo ora al prefetto della piccola provincia della Giudea, Ponzio Pilato. Pilato fu a capo della Giudea tra il 26 e il 36 d. C. “Erode, tetrarca della Galilea…” Si tratta di Erode Antipa, figlio di Erode il grande, che ebbe alla morte del padre dal senato di Roma il titolo di tetrarca. Governò dal 4 a.C. al 39 d. C. sulla Galilea e sulla Perea. Fu deposto dall’imperatore Caligola e mandato in esilio nelle Gallie.

“e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconitide…”. Si tratta di Erode Filippo, figlio sempre di Erode il grande e di Cleopatra di Gerusalemme. Sposò Erodiade, la quale preferì seguire assieme alla figlia Salome il cognato Erode Antipa, fratellastro di Filippo. Governò sui territori a nord-est del lago di Galilea dal 4 a.C. fino alla sua morte, avvenuta nel 34 d. C. “E Lisania tetrarca dell’Abilene…” Si tratta di un personaggio poco conosciuto.

“Sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa…” In realtà in quegli anni era in carica solamente Giuseppe figlio di Caifa, che fu in carica dal 18 al 36 d.C. Anna era suocero e predecessore di Caifa e probabilmente Luca lo ricorda assieme al genero per ricordarci che comunque, benché non più in carica, aveva ancora una certa influenza nella realtà politica e religiosa della Palestina. Il sommo sacerdote era la massima carica spirituale (ma non solo) per il mondo ebraico di allora, in carica a vita.

Non a caso i nomi che Luca ricorda sono 7! Egli vuole presentare i sette grandi della terra! Per dirla in linguaggio moderno: Il G7! Coloro che detengono il potere non solo politico economico, ma anche il massimo potere religioso imperiale e quello locale. Luca dipinge con rapidi tratti uno scenario segnato da continui rivolgimenti politici-religiosi nelle complicate trame di questa piccola regione ai margini dell’impero. Benché in continua ebollizione, in realtà quello che non muta e resta statica è la spartizione del potere tra gli occupanti, i re-clienti- fantoccio locali e l’aristocrazia sacerdotale

Nello stesso tempo, Luca crea una certa suspance. Il suo stile elegante e volutamente sovraccarico, solenne, altisonante, trascina il lettore verso il culmine della frase: “La parola di Dio venne su…” L’evangelista ha presentato i grandi della terra, dall’imperatore, figlio di Dio, ai sommi sacerdoti, rappresentanti di Dio… La parola di Dio dunque su chi scenderà? Sull’imperatore? Su Erode? Su Filippo? Su Lisania? Su Pilato?

Significativa, da parte di Luca, la menzione del deserto, in relazione a Giovanni. Sappiamo dai cap. precedenti che il padre di Giovanni, Zaccaria, era sacerdote della classe di Abia (Luca 1,5). Quindi, secondo la tradizione, Giovanni doveva seguire le orme del padre e attendere ai suoi doveri di sacerdote, di guida del culto, al tempio di Gerusalemme. Invece Giovanni si trova nel deserto, lontano da Gerusalemme e dal tempio, da ogni luogo ritenuto sacro. Si trova nel luogo per eccellenza della conversione e del ritorno a Dio, secondo la tradizione profetica, di cui il figlio ribelle vuole farsi carico

“Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando (meglio, annunciando/proclamando) un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”. Il termine greco usato da Luca e tradotto con ‘conversione’ indica letteralmente… CAMBIARE IDEA, MODO DI VEDERE, MODO DI PENSARE. Forse adesso capiamo perché la parola di Dio scenda sul deserto e non nei luoghi del potere politico e religioso. Se la parola chiede cambiamento di mentalità, ebbene questi ambienti per natura loro sono refrattari a ogni tipo di cambiamento! Quasi che il cambiamento fosse visto come un attentato alla nostra sicurezza!

Ebbene, Giovanni annuncia un battesimo di cambiamento… “Per il perdono dei peccati” La sfida che Giovanni propone è tremenda! Il perdono dei peccati si otteneva dove? A Gerusalemme! E più precisamente? Al tempio! Il messaggio è chiaro! Dio non agisce nel culto quando è fine a se stesso e staccato dalla vita! Il perdono dei peccati avviene nella conversione, nel mutamento di mentalità, prima ancora che nel rito…

“Come è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via al Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; Le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate”… “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio” Tutto il peso della citazione di Isaia 40,3-5 sta appunto nella frase finale, cara alla teologia lucana. Luca segue il testo greco di Isaia. Quello ebraico parlava della gloria di Dio. Luca vuole sottolineare l’amore di Dio per tutta l’umanità. Nessuno è escluso dalla sua misericordia…

Così Giovanni, figlio di Zaccaria, così molti altri prima di lui e dopo di lui. La liturgia della Parola di oggi ci pone sul cammino, quello intrapreso dell’uomo che sia alza dalla sua condizione di morte e si volge verso Dio. Ci pone anche sul cammino che Dio stesso intraprende con la sua Parola che scende dall’alto sui nostri deserti e sui deserti della storia. Una Parola che scende sull’uomo per farsi carne. L’uomo chiamato a essere immagine, somiglianza di Dio, con stupore si accorge che invece…