Che cos'è l'ISIS.

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Transcript della presentazione:

Che cos'è l'ISIS

Che cosa significa ISIS ISIS = Islamic State of Iraq and Syria ISIS definisce se stesso come “stato” e non come “gruppo”.

Che cos'è l'ISIS È un gruppo terroristico islamista che mira a fondare uno stato fondamentalista salafita, e quindi sunnita, in Iraq, Siria e altre parti del levante. Islamismo = ideologia che ritiene che l'Islam debba guidare la vita sociale e politica così come la vita personale. Sunniti = corrente maggioritaria dell'Islam, che si contrappone a quella minoritaria degli sciiti. Iraq = dopo la fine di Saddam Hussein per mano degli americani, è guidato da un governo sciita appoggiato dagli USA. Siria = è in atto una guerra civile tra il governo di Bashar al-Assad, alauita e quindi vicino agli sciiti e i ribelli sunniti. Levante = area del Mediterraneo orientale: Siria, Giordania, Palestina, Libano, Israele e Cipro; è l'area in cui L'Isis ambisce di espandersi (per questo a volte viene usato anche l'acronimo ISIL: Islamic State of Iraq and al-Sham (Levante)

Sunniti e sciiti Le divisioni tra sciiti e sunniti risalgono alla morte del fondatore dell’Islam, il profeta Maometto, nel 632 d.c.: la maggioranza di coloro che credono nell’Islam, che oggi noi conosciamo come sunniti e che sono circa l’80 per cento di tutti i musulmani, pensavano che l’eredità religiosa e politica di Maometto dovesse andare ad Abu Bakr, amico e padre della moglie di Maometto. C’era poi una minoranza, oggi la minoranza sciita, che credeva che il successore dovesse essere un consanguineo del profeta: questo gruppo diceva che Maometto aveva consacrato come suo successore Ali, suo cugino e genero.

Sunniti e sciiti

Quale territorio controlla l'ISIS? Controlla un territorio esteso tra Iraq e Siria (ha nominato come capitale Raqqah)

La storia

Abu Musab al-Zarqawi Uno dei rivali di bin Laden all’interno di al Qaida, fondatore di AQI Suo obiettivo era creare un califfato islamico esclusivamente sunnita. Per farlo progettava di portare avanti una campagna di sabotaggi continui e costanti a siti turistici e centri economici di stati musulmani, per creare una rete di “regioni della violenza” in cui le forze statali si ritirassero sfinite dagli attacchi e in cui la popolazione locale si sottomettesse alle forze islamiste occupanti. Osama bin Laden Capo di al Qaida e mente degli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 Ayman al-Zawahiri, Ha preso il posto di bin Laden dopo la sua uccisione nel 2011

al-Qāʿida in Iraq Risalgono ad "al-Qāʿida in Iraq" (acronimo AQI, 2004-2006), poi rinominata "Stato Islamico dell'Iraq" (ISI, 2006-2013) AQI fu fondata da Abu Mus'ab al-Zarqawi (ex rivale di bin Laden in al Qaida) nel 2004 per combattere l’occupazione americana dell’Iraq (che portò alla cattura di Saddam Hussein, in seguito processato e condannato a morte da un tribunale iracheno, al rovesciamento della sua dittatura e all'instaurazione di un governo “libero” sciita sostenuto dagli USA)

La guerra in IRAQ La guerra d'Iraq (o seconda guerra del Golfo) è un conflitto bellico iniziato il 20 marzo 2003 con l'invasione dell'Iraq da parte di una coalizione multinazionale guidata dagli Stati Uniti d'America, e terminato il 15 dicembre 2011 col passaggio definitivo di tutti i poteri alle autorità irachene da parte dell'esercito americano. L'obiettivo principale dell'invasione era la deposizione di Saddam Hussein, già da tempo visto con ostilità dagli Stati Uniti per vari motivi: timori (poi rivelatisi infondati) su un suo ipotetico tentativo di dotarsi di armi di distruzione di massa, il suo presunto appoggio al terrorismo islamico (mai confermato) e l'oppressione dei cittadini iracheni con una dittatura sanguinaria. Questo obiettivo fu raggiunto rapidamente: il 15 aprile 2003 tutte le principali città erano nelle mani della coalizione, e il 1º maggio il presidente statunitense Bush proclamò concluse le operazioni militari su larga scala. Tuttavia il conflitto si tramutò poi sia in una guerra di liberazione dalle truppe straniere, considerate invasori da alcuni gruppi armati (tra cui AQI), sia in una guerra civile fra varie fazioni, quest'ultima, sotto alcuni profili, tuttora in corso.

Nascita dell'ISIS Dal 2012, lo Stato Islamico dell’Iraq è intervenuto nella guerra civile siriana (sostiene i ribelli contro il governo di Baššār al- Asad) Nel 2013, avendo conquistato una parte del territorio siriano e scelto come propria capitale Raqqa, ha cambiato nome in Stato Islamico dell’Iraq e della Siria (ISIS).

Guerra civile siriana Bashar al-Asad è alawita (una minoranza vicina agli sciiti e nemica dei sunniti), il suo governo è “semi-dittatoriale”, il suo è l'unico partito (Ba'th) I ribelli fondamentalisti sono salafiti (sunniti), vogliono instaurare la Shari'a in Siria Vi sono anche i ribelli moderati, vogliono destituire Bashar al-Asad, ma non vogliono uno stato fondamentalista (sono osteggiati dall'ISIS)

Proclamazione del califfato Il capo attuale dell'ISIS è Abu Bakr al- Baghdadi, il quale nel giugno 2014 ha unilateralmente proclamato la nascita di un califfato nei territori caduti sotto il suo controllo Foto segnaletica di al-Baghdādī durante la detenzione a Camp Bucca nel 2004

Intervento militare USA e alleati Le rapide conquiste territoriali dell’ISIS hanno finito per attirare la preoccupazione della comunità internazionale, spingendo gli USA e altri Stati occidentali e arabi a intervenire militarmente contro l’ISIS con bombardamenti aerei in Iraq da agosto 2014 e in Siria da settembre 2014 La coalizione riunisce gli Stati Uniti, la Francia, il Regno Unito, i Paesi Bassi, il Belgio, la Danimarca, l'Australia, il Canada, e paesi arabi quali la Giordania, il Marocco, l'Arabia Saudita, il Qatar, il Bahrein e gli Emirati Arabi Uniti. La Germania ha optato per non partecipare alle azioni militari vere e proprie, consistenti in bombardamenti, ma di limitarsi ad un sostegno diplomatico e logistico. Anche Spagna, Portogallo, Italia e Repubblica Ceca appoggiano le operazioni in modo simile. Anche l'Iran e, da ottobre 2015, la Russia sono intervenuti militarmente contro l'ISIS e in sostegno dei governi iracheno e siriano, ma indipendentemente dalla coalizione arabo-occidentale, che, a differenza di Iran e Russia, non appoggia il governo siriano (Bashar al Assad) e sostiene invece l'opposizione siriana moderata