L’EVOLUZIONE STORICA E LE TEORIE SUL RUOLO DELLO STATO NELL’ECONOMIA E SULL’ATTIVITA’ FINANZIARIA PUBBLICA Sintesi del paragrafo 4 dell’Unità sull’attività.

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L’EVOLUZIONE STORICA E LE TEORIE SUL RUOLO DELLO STATO NELL’ECONOMIA E SULL’ATTIVITA’ FINANZIARIA PUBBLICA Sintesi del paragrafo 4 dell’Unità sull’attività finanziaria pubblica a cura di Sara Marsico Finanza neutrale Economisti di riferimento: classici e neoclassici Periodo storico 1700-1850 Lo Stato deve astenersi e dall’entrare nel mercato. Deve assicurare la pace sociale, attraverso le tre funzioni essenziali: ordine pubblico, amministrazione della giustizia, difesa dei confini. Deve essere arbitro e non giocatore e dettare leggi a tutela della concorrenza, per evitare la formazione dei monopoli. Il problema dei poveri non è un problema dello Stato L’IMPOSTA Più GIUSTA è QUELLA PROPORZIONALE (ad aliquota fissa e costante), con l’eccentrica posizione di Stuart Mill DOGMA DEL BILANCIO IN PAREGGIO La finanza neutrale entra in crisi dopo la metà del secolo scorso, a seguito degli attacchi dai pensatori della Scuola socialista, che osservano che l’astensione dello Stato favorisce le classi sociali più forti a danno dei lavoratori, invece lo Stato deve intervenire e perseguire obiettivi di redistribuzione della ricchezza fra le classi sociali Finanza della riforma sociale Economisti di riferimento: Marx e i pensatori socialisti Periodo storico dal 1850 in poi Rappresenta una reazione alla finanza neutrale; lo Stato deve intervenire a protezione delle classi sociali più deboli, garantendo uguaglianza nella distribuzione della ricchezza L’Imposta più equa è quella progressiva, che aumenta in modo più che proporzionale all’aumentare del reddito e ottiene la redistribuzione della ricchezza Si introduce l’imposta di successione, sempre al fine di redistribuire la ricchezza e di rimediare alle ingiustizie che si sono create nel mercato a causa dell’ avidità dei più ricchi e potenti. Il bilancio può essere in deficit

Finanza congiunturale Finanza funzionale L’EVOLUZIONE STORICA E LE TEORIE SUL RUOLO DELLO STATO NELL’ECONOMIA E SULL’ATTIVITA’ FINANZIARIA PUBBLICA Finanza congiunturale Finanza funzionale Economisti di riferimento: pensatori scandinavi Periodo: 1900 Lo Stato deve agire per contrastare le onde del ciclo economico e per attutirne gli effetti. In periodi di espansione o boom deve aumentare il prelievo fiscale e diminuire la spesa pubblica; in periodo di depressione o recessione deve aumentare la spesa pubblica e alleggerire il prelievo fiscale. Si predilige l’imposta progressiva e si introducono le imposte di successione per rimediare alle disuguaglianze economiche e sociali. Economista di riferimento: Keynes Periodo: dal 1929 in poi, fino agli anni ‘70/’80 Lo Stato non deve agire solo in funzione anticongiunturale, ma deve avere un ruolo attivo nel sistema economico. Poiché la sfera malata del sistema è la sfera della domanda, lo Stato deve intervenire sostenendo i consumi e gli investimenti, in periodo di sottoutilizzazione dei fattori produttivi, avendo come obiettivo la piena occupazione e una più equa distribuzione del reddito nazionale, in modo che i consumi sostengano l’economia. Imposte scelte: progressiva e di successione Realizzazione di uno Stato sociale Il bilancio può essere anche in deficit e il debito pubblico non rappresenta un problema Questa teoria e questo insieme di politiche economiche entrano in crisi a causa dell’eccessivo debito pubblico che si è creato negli Stati che le hanno adottate indiscriminatamente. Dagli anni ‘80 in tutta Europa si ha quindi il venire meno della finanza funzionale.

Neoliberismo Lo Stato innovatore nel pensiero di Mariana Mazzucato L’EVOLUZIONE STORICA E LE TEORIE SUL RUOLO DELLO STATO NELL’ECONOMIA E SULL’ATTIVITA’ FINANZIARIA PUBBLICA Neoliberismo Lo Stato innovatore nel pensiero di Mariana Mazzucato Ispiratori: economisti monetaristi, Margaret Thatcher e Ronald Reagan Dopo la crisi dello Stato sociale, troppo costoso e spesso inefficiente, il neoliberismo ridimensiona gli obiettivi della finanza pubblica, fa della deregulation, in ogni campo, una parola d’ordine, ridimensiona lo Stato sociale, privilegia il mercato allo Stato. Si ritorna all’imposta proporzionale, laddove è consentita dalle Costituzioni, si persegue l’equilibrio di bilancio, riducendo il deficit pubblico e cercando di abbassare il rapporto debito/pil . Si privilegiano politiche di austerity, di riduzione e taglio della spesa pubblica e alleggerimento delle imposte, laddove è possibile. Allo Stato si riconosce il compito di correggere i cosiddetti fallimenti del mercato, o market failures. Dopo la crisi dei mutui subprime e dei derivati(2008) c’è una rinascita del pensiero Keynesiano La crisi del 2007/2008 è stata risolta negli Usa con interventi di politica monetaria espansiva, mentre nell’Unione Europea sono state adottate politiche di austerity,tendenti al pareggio di bilancio, che in Italia è entrato, pur se n modo temperato, in Costituzione. Solo recentemente la Banca Centrale Europea ha adottato politiche espansive, dette di Quantitative easing. Nel “dopo crisi”, vi sono osservatori, commentatori politici ed economisti che suggeriscono di ridurre il perimetro pubblico (ridurre la spesa pubblica per abbassare le tasse) con l’obiettivo di ridare ossigeno all’economia privata. Tali posizioni fanno presa sull’opinione pubblica, perché lo Stato viene dipinto “come un corpaccione inefficiente, buono soltanto a rimediare ai ‘fallimenti del mercato’”. IiL’impresa privata è considerata da tutti una forza innovativa, mentre lo Stato è bollato come una forza inerziale, troppo grosso e pesante per fungere da motore dinamico. Lo scopo del libro è smontare questo mito. Chi è l’imprenditore più audace, l’innovatore più prolifico? Chi finanzia la ricerca che produce le tecnologie più rivoluzionarie? Qual è il motore dinamico di settori come la green economy, le telecomunicazioni, le nanotecnologie, la farmaceutica? Lo Stato. È lo Stato, nelle economie più avanzate, a farsi carico del rischio d’investimento iniziale all’origine delle nuove tecnologie. È lo Stato, attraverso fondi decentralizzati, a finanziare ampiamente lo sviluppo di nuovi prodotti fino alla commercializzazione. E ancora: è lo Stato il creatore di tecnologie rivoluzionarie come quelle che rendono l’iPhone così ‘smart’: internet, touch screen e gps. Ed è lo Stato a giocare il ruolo più importante nel finanziare la rivoluzione verde delle energie alternative. Ma se lo Stato è il maggior innovatore, perché allora tutti i profitti provenienti da un rischio collettivo finiscono ai privati?(tratto dalla presentazione del libro sul web)

Lo Stato innovatore nel pensiero di Mariana Mazzucato Lo Stato non serve solo per aggiustare i fallimenti del mercato. Lo stato fa scuole ed ha altre funzioni. Ma non è conosciuta da tutti la sua funzione più importante per l'innovazione, soprattutto negli Usa. Chi ha finanziato quei pensieri inauditi che generano innovazioni radicali? Per esempio quelle dell'iPhone? Lo Stato. Gps, Siri, touch screen e molte altre innovazioni sono nate grazie agli investimenti dello Stato. Nella farmaceutica le ricerche di fondo che hanno generato le ultime rivoluzioni sono finanziate dallo Stato. La maggior parte delle innovazioni del settore farmaceutico sono pagate dallo Stato. E non parliamo di internet. In questi casi, lo Stato ha dato forma e ha creato nuovi mercati. Dice Mazzucato: il venture capital ( QUELLLO DEGLI IMPRENDITORI)ha una visione di breve termine. Lo Stato si è occupato della visione di lungo termine. Dobbiamo dunque rivalutare il ruolo dello Stato, senza sopravvalutare il ruolo dell'imprenditoria, altrimenti la narrazione resta distorta e non si comprende come l'innovazione si sviluppa. Il che rende difficile attivare e replicare altrove un sistema innovativo. Lo Stato si assume i rischi maggiori. Le imprese si prendono i vantaggi. Lo Stato si indebita. Le imprese fanno profitti. Non dovrebbe esserci un ritorno per lo Stato? Per esempio lo Stato non dovrebbe avere una quota del capitale delle imprese che nascono dall'investimento statale? In Finlandia, o in Brasile, questo avviene. Si può pensare a un "innovation fund" pubblico che si occupa di questi investimenti rischiosi? Anche perché, dice Mazzuccato, lo Stato può chiedere che ci siano ritorni dal suo investimento non solo in termini finanziari. Ma può chiedere anche impegni alle imprese sulla salvaguardia dell'ambiente, l'inclusività del sistema e altre priorità sociali e civili. (da un’intervista all’autrice sul web)