Matematica e Letteratura

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Matematica e Letteratura Spunti di riflessioni sulla possibilità di dialogo tra due “culture”

La questione della contrapposizione delle “due culture”, scientifica e umanistica è stata sollevata da un libro, del 1960, dello scienziato e romanziere inglese Charles P. Snow. L'autore ipotizzava che la moderna, e all’epoca quasi totale, mancanza di dialogo tra le due culture fosse una delle cause della decadenza civile del mondo contemporaneo e del fallimento delle sue istituzioni scolastiche.

Roland Barthes,celebre semiologo francese, nel suo saggio“Letteratura contro scienza” (1968), affermava che le due culture sono fatalmente destinate a contrapporsi in quanto la letteratura utilizza il linguaggio con la consapevolezza che esso non è mai neutro né trasparente, cioè non è mai solo uno strumento per veicolare un contenuto di “realtà” esterno al linguaggio stesso, mentre la scienza usa il linguaggio in modo referenziale, strumentale, appunto come se fosse un semplice strumento per esprimere “realtà” esterne ad esso

Italo Calvino offre una sua risposta: “Ma la scienza d’oggi può essere definita davvero da questa fiducia in un codice referenziale assoluto, o non è essa stessa ormai una continua messa in discussione delle proprie convenzioni linguistiche? E - almeno per quel che riguarda la matematica - piuttosto che alla pretesa di fondare un discorso su una verità esterna ad esso, ci troviamo di fronte a una scienza non aliena dal giocare col proprio processo di formalizzazione… (Va valorizzato)… il posto che il pensiero matematico sta prendendo nella cultura anche umanistica e quindi nella letteratura…”

Scienza e Letteratura possono – o dovrebbero – riavvicinarsi? Raymond Queneau, letterato innamorato della Matematica si esprime in questi termini: Se c’è nuovamente contatto tra scienza e letteratura è perché la “scienza” ha incluso le scienze umane. La letteratura non può restare estranea di fronte a questo fatto, e ancor meno indifferente…

La Matematica come Letteratura Nel suo Discorso sulla matematica, Gabriele Lolli compie un’operazione molto interessante (e probante delle analogie tra matematica e letteratura): applica alla matematica i criteri scelti da Italo Calvino, nelle Lezioni americane, per illustrare le caratteristiche della letteratura. Calvino aveva parlato di: Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità. Lolli mostra come anche nel discorso matematico queste caratteristiche del discorso letterario funzionino perfettamente. Confermando la convinzione calviniana che: “L’atteggiamento scientifico e quello poetico coincidono: entrambi sono atteggiamenti insieme di ricerca e di progettazione, di scoperta e di invenzione”

Matematici Scrittori Una prova dei legami tra matematica e letteratura è che numerosi matematici sono stati e sono grandi scrittori: Tra essi, tre premi Nobel per la letteratura: Bertrand Russell (1950), Aleksandr Solzenitsyn (1970), John Coetzee (2003) ...e poi Galileo Galilei (per Calvino, il più grande prosatore italiano), Sofia Kowalevskaya (sua e del suo maestro Weierstrass, la frase “Un vero matematico deve essere anche un po’ poeta”), Lewis Carroll (autore di Alice nel Paese delle meravigli) Edwin A. Abbott (autore di Flatlandia), Jacques Roubaud, (matematico e poeta francese, del nostro tempo)

La Matematica della Poesia La poesia, consacrata dalla tradizione era metricamente fatta di molta matematica: nella struttura stessa del componimento (il sonetto, la canzone etc), nella sua articolazione in strofe (la terzina, la sestina, l’ottava, etc), nella sua sillabica versificazione (quinaria, ottonaria, decasillabica, endecasillabica, etc)

La Matematica e il Sonetto Secondo il filologo tedesco Wilhelm Pötters, il Sonetto basato sui numeri 14 (la quantità dei versi) e 11 (la quantità delle sillabe di ciascun verso) altro non sarebbe che il frutto della fusione di poesia e geometria, quella della Pratica geometriae di Fibonacci

esprime due importanti relazioni geometriche: Il rapporto 11/14, pari a π/4, esprime due importanti relazioni geometriche: quella tra cerchio e quadrato circoscritto e quella tra quadrante e diametro all’interno del cerchio medesimo

una menteeuclidea, terrestre… LA MATEMATICA NELLA NARRATIVA: DOSTOJEVSKIJ E LA GEOMETRIA NON EUCLIDEA Nel 1826, a Kazan, il matematico russo Nicolaj Lobaçevskij formulò una geometria non- euclidea di tipo iperbolico. La cosa suscitò, nei decenni successivi, molto clamore, producendo sconcerti ed entusiasmi. La letteratura del secolo ne fu fortemente influenzata. Per esempio, I fratelli Karamazov (1879) di Fëdor Dostoevskij ove, durante una discussione sull’esistenza di Dio, Ivan dice al fratello minore Alioscia: Posto che Dio esista, e che abbia realmente creato la terra, lo ha fatto secondo la geometria euclidea, e l'intelletto è stato creato idoneo a concepire soltanto uno spazio a tre dimensioni. Vi sono invece geometri e filosofi che dubitano che l'universo sia stato creato secondo la geometria euclidea e s'avventurano perfino a supporre che due linee parallele, che secondo Euclide non possono mai incontrarsi, potrebbero anche farlo nell'infinito. E così, io ho tratto la conclusione che, se nemmeno questo mi riesce intelligibile, come potrei innalzarmi al concetto di Dio? Umilmente riconosco che in me non c'è nessuna capacità di risolvere problemi simili: in me c'è una menteeuclidea, terrestre…

PIRANDELLO E LA MATEMATICA Il matematico italiano Bruno De Finetti, fu un ammiratore di Luigi Pirandello e scrisse, in occasione della sua morte nel 1937, un saggio intitolato Pirandello maestro di logica. Lo spirito matematico di Luigi Pirandello Vi sosteneva che i personaggi pirandelliani, con il loro relativismo logico da una parte e il loro seguire fino alle estreme conseguenze le loro premesse logiche dall’altra, rappresentavano la migliore drammatizzazione del modo di pensare dei matematici Tra i due c’erano profonde affinità di pensiero: De Finetti era convinto che la scienza, intesa come scopritrice di verità assolute, fosse destinata a restare disoccupata “per mancanza di verità assolute da scoprire”

Da “Così è se vi pare”, le verità contrapposte del signor Ponza e la signora Frola: “Ma la verità sarà da una parte o dall’altra!... O pazza lei, o pazzo lui: da qui non si scappa! Quale dei due?” Questa la premessa di Lamberto Laudisi: “Io sono realmente come mi vede lei. – Ma ciò non toglie, cara signora mia, che io non sia anche realmente come mi vede suo marito, mia sorella, mia nipote e la signora qua – Vi vedo affannati a cercar di sapere chi sono gli altri e le cose come sono, quasi che gli altri e le cose per se stessi fossero così o così” e questa la chiusura della commedia: “Io sono sì la figlia della Signora Frola – e la seconda moglie del Signor Ponza – sì; e per me nessuna! Nessuna! Io sono colei che mi si crede”.