Carlo I d’Angiò re di Sicilia La politica di Carlo I fu sino dall’inizio del suo regno volta essenzialmente a soddisfare la sua smodata ambizione personale. Per questa ragione fu in gran parte incapace di comprendere fino in fondo la fragilità della sua posizione, sia in questioni di politica interna, sia dal punto di vista della politica internazionale.
Il Regnum Spostamento della capitale da Palermo a Napoli → la Sicilia diventa una zona periferica; Nello stesso 1266 Clemente IV è costretto a mettere in guardia Carlo nei riguardi del malcontento dei suoi nuovi sudditi verso il pesantissimo fiscalismo; Molti esponenti dell’aristocrazia sveva fuggono dal Regno e trovano rifugio in Aragona.
L’Italia Carlo si propone subito come il referente politico della parte guelfa, ma il suo carattere ambizioso, la sua personalità autoritaristica e impositiva gli alienano le simpatie dei suoi iniziali fautori e si assiste ad una ripresa del partito ghibellino. Il papa è ovviamente irritato per tale esito. I banchieri toscani e fiorentini in particolare non riescono a ottenere la restituzione dell’ingente prestito accordato a Carlo e vacillano nel loro appoggio all’Angioino Corradino di Svevia giunge in Italia.
Il papato Carlo I mantiene anche il titolo di senatore di Roma e, grazie a questo, cerca di governare la città secondo i suoi criteri e i suoi metodi, battendo moneta, legiferando, ponendo in minoranza le famiglie romane. Il tributo promesso al papa non viene onorato con puntualità. La morte di Clemente IV nel 1268 aggrava la situazione di Roma.
La politica internazionale Carlo innesta le proprie ambizioni sulla situazione di difficoltà in cui si trovava in quegli anni l’impero bizantino dal 1261 tornato sotto il governo di una dinastia greca (i Paleologhi) ma impegnato a riorganizzare l’intero apparato politico-amministrativo. Carlo manifesta subito l’intenzione di usare il Regno per tentare la riconquista di Costantinopoli per riportarvi l’impero latino d’Oriente sotto ovviamente la sua sovranità. In questo ottiene in un primo tempo l’appoggio del papa e di Venezia.
Genova, invece, che aveva appoggiato i Paleologhi, si schiera dalla parte della nuova dinastia imperiale e crea una rete di alleanze non soltanto con Bisanzio, ma soprattutto con l’Aragona interessata a imprimere una svolta al proprio ruolo nel Mediterraneo e impegnata in questo senso su molti fronti.
L’Aragona Carlo non riesce a leggere con chiarezza le mosse politico-diplomatiche aragonesi che andavano nella direzione di una forte affermazione del regno iberico sull’intera Europa mediterranea. Giacomo I d’Aragona concede in moglie la figlia Isabella a Filippo III di Francia erede al trono, figlio di Luigi IX e, per tale ragione, nipote di Carlo I d’Angiò.
L’erede al trono aragonese, Pietro, ha sposato Costanza di Svevia, figlia di Manfredi e ultima erede dei dominii del regno di Sicilia dopo la morte di Corradino. Quando Carlo d’Angiò manifesta palesemente la sua intenzione di espandere la sua potestà verso Bisanzio, l’Aragona ha già creato una rete di alleanze che le conferiscono un ruolo centrale nelle vicende dei decenni successivi. Da tutte queste vicende è assente la Germania che per molti anni decide di non scegliere né un sovrano, né un candidato all’Impero. Nel 1268 muore Clemente IV e si apre un lungo periodo di sede vacante.