CANTO DEGLI ITALIANI
P R O F I L ► Poeta, scrittore e patriota. ►Nato a Genova il 5 settembre 1827 ►Inizia la sua carriera nella Marina come ufficiale. ► A 20 anni autore delle parole del “Canto degli Italiani”, più noto come “Inno di Mameli” o“Fratelli d’Italia” Autore Goffredo Mameli Titolo Fratelli d’Italia Titolo originale Canto degli Italiani Anno di Composizione 1847 Struttura 5 strofe ciascuna di otto versi senari e ritornello di tre versi Musicato da Michele Novaro
P R O F I L ♪ Compositore di musica per diverse opere patriottiche quando Mameli gli fa pervenire il manoscritto di “Fratelli d’Italia”, probabilmente tra l’ottobre e il novembre del 1847. ♪ Riceve il testo dell’Inno di Mameli da un comune amico, il pittore Ulisse Borzino, che lo porta da da Genova a Torino e lo consegna al musicista durante una riunione conviviale a casa di Lorenzo Valerio, luogo di ritrovo degli esponenti del mondo culturale torinese. ♪ La visione del testo di Mameli è quasi un colpo di fulmine per Novaro, lo legge ad alta voce poi ha l’impulso di sedersi al cembalo del salotto di casa e tentare una melodia. I primi risultati non lo soddisfano ma entrando a casa lo coglie l’ispirazione. Novaro racconta poi che nella fretta di sedersi al pianoforte dimentica persino di togliersi il cappello ♪ Apprezzata anche la modifica introdotta da Novaro al testo di Mameli che, per dare forza al ritornello, suggerisce di rispondere all’esecuzione vocale dell’ ultimo verso, “L’Italia chiamò” con un poderoso “Sì” corale, dettaglio che viene solitamente rispettato ancora oggi nelle cerimonie. P R O F I L Autore ♪ Michele Novaro Nato ♪ genova il 18 /12/18 Musicista ♪ compose la musica dell’ “Inno di Mameli”
CURIOSITA’ L’inno, come è noto, si diffuse in pochi giorni , prima nel Regno Sabaudo poi in tutto il Nord Italia . Ebbe la sua prima esecuzione ufficiale il 10 dicembre 1847 a Genova, durante un’assemblea popolare e il motivo piacque tantissimo alla piccola platea. Fu apprezzata anche la modifica introdotta da Novaro al testo di Mameli che, per dare forza al ritornello, suggerì di rispondere all’esecuzione vocale dell’ultimo verso, “L’Italia chiamò” con un poderoso “Sì” corale, dettaglio che viene solitamente rispettato ancora oggi nelle cerimonie. Nella prima versione del Canto degli Italiani era presente un'ulteriore strofa che era dedicata alle donne italiane. La strofa, eliminata dallo stesso Mameli prima del debutto ufficiale dell'inno, recitava: «Tessete o fanciulle / bandiere e coccarde / fan l'alme gagliarde / l'invito d'amor».
CURIOSITA’ L'immediatezza dei versi e l'impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell'unificazione, non solo durante il Risorgimento, ma anche nei decenni successivi. Non a caso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni del 1862, affidò proprio al Canto degli Italiani - e non alla Marcia Reale - il compito di simboleggiare la nostra Patria, ponendolo accanto a God Save the Queen e alla Marsigliese. L'Esposizione Universale del 1862 si tenne a Londra dal primo maggio al primo novembre con lo scopo di presentare le diverse novità del progresso tecnologico. Gli organizzatori richiesero a Verdi per l’Italia, ad Auber per la Francia, a Meyerbeer per la Germania e a Bennett per l’Inghilterra, di comporre una musica per il concerto inaugurale del l’ esposizione del primo maggio 1862.
Per tutta la fine dell’800 e oltre, «Fratelli d’Italia» rimase molto popolare, anche se osteggiato dai Savoia: per il regno l’inno ufficiale era la «Marcia Reale». Ma già nella guerra libica del 1911-12 le parole di Mameli erano di gran lunga quelle più diffuse fra tutti i canti patriottici vecchi e nuovi. E la stessa cosa accadde durante la Prima Guerra Mondiale. CURIOSITA’ Dopo la Marcia su Roma assunsero grande importanza i canti fascisti. Quelli risorgimentali furono tollerati fino al 1932, quando il segretario del partito Achille Starace vietò qualunque canto che non facesse riferimento al Duce o alla Rivoluzione fascista. In seguito, nelle cerimonie ufficiali della Repubblica Sociale, però, venne intonato assieme a «Giovinezza». Il governo italiano, dopo l’8 settembre, aveva adottato come inno «La leggenda del Piave».
CURIOSITA’ Finita la 2^ Guerra Mondiale, il Consiglio dei ministri del 12 ottobre 1946, presieduto da Alcide De Gasperi, acconsentì all'uso dell‘Inno di Mameli come inno nazionale della Repubblica Italiana. Questo il testo del comunicato stampa che annunciava il provvedimento: “(…) Su proposta del Ministro della Guerra si è stabilito che il giuramento delle Forze Armate alla Repubblica e al suo Capo si effettui il 4 novembre p.v. e che, provvisoriamente, si adotti come inno nazionale l’inno di Mameli” anche se alcuni volevano confermare «La leggenda del Piave», e altri avrebbero preferito «Va’, pensiero».
Nel 1946, con la nascita della moderna Repubblica Italiana, si decide che "provvisoriamente" quella musica poteva essere adottata come Inno Nazionale. Provvisoriamente: perché prima di tutto si doveva trovare un'altra musica, magari più bella, adatta a rappresentare lo Stato Italiano. E qualche problema c'era anche perché il testo avrebbe potuto disturbare il Papa (Mameli evidentemente non aveva una grande simpatia per il Vaticano ). Papa Pio XII Ma si sa: in Italia niente è più definitivo delle cose provvisorie. E "Fratelli d'Italia" è rimasto lì per molti decenni. Fino agli anni Novanta l'Inno Nazionale si cantava e si suonava solo nelle manifestazioni ufficiali (molto ufficiali) e soprattutto prima delle partite di calcio internazionali Qualcuno (la sinistra della destra!!) propone allora una soluzione per mettere d'accordo tutti: sostituire l'Inno di Mameli con "Il Nabucco" di Giuseppe Verdi, certamente più bello musicalmente.
Và pensiero Va', pensiero, sull‘ ali dorate. Va', ti posa sui clivi, sui colli, ove olezzano tepide e molli l‘ aure dolci del suolo natal ! Del Giordano le rive saluta, di Sionne le torri atterrate. O mia Patria, sì bella e perduta! O membranza sì cara e fatal! Arpa d'or dei fatidici vati, perché muta dal salice pendi? Le memorie del petto riaccendi, ci favella del tempo che fu! O simile di Solima ai fati, traggi un suono di crudo lamento; o t'ispiri il Signore un concento che ne infonda al patire virtù che ne infonda al patire virtù che ne infonda al patire virtù!
Per fortuna Carlo Azeglio Ciampi, il Presidente della Repubblica, ha una idea geniale: affida a dei grandi musicisti, Salvatore Accardo, Giuseppe Sinopoli, Claudio Abbado, Zubin Mehta, il compito di dirigere l'Inno di Mameli. E, grazie alla bravura di questi direttori d'orchestra, l'Inno Nazionale diventa decisamente bello (mai sentita la bellissima versione di Accardo?). I giocatori della nazionale italiana, già nel 1994, ma poi anche nel 1998 e nel 2002, provocano scandalo perché non cantano l'inno prima della partita (perché non lo cantano, si domandano tutti? Non sanno le parole? Non gli piace? Vogliono essere pagati per farlo? Mah!) Una giovane cantante rock, Elisa, fa una versione moderna di "Fratelli d'Italia". Questa versione deve diventare la sigla delle trasmissioni televisive dedicate ai mondiali di calcio in Giappone. Scandalo! Il Ministro delle Comunicazioni (di estrema destra) dice che quella versione rock è offensiva ("Solo in Italia succedono queste cose!" grida il ministro; solo in Italia? E la versione dell'Inno Americano fatta da Jimi Hendrix con la chitarra elettrica? E l'Inno Inglese "rifatto" dai Sex Pistols?). La televisione accetta subito il consiglio e cambia la sigla.
Grazie per la visione. La 3^ D «….ebbe l’Italia quel canto/ che ridestando nel cuore degli oppressi/ la coscienza dell’antico valore/ preluse la riscossa d’un popolo/ e ne accompagnò l’omeriche lotte/ dall’Alpe alla terra dei Vespri”. (Arrigo Boito) Grazie per la visione. La 3^ D