Produzione pubblica o privata? Teoria economica della burocrazia I contratti tra enti pubblici ed imprese private L’offerta privata di beni pubblici
La teoria economica della burocrazia si occupa del problema della realizzazione degli obiettivi pubblici. Si contrappone alla teoria sociologica di Max Weber secondo la quale i metodi di selezione utilizzati per i funzionari pubblici, la formazione loro richiesta ed impartita, le regole che disciplinano la loro azione assicurano che il loro comportamento sia sempre orientato al raggiungimento degli obiettivi dettati dall’interesse pubblico.
Secondo la teoria economica della burocrazia (Niskanen e Downs) invece i funzionari pubblici si comportano alla stregua di ogni altro agente. Essi tendono cioè a massimizzare la loro funzione di utilità e non secondo le regole dettate dall’appartenenza ad una categoria. Nella loro funzione di utilità rientreranno di certo gli obiettivi di lungo e breve periodo della P.A.
Ma anche altri argomenti di carattere più egoistico quali il potere personale, il prestigio, le dimensioni dello staff, il numero di segretari a disposizione, lo stipendio, fringe benefit…
La formulazione di Niskanen Il dirigente massimizza la propria utilità cercando di aumentare le dimensioni del proprio ufficio (inteso come organizzazione) Di conseguenza ogni sforzo viene destinato ad ottenere il massimo stanziamento possibile da parte del Parlamento.
Il parlamento avrà una curva di domanda del bene prodotto da quell’ufficio (La curva di domanda esprime la valutazione marginale delle varie quantità di servizio e la sua disponibilità a pagare per quel servizio. Inoltre, l’ufficio esprimerà una curva di offerta del servizio. Che indica il costo marginale del servizio prodotto in condizioni di efficienza allocativa.
Niskanen assume che l’Ufficio disponga di un consistente vantaggio informativo rispetto al Parlamento. Tale vantaggio viene sfruttato interamente a beneficio dell’ufficio. In particolare, l’ufficio non trasmette al parlamento informazioni circa i propri costi ma conosce la curva di domanda del Parlamento. Il risultato è che l’ufficio scegliE il livello di produzione che preferisce, e cioè quello che garantisce la dimensione massima compatibile con lo sfruttamento integrale della disponibilità a pagare del Parlamento.
La quantità ottimale è data dal punto individuato dall’incrocio tra domanda (Dx) e offerta (Sx). Ma non è questa la quantità effettivamente prodotta perché L’ufficio vuole assorbire tutta la disponibilità a pagare al fine di aumentare la proprie dimensioni. Egli chiederà per ogni quantità inferiore a Qe tutta la distanza tra Dx e Qx. (non solo QxSx cioè il costo marginale del prodotto)
Da cui si ottiene che il pagamento complessivo (DEQeO) è maggiore del costo indicato da OEqe. La differenza data dal triangolo ODE viene utilizzata per spingere le dimensioni oltre a Qe. Per finanziare, cioè la produzione a livelli per i quali la disponibilità del a pagare del Parlamento è inferiore al costo di produzione. Nel punto Qn tutta la disponibilità a pagare del parlamento è utilizzata. (EO’D’) è uguale al triangolo ODE e la quantità prodotta è superiore a quella ottimale.
Si noti che nel modello la produzione avviene in modo efficiente dal punto di vista allocativo ma inefficiente dal punto di vista della dimensione. Nella parte B della figura si noti che N è sulla curva dei costi minimi ma è oltre il livello ottimale dato dal punto in cui il beneficio totale (BT) e il costo totale hanno la stessa inclinazione.
Il modello di Migué e Béranger Discrezionalità manageriale. Secondo M. e B. le dimensioni dell’ufficio e gli altri argomenti della funzione di utilità non sono complementari ma sostituti cioè l’aumento delle dimensioni va a scapito della quantità perché assorbe risorse. C’è dunque un trade off tra dimensioni e altre variabili.
Bilancio discrezionale: è dato dalla differenza tra lo stanziamento erogato dal Parlamento per ogni livello di produzione e il costo totale minimo di produzione. (E’ misurato dalla differenza tra BTe CT).
Il bilancio discrezionale è ottenuto per differenza tra BT e CT nella figura precedente. Supponiamo che la funzione di utilità abbia solo due argomenti : dimensioni (quantità prodotta) e il bilancio discrezionale. Esse avranno la solita forma convessa verso l’origine. Il punto di equilibrio è dato dalla tangenza tra il bilancio discrezionale e la curva di indifferenza più elevata.
Il livello di produzione Qm è minore rispetto a quello del modello di Niskanen ma la produzione avviene in condizioni di inefficienza allocativa. La produzione avviene utilizzando il bilancio discrezionale cioè uno stanziamento in eccesso rispetto al costo minimo.
I contratti tra enti pubblici ed imprese private La P.A. acquista grandi quantità di beni dal settore privato. Qual’è il tipo di rapporto contrattuale preferito? Per l’assegnazione normalmente si utilizza un meccanismo d’asta. E’ rilevante anche il modo in cui vengono regolati i rapporti durante l’esecuzione del contratto.
In particolare rileva il modo in cui viene stabilito il prezzo della fornitura. Ci sono due soluzioni polari: Contratto a prezzo fisso :si stabilisce nel contratto di aggiudicazione un prezzo immodificabile. Il contraente privato deve sopportare ogni eventuale aumento di costi. Contratto del costo più un margine: fissa un prezzo che riconosce all’impresa privata tutti i costi sopportati più un margine di profitto sugli stessi.
I contratti incentivanti Il rapporto di agenzia è tipico di gran parte dei rapporti economici. Entrambe le parti sono mosse dal proprio interesse ed esiste un’asimmetria informativa che permette ad una di esse di volgere l’esecuzione del contratto a proprio favore. Questa situazione è la tipica situazione principale-agente.
Abbiamo un rapporto di agenzia quando una parte – l’agente – opera per conto di una seconda parte – il principale. Le due parti hanno obiettivi diversi e perseguono ognuna il proprio interesse. L’azione dell’agente influisce sul benessere del principale.
Al fine di evitare comportamenti opportunistici si prevede un contratto incentivante dove la retribuzione dell’agente è in qualche modo collegata ai risultati della sua attività.
Riprendiamo il caso dei rapporti tra Stato e impresa Riprendiamo il caso dei rapporti tra Stato e impresa. Il prezzo finale pagato può essere espresso dalla seguente formula: P=F+αCT P è il prezzo, F una quota fissa, CT è il costo totale. Nel contratto a prezzo fisso α=0 (e P=F). Nel contratto al costo più un margine α=1, F=0. Il contratto incentivante è una combinazione dei due. Lo stato paga una quota fissa (per esempio, commisurata ai costi più un profitto normale) e poi vi aggiunge una percentuale dei costi addizionali sopportati dall’impresa (F>0, α<1).
Il problema diventa allora stabilire la combinazione di F e α ottimale. In termini grafici:
Sull’asse verticale leggiamo il prezzo finale pagato dallo stato, su quello orizzontale il valore di α. La prima curva rr indica come varia il premio per il rischio al variare di α. Ha un andamento discendente per α che tende a 0 nessun aumento di costo è rimborsato all’impresa e quindi occorrerà pagare un elevato premio per il rischio. Questo premio si riduce man mano che ci si sposta verso destra, cioè man mano che cresce il valore di α.
La seconda curva ff, ha un andamento ascendente e indica il fatto che all’aumentare di α, dunque della parte variabile del prezzo, aumenta il costo complessivo, dato che l’impresa ha meno incentivi a contenere la dinamica dei costi. La terza curva CT è la somma delle precedenti, indica cioè il costo totale. Il punto scelto sarà quindi il punto di minimo della curva α*.