“L’universo è come un grande libro squadernato davanti ai nostri occhi, ed è scritto secondo dei linguaggi particolari, e caratteri speciali. Il linguaggio è quello dei numeri, i caratteri sono le forme geometriche.” GALILEO GALILEI
COME SI CONOSCE? “L’universo è come un grande libro squadernato davanti ai nostri occhi, ed è scritto secondo dei linguaggi particolari, e caratteri speciali. Il linguaggio è quello dei numeri, i caratteri sono le forme geometriche.” L’universo è come un grande libro squadernato davanti ai nostri occhi … Noi abbiamo l’occasione, l’opportunità di conoscere, perché la realtà che ci è davanti ci è squadernata davanti ai nostri occhi. Ciò significa che ciò che noi vediamo è a noi conoscibile. L’atto che dobbiamo attivare è quello di dirigere il nostro sguardo verso questo libro (la realtà) squadernato davanti ai nostri occhi. La parola occhi inoltre identifica che lo strumento impiegato per l’atto di conoscenza di questo libro sono è la vista, ma uscendo fuor di metafora lo diventano tutti i sensi
… ed è scritto secondo dei linguaggi particolari, e caratteri speciali. Da questa affermazione si possono dedurre diverso constatazioni. La prima è che, perché la realtà sia conoscibile attraverso dei linguaggi particolari e caratteri speciale, necessita di un intelligenza dietro che li abbia definiti. L’uomo non può essere perché se no gli sarebbe già tutto conosciuto. Possiamo quindi individuare con questa affermazione un entità che abbia costruito la realtà secondo questi linguaggi e caratteri. La seconda constatazione è che per conoscere la realtà bisogna che ci sia un intelligenza in grado di capire questi linguaggi e caratteri. Per cui si denota una certo somiglianza tra l’intelligenza creatrice della realtà con l’uomo stesso. Con questo seconda constatazione però ne si deduce una terza. Se questo fattore conoscenza-linguaggi e caratteri è così minuziosamente connesso, cioè, se questi linguaggi particolari e caratteri speciali sono conoscibili all’uomo per sua intrinseca natura allora questa realtà è un dono che quell’entità intelligente di cui prima stavamo parlando ha voluto dare all’uomo perché a sua volta capace di conoscerla.
… Il linguaggio è quello dei numeri, i caratteri sono le forme geometriche.” Con quest’ultima affermazione individua i rapporti scientifici della conoscenza. Cioè i numeri e le forme geometriche, propri della scienza. Non è possibile però applicare gli stessi criteri per altri campi del sapere. Non è dunque possibili definire la conoscenza in assoluto come conoscenza scientifica come lo stesso galileo credeva. “Dio ci ha dato due libri: la Sacra Scrittura e la natura”
Oppure come disse Giovanni Paolo II alla Pontificia Accademia delle Scienza “ Un altro insegnamento che si trae è il fatto che le diverse discipline del sapere umano richiedono diversità nei metodi … Esistono due campi del sapere, quello che ha la fonte nella Rivelazione e quello che la ragione può scoprire con le sue sole forze. A quest’ultimo appartengono le scienze sperimentali e la filosofia. La distinzione tra i due campi del sapere non deve essere intesa come un opposizione. I due settori non sono del tutto estranei uno all’altro, ma hanno un punto d’incontro. Le metodologie proprie di ciascuno permettono di mettere in evidenza aspetti diversi della realtà”
1609 1610
“Così infinitamente rendo grazie a Dio, che si sia compiaciuto di far me solo primo osservatore di cosa così ammiranda , e tenuta a tutti i secoli occulta.” dalla lettera di Galileo a Belisario Vinta, 30 gennaio 1610
Ciò non poteva restare senza conseguenza …
Quelle scoperte hanno impresso una svolta nel panorama culturale e umano di Galileo , ma non solo di tutta l’umanità. Hanno determinato lo slancio del suo cammino verso la conoscenza del reale. Al tempo stesso le molteplici implicazioni filosofiche e teologiche lo hanno portato ad affrontare la più ampia questione del nesso tra i diversi modi con i quali l’uomo conosce la realtà. Questo però alimentò la sfiducia nella fede a favore della scienza considerata metodo di conoscenza della realtà più affidabile, a discapito della “ fruttuosa concordia tra fede e scienza” come ci ha ricordato il papa Giovanni Paolo II il 31 ottobre 1992.
“L’idea è che il passato sia modificato dal presente e il presente sia determinato dal futuro.” T.S. Eliot
La scienza che eredita Galileo è di impronta Aristotelica. Grazie soprattutto al processo di valorizzazione della ragione che nel medioevo ha aperto l’interesse verso la “canoscenza” della natura e verso le opere scientifiche di altre culture. Un processo che preso piede nelle abazie e nei conventi dove gli amanuensi erano dediti alla copiatura dei testi latini e greci. Esperienza che aveva come base la convinzione di impronta greca che Dio aveva conferito alle cose un ordine, cioè leggi che la ragione (dono di Dio all’uomo) poteva conoscere e cogliere. Decisivo in questo senso sono state anche il nascere delle università dove si sono delineate quelle domande scientifiche sulla natura, che spesso metteranno in discussione la visione Aristotelica
“La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua e conoscer i caratteri, ne’ quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangolari, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola: senza questi è un aggirrarsi vanamente per un oscuro laberinto. ” Galileo Galilei
L’avventura di Galileo comincia con l’iscrizione all’università di medicina di Pisa, voluta fortemente dal padre. Dopo un anno trascorso a medicina capisce che la medicina non è di suo interesse così decide di dedicarsi agli studi di filosofia e matematica. Determinante in quegli anni fu l’incontro di Ostilio Ricci. Tra il 1587 e il 1588 Galileo comincia a mettersi in luce nell’ambiente scientifico del tempo, formulando un teorema sulla determinazione del centro di gravità nei solidi, conquistando la stima di molti matematici. Nel 1589 inizia la sua carriera accademica all’università all’Università di Pisa dove compie la stesura de “il Motu” che rimarrà inedito. Qui vi furono importanti scoperte da parte del pisano, riguardo alla gravità. Nel 1592 ottiene la cattedra di matematica di Padova dove rimane per 18 anni, tempo ricordato da lui come “anni felici”. GLI STUDI
GLI STUDI Durante il soggiorno a Padova Galileo si cimenta nella progettistica di macchina e strumenti. A differenza dalla concezione tradizionale, che considera la macchine “artifici per ingannare la natura”, l’approccio di Galileo è diverso; egli si avvicina ad impostazione matematica e quantitativa della natura e quindi delle macchine. Nel 1594 Galileo pubblica “Mechaniche”, un opera che contiene i cntenuti utilizzati per corsi privati, che esprime la convinzione che la natura può essere dominata solo obbedendole e che solo scoprendo e rispettando l’ordine tra i fattori in gioco è possibile far funzionare adeguatamene una macchina. Importante macchina costruita durante questo periodo è il “Compasso Geometrico e Militare
INIZIA AD EMERGERE UN NUOVO METODO DI CONOSCENZA GLI STUDI Qui a Padova inizia ad emergere un nuovo metodo di conoscenza: alla speculazione teorica viene affiancata l’osservazione sperimentale e il dato osservato divenne oggetto di matematizzazione. Studio del moto pendolare Enunciazione legge dei quadrati Studio del moto parabolico Durante il soggiorno a Firenze tra le produzione più importanti ricordiamo il Sidereus Nuncius, importante teste riguardo alle scoperte Galileiane che suscitò un forte dibattito nel mondo scientifico dell’epoca INIZIA AD EMERGERE UN NUOVO METODO DI CONOSCENZA che risponde ad un gran, ma pur limitato, numero di domande e trova la sua forza del circoscrivere con chiarezza l’oggetto della propria indagine.
UN NUOVO METODO DI INDAGINE Il desiderio di verità spinge Galileo ad elaborare un metodo sempre più adeguato all’oggetto dell’indagine, ridimensionando la pretesa della conoscenza precedente. Compaiono per la prima volta nuovi elementi che con i giusti accorgimenti e aggiornamenti restano ancora oggi la base della scienza moderna. Galileo rinuncia a quell’atteggiamento tipico del classicismo che “penetrava l’essenza vera ed intrinseca” delle cose per concentrasi su delle AFFEZIONI, cioè particolari che la scienza poteva cogliere nella loro misura quali peso, spazio, moto quiete , eliminando le qualità come l’odore , il sapore , il colore . Ciò permise una conoscenza più precisa dell’oggetto preso in esame perché scelto di considerare solo gli elementi riconducibili a matematica e geometria.
Per la prima volta Galileo introduce il concetto di ESPERIMENTO che si contrappone all’esperienza spontanea a cui faceva riferimento il sistema classico. Per esperimento si intende la riproduzione artificiale di un evento naturale nelle condizioni più favorevoli all’osservazione e in modo da poterne studiare le modificazioni in dipendenza dal variare delle circostanze e dai parametri che lo controllano. Lo scopo dell’esperimento è quello di verificare un ipotesi, partendo da una premessa teorica, rappresentando una sintesi di ragione ed esperienza. Le MATEMATICHE DIMOSTRAZIONI per Galileo, diventano l’elemento basilare per la formulazione di un ipotesi scientifica che deve fornire la spiegazione dell’evento .
“Stupefatto e mosso dalla sua natural curiosità” CURIOSITA’ “Stupefatto e mosso dalla sua natural curiosità” OSSERVAZIONE “Tra le sicure maniere di conseguire la verità è l’anteporre l’esperienza a qualsivoglia discorso” “Non risparmiando fatica né spesa arrivai a costruire uno strumento così eccellente che le cose viste attraverso di esso appaiono ingrandite mille volte e più trenta ravvicinate”
MATEMATIZZAZIONE DELLA NATURA MISURA L’osservazione scientifica esclude le percezioni qualitative dei sensi e arriva a quantificare le caratteristiche osservate attraverso il processo teorico della misura. Alla scienza allora occorrono dei linguaggi matematici che per primo Galileo identificò nella natura, promuovendo un processo che oggi definiamo MATEMATIZZAZIONE DELLA NATURA Galileo attribuisce dunque alla matematica il ruolo di linguaggio della filosofia della natura in quanto fornisce gli strumenti concettuali per le dimostrazioni certe; ma le elaborazioni teoriche galileiane restano esclusivamente nell’ambito della geometria della geometria euclidea: potremmo dire che i suoi procedimenti dimostrativi si sviluppano con quadra e compasso.
FINE
Galileo Galilei. La leggenda del «martire» della scienza moderna BIBLIOGRAFIA DI “L’universo è come un grande libro squadernato davanti ai nostri occhi, ed è scritto secondo dei linguaggi particolari, e caratteri speciali. Il linguaggio è quello dei numeri, i caratteri sono le forme geometriche.” Galileo Galilei. La leggenda del «martire» della scienza moderna di Luciano Benassi Mito e realtà di Mario Gargantini Cose mai viste: Galileo, fascino e travaglio di un nuovo sguardo sul mondo EDOARDO PELGANTA