Il mito troiano nelle tragedie di Euripide Stefano Rovelli 2012
Un tragediografo anticonformista Euripide è un intellettuale controcorrente, che non teme di schierarsi apertamente con le proprie opere contro quei valori tradizionali di cui la tragedia è sempre stata la principale promotrice. Egli pone al centro dei propri scritti la vita umana con la sua fragilità e il suo pathos. Si allontana perciò dai modelli canonici e dalle loro figure idealizzate.
Euripide e il patrimonio epico Come Eschilo e Sofocle, Euripide utilizza il patrimonio epico e mitico per interagire meglio con il proprio pubblico. Tuttavia egli non se ne avvale per glorificare e propagandare le virtù classiche, ma per portare sulla scena, e quindi nel dibattito pubblico, le gravi contraddizioni della società greca. Questa revisione del mondo epico rappresenta infatti una critica tagliente alla classe dirigente contemporanea e al sistema che essa incarna.
La desacralizzazione del mondo epico Euripide porta avanti una critica sistematica delle figure emblematiche dell’επος e le rielabora integralmente. Così facendo dà vita a personaggi del tutto nuovi che sono espressione del complesso periodo storico in cui vive. Il tragediografo greco lavora con particolare attenzione e successo alla rielaborazione del mito troiano.
Il mito troiano Il mito troiano ha sempre rappresentato ben più di una semplice, seppur stilisticamente eccezionale, opera letteraria. Esso ha racchiuso per secoli la stessa essenza della cultura e della società greca. Pertanto criticare o ridicolizzare il mito troiano significa criticare o ridicolizzare l’essenza stessa del mondo greco. Per questo motivo il processo di desacralizzazione intrapreso da Euripide risulta così incompreso dai contemporanei.
Le opere in cui l’autore tratta questo mito sono: l’Elena; le Troiane; l’Ecuba; l’Andromaca; l’Oreste; l’Elettra; l’Ifigenia in Tauride; l’Ifigenia in Aulide.
Elena Il dramma si svolge a Faro, in Egitto. Elena non è mai fuggita a Troia con Paride, che ha portato con sé un simulacro, ma si è rifugiata in Egitto. Qui, il re Teoclimeno la perseguita per sposarla. Con l’arrivo di Menelao sulla scena la storia cambia. Una volta che i due sposi si riconoscono dopo le iniziali perplessità, grazie ad un ingegnoso stratagemma riescono a salpare alla volta della Grecia su una nave concessagli dallo stesso Teoclimeno.
Troiane La tragedia è ambientata sulla pianura di Troia, ormai già conquistata dagli Achei. Le donne di corte troiane si lamentano del destino che le attende, esse verranno infatti consegnate come schiave ai signori della guerra greci. Cassandra in un delirio profetico annuncia le sciagure che colpiranno gli invasori al loro ritorno in patria. Andromaca scopre che il proprio figlio verrà immolato sulle mura di Troia per porre fine alla stirpe di Ettore. Elena viene portata via da Menelao. Il dramma si conclude con l’immagine della sacra Ilio in fiamme e con le sue donne piangenti portate via sulle navi.
Ecuba La tragedia è ambientata a Chersoneso trace, nel campo degli Achei di ritorno da Troia. Questi per far cessare i venti sfavorevoli che li trattengono a terra decidono di sacrificare Polissena, figlia di Ecuba. Nonostante le preghiere della madre, Polissena viene immolata. Contemporaneamente le onde portano sulla scena il cadavere di un altro figlio di Ecuba, Polidoro, affidato al re di Tracia Polimestore perché lo ospitasse durante la guerra. Ecuba decide di vendicarsi. Invita Polimestore nella sua tenda, lo acceca e ne uccide la prole. La flotta può finalmente ripartire.
Andromaca La scena ha luogo a Ftia, in Tessaglia, dove Andromaca è stata condotta come schiava di Neottolemo. Da lui ha avuto un figlio e per questo Ermione, la moglie, la perseguita. Ermione con l’aiuto del padre Menelao cerca di eliminarla ma l’arrivo di Peleo fa fallire l’assassinio. Rimasta sola, Ermione teme la vendetta del marito ma si rassicura quando Oreste le confida che progetta di ucciderlo. La tragedia si conclude con la notizia della morte di Neottolemo e con un possibile futuro felice per Andromaca e la sua stirpe.
Oreste La tragedia si svolge ad Argo. Oreste dorme accanto a Elettra, stremato dalle persecuzione delle Erinni e scosso dal matricidio. La sua unica speranza per il processo pubblico che subirà è l’aiuto di Menelao. Insieme all’amico Pilade affronta l’assemblea degli Argivi che tuttavia decreta per lui e la sorella la pena di morte. Menelao nonostante le promesse fatte non si è presentato. I fratelli bramano la vendetta. Tentato di uccidere Elena e di prendere in ostaggio la figlia Ermione ma nel momento cruciale la moglie di Menelao scompare. La tragedia si conclude con Apollo vicino ad Elena che annuncia l’assoluzione di Oreste di fronte all’Areopago.
elettra Ad Argo in una località di campagna vive Elettra, che Egisto ha dato in sposa a un contadino. Quando Oreste torna in patria dopo un lungo esilio, un vecchio servitore permette ai due fratelli di riconoscersi e riabbracciarsi. Insieme escogitano un piano contro Egisto e Clitemnestra. Oreste uccide Egisto mentre sta compiendo un sacrificio con una coltellata. Elettra, convocata la madre con il pretesto di una prossima maternità, dopo averla accusata di aver ucciso Agamennone e abbandonato i figli la uccide. La tragedia si conclude con i Dioscuri che sanciscono le nozze tra Pilade e Elettra e che preannunciano la purificazione di Oreste nell’areopago di Atene.
Ifigenia in aulide La scena ha luogo in Aulide, nell’Eubea, davanti alla tenda di Agamennone. La flotta greca è ferma a causa di una bonaccia. Secondo l’indovino Calcante l’unica soluzione per salpare alla volta di Troia è sacrificare Ifigenia. Agamennone, inizialmente persuaso da Odisseo convoca la figlia. Poi pentitosi cerca di riparare al proprio errore ma invano. Ifigenia è giunta con Clitemnestra e il piccolo Oreste. Svelato l’inganno, Clitemnestra rimprovera il marito e Achille minaccia vendetta. Ifigenia che è comunque pronta a immolarsi per il buon esito della guerra, come racconta un messo, è sostituita da una cerva durante il sacrificio.
Ifigenia in tauride La tragedia è ambientata nel paese dei Tauri presso il tempio di Artemide. Qui si trova Ifigenia, salvatasi dal sacrificio alla dea. Oreste, insieme all’amico Pilade, sbarca lì vicino con il compito di portare in Grecia la statua di Artemide secondo l’ordine di Apollo. Essendo catturati dagli indigeni rischiano entrambi di essere sacrificati alla dea secondo l’uso locale. Alla fine grazie all’aiuto di Ifigenia –che li ha riconosciuti- riusciranno a scappare su una nave del re dei Tauri. Quest’ultimo mentre cerca di inseguirli viene fermato da Atena che spiega che ciò è accaduto per volontà divina.
Euripide e il mito troiano L’intellettuale ateniese trasforma gli invincibili eroi omerici in personaggi umili e umani, privi di qualsiasi autorità. Es. Nell’Elena Menelao, trovatosi di fronte ad una sgarbata portinaia del regno d’Egitto, non solo deve temerne l’aggressività fisica e deve accettare il fatto che ironizzi sulla sua vanteria, ma deve anche rassegnarsi alla sua umiliazione.
Euripide pone fine alla celebrazione delle figure classiche idealizzate secondo il modello del καλòς και αγαθòς. Es. Nell’Elena i compagni di Menelao sono rappresentati travestiti da mendicanti per poter salire a bordo della nave su cui si compirà quello che nel mondo epico sarebbe stato considerato un disonorevole tranello. Nelle Troiane le nobili mogli dei più valenti guerrieri di Ilio sono ridotte a patetiche schiave vittime impotenti degli spietati Achei.
Il degrado della figura dell’eroe è reso ancora più palese da: una funzione protagonistica tutt’altro che accentratrice; dalla sempre più prepotente e preponderante presenza femminile all’interno delle tragedie. Es. Nell’Oreste Menelao, che in altre tragedie ha comunque un ruolo importante, nel momento decisivo, quando potrebbe da vero eroe far pendere la sorte a favore di Oreste, non è presente sulla scena.