Implicazioni pedagogiche e organizzative dei cambiamenti in corso

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Transcript della presentazione:

Implicazioni pedagogiche e organizzative dei cambiamenti in corso (premesse e conseguenze) Renato Rovetta

… per quale idea di scuola? Quali i concetti chiave dell’apparato “ideologico” (in senso positivo: visione del ruolo e dei compiti della scuola) dell’attuale “riforma”? enfasi sul “rigore”, sulla serietà orientamento dichiarato alla valorizzazione del “merito” e delle eccellenze sottolineatura di un intento a “semplificare”, “essenzializzare” nostalgia del passato A differenza dei precedenti tentativi di riforma, il decisore politico sembra aver scelto la via di privilegiare il consenso dell’opinione pubblica rispetto a quello del mondo accademico e professionale, sostanzialmente ottenendolo (almeno fino a quando non è stato messo in dubbio il Tempo Pieno). Come è stato possibile? L’alleanza ricercata tra decisore politico e senso comune, contro il mondo professionale e accademico, sembra rimandare ad un nodo epocale: l’insostenibile divaricazione tra il linguaggio tecnico degli addetti al lavoro e quello del senso comune, tra l’irriducibile complessità dei processi educativi e l’esigenza di percepirli come governabili, la crisi dell’”alleanza sacra e inviolabile che c’era una volta tra educatori e genitori” (Charmet)

“c’era una volta”: l’evocazione nostalgica del passato Ritorno alla scuola prima del ’68: “Autorevolezza, autorità, gerarchia, insegnamento, studio, fatica, merito. Sono queste le parole chiave della scuola che vogliamo ricostruire, smantellando quella costruzione ideologica fatta di vuoto pedagogismo che dal 1968 ha infettato come un virus la scuola italiana” (Gelmini, 22/8/’08) Ritorno alla scuola dei voti in decimi: “La mente umana è semplice e risponde a stimoli semplici. I numeri sono insieme semplici e precisi. (…) Ogni valutazione deve mettere capo a una classifica. Questa è la logica della valutazione. (…) I numeri posso tra l’altro riflettere una “media”: invece, con gli aggettivi e gli avverbi di cui si sono riempiti i cosiddetti giudizi, si fa solo confusione” (Tremonti, 12/8/’08) Ritorno alla scuola del maestro unico: “Una volta c’era un maestro per tre classi. Adesso ci sono tre maestri per una classe. Era meglio prima o è meglio adesso?” (Tremonti, 22/8/’08) Ma era davvero meglio prima?

La scuola di oggi …. (2003)

… e la scuola di ieri (1963, prima del “’68”)

La scuola dopo il ‘68 La scuola dopo il ’68 è la scuola che … … ha consentito - con la Scuola media unica prima (’63), anche grazie al Tempo Pieno poi (’71) - di vincere l’analfabetismo e generalizzare l’istruzione di base … ha portato l’Italia a percentuali di scolarizzazione secondaria superiore in linea con i paesi europei … ha favorito l’emancipazione delle donne elevandone il livello di istruzione e garantendone l’inserimento diffuso nel mercato del lavoro … ha promosso il riscatto di generazioni di “predestinati”, avviando processi e dinamiche di mobilità sociale … ha consentito alla società italiana di assorbire l’impatto con i fenomeni migratori garantendo, sostanzialmente con le sole sue risorse, l’alfabetizzazione e l’avvio di positivi processi di integrazione culturale di decine di migliaia di bambini e ragazzi non italiani e lo sviluppo di una cultura dell’accoglienza e della valorizzazione della diversità … ha consentito il superamento della segregazione degli alunni disabili … e molto altro

La scuola di domani Si vuole davvero – a partire dal riconoscimento dei limiti e delle criticità di quella di oggi - costruire la scuola di domani semplicemente ritornando alla scuola del passato appena descritta? Si vuole davvero, sulla base dell’assunto per cui se la scuola del passato tutto sommato funzionava bene e costava molto di meno, allora possiamo risparmiare tornando al passato? - Se SI, gli interventi di contrazione delle risorse sono coerenti, legittimi, utili e appropriati - Se NO, gli interventi di contrazione delle risorse sono incoerenti, controproducenti, dannosi Il rilancio di una strategia che investe sulla scuola perché torni ad essere un fattore di propulsione sociale, quale è stato per decenni, ha un costo, anche elevato. E in nessun caso può essere garantito con una contrazione delle risorse!

Le conseguenze possibili … … sulla chiarezza, semplicità e trasparenza della valutazione numerica “La mente umana è semplice e risponde a stimoli semplici. I numeri sono insieme semplici e precisi. (…) Ogni valutazione deve mettere capo a una classifica. Questa è la logica della valutazione. (…) I numeri posso tra l’altro riflettere una “media”: invece, con gli aggettivi e gli avverbi di cui si sono riempiti i cosiddetti giudizi, si fa solo confusione” (Tremonti, 12/8/’08) Estrema variabilità delle soluzioni elaborate dalle scuole per garantire la piena corrispondenza delle strategie adottate con la “finalità formativa e di qualità” della valutazione che “non rileva solamente gli esiti ma pone attenzione soprattutto ai processi formativi dell’alunno” (Schema di Regolamento sulla valutazione, art.1) Estrema variabilità delle soluzioni adottate con la valutazione in decimi nella pratica quotidiana, rimandata all’autonomia didattica e professionale dei singoli docenti (Schema di Regolamento sulla valutazione, art.1) Prevedibile opacità, nella scuola media, delle valutazioni finali che costringeranno ad allineare al 6, con voto di consiglio, le valutazioni insufficienti mediante la “collegialità decisionale dei docenti (…), garanzia della sintesi valutativa finale quale attestazione dello sviluppo integrale conseguito dall’alunno” (Schema di Regolamento sulla valutazione, art.1) L’insufficienza nel voto di comportamento, che implica automaticamente la bocciature, può essere attribuita esclusivamente in presenza di comportamenti di particolare gravità, per i quali sia prevista una sanzione disciplinare di sospensione per un periodo superiore a 15 giorni (D.M. 5 del 16 gennaio ’09)

Le conseguenze possibili … … sulla facoltà, garantita alle famiglie, di scegliere il modello di tempo-scuola “Il tempo Pieno è garantito alle famiglie che lo chiederanno. Anzi, verrà esteso” (Gelmini, in più occasioni) Nelle prime classi, gli unici modelli di tempo-scuola di cui è garantita l’attivazione sono 24 e 27 ore per la scuola primaria e 30 ore nella scuola media. Tutte le altre opzioni (30 e 40 ore per la scuola primaria, 36 fino a 40 ore per la scuola media) sono subordinate alla presenza di altri fattori (nella primaria: 30 ore: disponibilità di organico della scuola; 40 ore: presenza di servizi e strutture e disponibilità di organico. Nella media: 36 fino a 40 ore: presenza di servizi e strutture, disponibilità di organico e presenza di un corso intero a tempo prolungato) Nella scuola media, a differenza della scuola primaria, l’incertezza sulla garanzia dell’attivazione del tempo scuola opzionato dalle famiglie sembra essere retroattiva: i nuovi modelli di tempo-scuola riguardano anche le future II e III e non è quindi garantita né la prosecuzione dei modelli di tempo precedentemente opzionati né, come per le prime, l’attivazione del tempo prolungato

Le conseguenze possibili … … sul diritto, garantito alle famiglie per poter scegliere, di essere informate sull’offerta formativa della scuola “All’atto delle iscrizioni le Istituzioni scolastiche informano le famiglie in ordine al proprio piano di offerta formativa (POF), realizzando così il primo importante momento di incontro e di collaborazione tra scuola e famiglia” (C.M. 4 del 15/1/’09) Alle condizioni attuali tutte le scuole sono costrette a presentare ai genitori un Piano dell’Offerta Formativa sostanzialmente “virtuale” sia perché, dati i tempi ristretti, non si è potuto procedere ad una revisione del POF vigente (operazione peraltro problematica in considerazione della incompleta definizione delle procedure di approvazione dei previsti Regolamenti) sia perché è non vi è alcuna certezza delle risorse professionali su cui le scuole potranno contare, dipendendo queste dalle opzioni delle famiglie, dalle successive autorizzazioni da parte dell’Amministrazione, dalla successiva richiesta degli organici da parte delle scuole (sulla base di norme ancora incomplete), dalla successiva attribuzione degli organici (sulla base delle disponibilità regionali e provinciali) Anche l’offerta dell’inglese potenziato nella scuola media (5 ore settimanali, senza II lingua comunitaria) risulta “virtuale” essendo condizionata da una molteplicità di fattori, allo stato attuale imponderabili

Le conseguenze possibili … … sulla praticabilità degli spazi di autonomia organizzativa garantita alle scuole “1. Le istituzioni scolastiche adottano, anche per quanto riguarda l'impiego dei docenti, ogni modalità organizzativa che sia espressione di libertà progettuale e sia coerente con gli obiettivi generali e specifici di ciascun tipo e indirizzo di studio, curando la promozione e il sostegno dei processi innovativi e il miglioramento dell'offerta formativa. 4. In ciascuna istituzione scolastica le modalità di impiego dei docenti possono essere diversificate nelle varie classi e sezioni in funzione delle eventuali differenziazioni nelle scelte metodologiche ed organizzative adottate nel piano dell'offerta formativa.” (D.P.R. 275/99 Art. 5 Autonomia organizzativa) La contrazione delle risorse professionali – se si realizzasse in conformità delle indicazioni contenute negli Schemi di Regolamento circolanti – ridurrebbe la disponibilità dei posti di insegnamento in modo tale da comprimere, fino rendere sostanzialmente inagibile, l’autonomia organizzativa garantita alle scuole (scompare la prospettiva dell’”organico funzionale”, previsto nella fase di sperimentazione dell’Autonomia scolastica). Solo nel tempo prolungato della scuola media è prevista 1 ora settimanale di “approfondimenti a scelta delle scuole nelle discipline presenti nel quadro orario” La contrazione delle risorse professionali si accompagna alla progressiva, drastica diminuzione delle risorse finanziarie, in particolare quelle specificamente destinate all’arricchimento e all’ampliamento dell’offerta formativa (L.440/97) previsto dall’autonomia scolastica