… nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

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… nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Prendiamoci un tempo per riflettere. Entriamo nello spazio e nel tempo del “mistero”, nel mistero di Dio e nel mistero dell’Uomo Facciamo la fatica della preghiera Lasciamoci prendere dal “silenzio” Abbandoniamoci alla Parola che ci fa alzare dal posto Guardiamo con speranza alla festa che ci attende … nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

… tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.  E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.  (Romani 8,14-17)

Una parabola incompiuta

Luca 15, 11-32 Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: «Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta». Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto.

14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla.

17Allora ritornò in sé e disse: «Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati». 20Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: «Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio».

22Ma il padre disse ai servi: «Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi 25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: «Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo». 28Egli si indignò, e non voleva entrare.

Suo padre allora uscì a supplicarlo Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: «Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso».

31Gli rispose il padre: «Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato»

“Dio, da cui fuggire è smarrirsi, a cui tornare è risorgere, in cui abitare è vivere. Dio che nessuno perde se non inganna se stesso, che nessuno cerca se la grazia non lo indirizza, che nessuno trova se non è puro nel cuore. Dio che abbandonare è come morire, Che attendere è come amare, che intuire è come possedere. T’invoco, o Dio di verità nel quale e per il quale sono vere tutte le cose vere” (s. Agostino)

Lc 15,1 Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola: …

Lc 15,7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Lc 15,10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». Lc 15,32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato

Sal 81,2 Esultate in Dio, nostra forza, acclamate il Dio di Giacobbe! 3 Intonate il canto e suonate il tamburello, la cetra melodiosa con l'arpa. 4 Suonate il corno nel novilunio, nel plenilunio, nostro giorno di festa. 5 Questo è un decreto per Israele, un giudizio del Dio di Giacobbe, 6 una testimonianza data a Giuseppe, quando usciva dal paese d'Egitto. Un linguaggio mai inteso io sento: 7 Ho liberato dal peso la sua spalla, le sue mani hanno deposto la cesta.

Sal 30,11 Ascolta, Signore, abbi pietà di me, Signore, vieni in mio aiuto!». 12 Hai mutato il mio lamento in danza, mi hai tolto l'abito di sacco, mi hai rivestito di gioia, 13 perché ti canti il mio cuore, senza tacere; Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre. 12 Hai mutato il mio lamento in danza, mi hai tolto l'abito di sacco, mi hai rivestito di gioia

Il luogo simbolico della misericordia di Dio è la «casa» paterna, che si riempie di festa e le cui porte restano aperte al ritorno dei due figli! Il figlio più giovane interrompe la comunione familiare per cercarsi spazi di libertà e costruirsi un futuro diverso ed autonomo illudendosi di trovare una «casa» lontana, indipendente e alternativa a quella paterna. Il giovane si accorge dell’importanza della «casa del padre», quando gli manca quel pane che perfino i salariati avevano in abbondanza.

Il padre corre incontro al figlio che chiede perdono, il padre gli si getta al collo e lo bacia. La scena avviene nella strada ma il padre ricostruisce la «casa» intorno al figlio (veste, calzari, anello). La «casa» si spalanca a festa per il figlio morto e tornato in vita, perduto e ritrovato Nella uscita del padre per convincere il figlio maggiore a rientrare in «casa», il dialogo si svolge per strada. Entrare nella «casa» significherebbe accettare la logica del perdono e riprendere una relazione che oramai si considerava chiusa.

Sal 27,4 Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e ammirare il suo santuario. 5 Nella sua dimora mi offre riparo nel giorno della sventura. Mi nasconde nel segreto della sua tenda, sopra una roccia mi innalza.

Sal 84,4 Anche il passero trova una casa e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli, presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, mio re e mio Dio. 5 Beato chi abita nella tua casa: senza fine canta le tue lodi. 6 Beato l'uomo che trova in te il suo rifugio e ha le tue vie nel suo cuore.

Di fronte a questa scelta del figlio minore il padre tace, non lo trattiene, e divise tra loro le sostanze. Il padre anticipa il figlio tanto atteso e gli corre incontro. Il movimento del padre nasce dalla commozione di un cuore restato sentinella. La capacità di vedere lontano "tradisce" ciò che il Padre ha sempre conservato in se stesso, la segreta speranza del ritorno. L’occhio di Dio è sempre proiettato al futuro. La compassione, per Dio, non è un sentimento di pietà, ma un atto di solidarietà, di partecipazione piena e totale e di condivisione cordiale con ogni umana situazione

L’evangelista ci fa gustare il sussulto paterno di gioia espresso nella serie rapida di sette ordini impartiti ai servi, perché sia ridata dignità al figlio minore. 22Ma il padre disse ai servi: «Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa Gesù ha detto molto di più su Dio che ci a­ma che non sul nostro dovere di a­mare Dio. Può a­mare Dio colui che ha conosciuto che da Dio è stato amato e preceduto nell’amore.

Dinanzi al risentimento del figlio maggiore, il padre risponde con una nota di affetto: ragazzo mio!. Ascolta il figlio, lo accoglie, gli esprime la volontà di affetto «sei sempre con me» e di comunione: «ciò che è mio è tuo» e nello stesso tempo lo invita a «riconoscere il volto del fratello» e ad unirsi alla «festa» La libertà dei due figli è garantita dall’amore misericordioso del Padre; c’è sempre una strada che segna la distanza tra il dover essere e l’essere, segno di un cammino da compiere; c’è sempre una casa a cui ritornare, che indica la comunione e la dignità delle relazioni padre-figli.

“Rientrate nel vostro cuore! Dove volete andare lontano da voi? Perché vi mettete su strade deserte? Rientrate dal vostro vagabondaggio che vi ha portato fuori strada; ritornate al Signore. Egli è pronto. Prima rientra nel tuo cuore, tu che sei diventato estraneo a te stesso a forza di vagabondare fuori: non conosci te stesso, e cerchi colui che ti ha creato? Torna, torna al cuore”. (S. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni)

La parabola mette in gioco un contrasto permanente tra giustizia e misericordia. Tre i modelli di giustizia: quello del fratello più giovane quello del maggiore quello del padre I primi due coniugano l’idea della giustizia sul parametro umano della retribuzione: il minore pretende di rientrare a casa non più come figlio ma come «servo», il maggiore condanna senza appello il fratello che ha sbagliato e giudica il padre che lo ha riaccolto. Il terzo modello, quello del Padre coniuga la giustizia con la misericordia.

La narrazione evidenzia l’esercizio della libertà di fronte alla paternità: il minore la esprime «fuggendo» e «cercando altre strade», il maggiore la vive in una forma frustrante, come un servo sottomesso Entrambi non conoscono e non apprezzano l’amore del Padre. Sono alla ricerca per strade diverse: il minore scopre a proprie spese il valore della paternità di Dio e della casa: prende coscienza di se stesso e si rimette sulla strada del ritorno. Il maggiore «si ferma fuori» dalla casa, rifiutando di accettare la «logica misericordiosa» del Padre.

La pagina lucana rimane «aperta» a ulteriori sviluppi, chiede di essere completata, scritta a partire dalla nostra vita. Ne è segno la casa «dalle porte spalancate». Non è forse l’immagine di come deve essere la nostra accoglienza verso i fratelli? Possiamo e dobbiamo interrogarci a partire dall’intero racconto e da quel fiato sospeso che lo conclude. Entrambi i fratelli sono stati ritrovati dal padre, il quale sarà nella gioia solo quando ha in casa tutti i suoi figli, capaci di perdonarsi e di fare festa insieme.

Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui, al nostro Dio che largamente perdona. (Is 55,7)

• Ritorna, Israele ribelle, dice il Signore • Ritorna, Israele ribelle, dice il Signore. Non ti mostrerò la faccia sdegnata, perché io sono pietoso. Non conserverò l’ira per sempre. Su, riconosci la tua colpa, perché sei stata infedele al Signore, tuo Dio; hai concesso il tuo amore agli stranieri sotto ogni albero verde, e non hai ascoltato la mia voce. Oracolo del Signore. (Ger 3,12-13)

• Non è un figlio carissimo per me Èfraim, il mio bambino prediletto? Ogni volta che lo minaccio, me ne ricordo sempre con affetto. Per questo il mio cuore si commuove per lui e sento per lui profonda tenerezza”. Oracolo del Signore. (Ger 31,20)

Padre Nostro che sei nei Cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno e sia fatta la tua volontà come in Cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male. Amen