G. D’Annunzio Tra l’Ottocento e il Novecento: la modernità.

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Transcript della presentazione:

G. D’Annunzio Tra l’Ottocento e il Novecento: la modernità

Gabriele D’Annunzio È nato a Pescara nel 1863 da famiglia borghese e benestante. Dopo il liceo, frequentato a Prato, si trasferisce a Roma per seguire corsi universitari di letteratura. Nella capitale conduce una vita frenetica, tra incontri mondani, avventure sentimentali e attività giornalistiche. A vent’ anni sposa una duchessa, Maria Hardouin di Gallese, ma presto, nonostante la nascita di tre figli, si allontana dalla famiglia.

Una vita molto frenetica 1891 L’amore per il lusso gli fa contrarre molti debiti per la quale lascia Roma Cambia più volte residenza e amori finché incontra Eleonora Duse. 1898 Si stabilisce in una sontuosa villa presso Firenze, la Cappoccina, dove vive come un signore rinascimentale. 1910 Travolto da altri amori e nuovi debiti, D’Annunzio deve lascare l’ Italia e rifugiarsi in Francia. 1915 Tornato in patria conduce una campagna a favore dell’ intervento dell’ Italia in guerra.

La 1° guerra mondiale 1918 Volo su Vienna con lo scopo di gettare manifesti tricolori sulla capitale austriaca; Un incidente gli procura una lesione ad un occhio. 1919 Con alcuni reparti dell’esercito, come lui delusi dalle condizioni di pace, occupa la citta di Fiume e crea lo Stato libero e indipendente di Fiume 1921 Dopo uno scontro con le truppe inviate da Giolitti, si ritira a Gardone Riviera, in una villa detta poi Il vittoriale degli italiani

Gli ultimi anni della vita Oltre che alle attività letterarie, negli ultimi anni si dedica a trasformare la villa del Vittoriale nel museo della sua vita e delle sue imprese e la lascia in dono allo Stato, dopo la sua morte nel 1938. Il vittoriale

OPERE D’Annunzio scrisse molte opere tra cui: Canto novo (1882), Poema Paradisiaco (1893). Quattro libri di poesie (Moira, Elettra, Alcyone, Merope), delle Laudi (1903-1912) Le novelle della Pescara (1902) Romanzi: Il Piacere (1889), L’innocente (1892), Il Trionfo della morte (1894), Il fuoco (1900), Forse che si forse che no (1910). Tragedie: La città morta (1898), Francesca da Rimini (1901), La figlia di Iorio

Le opere Il piacere (1889) L’ innocente (1892) Il trionfo della morte (1894) La città morta (1899) La figlia di lorio (1904) Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi (1903-1912) Alcyone (1904) Le opere Tra le sue opere più importanti ricordiamo:

La poetica di D’Annunzio D’Annunzio ha esercitato una grande influenza nella sua epoca sia per le sue opere che per il suo stile di vita, la sua passione per il lusso e i suoi atteggiamenti da «superuomo». Nella sua poesia sono presenti molti aspetti del Decadentismo, in particolare: l’ estetismo, il sensualismo, il superomismo.

La poesia dannunziana La poetica dannunziana (ma forse sarebbe più esatto parlare di poetiche) è l’espressione più appariscente del Decadentismo italiano. Dei poeti «decadenti» europei D’Annunzio accoglie modi, forme, immagini, con una capacità assimilatrice notevolissima; e tentando un’ampia gamma di sperimentazioni. Per quest’ultimo aspetto lo si può avvicinare a Pascoli, anch’egli impegnato in una ricerca di nuove tematiche linguistiche.

Per D’Annunzio fu importante l’incontro col Simbolismo europeo, soprattutto francese E’ evidente, infatti, nella poesia dannunziana, la ricerca della parola suggestiva, dell’analogia simbolistica, il desiderio di una poesia che evochi li «mistero» attraverso raffinate atmosfere sentimentali e rappresentazioni di oggetti ridotti a emblemi d’una realtà più profonda: il non dicibile delle cose e dell’animo

Dunque abbandono alle suggestioni del senso e dell’istinto come mezzo per porsi in diretto contatto - inteso come unica conoscenza possibile - con le forze primigenie della natura-vita. Estetismo, sensualismo, vitalismo, panismo, ulissismo L’estetismo artistico - cioè la concezione della poesia e dell’arte come creazione di bellezza , in assoluta libertà di motivi e di forme - sorto come reazione;

l’estetismo pratico, che ha un rapporto di analogia con l’estetismo artistico: anche la vita pratica deve essere realizzata in assoluta libertà; l’analisi narcisisticamente compiaciuta delle proprie sensazione più rare, sofisticate e raffinate il gusto della parola, scelta più per il suo valore evocativo e musicale che per il suo significato logico (ciò culmina nei capolavori dell’Alcyone)

Il panismo, ossia la tendenza ad abbandonarsi alla vita dei sensi e dell’istinto, a dissolversi e ad immedesimarsi con le forze e gli aspetti della natura: mare, fiumi, alberi; a sentirsi, cioè, parte del Tutto. La prima caratteristica della poesia dannunziana è appunto questa capacità di far scorrere continuamente immagini di grande rilievo plastico sotto gli occhi del lettore. I suoi versi poi sono caratterizzati spesso da un lessico prezioso e raffinato

Si aggiunga a ciò l’onda sonora dei versi stessi, il ritmo sempre armonioso, la fluidità che fanno di D. il signore della parola. Perché se ne abbia una immediata misura citiamo solo questi versi de “L’onda” da “Alcyone”: “Sciacqua, sciaborda, / scroscia, schiocca, schianta, / romba, ride, canta, / accorda, discorda, / tutte accoglie e fonde / le dissonanze acute / nelle sue volute / profonde, / libera e bella, / numerosa e folle, / possente e molle, / creatura viva / che gode / del suo mistero / fugace”. Questa poesia ovviamente è piena di artifici retorici come anafore, allitterazioni, onomatopee, ritornelli, ecc. fino ad arrivare alla sinestesia e ad un certo simbolismo.

La pioggia nel pineto In una pineta lungo il mare, sotto la pioggia estiva, il poeta passeggia con Ermione, la donna amata, e la invita a stare in silenzio per sentire la musica delle gocce che cadono sugli alberi. Il poeta e la sua donna si abbandonano al piacere delle sensazioni, a poco a poco subiscono una metamorfosi fiabesca e si trasformano in creature vegetali.

La pioggia nel pineto, alcione, Le laudi La poesia è una sinfonia musicale È forse la poesia più famosa in cui D’Annunzio trasfigura e rappresenta liricamente momenti e sensazioni, dell’estate del 1902 trascorsa in Versilia. La prima impressione che si ricava è quella di una straordinaria abilità letteraria del poeta, capace di percepire con l’acutezza dei sensi, e di riprodurre con l’armonia delle parole, i suoni diversi che la pioggia suscita cadendo sulla fitta vegetazione.

Il poeta descrive la pioggia estiva nella pineta, cogliendola nei vari momenti e nella diversa orchestrazione dei suoni: quando inizialmente è rada, quando poi s’infittisce, quando infine diventa scrosciante Il poeta e la donna amata si abbandonano alla freschezza della pioggia, imbevendosi dello spirito stesso del bosco, fino a sentirsi come trasformati in piante e frutti, in elementi della natura vegetale”. Il motivo vero in questa poesia non è quello della descrizione della pioggia, ma il panismo del poeta, la percezione di sentirsi intimamente fuso con la natura e di ritornare alle sorgenti primordiali della vita. Poesia

ESTETISMO E SUPEROMISMO I ROMANZI ESTETISMO E SUPEROMISMO

L’ideologia superomistica Fra il 1893 e il 1900, rifacendosi a Nietzsche, D’Annunzio elabora la sua versione del mito del superuomo, che però appare superficiale, svuota il pensiero nietzschiano e ne riduce la portata e il significato. L’ideologia superomistica, espressa nei romanzi Trionfo della morte, Le Vergini delle rocce e Il fuoco, presenta alcune caratteristiche fondamentali: 1) il superuomo coltiva il culto della forza, la volontà di affermazione e di dominio, il disprezzo del pericolo, l’amore per il rischio, la violenza, la guerra, l’esuberanza sensuale e il culto della bellezza, che lo separano dalla plebe. 2) Il superuomo ha una concezione aristocratica del mondo che porta al disprezzo della massa, dell’uguaglianza democratica, del regime parlamentare e dei principi di libertà e uguaglianza. La folla diventa l’oggetto da possedere e da conquistare, da plasmare e forgiare da parte del dominatore. 3) Il superuomo critica e disprezza la volgarità della borghesia nonché la presunta debolezza dell’”Italietta” post-unitaria e giolittiana.

Il mito del superuomo D’ANNUNZIO Nasce a Pescara nel 1863 e muore a Gardone Riviera nel 1938. Fu non solo poeta ma anche soldato nella prima guerra mondiale e seguì con passione la politica. Quando si stabilì a Roma, conobbe gli ambienti eleganti della città e visse una vita ricca e piena di scandali e di fatti che gli diedero molta pubblicità come la sua relazione con la grande attrice Eleonora Duse. Fu a favore della guerra e partecipò alla "Beffa di Buccari" (una località vicino a Fiume), partecipò al volo su Trieste e quando finì la guerra fu nazionalista e organizzò la marcia su Fiume. Prese parte a quei movimenti che poi permisero la vittoria del Fascismo Amò molto la bellezza e la grandezza sia nella vita che nell'arte. Appartiene al Decadentismo per il suo estetismo (amore della bellezza; movimento che si ebbe in Francia, dal monte Parnaso, dove abitavano le muse, per indicare una poesia pura, preziosa), estetismo, sia nella vita che nell'arte, vuole dire ricerca di eleganza e di raffinatezza Il mito del superuomo Molti personaggi dei suoi romanzi (Il Piacere) rappresentano la sua forte volontà, il suo spirito attivo, aristocratico superiore. Questo concetto del -superuomo- non lo prese del tutto da Nietzche ma trovò in questo scrittore tedesco un maggiore chiarimento ai sentimenti di potenza e di bellezza che già esistevano in lui. Questo impulso di godere la vita lo troviamo nelle Laudi della vita, in cui si invitano gli uomini a godere la vita e si loda Ulisse, che rappresenta l'uomo moderno, sicuro di sè, superuomo che sfida il destino. D'Annunzio ha pure presentimenti malinconici dolci, e una lingua più modesta nel Notturno che ci fa pensare ai Crepuscolari.

Il PIACERE Il romanzo è ambientato in una Roma di lusso. Protagonista è il conte Andrea Sperelli, la cui massima è "bisogna 'fare' la propria vita come si fa un'opera d'arte". Poeta, pittore, musicista dilettante, ma soprattutto raffinato artefice di piacere, egli ha stabilito la sua dimora nel palazzo Zuccari a Trinità de' Monti: passa le sue giornate tra occupazioni mondane, si circonda di persone eleganti e di oggetti preziosi

Andrea è tormento dal ricordo di una relazione complicata e sensuale con l'enigmatica Elena Muti, bruscamente troncata dall'improvvisa partenza della donna da Roma. Dopo un breve periodo di isolamento, si tuffa in una nuova serie di avventure, finché un rivale geloso lo sfida a duello e lo ferisce. Si abbandona a una convalescenza "purificatrice" nella villa di una ricca cugina.

Qui conosce una creatura casta e sensibile, Maria Ferres, moglie di un ministro del Guatemala. Per lei si illude di avere un amore spirituale, ma presto il loro rapporto si intorbida e nel contatto con Maria cerca di riprodurre le sensazioni già provate con Elena, sovrapponendo le immagini delle due donne. Al culmine dell'amplesso, Andrea si lascia sfuggire il nome dell'antica amante: Maria fugge inorridita

STRUTTURA D'Annunzio permette di raccontare gran parte della vicenda ad un narratore esterno, in terza persona singolare. Egli è un narratore onnisciente, sa tutto quello che è successo e che succederà, interviene ad integrare il punto di vista dei personaggi, spiega e puntualizza gli avvenimenti e si lascia andare addirittura ad anticipazioni e premonizioni.  La parte narrata prevale sui dialoghi che in tutto il romanzo sono abbastanza pochi, l'autore presenta lunghe e minuziose descrizioni degli ambienti e degli stati d'animo dei personaggi.  Il lessico è prezioso e ricercato e si adatta perfettamente all'ambiente aristocratico in cui si svolgono i fatti. 

L'autore per catturare il lettore utilizza la tecnica del flashback, con la quale apre il romanzo e che più avanti impiega per vitalizzare una narrazione piuttosto statica e per coinvolgere maggiormente il lettore nella ricostruzione degli avvenimenti stimolandone la memoria. Il piacere parte 1

D’Annunzio – I romanzi del superuomo Il Trionfo della Morte Un cambio di indirizzo radicale si ha con il Trionfo della Morte (1893) che segna un più profondo incontro con Nietzsche e con Wagner. Lo scrittore vuol fare un’opera di bellezza e di poesia sinfonica, aspira a gareggiare con l’orchestra wagneriana. Il romanzo presenta il primo eroe dannunziano, Giorgio Aurispa, votato alla morte, il primo dei suoi superuomini nevrotici e fragili. Il personaggio femminile di Ippolita Sanzio, la nemica dell’eroe, colei che con la sua sensualità lo lega a sé e gli impedisce di compiere la sua azione. Non riuscendo a liberarsi di Ippolita, Giorgio si uccide con lei gettandosi da una rupe in un abbraccio mortale. 

Le Vergini delle rocce Claudio Cantelmo è discendente di una nobile famiglia. Egli è disgustato dalla società borghese in cui vive, regolata solo dalla legge del profitto; crede infatti che l’operosità borghese distruggerà ogni valore della civiltà. Decide quindi di lasciare un erede che riporti la società ai vecchi valori nobiliari, ormai travolti da quelli della plebe, per questo va a cercare una donna adatta alla procreazione. Si reca nei luoghi in cui ha passato l’infanzia e riallaccia i rapporti con una famiglia borbonica del posto. Claudio si intrattiene con i tre figli maschi, però è attratto dalle loro tre sorelle tra le quali non sa scegliere la sua amante. Alla fine sceglie Violante, donna lussuriosa, che muore facendo uso di profumi che la avveleneranno. Nel romanzo Le Vergini delle rocce (1895) manca un organismo narrativo unitario e si accentuano la frammentarietà e l’eterogeneità, per cui tende a scomparire la distinzione fra prosa e poesia. Il titolo del romanzo fa riferimento al quadro di Leonardo le Vergini delle rocce. Due i temi centrali del romanzo: la violenta polemica antidemocratica, accompagnata da fantasie aggressive e sanguinarie e la decadenza. 

Il fuoco Nel 1898 è pubblicato Il fuoco. Il protagonista Stelio Effrena è sia poeta che musicista: egli si propone di giungere all’opera d’arte totale, fondata sulla sinestesia; egli  dichiara di voler fondere parola, canto, gesto e sinfonia, di pensare a una tragedia nella quale si incontrino parti drammatiche recitate, parti liriche cantate, intermezzi coreutici. Il programma di poetica si concreta poi in un progetto di politica culturale: costruisce un teatro nazionale, dedicato ad Apollo, sul Gianicolo. Nel romanzo D’Annunzio comincia a parlare esplicitamente di “sentimento del tempo”; la stagione dominante è l’autunno, la stagione dell’anno che muore. È frequente l’utilizzo di due metafore (il labirinto, la metamorfosi) che alludono al tema della perdita del centro e dell’identità; accanto ad esse sono ricorrenti immagini che rimandano al senso della fine di quel mondo che Stelio vuole far rivivere: la vecchiaia, la pazzia, la rovina di ville e palazzi.