Niccolò Machiavelli A cura di Andrea Toccaceli Classe III A C
La vita Niccolò Machiavelli è nato a Firenze nel 1469 da una famiglia borghese. Niccolò ebbe un’educazione umanistica e si basò sui classici latini ma non studiò il greco. Il Machiavelli ebbe ricoperto molti incarichi politici e i più importanti furono: segretario della seconda cancelleria del comune, le missioni diplomatiche presso stati italiani e stranieri, era il collaboratore di fiducia del gonfaloniere a vita Pier Soderini; grazie a ciò ebbe accumulato un’ esperienza diretta della realtà politica da cui egli poté trarre lo spunto per le riflessioni , le teorie e le analisi trasferite poi nelle sue opere. Niccolò ebbe anche missioni diplomatiche; in Francia presso re Luigi XII ma soprattutto quella alla corte di Cesare Borgia, politico audace e spregiudicato, che desiderava costruirsi un grande stato nell’ Italia centrale compresa la Toscana.
Contemporaneamente si dedicò alla letteratura scrivendo trattati basati su alcuni problemi fondamentali sulle milizie mercenarie quindi sosteneva di avere un esercito di stato e non di mercenari. Fece anche due importanti missioni in Francia e in Germania dove scrisse dei trattati sulle missini stesse.
Machiavelli nel febbraio 1513 fu sospettato di aver preso parte ad una congiura antimedicea, torturato e imprigionato. Fu liberato dopo 15 giorni in occasione dell’ ascesa al pontificato di Giovanni de’ Medici (Leone X) e si ritirò in un esilio politico forzato, nel suo podere dell’ Albergaccio, presso san Cassiano. Durante questo periodo scrisse “il principe” (trattato di politica), “discorsi sopra la prima deca di Tito Livio” (opera di storiografia), “Mandragola” (commedia). Nel 1519, morto Lorenzo de’ Medici , passò al governo Giulio de’ Medici. Quest’ ultimo favorevole a Machiavelli lo incaricò di scrivere una storia di Firenze. Nel 1521 stampò l’arte della guerra (dialoghi). Conobbe inoltre e diventò amico di Francesco Guicciardini intellettuale e storico del tempo. Nel 1525 scrisse “Istorie fiorentine”. In questo periodo, revocata l’ interdizione dai pubblici uffici, cominciò a riottenere vari incarichi militari e diplomatici. Nel 1527 i Medici furono scacciati di nuovo da Firenze e fu istituita la Repubblica; Machiavelli viene visto con ostilità e ne ebbe una grande delusione. Machiavelli si ammalò e morì il 21 giugno 1527
L’epistolario Machiavelli scrisse delle lettere “familiari” ad amici e conoscenti per venuteci parzialmente. Non sono lettere idealizzate come quelle del Petrarca, ma finalizzate a colloquiare in modo autentico e libero con i destinatari. Gli argomenti sono vari: vi si trovano riflessioni di teoria politica, analisi di problemi contemporanei, ma anche scherzi , motti, sfoghi di umore e più in generale materiale di diverso tipo, di tradizione borghese fiorentina, comica e burlesca. Tra tutte le sue lettere le più importanti sono quelle scritte all’ amico Francesco vettori scritta fra il 1513 al 1515 dopo la perdita degli incarichi politici. Le lettere contengono spunti autobiografici e resoconti della propria vita quotidiana. Famosissima quella del 10 dicembre 1513. in questa il Machiavelli descrive la sua giornata tipo durante l’ esilio forzato. Questa lettera è importante anche perché fornisce indicazioni importanti sulla sua opera maggiore “il principe”.
Il principe L’ opera è stata scritta molto probabilmente tra il luglio e il dicembre del 1513 di getto. Successivamente è stato dedicato a Lorenzo de’ Medici. L’ opuscolo non fu dato alle stampe e circolò manoscritto in una cerchia ristretta. Fu pubblicato solo nel 1532 a Firenze e Roma suscitando scalpore. Il principe, opera rivoluzionaria, si colloca in una precedente tradizione di trattatistica politica. Di fatti nel medioevo vi erano diffusi trattati, chiamati specula principis (specchi del principe), nei quali venivano indicate le virtù del principe. Questo genere si era poi diffuso nel 400 e 500 durante cioè il periodo dei principati. Se da una parte il Machiavelli si allaccia a questa tradizione letteraria dall’altra la rinnova completamente. Mentre gli specula principis fornivano un’ immagine ideale e esemplare del regnane. Machiavelli, invece, voleva andare dietro alla verità effettuale delle cose e non l’ideale di esse. Il Machiavelli nella sua opera vuole descrivere la verità della realtà e non la realtà irrealizzata. Il principe è un opera breve in 26 capitoli, i titoli dei capitoli sono in latino e il testo in volgare il genere è il trattato di genere politico.
Capitoli I-XI Esamina i vari tipi di principati e i mezzi per conquistarli e mantenerli. Distingue tra principati ereditari e nuovi. I nuovi possono essere misti o completamente nuovi. Gli ultimi possono essere conquistati con la forza o con la virtù oppure si possono basare sulla fortuna o sulle armi altrui. Nel capitolo XII si parla di chi ottiene il principato attraverso le scelleratezze. Nel capitolo IX si parla del principato civile cioè ottenuto per mandato del popolo. Capitoli XII-XIV Parla del problema delle milizie. Per Machiavelli gli eserciti mercenari combattono solo per denaro ed è per tanto la causa principale della debolezza dei stati italiani. Di conseguenza per lui la vera forza sta nel difendere i territori con le proprie armi e la loro vita stessa. Capitoli XV-XXIII Trattano dei modi di comportarsi del principe con i sudditi e con gli amici. Capitolo XXIV Esamina le cause per cui i principi italiani, nella crisi successiva al 1494, hanno perso i loro stati. Per lo scrittore la causa è l’ignavia dei principi . Capitolo XXV Capitolo XXVI