La nascita della tragedia

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La nascita della tragedia Da Schopenhauer a Nietzsche Werner Horvath

Schopenhauer Nasce a Danzica nel 1788 Studia a Gottinga (Kant, Platone) A Weimar nel salotto della madre Johanna conosce Goethe e l’orientalista Mayer (lettura dei Veda) 1819: a Dresda pubblica:”Il mondo come volontà e rappresentazione”. 1820: a Berlino: scontro con Hegel

Per lui Hegel È un accademico mercenario, Un ciarlatano di mente ottusa, Ha corrotto un’intera generazione, Usa la filosofia come mezzo di lucro, E’ il sicario della verità, Rende la filosofia serva dello Stato e colpisce la libertà di pensiero La sua invece è una “verità non rimunerata”.

Principi filosofici Il mondo è una mia rappresentazione Che ha due metà: il soggetto (colui che conosce) e l’oggetto (ciò che è conosciuto) L’oggetto è condizionato dalle forme a priori dello spazio e del tempo. Il soggetto è invece fuori di queste forme. Ciascuna delle due metà non esiste senza l’altra. Il principio di causalità ordina gli oggetti.

Il mondo come volontà Il mondo come rappresentazione non è la cosa in sé ma fenomeno (sogno e veglia sono pagine di un medesimo libro). Non può cogliere la cosa in sé. E’ apparenza: è il velo di Maya. L’uomo con il suo corpo è rappresentazione e fenomeno, ma essendo anche soggetto conoscente è anche volontà. La volontà squarcia il velo di Maya e ci fa pervenire alla cosa in sé.

Dolore e noia L’essenza del mondo è volontà insaziabile. La volontà produce conflitto, lacerazione, dolore; è tensione continua verso una soddisfazione, che una volta raggiunta non è durevole. La vita è bisogno e dolore. Se il bisogno viene soddisfatto, si piomba nella sazietà e nella noia. Perciò la vita umana e la storia in genere oscilla come un pendolo fra il dolore e la noia. La storia è cieco caso, destino, non razionalità e progresso (Hegel). Il progresso è un’illusione.

L’arte Ci si può liberare dal dolore e dalla noia attraverso l’arte e l’ascesi. Nell’esperienza estetica l’uomo si annienta come volontà e si trasforma in “puro occhio del mondo” e scorge idee, modelli al di fuori dei principi di spazio, tempo,causalità. Per un istante ci si libera di ogni desiderio e preoccupazione.

L’ascesi L’arte libera solo per un istante. La liberazione totale avviene solo sopprimendo la volontà di vivere attraverso la realizzazione della: Giustizia: gli altri sono uguali a me (permane però il principium individuationis, che mi contrappone agli altri); Bontà (ἀγάπη>charitas) che è compassione L’ascesi: castità perfetta, la povertà volontaria, la rassegnazione, il sacrificio (voluntas>noluntas)

Nietzsche “Io non sono un uomo, sono una dinamite…uomo del destino”. (precursore del nazismo?) Nasce a Rocken nel 1844. Studia filologia classica a Bonn e a Lipsia, dove legge “Il mondo come volontà e rappresentazione”.

«Un caso divino» (1866-67) « Trovai il libro nell’antiquariato del vecchio Rohn…A casa mi gettai sul sofà e lasciai che quel genio energico e tenebroso cominciasse ad agire su di me. In esso ogni riga gridava la rinuncia, la negazione e la rassegnazione, lì io guardavo il mondo come dentro uno specchio, e insieme la mia vita e la mia anima, investito di orrore; in esso come fosse un Sole, il grande occhio dell'arte mi fissava, staccandomi dal mondo; io vi vedevo malattia e salvezza, esilio e rifugio, inferno e paradiso »

Incontro con Wagner 1869: (24 anni) cattedra di filologia classica a Basilea. 1872: “La nascita della tragedia”, dedicata a R. Wagner. (In lui scorgeva il prototipo dell’artista tragico) E’ ferocemente attaccato da Wilamowitz-Moellendorf

Nascita della tragedia Dal libro di Sch.: solo l’arte può offrire all’individuo la forza di dire sì alla vita. Nella civiltà greca presocratica scopre il coraggio davanti al fato, l’accettazione ebbra della vita. Il segreto di quel mondo era nello spirito di Dioniso: forza istintiva, salute, ebbrezza, passione, umanità in pieno accordo con la natura. Mentre l’apollineo è visione di sogno, è misura, ordine, moderazione. Dalla fusione dei due elementi nacque la tragedia.

Il concetto di bellezza Winckelmann (1717-1768) aveva diffuso nel Settecento il concetto che l’arte greca corrispondeva alla bellezza ideale. Essa incarnava gli ideali di armonia, equilibrio, razionalità Che si identificavano nell’arte apollinea Ritratto dipinto da R. A. Mengs

Il canone di Policleto Il doriforo di Policleto Policleto, indicò come ideale supremo da perseguire la simmetria anatomica della figura umana, maschile e femminile, equilibrata nelle sue parti. Egli scrisse un canone in cui dava le misure perfette e assolute della figura umana: questa era concepita salda , atletica, armoniosa, con la testa piccola e la fronte larga, nella ricerca geometrica strutturale per la resa delle parti del corpo, vincolate tra loro da un rapporto dimensionale e di simmetria: la metà del corpo deve essere nell’attacco delle gambe, il piede è un settimo della lunghezza del corpo, la testa un ottavo, e la faccia un decimo. Il risultato dipende dai rapporti di proporzione. Il doriforo di Policleto

Nietzsche: Apollo e Dioniso Lo sviluppo dell'arte è legato alla duplicità di - apollineo : arti figurative e poesia epica > dal sogno, illusione : Omero=I'uomo artista oggettivo - dionisiaco : la musica > dall' ebbrezza. Archiloco (e in genere la poesia lirica) = l'uomo opera d'arte - artista soggettivo  

APOLLO E’ il prototipo delle divinità olimpiche, create dalla necessità di sublimazione dell'esistenza, della quale i Greci ebbero una concezione profondamente pessimistica (vedi il mito di Mida e Sileno). E' il dio della misura e del "conosci te stesso". Apollo del Belvedere

L’APOLLINEO E’ il principio ispiratore della moralità greca L’elemento apollineo è luminoso, Produce un mondo di forme limpide È dominio cosciente e sereno sulla materia Con esso gli uomini escludono il dolore dalla vita L’arte apollinea per eccellenza è la scultura

Nella storia greca La fase più antica della cultura greca è sotto il dominio esclusivo dell’apollineo: l’epica In essa non compaiono istinto e passionalità, L’autore non parla di se stesso Il dionisiaco era allora solo nei culti selvaggi del Vicino Oriente La sua introduzione in Grecia produsse la reazione dell’arte dorica

DIONISO E’ il dio dell’eccesso, la gioia nata dal dolore. Annulla il principio di individualità; È vita e morte

Il dionisiaco L’elemento dionisiaco è oscuro, irrazionale, indefinito, ambiguo Ma è anche la manifestazione della vitalità e della spontaneità dell’essere La musica è la sua arte L’artista dionisiaco parla di sé, con passione e istinto. Non cerca l’armonia ma la sproporzione

Il coro tragico Archiloco compone il ditirambo, da cui nasce il coro tragico e quindi la tragedia. Il coro rappresenta il corteo dei seguaci del dio, che nell’estasi si trasformano in satiri Quelle figure semibestiali esprimono il sentimento la potenza e la gioia della vita La comunità mette da parte la sua veste civile e recupera il senso dell’unità con la natura

Le varie forme artistiche Le diverse forme artistiche si sono generate a seconda del prevalere dell’uno e dell’altro elemento Il culmine dell’espressività e della fusione dei due elementi fu raggiunto nella tragedia attica: qui si realizza la coincidentia oppositorum: La danza, il canto e la musica si fondono con la recitazione e il mito

Edipo: eroe tragico per eccellenza N. utilizza la sua figura contro l’idea della serenità greca (Winckelmann) Egli è l’eroe passivo, uomo nobile che pecca, ma che grazie al suo immenso patire esercita intorno a sé un’azione magica e benefica. In lui ci sono tutte le caratteristiche della duplicità di apollineo e dionisiaco

Morte della tragedia La tragedia greca è morta suicida: sopravvisse solo in una forma degenerata: la commedia attica nuova. Colpevole di quella morte: Euripide, il quale secondo N. eliminò gli elementi dionisiaci. “Egli spinse lo spettatore, l'uomo della vita quotidiana, sulla scena. Ora lo spettatore vedeva sulla scena il suo sosia e si rallegrava che quello sapesse parlare tanto bene. Anzi nei drammi di Euripide anche gli spettatori imparano a parlare (cfr le Rane). Euripide si sentiva molto al di sopra della massa, ma non al di sopra dei suoi due spettatori: la massa la portò sulla scena e quei due spettatori li rispettò come i soli giudici competenti e maestri della sua arte.

Euripide Di questi uno è Euripide stesso, come pensatore, non come poeta, l'altro è Socrate. Eliminato l'elemento dionisiaco, fu impossibile raggiungere l'effetto apollineo dell'epos. Euripide ricorse allora a due nuovi eccitamenti: - pensieri freddi (in luogo delle intuizioni apollinee), - passioni roventi (in luogo delle estasi dionisiache); gli uni e le altre imitati in modo realistico, non artistico. Le Baccanti costituiscono una specie di tardiva ritrattazione, fatta quando ormai il tempio era crollato.

Socrate Causa di questa rivoluzione fu il principio estetico socratico: "Tutto deve essere razionale per essere bello ". Tale principio è chiaramente ispiratore dei prologhi euripidei che vogliono spiegare tutto. "La virtù è il sapere; si pecca solo per ignoranza: il virtuoso è felice ". In queste tre forme fondamentali di ottimismo sta la morte della tragedia e il primo passo verso la sua dissoluzione fu 1' eliminazione del coro e in genere della musica. Socrate fu ostile alla vita, volle morire, disse di no alla vita

Influsso di Socrate sulla scienza Socrate è il mistagogo della scienza, per la sua fede incrollabile nelle possibilità del pensiero di giungere fino alla profondità dell'essere e alla conoscenza della natura delle cose. Di fronte al pessimismo dell'artista sta l'ottimismo dello scienziato: la conoscenza è una medicina universale. Di qui lo sviluppo delle scienze e delle scuole filosofiche in epoca ellenistica. Tutto il mondo moderno è ancora preso nella rete della cultura alessandrina

Ripresa dello spirito tragico Nella musica di Wagner vede il germogliare nella cultura tedesca (contro lo storicismo e il positivismo dell’epoca) di quelle energie interiori che avevano reso possibile la nascita della tragedia greca. Ma in seguito, come si sa, i rapporti tra i due si guastarono e diventarono burrascosi.