L’annuncio a Giuseppe Mt. 1,18-25 Introduzione La figura di Giuseppe

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L’annuncio a Giuseppe Mt. 1,18-25 Introduzione La figura di Giuseppe Il legame con la genealogia di Gesù Giuseppe compare 21 volta nei vangeli dell’infanzia (Mt. 1-2 e Lc. 1-2) e in due citazioni indirette di Giovanni (Gv. 1,45 ; 6,42). Non compare mai nel vangelo di Marco e nel resto del Nuovo Testamento. Giuseppe non parla mai in prima persona, non è nominato mai da solo, ma sempre insieme a Maria o a Gesù. L’unico titolo è quello di essere marito di Maria, tradotto con il più morbido “sposo”. Alla sua funzione di essere padre di Gesù è stata attribuita l’astruso termine di “putativo”, cioè “apparente”. Contro di lui si sono coalizzati anche gli artisti, raffigurandolo come un vecchietto barbuto che non sa districarsi nella situazione in cui Dio l’ha messo: è marito di una donna che non gli è moglie e padre di un bambino che non è suo figlio. E’ fondato pensare Giuseppe come un giovane di 18-20 anni, che lavora come carpentiere. Nella genealogia Matteo riprende la storia d’Israele, e colloca Gesù come suo culmine. L’ultimo passo della genealogia interrompe la linea della continuità: “Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo” (Mt. 1,16). Non è Giuseppe che “generò” Gesù, ma egli è nato da Maria. Attraverso l’interruzione della linea genealogica, Giuseppe è escluso dal concepimento del Messia che entra, per un intervento di Dio, nella storia umana. Il significato principale della nascita verginale di Gesù per opera dello Spirito Santo, è che l’azione di Dio è presentata come una nuova creazione. Il genere letterario degli annunci E’ molto frequente nella Bibbia. Gli elementi caratteristici sono: l’apparizione, il turbamento, il messaggio, l’obiezione, il “segno”, il nome, la scomparsa dell’angelo. 72 - 1

Prima Tappa : Lo Sposalizio Seconda tappa : Le Nozze Mt. 1,18-25 L’annuncio a Giuseppe Maria e lo Spirito Santo Il matrimonio ebraico L’azione dello Spirito Santo Prima Tappa : Lo Sposalizio A casa della sposa, l’uomo “valuta” la donna e si stipula “il contratto”. L’uomo ha 18 anni, la donna 12 Ognuno torna a casa propria Legalmente sono già marito e moglie. ADULTERIO Dopo lo Sposalizio e prima delle Nozze la pena è la lapidazione (Dt. 22,23-24) PER LA DONNA La relazione con qualsiasi uomo è sempre adulterio Matteo esclude categoricamente qualunque intervento da parte di Giuseppe. Non intende scrivere un trattato di medicina, ma di teologia. Matteo presenta Gesù come culmine della creazione dell’uomo; egli è il “modello” della creazione come Dio l’aveva pensata. Nella creazione, lo “Spirito di Dio” aleggiava su di essa; ora in Gesù si manifesta in pienezza nella nuova creazione dell’uomo. Nel racconto del peccato originale, era un delitto aspirare ad essere come Dio; nella nuova creazione è presentato come parte del progetto di Dio sull’uomo. Lo “Spirito Santo” è la forza vitale di Dio; quello che prende vita in Maria è azione della sua forza creatrice. In altre parole, Dio stesso si è impegnato in questa nascita. Seconda tappa : Le Nozze Dopo un anno, la ragazza accompagnata dalle amiche va a casa dello sposo, si celebra le nozze ed inizia la vita comune. ADULTERIO Dopo le Nozze, la pena è lo strangolamento PER L’UOMO E’ adulterio solo se la donna è ebrea e sposata L’infamia di Maria Maria per tutta la vita si porterà l’accusa di essere stata un’adultera. (Gv, 8.41). “Noi non siamo nati da prostituzione” (Talmud anno 70 - Yeb.M. 4,13). “Un bastardo di un’adultera” (Apocrifo Memorie di Nicodemo 2,3) “gli anziani degli Ebrei dissero a Gesù: Che cosa vedremo? Anzitutto che sei nato da fornicazione” (Celso meta del III° sec.) “...di essere nato da una vergine te lo sei inventato tu; tu sei nato in un villaggio della Giudea, da una donna del posto, una povera filatrice a giornata; questa fu scacciata dal marito di professione carpentiere per comprovato adulterio. Ripudiata dal marito e ridotta a ignominioso vagabondaggio, clandestinamente ti partorì da un soldato di nome Pantera”. 72 - 2

Il dramma di Giuseppe e “l’Angelo del Signore” Mt. 1,18-25 L’annuncio a Giuseppe Il dramma di Giuseppe e “l’Angelo del Signore” Il dramma di Giuseppe è che Maria è incinta e la Legge prescrive che la moglie adultera sia denunciata e lapidata: L’espressione “uomo giusto” non indica la statura morale, ma l’assoluta fedeltà alla Legge (Mt. 13,17 ; 23,29). Proprio perché “giusto”, la sua fedeltà alla Legge gli impone di denunciare Maria. Giuseppe è dilaniato tra l’osservanza della Legge e l’amore alla moglie. Il suo tormento, nel Protovangelo di Giacomo, un testo apocrifo, è così descritto: Giuseppe non denuncia Maria, non obbedisce alla Legge, non espone la moglie al disprezzo del paese e ad una tragica fine. Egli sceglie una via di mezzo, poiché non prende Maria con sé, ma decide di “ripudiarla in segreto”, basandosi sulla legge del ripudio: La lieve incrinatura nell’osservanza della Legge a favore di un sentimento di misericordia, è sufficiente perché il Signore vi faccia irruzione. L’osservanza della Legge avrebbe portato Giuseppe verso scelte di morte; l’accoglienza dello Spirito farà fiorire la vita. (Dt. 22,20-21) [20] Ma se la cosa è vera, se la giovane non è stata trovata in stato di verginità, [21] allora la faranno uscire all’ingresso della casa del padre e la gente della sua città la lapiderà a morte, perché ha commesso un’infamia in Israele, disonorandosi in casa del padre. Così estirperai il male in mezzo a te. (Pr.Gc. 14,1). “Se nasconderò il suo errore, mi troverò a combattere con la Legge del Signore” (Dt. 24,1) [1] Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che ella non trovi grazia ai suoi occhi, perché egli ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio e glielo consegni in mano e la mandi via dalla casa. Il “sogno” come rivelazione di Dio, è usato spesso nella Bibbia (Gen. 28,11-16 ; 31,11-13 ; 37,5.9). L’espressione “Angelo del Signore” non indica una creatura particolare, ma Dio stesso quando entra in contatto con l’umanità (Gen. 16,7 ; 22,11 ; Es. 3,2). L’“Angelo del Signore” compare tre volte in Matteo sempre in relazione con la vita: l’annuncia a Giuseppe, la difende da Erode (Mt. 2,13), e annuncia la vita definitiva nella risurrezione di Gesù (Mt. 28,2). Giuseppe rinuncia ai suoi propositi di ripudio e, da uomo osservante della Legge, inizia a trasformarsi in uomo di fede. L’ “Angelo del Signore” invita l’Israele fedele ad accettare la nuova comunità, rappresentata da Maria, nel cui seno nasce la nuova creazione per l’opera continua dello Spirito. 72 - 3

Gesù salvatore e la profezia di Isaia Mt. 1,18-25 L’annuncio a Giuseppe Gesù salvatore e la profezia di Isaia L’angelo incarica Giuseppe, come padre legale del bambino, di imporgli il nome, poiché nel mondo giudaico, per essere riconosciuto, un bambino doveva essere inserito in una famiglia. Il nome che Giuseppe deve imporre al bambino è “Gesù”, nome molto frequente tra gli israeliti. Nel mondo ebraico, era tradizione chiamare il bambino primogenito con il nome del padre o del nonno, perché significava perpetuare la discendenza (Lc. 1,59-63), ma in Gesù non continua la tradizione. Il nome “Gesù” significa “Dio salva” ed è la stessa radice di “Giosuè” , colui che introdusse il popolo nella terra promessa. Il significato del nome illustra la missione del bambino. Il nuovo esodo di Gesù non avverrà, come quello di Giosuè, seminando stragi, ma attraverso il dono di se; egli non salverà dal potere straniero, ma dai “peccati”, cioè da un passato d’ingiustizia. Matteo è l’unico evangelista che nelle parole dell’Ultima Cena aggiunge “in perdono dei peccati” (Mt. 26,28). Gesù salverà il popolo dai peccati attraverso il dono della propria esistenza. Matteo cita Isaia (Is. 7,14) che, in un momento critico della storia del popolo, annuncia che la discendenza di Davide non s’interromperà con il re Acaz. La citazione di Isaia, non riguarda tanto il fatto di indicare la vergine che partorisce, quanto l’utilizzo del termine “Emmanuele”, che significa “Dio con noi”. Matteo indica il filo conduttore del suo vangelo, e l’espressione “Dio con noi” si ritroverà alla fine dello scritto, e al centro del vangelo: Dio non sta nell’alto dei cieli, ma è un Dio che è presente tra il popolo; la grande novità che Gesù manifesterà di Dio è il suo servizio all’uomo: (Mt. 28,20b) [20b] Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». (Mt. 18,20) [20] Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». (Mt. 20,28) [28] Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». 72 - 4