Michela Buscemi Cresciuta nei quartieri poveri di Palermo, la più grande di otto fratelli e sorelle,Michela Buscemi visse un’infanzia di stenti, privata.

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Transcript della presentazione:

Michela Buscemi Cresciuta nei quartieri poveri di Palermo, la più grande di otto fratelli e sorelle,Michela Buscemi visse un’infanzia di stenti, privata dell’istruzione basilare, con un padre deviato che qualche volta abusava degli stessi figli e una madre non molto presente. Il quarto dei suoi fratelli, Salvatore Buscemi, quando cominciò a contrabbandare sigarette senza il consenso della mafia, fu ucciso in una trattoria davanti gli occhi di un altro fratello il 5 aprile del 1976. Anni dopo Rodolfo Buscemi , trasferitosi nello stesso quartiere in cui il fratello era stato ucciso, iniziò ad indagare sulla morte del fratello e scoprì anche l’identità degli assassini, ma non avendo prove sufficienti non poté accusarli. Nel frattempo gli vennero rivolte minacce dal mafioso Sinagra. Un mese dopo scomparve, vittima di lupara bianca. Era il 26 maggio del 1982.

Michela nel ‘85 fu chiamata a testimoniare insieme alla madre nel maxi-processo, frutto dell’instancabile lavoro del pool antimafia guidato da Falcone e Borsellino. Sua madre si rifiutò ma lei si costituì parte civile e raccontò ciò che sapeva sull’omicidio dei due fratelli. Le conseguenti minacce di morte nei confronti dei suoi familiari la costrinsero ad abbandonare il processo, a chiudere la sua attività commerciale e a subire l’emarginazione di un ambiente omertoso e colluso con la mafia. Inoltre fu allontanata da tutti i membri della famiglia e dalla stessa madre che la minacciò orribilmente con queste parole: “Spero a Dio che lo stesso dolore tu hai da provare, i figli t’hanno ad ammazzare”. Oggi Michela Buscemi è attiva sostenitrice della lotta contro la mafia e partecipa a convegni ,visita le scuole ed ha scritto un libro intitolato ”Nonostante la paura” in cui parla della sua vita e della sua lotta insieme ad alcune poesie come quella intitolata “A Morti D’a Mafia”. Fa anche parte dell’ “Associazione delle donne contro la mafia” la cui presidente è Giovanna Terranova e collabora con l’associazione “Libera “ di Don Ciotti.

A MORTI D’A MAFIA L’autru iornu m’arruspigghiavu sintennu vucciria. Subbitu pinsai:”Beddamatri, a n’autru ammazzaru, a n’autru figghiu di matri ammazzaru”. M’affacciu tutta scantata e viu un mari ri genti chi cantava filici e cuntenti. Dumannu: “Chi fu?” “Ma comu, unn’u sai? A mafia muriu, u rissi u tiligiurnali. Veni, scinni puru tu, ca ci facemu u funerali: però stavolta unn’avemu a chianciri, ma ririri e cantari. Veni, scinni, iamula a bruricari”. A sti paroli un ci puteva cririri, ma virennu tutta dda genti accussi cuntenti, puru nn’o me cori trasiu l’allegria: e nun sapeva chi cosa avia a fari, si avia a chianciri, ririri, cantari o ballari… E pi a cuntintizza mi misi a satari e a cantari casa casa dicennu: “Ch’è bellu!Finalmente putemu caminari pi li strati senza chiù viriri morti ammazzati, senza chiù luttu na li nostri casi, campari tranquilli senza scantu ca t’ammazzanu u maritu, i figghi o i fratuzzi. Ora tutti si vonnu beni!”

Cantava accussì forti ca me figghia s’arruspigghiò e mi taliò rirennu: “Mama, chi stai facennu?” Niscisti pazza? Picchì fai accussi?” “No, figghia mia, nun sugnu pazza, ma sugnu contenta: a mafia muriu, veni, affaccia, viri quanta genti chi c’è ca sutta: e si talii bonu viri puru a chiddi ca finu a ieri, quannu ni virianu arrivari si ni trasianu rientra, si iavanu a ‘mmucciari, mancu salutavano picchì si scantavanu ca appressu a mia ci fussi a lupara o a calibru 38 e, macari pi sbagghiu, i putevanu ammazzari. Ora sunnu cuntenti e vannu a fistiggiari” Me figghia mi talia cu l’occhi chini di felicità e si metti a cantari insiemi a mia. M’arruspigghiu cu l’ecu d’u me cantu: era tuttu un sonnu. Mi taliu ntornu, niente canciò, a mafia è sempri ccà. A n’autru iurici ammazzaru. Però, si nutri lu vulemu, sta morti si po’ fari e, macari fra cent’anni, ma l’avemu a vruricari      Michela Buscemi