Palazzo Tarallo.

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Transcript della presentazione:

Palazzo Tarallo

Il ciclo pittorico di Pietro Martorana: Il trionfo di re Salomone Palazzo Tarallo di Ferla Cottone d' Altamira La storia del palazzo: La domus magna di Pietro Muscarello Dai Tarallo ai Cottone d'Altamira Il rifacimento del 1752 Gli ampliamenti La decadenza Il ciclo pittorico di Pietro Martorana: Il trionfo di re Salomone Il restauro

La storia del palazzo Palazzo Tarallo - Cottone d’Altamira è una testimo-nianza dell’architettura ci-vile nobiliare “minore” sei-settecentesca.

Esso fa parte di un tessuto edilizio che sorge a ridosso delle mura di Sant’ Agata, nel contesto urbano della Albergheria .

E’ un monumento d’arte ba-rocca con una storia inte-ressante legata a due fami-glie aristocratiche: i Taral-lo, baroni di Baida, duchi di Miraglia e signori di Ferla, e i Cottone, marchesi d’ Alta-mira.

La domus magna di Pietro Muscarello Come la maggior parte dei palazzi palermitani, è il frutto d’accorpamenti di diverse dimore. Il nucleo principale era la domus magna di Pietro Muscarello, edificata agli inizi del XVII sec. Pietro Muscarello, facoltoso possidente terriero originario di Partinico, si era trasferito a Palermo dove si occupava, insieme al genero Francesco Tarallo, di una florida attività commerciale nel settore dei prodotti agricoli (olio, vino e grano).

Alla morte di Pietro, Francesco Taral-lo e la moglie Nunzia entrarono in possesso di un cospicuo patrimonio e, secondo una prassi diffusa nella Sicilia del Seicento, acquisirono la baronia di Baida con castello e feudi.

Dai Tarallo ai Cottone d'Altamira Francesco Tarallo morì il 4 feb-braio del 1680, nominando suoi eredi i figli: Simone, Pietro e l’a-bate Gaspare. Il palazzo passa in eredità al fi-glio Simone che assunse il no-me di Francesco, secondo ba-rone di Baida.

Con l’acquisto della ducea di Miraglia i Tarallo raggiungeva-no una condizione di prestigio e trasferirono la loro residen-za al Cassaro, in un palazzo (oggi sede dell’Hotel Centrale) sito in vicinanza dei Quattro Canti.

Nel 1736, in occasione del matrimo-nio tra Isabella Tarallo Rau Impel -lizzeri e Giuseppe Gaetano Cottone, marchese di Altamira, tutte le pro –prietà tra via Delle Pergole e la via Chiappara al Carmine, vennero as-segnate come dote nuziale e tra-sferite ai marchesi Cottone d’Alta-mira.

Il rifacimento del 1752 In seguito al terremoto che colpì Palermo, tra luglio e agosto del 1751, il palazzo restò gravemen-te danneggiato. I lavori di ristrutturazione e di ri-configurazione tipologica furono avviati alla fine del 1751 e termi-narono nell’agosto dell’anno suc-cessivo.

Gli ampliamenti Nonostante il riordino del palazzo, nel 1756 il mar- chese Giuseppe Gaetano Cottone acquistò un unità edilizia collaterale, sull’at- tuale via Chiappara, che consentì l’aggiunta di una nuova grande sala.

Il rifacimento riguardava per lo più gli interni al fine di conferi-re al palazzo l’aspetto di una di-mora signorile sontuosa, ricca di affreschi, arredi, pitture e pa-rati.

Su Via Chiappara si rese ne-cessario uniformare la faccia-ta dell’edificio aggiunto a quel- la del palazzo assumendo l’a-spetto che ci è pervenuto.

La decadenza Dopo la morte del marche- se di Altamira, avvenuta nel 1757, la moglie Isa- bella continuò ad abitare nel palazzo e i beni dotali vennero divisi tra le figlie Emanuela Melchiorre e Ma- ria Cirilla.

In seguito al matrimonio della secondogenita con Girolamo Marassi, figlio primogenito del duca di Pietratagliata, l’edifi-cio venne suddiviso in diversi appartamenti.

Alla morte di Maria Cirilla il palazzo venne assegnato alla prima figlia, di nome Cirilla, sposatasi con Luigi Alliata Moncada, terzoge- nito del principe di Villa- franca.

Le condizioni del palazzo erano in degrado: l’introduzione di un ammezzato e la suddivisione in appartamenti d’affitto furono la causa del suo precoce declino.

Alla fine dell’Ottocento l’immo- bile fu comprato dalla famiglia Di Napoli, duchi di Melia e alla fine degli anni Ottanta fu ven- duto al Comune di Palermo.

Gli ultimi avvenimenti sono caratterizzati dal totale ab- bandono dell’edificio,dal sac- cheggio di tutti gli elementi decorativi e delle parti aspor- tabili.

Il crollo di alcuni tetti e dei locali sottostanti causarono la perdita di buona parte del le volte affrescate con stuc-chi settecenteschi.

Il ciclo pittorico di Pietro Martorana Tra i lavori realizzati nel palazzo nel 1752, si distinguono quelli af-fidati a Pietro Martorana. Non si hanno notizie certe né sul-la vita né sulla formazione artisti-ca di questo pittore nato a Nico-sia intorno al1700.

A palazzo Tarallo Pietro Mar-torana realizza quattro gran-di affreschi nelle volte delle sale del piano nobile, di cui uno soltanto è giunto sino a noi.

Le ragioni della monote- maticità sacra del ciclo pittorico vanno ricercate nella sottomissione alla autorità dello zio, il padre teatino Gaetano Cottone.

Il trionfo di re Salomone Ciò che si apprezza dell’af-fresco di Pietro Martorana è la ricchezza iconografica del tema compositivo e la fedeltà della narrazione al Primo libro dei Re del Vec- chio Testamento.

Re Salomone riceve la madre al suono delle trombe che re-cano negli stendardi lo stem-ma dei Cottone di Altamira

Il risultato della composizio-ne è assicurato dalla profu-sione degli elementi, dalla ampia serie tipologica delle figure e dalla loro plateale gestualità.

Il restauro Il tema progettuale è stato quello del recupero della “memoria del palazzo” per una sua completa restituzione alla cittadinanza.

L’intervento può essere sin tetizzato in quattro momen-ti sostanziali : 1) cancellazione di tutte le superfetazioni; 2) ripristino delle parti man-canti a causa dei crolli; 3) restauro e risanamento di tutti gli elementi strutturali; 4) adattamento del palazzo alla nuova destinazione di uso.

Ai primi due punti del progetto è stata riportata l’indagine analitica condotta sul fabbricato, attraverso il ritrovamento di materiali d’archi-vio, attestanti le vicende edilizie.

Il lavoro di scoperta dello “sche-letro” ha permesso il ritrovamento di numerose tracce di elementi architettonici preesistenti che ri- velano le strutture più antiche.

Le ricerche archivistiche hanno permesso di ricreare l’immagine del palazzo sia per quanto ri-guarda l’ impianto tipologico e la distribuzione dei locali, sia per quanto riguarda gli impianti de-corativi, architettonici e pitto-rici.

. Al restauro realizzato in cantiere, è toccato il compito di rintrac-ciare tutti gli elementi soprav-vissuti ai successivi sviluppi rin-novativi del palazzo.

Sono stati ritrovati varchi e fi-nestre, tra il primo e il secon-do livello del prospetto su via Chiappara rifacentesi ai pri -mitivi nuclei costituiti dalle “case mercantili” cinquecen- tesche.

La scrupolosa dismissione degli intonaci ha rivelato frammenti di figure antiche. E’ ricomparso, nascosto da strati di calce o di imbian- cature, l’affresco del Mar- torana

Sono stati eliminati alcuni muri di tamponamento e ristabilito l’origi-nario collegamento tra i due an-droni del palazzo.

Per mezzo dello scalone d’onore si può arrivare in un anticamera da cui è possibile entrare in due ampi saloni fronteggianti su via Delle Pergole e su via Chiappa-ra.

I saloni sono stati restituiti al-la loro iniziale grandezza, ri-muovendo le pareti divisorie e i solai dei soppalchi reinte-grando le volte ad “incannuc-ciato”.

Nel secondo piano sono stati risanati due ampi saloni de-stinati a seminari e ubicati gli uffici relativi alle attività espositive e culturali.

La Biblioteca del Museo Pitre' La Biblioteca del Museo Pitrè comprende complessivamen- te, circa 27. 500 titoli. Numerosi volumi riguardanti le tradizioni popolari, la storia e l’architettura siciliana e quelli donati dal professore Bono-mo trovano gli spazi adatti nei saloni al secondo piano di Palazzo Tarallo. La Biblioteca comprende anche una prestigiosa raccolta di stampe e fotografie di autori diversi, come Intergugliel- mi, Incorpora, Giannone, Uzzo che riproducono feste popo- lari e religiose, vedute e monumenti, eventi storici, costu- mi tipici del popolo siciliano, usi e mestieri ormai in via di estinzione. Nella sede storica della Palazzina cinese, che il Museo uti-lizza sin dal 1916, sono rimasti: il Fondo manoscritti e rari, 28 cinquecentine, 100 libretti popolari, l’archivio con la cor- rispondenza del Pitré e i 25 volumi della Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane.

Giuseppe Bonomo Nato a Palermo il 30 aprile 1923, si laureò in Lettere e fu assistente di  Storia delle tradizioni popolari nell’ Università di Palermo. Conseguita la libera docenza in Letteratura delle tradizioni popolari fu professore incaricato di Storia delle tradizioni popolari presso la facoltà di Magistero dell ’Uni- versità di Firenze e successivamente presso quella di Pa- lermo. Nel novembre 1996 andò in pensione, ma proseguì  la sua fervida attività di studioso e ricercatore appassionato. Fu dal 1965 al 1969 direttore del civico Museo etnografico siciliano “Giuseppe Pitrè”. Bonomo è stato autore di opere che costituiscono ormai un punto di riferimento importante nel panorama degli studi etnoantropologici. I suoi studi e il suo impegno furono pre -miati con riconoscimenti prestigiosi.

Il Fondo Bonomo La biblioteca di Giuseppe Bonomo è ricca di circa 1.600 unità, tra volumi e opuscoli. Di essi è stato redatto un inventario, a cura dei bibliotecari del Museo Pitrè, che adesso stanno procedendo alla catalogazione. Nel Fondo Bonomo sono presenti i più importanti e si -gnificativi studi del settore dalla seconda metà del ’900 in poi. La maggior parte dei volumi riguarda il territorio siciliano, ma è presente anche una notevole quantità di opere dedicate a studi di carattere regionale e generale. Naturale è la presenza di opere di Pitrè, Salomone Marino, Cocchiara, e dell’antropologia siciliana contemporanea, accanto a testi dei più importanti studiosi italiani. Il Fondo mostra oltre agli interessi generali, anche quelli particolari relativi alle sue ricerche. Numerosi sono i testi che studiano le danze e i canti popolari italiani e quelli dedicati alla magia e all’ analisi delle figure delle streghe e degli stregoni nelle culture di vari Paesi.

Palermo apre le porte. La scuola adotta la città Promossa dall’Assessorato alla P. I. del Co- mune di Palermo e rivolta alle scuole d’ogni ordine e grado della città è un’iniziativa nata nel 1995, frutto della collaborazione tra il Co- mune ed il Provveditorato agli Studi di Palermo. La manifestazione s’inserisce in un un pro- getto nazionale, proposto dalla Fondazione Na- poli ’99, che a Palermo acquista la specifica peculiarità di progetto d’educazione alla citta- dinanza. Attraverso lo studio dei monumenti adottati e della zona in cui ricadono s’intende divulgare la conoscenza, non solo del patrimonio palermitano, ma anche del territorio cittadino.

AUSER " L. Da Vinci " L’AUSER è un’associazione di progetto tesa alla valorizzazio-ne delle persone e delle loro relazioni, ispirata a principi d’e-quità sociale e di rispetto delle differenze, di tutela dei diritti e di sviluppo delle opportunità. L’AUSER “L da Vinci” svolge attività culturali e del tempo libe-ro mediante cicli di conferenze, corsi di approfondimenti per singole materie (letteratura, lingue straniere, informatica, sto-ria dell’arte, ginnastica, fotografia etc), di visite guidate ai mo-numenti cittadini e a mostre temporanee di particolare Inte-resse, di viaggi nella Sicilia “minore”, in Italia ed in Europa, di convenzioni con teatri e cene sociali. Via Principe di Palagonia, 215 90145 Palermo Tel.349.4582596 – 091.6253556

Referente Preparazione CD Gruppo di lavoro Alberta Rondini Preparazione CD Gruppo di lavoro Beatrice Curti, Francesco Cancellieri, Rori Carra, Benedetto Di Cara, Maria Teresa Migliorino, Giorgia Selvaggio, Carla Zeni, Elio Bartolotta, Angelo Mineo, Dina Orlando, Antonino Selvag- gio, Anna Spatola,Angelo Cambria, Franca Lo Bello, Sara Maddalena, Matteo Stasi.