Il Graffitismo ha prodotto un’arte fuori dagli schemi tradizionali. Il Graffitismo è una corrente artistica statunitense nata negli anni Settanta, costituita dalle pitture spontanee eseguite con bombolette spray sulle facciate delle case, sui muri delle stazioni e sui treni della metropolitana di New York. Il Graffitismo ha prodotto un’arte fuori dagli schemi tradizionali. Perché?
Graffiti sulla metropolitana nel Bronx New York
-è un’arte del tutto spontanea, -non è vendibile, -è indirizzata direttamente al pubblico e non ha bisogno dell’appoggio di collezionisti, mercanti d’arte, critici. Il graffitismo è una forma di arte urbana che nasce nelle città e, più precisamente, nelle periferie delle grandi metropoli degli Stati Uniti, dove c’è una popolazione a maggioranza negra e portoricana. E’ in queste periferie che nasce il disagio dei giovani che si trovano spesso in una condizione di emarginazione, povertà e poche prospettive per il futuro. Scrivere sui muri dei vagoni delle metropolitane è stato il loro modo di farsi sentire, di esistere,di appropriarsi di tutto ciò da cui si sentivano esclusi, rivolgendosi a un pubblico vastissimo.
Vagoni della metropolitana nel Bronx
Spesso questi giovani urlano la loro rabbia per le ingiustizie di cui si sentono vittime e le loro raffigurazioni assumono carattere politico. E non chiedono il permesso per eseguire le loro opere! Lo fanno e basta, rischiando pure di essere arrestati.
Ci sono stati poi giovani istruiti che, pur appartenendo a famiglie mediamente benestanti, hanno trovato in questa forma artistica un loro modo personale di esprimersi. E’il caso di Keith Haring Haring alla Galleria di Dusseldorf nel 1988
Haring nasce nel 1958 in Pennsylvania. Egli rappresenta uno dei punti più alti raggiunto dal fenomeno statunitense noto come graffiti art. Compie studi artistici. Si interessa al genere del fumetto e del cartone animato. Tiene mostre in gallerie americane ed europee. New York 1982
Nel 1983 alcuni graffitisti organizzarono una mostra dal titolo “arte di frontiera”, che venne ospitata anche a Roma al Palazzo delle Esposizioni, Haring partecipò direttamente e, oltre a presentare qualche suo pannello, fece esplodere il suo ardore creativo anche all’esterno, tracciando i suoi calligrammi sullo zoccolo della facciata del palazzo romano, a fianco della maestosa scalinata di accesso. Presto una folla di curiosi si raccolse ad ammirare questo curioso evento. Ebbene, stimolato da quel capannello di spettatori, a un certo punto il braccio di Haring, armato di spray, si avventò su di loro, dandosi a “firmarli” dal vivo, a lasciare sul corpo di ognuno una traccia autografa di sé; in quel momento passò una carrozzina con un neonato e il gesto svirgolante di Keith non esitò a “firmare” il tettuccio e la coperta tesa a proteggere il piccolo ospite inconsapevole.
Fu invitato a Pisa per realizzare un murale sulle pareti esterne del Convento di Sant’Antonio, un video e incontri con le scuole
Le sue figure si diffondono liberamente nello spazio. I Graffitisti non conoscono ostacoli. A Pisa in una scuola
La sua è una specie di scrittura continua, ininterrotta. Louisiana Museum di Copenhagen 1982
Scultura, New York, 1985 Senza titolo 1983
Due opere del 1983
1983
Due opere del 1984
Senza titolo 1984
Senza titolo 1985
1989 Su incarico della casa automobilistica decorò una BMW
Tra il 1985 e il 1987 un gran numero di suoi amici si ammalarono di Aids, Haring allora decide di impegnarsi in prima persona , con la sua arte, contro la malattia. Realizza varie campagne informative. Nel 1988, purtroppo, la malattia fu diagnosticata anche a lui. Morì infatti di aids nel 1990, all’età di 32 anni.
Keith Haring, Senza titolo, 1983. Acrilico su tela 290x590 cm Caserta, Fondazione Amelio, Palazzo Reale
La rappresentazione è bidimensionale, anche se possiamo individuare 3 figure in primo piano e uno sfondo. Il colore prevalente è il giallo, steso senza nessuna sfumatura, in maniera omogenea e uniforme.
L’elemento del linguaggio visivo prevalentemente utilizzato è la linea, che appare curva, retta e spezzata ad angolo retto. Le linee hanno uno spessore omogeneo e sono segni molto netti e decisi.
Le tre figure sono degli uomini con la testa di cane e i denti digrignati. Il disegno è schematizzato. Essi appaiono molto in movimento, agitati, con le teste girate in varie direzioni, si dimenano ed esprimono una rabbia feroce.
I contorni delle tre figure sono rossi e l’interno è giallo. Esse si appoggiano su una specie di tappeto costituito da piccoli corpi umani, sempre schematizzati, affollati uno sull’altro; questi cadono dalle mani dei tre cani che li strapazzano e li gettano a terra con violenza. I poveri omini atterrano in tutte le posizioni possibili.
Quelli che stanno nelle mani dei cani hanno intorno delle linee cinetiche per dare la sensazione del movimento. Anche questi omini sono gialli e contornati di rosso. Lo sfondo è giallo, tutto riempito da segni neri marcati che si incastrano l’uno nell’altro. Lo spazio è interamente riempito.
L’uomo-cane è un simbolo, può rappresentare la violenza di cui è vittima l’umanità, una violenza cieca. Per esempio quello che accade quando c’è una guerra. Gli uomini sono come tanti burattini,privi di una loro identità (sono tutti uguali). Una massa anonima di vittime. Oppure possono rappresentare la tecnologia, la civiltà industriale che tanto ci dà, ma di cui siamo anche vittime e dove i più deboli spesso soccombono.