Immanuel Kant: Critica della ragion pratica (1788) Napoli, Liceo Comenio, 9 febbraio 2012
“Cosa devo fare?” Ragione pura (i. e. a priori, non mescolata a nulla di empirico) ↓ ↓ Teoretica i. e. Pratica i. e. finalizzata alla conoscenza finalizzata all’azione, capace di determinare la volontà Vs. ragione empirica pratica, che determina la volontà sulla base di motivazioni legate alla sensibilità
Tesi: la ragion pura pratica esiste i.e. la ragione è sufficiente da sola a muovere la volontà, senza l’ausilio di impulsi sensibili “Cosa devo fare?” = “In quali casi l’azione è morale?” Quando è conforme a una legge universale e necessaria.
Princìpi pratici massime soggettive Es. : “vendicati delle offese che ricevi”; b) imperativi oggettivi → ipotetici es. : “se vuoi essere promosso, devi studiare”; “se vuoi essere un campione, devi allenarti” “se vuoi … allora devi” → categorici: “devi perché devi” unica legge morale pura a priori universale e necessaria i.e. valida per tutti gli esseri razionali, nel senso che dovrebbe essere sempre attuata, anche se non sempre si realizza, a differenza delle leggi fisiche
Caratteristiche, formulazioni e fondamenti dell’imperativo categorico a) Caratteristiche: L’imperativo categorico è una legge formale, non contenutistica, e razionale: la ragione si impone come legge alla volontà pura buona. Morale autonoma, non eteronoma: l’unica motivazione che rende l’azione morale è il dovere, imposto dalla ragione pura alla volontà.
Invece le morali precedenti erano eteronome: l’azione deve avere come scopo la felicità (Aristotele), l’amore di Dio e i suoi comandamenti ecc.
Il bene morale non preesiste alla legge morale, ma viene determinato da essa. NON: la volontà pura vuole qualcosa perché è buono, MA: qualcosa è buono perché la volontà pura lo vuole. “Rigorismo” kantiano: il sentimento (i. e. ogni movente sensibile) inquina l’azione morale. Unico sentimento ammesso, che scaturisce direttamente dall’imperativo categorico: il “rispetto”.
b) Definizioni “Agisci in modo che la massima della tua volontà possa sempre valere, al tempo stesso, come principio di una legislazione universale”. “Agisci in modo da considerare l’umanità – sia nella tua persona, sia nella persona di ogni altro, sempre anche come scopo, e mai come semplice mezzo”. L’imperativo categorico si impone alla coscienza come un “fatto della ragione”.
c) Fondamenti Libertà = postulato della ragione pratica = indipendenza della volontà dalla legge naturale dei fenomeni (meccanicismo causale) L’uomo è una causa libera, anche se le sue azioni riguardano il mondo dei fenomeni.
L’obbedienza alla legge del dovere (= virtù) non necessariamente ci rende felici, ma ci rende senz’altro “degni” di felicità. Esistenza di Dio = postulato della ragion pratica. Garantisce il raggiungimento del “Sommo Bene” = Virtù + Felicità (= soddisfacimento della sensibilità) La ricerca della felicità non genera mai virtù; l’esercizio della virtù non genera sempre felicità.
“Perfetta adeguatezza della volontà alla legge morale” = Santità Irraggiungibile in questa vita, è il limite di un processo infinito → Immortalità dell’anima = postulato della ragion pratica Le idee della ragion pura teoretica (noumeni) sono i postulati della ragion pura pratica.