66% 32% 2% non specificato Suddivisione per sesso

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66% 32% 2% non specificato Suddivisione per sesso Sono 2166 le persone che hanno inviato il questionario elettronico compilato in ogni sua parte, in maggioranza uomini. 32% 2% non specificato 1

1% 8% 8% 16% 28% 39% Suddivisione per età Nel campione sono rappresentate tutte le età, con una prevalenza degli over 40 (67%). Suddivisione per età 8% 1% non specificato 8% Fino ai 18 anni Da 19 a 29 anni 28% 16% 39% Da 29 a 39 anni Oltre i 60 anni Da 40 a 60 anni

Suddivisione per terapia Dieta ed esercizio fisico 13% Terapia insulinica intensiva 32% Terapia insulinica tradizionale o mista 24% Ipoglicemizzanti orali 31% Circa un terzo delle persone afferma di seguire una terapia insulinica intensiva, un altro terzo segue il proprio diabete con dei farmaci orali e un quarto adotta terapie miste. Solo il 13% delle risposte è stato inviato da persone che tengono sotto controllo il diabete con la dieta e l'attività fisica.

In quali momenti della giornata controllo la glicemia Risposte date da persone trattate con terapia insulinica intensiva (3-5 iniezioni al giorno) Digiuno Prima di colazione Dopo colazione Prima di pranzo Dopo pranzo Prima di cena Dopo cena Sera tardi Durante la notte Sempre/ spesso 42% 52% 18% 51% 28% 56% 29% 32% 9% Qualche volta 1-4 a sett. 37% 31% 44% 41% 49% 36% 39% 40% Mai 20% 38% 7% 23% 8% 27% 100% Media dei controlli settimanali effettuati 29 Il commento del diabetologo Alberto De Micheli

Le persone insulinodipendenti che hanno risposto fanno in media 4 controlli della glicemia al giorno, circa la metà a digiuno e prima dei pasti, probabilmente per valutare correttamente la dose di insulina. I controlli postprandiali sono invece più episodici, ed è un peccato, perchè vale sempre la pena di sapere se i calcoli fatti sono stati corretti. È interessante notare che, tra gli insulinodipendenti, quelli che fanno pochi controlli li dividono equamente tra misurazioni a digiuno e postprandiali. Probabilmente perché non modificano le dosi di insulina. Molto poco utilizzato il controllo della glicemia di notte.

In quali momenti della giornata controllo la glicemia Risposte date da persone trattate con terapia insulinica tradizionale (1-2 iniezioni al giorno) Digiuno Prima di colazione Dopo colazione Prima di pranzo Dopo pranzo Prima di cena Dopo cena Sera tardi Durante la notte Sempre/ spesso 33% 36% 8% 37% 17% 39% 19% 23% 5% Qualche volta 1-4 a sett. 44% 48% 55% 47% 46% 30% Mai 22% 27% 14% 28% 65% 100% Media dei controlli settimanali effettuati 22 Il commento del diabetologo Alberto De Micheli

Le persone che seguono una terapia insulinica tradizionale (1-2 iniezioni al giorno) e hanno risposto al questionario fanno in media 3 controlli della glicemia al giorno. Anche qui notiamo una prevalenza dei controlli a digiuno e preprandiali, il che è strano perché in teoria questi pazienti non dovrebbero variare le dosi. Probabilmente si tratta di un’abitudine che andrebbe integrata con un ricorso più frequente al controllo due ore dopo i pasti. Due terzi non pratica mai il controllo notturno della glicemia. Qualcuno potrebbe raccogliere il suggerimento del suo diabetologo e provare a farlo almeno una volta.

In quali momenti della giornata controllo la glicemia Risposte date da persone trattate con terapia insulinica mista (secretagoghi e/o insulinosensibilizzanti + insulina) Digiuno Prima di colazione Dopo colazione Prima di pranzo Dopo pranzo Prima di cena Dopo cena Sera tardi Durante la notte Sempre/ spesso 15% 7% 4% 6% 5% 2% 1% Qualche volta 1-4 a sett. 68% 35% 30% 49% 56% 50% 45% 22% Mai 16% 59% 67% 40% 51% 76% 92% 100% Media dei controlli settimanali effettuati 10 Il commento del diabetologo Alberto De Micheli

È chiaro che le persone in terapia mista non sono tenute a effettuare molte misurazioni quotidiane della glicemia. Una media di 1,3 letture al giorno potrebbe anche essere sufficiente (appena appena però), tutto sta a farle con criterio, per esempio facendo ogni giorno pari della settimana una 'coppia' diversa (prima e dopo pranzo, prima e dopo cena, prima e dopo un esercizio fisico) e nei giorni dispari una lettura a digiuno, la mattina, di notte o nel tardo pomeriggio, soprattutto quest'ultima è importante per chi fa analoghi lenti. Insomma chi fa meno controlli farebbe bene a distribuirli più omogeneamente nella giornata.

In quali momenti della giornata controllo la glicemia Risposte date da persone trattate con secretagoghi Digiuno Prima di colazione Dopo colazione Prima di pranzo Dopo pranzo Prima di cena Dopo cena Sera tardi Durante la notte Sempre/ spesso 14% 5% 3% 6% 2% 1% Qualche volta 1-4 a sett. 62% 38% 29% 48% 50% 46% 41% 18% 8% Mai 23% 57% 67% 47% 44% 49% 54% 80% 91% 100% Media dei controlli settimanali effettuati 9 Il commento del diabetologo Alberto De Micheli

Come è noto, i farmaci secretagoghi aiutano il pancreas a secernere l'insulina in misura adeguata in occasione dei pasti. È importante quindi misurare l'effetto di questi farmaci dopo i pasti, per esempio due ore dopo e, magari, anche più tardi se si usano secretagoghi a lunga durata di azione. Invece stando ai dati presentati nel questionario prevalgono i controlli a digiuno (che sono invece interessanti per chi usa dei farmaci insulinosensibilizzanti). L'ideale sarebbe fare delle 'coppie' (prima e dopo il pasto) scegliendo pasti diversi nelle diverse giornate: è molto utile per capire l'effetto del carico di carboidrati presenti nel pasto.

In quali momenti della giornata controllo la glicemia Risposte date da persone trattate con dieta ed esercizio fisico Digiuno Prima di colazione Dopo colazione Prima di pranzo Dopo pranzo Prima di cena Dopo cena Sera tardi Durante la notte Sempre/ spesso 7% 1% 3% 2% 0% Qualche volta 1-4 a sett. 64% 29% 23% 37% 46% 36% 33% 17% 10% Mai 28% 70% 76% 61% 52% 62% 83% 90% 100% Media dei controlli settimanali effettuati 6,5 Il commento del diabetologo Alberto De Micheli

Per le persone che seguono il diabete senza l'aiuto di farmaci specifici, l'autocontrollo della glicemia ha due obiettivi. Da una parte raccogliere dati utili al medico, che ha bisogno di conoscere come si muovono le glicemie durante la giornata per valutare il successo della terapia. Ma è utile anche al paziente che vuole svolgere un ruolo attivo e imparare di più sul suo diabete. Per sfruttare questa occasione può essere utile vedere come si muove la glicemia dopo un pasto o dopo un esercizio fisico. Mi pare che le persone che hanno risposto facciano un numero adeguato di controlli e sembrerebbe anche che abbiano scelto di usare le letture della glicemia per capire di più.

Cosa faccio quando scopro di essere in iperglicemia Insulinica intensiva Insulinica tradizionale Mista Secretagoghi Dieta ed esercizio fisico Faccio un bolo di correzione con insulina 85% 65% 6% 1% 2% Chiamo il Team diabetologico 5% 12% 17% 20% 15% Agisco sulla dieta 27% 39% 72% 66% 74% Altro (es.: esercizio fisico) 10% 13% 127% 128% 108% 103% Persone trattate con terapia… Erano possibili più risposte Alberto De Micheli

Cosa faccio quando scopro di essere in iperglicemia Erano possibili più risposte Il commento del diabetologo Alberto De Micheli

È logico e ragionevole che chi fa terapia intensiva e tradizionale usi molto l’insulina per corregge le iperglicemie e non sorprende che le persone in terapia mista (che non dispongono spesso di insulina regolare o analoghi rapidi) ricorrano meno al bolo di correzione. La riduzione dell’apporto alimentare è spesso usata per correggere i picchi, soprattutto in chi fa terapia orale o dieta. Nell’‘altro’ è spesso giustamente compreso l’esercizio fisico, usato in modo omogeneo nei diversi gruppi. È probabile che se fosse stato un item autonomo sarebbe stato scelto frequentemente. Dalle risposte al questionario emerge come il ricorso al diabetologo sia inversamente proporzionale alla ‘intensività’ della terapia. Probabilmente, chi fa terapia intensiva è più educato ad affrontare emergenze, spesso più gravi, ma che egli sa comunque gestire e quindi è autosufficiente. Se posso chiudere con una annotazione autocritica, questo dovrebbe chiarire a noi medici perchè è importante fare educazione anche nei confronti dei pazienti trattati in modo 'leggero'.